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Autore: monsters_are_inside_us    17/12/2013    0 recensioni
"Kim,io ti voglio bene."
Il meccanismo metallico che mi rimbombava nel petto al posto del cuore non me lo permetteva. Non mi permetteva di provare emozioni. Riuscivo solo ad abbassare lo sguardo,mentre lei socchiudeva gli occhi,alla ricerca di una risposta. "Anche io." E un malinconico sorriso comparve sul suo volto pallido,prima di lasciare il posto ad una smorfia di dolore. "Mi dispiace". Sussurrò. "Lo so." Gli risposi. E si spense lentamente tra le mie braccia come un bellissimo fiore che muore.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lo schianto mi svegliò. Eppure credevo che non mi sarei svegliata mai più. La sfera di vetro si schiantò contro un suolo solido,frantumandosi. Sentii i frammenti conficcar misi nella pelle,ovunque.
Non so quanto tempo rimasi sdraiata a terra,inerme. So solo che riuscii a rialzarmi,a reggermi sulle gambe,nonostante fossero tremolanti. E riuscii anche ad aprire gli occhi.
Sapevo dove mi trovavo. Ed era un vantaggio.
Ma ero distante unità astronomiche dalla mia casa. Ed era uno svantaggio.
Il paesaggio desolato,il terreno caldo,frammentato,nessun’anima viva. Era la Terra,inconfondibile. E dal terreno riconobbi di trovarmi nell’emisfero boreale, molto sopra il tropico del cancro. Circa in quella che un tempo era l’Europa.
E avevo tante speranze,si. Speravo che anche Altrec e Luke fossero atterrati dove ero atterrata io. E cominciai a camminare. Verso sud,verso il mare. Li avrei trovato delle basi e,intrufolandomi,sarei riuscita a saccheggiare delle provviste di cibo del Governo.
Eppure la terra rigenerava quello che avevi da rigenerare. Stavo meglio. Per qualche strano motivo,stavo meglio. Molto meglio.
E avevo molto spazio a disposizione. Ero certa che prima o poi avrei rincontrato Altrec e non volevo farmi cogliere impreparata da un ragazzo potente come lui. Aveva molta più esperienza di me,ma il senso di competizione era uno dei miei più grandi difetti.
Dovevo esercitarmi.
Piantai bene i piedi a terra e respirai profondamente. L’aria entrava nei polmoni lentamente,la sentivo fluire. Mi concentrai su questo : le cose che mutavano,che fluivano. E pensai al mio elemento,al fuoco,alle cose che potevo (che dovevo) fare.
Pensai al calore che mi riempiva le vene,che mi gonfiava i polmoni,che mi lasciava bruciare. E delle scintille cominciarono a brillare dalle mie dita.
Ma no,non dovevano essere fiamme libere. Dovevo imparare a controllarle. E,piano piano,uscirono. Sapevo che il mio aspetto era probabilmente terrificante. I capelli erano ritti in testa,come mossi da un forte vento,gli  occhi erano spalancati e l’iride era rosso fuoco.
Bene. Riuscivo a controllarle. Ma ero curiosa di vedere se…
Posizionai le mani rivolte con il palmo verso terra e lanciai due fiammate potenti e prolungate. Tenendo le braccia dure riuscivo a sollevarmi da terra notevolmente e quindi,in un certo senso,a volare.
Era un modo molto più semplice per spostarmi.
Mi sollevai in aria e cominciai ad esplorare ciò che avevo in torno,lasciando due strisce scure sul suolo al mio passaggio.
E poi lo vidi. Era sdraiato a terra,con le braccia e le gambe semi spalancate. Era un ragazzo,giovane,con il viso sporco di terra e visibilmente malridotto. Mi avvicinai lentamente.
Non si muoveva e non respirava. Probabilmente era morto.
La morte non mi spaventava affatto. Lo scrutai meglio,facendomi sempre più vicina.
Quando,all’improvviso,il ragazzo mi saltò al collo,tentando di strangolarmi. Aveva una forza sovraumana,le mie vie respiratorie erano completamente a secco d’aria. Teneva chiusi gli occhi, come per non voler essere testimone delle sue stesse azioni. Era così chiaro.

“A…Altrec.”

Sussurrai. Aprì gli occhi di scatto e mi tolse le mani da intorno al collo.

“Oddio,Kim,mi dispiace. Non ti avevo riconosciuta.”

Feci scorrere la mano dal mento alle spalle,in un tentativo di bloccare il dolore lancinante che quasi non mi permetteva di respirare.

“Tranquillo.”

Dissi,con tono ancora strozzato. Si sedette a fianco a me,piegando le gambe e prendendosi la testa rasata tra le mani.

“Altrec,dov’è Luke?”

Scosse semplicemente la testa. Senza una parola. Scattai in piedi,spaventata e furiosa.

“Altrec. Dov’è!?”

“Mi dispiace,Kim. Ho provato,ho provato te lo giuro. Ma ha preso…ha preso a calci la sfera,si è staccato anche lui e non lo so,non lo so dov’è atterrato. Mi dispiace tanto. Non so nemmeno se è vivo. Scusa.”

Sembrava avercela così tanto con se stesso che non interferii oltre.
Mi sedetti nuovamente. Avevo una sensazione di vuoto nel petto.
Forse,come di aver perso una persona cara. Mi sembrava impossibile il solo concepire che Luke non fosse li ad aiutarmi : c’era sempre stato per qualsiasi cosa.

“L-lo trovaremo.”

Disse ancora Altrec.

“Non è colpa tua. Lascia stare,davvero. Non dare la colpa a te stesso.”

Gli risposi. Anche se la sottoscritta avrebbe avuto voglia di scaricare la colpa su di lui. Semplicemente,per non prendermela io.
Colpa dell’heart-fine. No. Basta. Era ora di smetterla di dare la colpa a quell’aggeggio infernale,aprire gli occhi e arrendersi all’evidenza.
Ero falsa,egoista,permalosa. Di mio,non per qualche inserimento metallico all’interno del mio corpo.

“Se la colpa è di qualcuno,è mia. Non avrei dovuto lasciarvi li. Pensavo di farvi un favore,invece ho peggiorato le cose.”

Altrec sollevò la testa,quasi mugolando.

“Kim,cavolo,te ci volevi fare un favore. L’hai affidato a me,santo dio. E io ti ho delusa. E ora lui dov’è? Non c’è!”

Aveva le lacrime al filo dell’occhio.

“Altrec. Cosa provi?”

“Sono deluso di me stesso. Pensavo di essere in grado di pensare a qualcuno che non fossi io.”

Sorrisi. Lui mi guardò,senza capire.

“Stiamo cambiando. Non so il motivo. Ma anni fa ce lo potevamo scordare di provare delle emozioni.”

Ed era vero. Tutto quello che era successo. Le cose stavano cambiando registro. Intanto,Altrec,non tanto per la scomparsa di Luke ma per tutto il dolore accumulato nel tempo,piangeva.
Guardava il vuoto. Il petto che si muoveva lentamente su e giù. Le lacrime che rigavano le guance e cadevano sui vestiti.
Non avevo mai visto un uomo piangere. Nemmeno mio padre,che era la persona più sensibile che avessi mai incontrato.
Doveva essere forte per se…ma anche per noi. E le lacrime non danno certo l’impressione di una persona forte.

“Dai.”

Buttai li ad Altrec.

“Non siamo stati creati per piangere.”
 
 
 
 
 
 
  
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