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Autore: nightmaresandstars    17/12/2013    2 recensioni
[SPOILER! Se non avete letto la trilogia, sbrigatevi e poi tornate qui!]
Helene Snow è la nipote dell'ormai ex Presidente di Panem. Questa è la storia degli ultimi Hunger Games.
Che i Settantaseiesimi Hunger Games abbiano inizio. E possa la fortuna essere sempre a vostro favore!
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Nuovi Tributi, Nuovo personaggio, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 6 – IL SIGNIFICATO DI UN GESTO AFFETTUOSO

«Che cavolo significa "non dovrei essere qui"?» gli ho detto facendogli il verso.
Era ancora appoggiato alla porta, la fronte attaccata e la schiena leggermente incurvata.
Ho sentito lo scatto della serratura.
Ci ha chiusi dentro!
Si è girato ed è andato in bagno, aprendo l'acqua della doccia. Mi sono affacciata in bagno.
«Posso sapere che stai facendo?»
Si stava togliendo la camicia, e per un attimo mi sono incantata a guardare i suoi addominali scolpiti, poi ho notato un livido, appena sotto le costole e un taglio non molto profondo sul braccio.
Che diamine è successo?
«Busseranno da un momento all'altro, di che sei sotto la doccia, io vedo che posso fare con questo...» ha detto indicando il braccio.
«Va bene, ma lascia fare a me...»
Ho preso un piccolo asciugamano e l'ho bagnato un po', senza farlo grondare e ho iniziato a tamponare la ferita, per tentare di togliere il sangue in modo da vederne bene i bordi.
A quel punto ho sentito bussare.
«Helene! Helene!» era Gale.
«Sono in doccia!» ho mentito.
«Sai dov'è Jale?»
«No, io sono entrata subito in camera quando ci avete mandato via...»
«Puoi venire qui un attimo?»
«Ehm...» E adesso che mi invento?! «Un... un secondo!»
Ho fatto segno a Jale di voltarsi, mi sono spogliata, sono entrata in doccia, ho chiuso l'acqua, ho afferrato al volo un asciugamano e mi sono coperta.
Oh, per favore, fa che non entri...
Ho socchiuso la porta, pronta a richiuderla se fosse stato necessario.
Aveva un livido sulla mascella.
«Sei sicura di non averlo visto?»
«Certo.» ho risposto tentando di fare un sorriso.
«Va bene, se lo vedi, digli che dobbiamo parlare.»
«Sicuramente!» ho risposto un attimo prima di chiudere la porta.
Sono corsa in bagno come una furia.
«O mi dici cosa è successo, o ti faccio rimpiangere di essere venuto qui!»
Ha abbassato lo sguardo e ha annuito.
Mi ha raccontato che quando ci hanno cacciato, per la curiosità, ha seguito Gale e Haymitch, tenendosi ovviamente a distanza di sicurezza, abbastanza vicino da poter sentire, ma altrettanto lontano, così da poter scappare.
Gli ho chiesto di riassumere, ha sospirato e poi tutto d'un fiato ha detto che si stavano mettendo d'accordo con Katniss Everdeen e Peeta Mellark per farmi uccidere non appena sarei stata sola nell'Arena.
«Che diamine stai dicendo?!» ho chiesto indietreggiando, con una mano che teneva l'asciugamano e l'altra stesa indietro a cercare il muro.
«Io ti dico quello che ho sentito.» mi ha risposto ancora con lo sguardo basso. «Mi sono lasciato sfuggire un'imprecazione, e mi hanno scoperto, mi sono tolto la giacca e gliel'ho lanciata, tentando di rallentarli, ma non ha funzionato, Gale mi ha afferrato per un braccio e mi ha chiesto cosa avevo sentito... Gli ho risposto che non avrei mai permesso una cosa del genere...» ha aggiunto alzando lo sguardo, lo stavo fissando, incredula. Lui si è alzato, si è avvicinato a me, mettendo le mani sulle mie spalle. «Non permetterò mai una cosa del genere. Mai.»
Sentivo la sua voce, ma non riuscivo a capire cosa stesse dicendo. Avevo lo sguardo fisso nel suo, stava avvicinando il suo volto al mio. Continuava a sussurrare la parola "mai" come una litania, finché le sue labbra non hanno incontrato le mie.
Quasi tre anni di baci con quello stronzo di Johnny e neanche mezzo mi aveva fatto quell'effetto.
Ho risposto al bacio con più enfasi di quanto me ne credessi capace.
Che cosa sto facendo?!
Mi sono staccata da lui, le sue mani mi circondavano il volto e io, senza rendermene conto, avevo appoggiato le mie sul suo petto.
Solo in quel momento mi sono resa conto che più o meno all'altezza del cuore, scritto con caratteri molto piccoli, aveva un tatuaggio. Un piccolo "68th".
«Jale, io... io...» ho bisbigliato abbassando le mani. Ora le sue mani erano attaccate al muro. Mi sorrideva.
«Tranquilla, non mi aspettavo di essere ricambiato, ma volevo farlo lo stesso...»
«Mi... mi dispiace...»
«Non scusarti! Volevo provare la sensazione, ed è stato fantastico. Va a rivestirti, così, se vuoi, puoi aiutarmi a medicare il taglio...» ha detto allontanandosi.
Uscendo ho incontrato il mio sguardo allo specchio, avevo le guance rosse ed i capelli quasi arruffati.
Potevamo esserci baciati per pochi secondi, qualche minuto, o addirittura ore, non lo sapevo. Il tempo si era fermato.
Ho infilato al volo il primo vestito che ho trovato e ho legato i capelli.
Quando sono rientrata in bagno l’ho trovato sopra uno sgabello davanti allo specchio.
«Hai un tatuaggio.» gli ho detto indicando il petto.
«E tu hai le orecchie a punta! Sono tante le cose che non sappiamo l’uno dell’altra.» ha risposto lui facendo spallucce.
«Beh, sì, ma come mai “68”?»
«È l’edizione degli Hunger Games che ha vinto mia sorella. È stata uccisa poco dopo, perché non voleva stare agli ordini di Capitol City, ma la sua vittoria ci ha permesso di scappare dal 4.»
Viene dal 4! Forse è per questo che i suoi vestiti sono così fuori moda... Ma che dici?! Ti stai ascoltando?! Ti stai comportando da Capitolina insensibile, meriteresti uno schiaffo!
Ho finito di ripulire la ferita, l’ho medicata e l’ho bendata.
Gli ho detto di stendersi a terra e ho visto i suoi muscoli irrigidirsi a contatto con il pavimento freddo. Mi è scappato un sorriso.
«Ancora non conosci i miracoli di Capitol City!» ho aggiunto prendendo una crema.
«Dillo che vuoi approfittarti di me!» mi ha provocato lui.
«Mi sembrava scontato! Dai, fai il serio e rilassa i muscoli.»
Ho messo un po’ di crema e l’ho spalmata delicatamente sul livido.
«È fresca...» ha detto tenendo gli occhi chiusi.
Il suo respiro era regolare, il suo petto si alzava e abbassava sotto la mia mano.
«Ho fatto, tirati su che ti bendo, così evitiamo che ti si appiccichi la camicia.»
«Se vuoi posso restare senza!»
«Smettila e muoviti!»
Si è alzato con una smorfia e si è lasciato bendare.
Senza volerlo ho sbadigliato, Jale è scoppiato a ridere, non volevo fargli capire che ero stanca, non volevo fargli pesare quello che era successo, perché alla fine l’avevo fatto con piacere...
Stavo uscendo dalla stanza quando mi sono sentita abbracciare da dietro.
«Non preoccuparti Hel, ti proteggo io...»
Ho sorriso e mi sono rilassata, alla fine non era male trovarsi tra le sue braccia.
Mi sono sciolta da quell’abbraccio e ho iniziato a mettere in ordine la stanza, volevo anche cedergli il mio letto (dopotutto era lui quello che stava male!), ma non me l’ha permesso.
Quando sono uscita dal bagno l’ho trovato con in mano la mia lettera, aveva sistemato delle lenzuola nella rientranza della finestra.
Mi sono sentita avvampare.
Porca miseria!
«Ehm... io... Io posso spiegare!» aveva un sorriso triste.
«Tranquilla, te l’avevo detto che sapevo di non essere ricambiato...»
Mi sono avvicinata e lui ha teso il braccio per passarmi il voglio.
«Comunque... belle intenzioni,  e complimenti per il disegno, sei brava...»
«Grazie...»

Mi sono seduto sul bordo del letto, i gomiti appoggiati alle ginocchia e le mani sulla faccia.
Ma che sto facendo?! Io, Gale, quello che ha tentato di salvare il Distretto 12, quello che ha amato e poi perso una delle persone più importanti della sua vita, quello che ha passato la vita a proteggere la sua famiglia, io, sono stato in grado quasi di picchiare qualcuno perché mi ha detto che stavo per fare la cosa sbagliata. Sto diventando un mostro, mi sto facendo trasformare, e non va bene!
Mi sono alzato con decisione, dovevo chiederle scusa, ormai era tardi, e probabilmente stava già dormendo, ma non mi interessava.
Ho bussato alla porta, prima piano, poi con forza crescente.
È venuta ad aprirmi con indosso una camicia da notte, scalza e con i capelli legati in una crocchia alta.
Si stava stropicciando gli occhi.
«Cosa è successo adesso?» ha chiesto
«Senti, so che lui è lì dentro, mi dispiace averti svegliata, ma devo parlarti...»
«O-ok...» ha risposto dubbiosa.
La porta era rimasta socchiusa, non si fidava di me. L’ho presa delicatamente per il polso e l’ho fatta uscire.
«So che ti ha raccontato quello che ha sentito.» le ho detto senza aspettare. Ha annuito. «Beh, non è tutto, non ti ha detto cosa è successo dopo...»
«E cos’è successo di preciso?»
«Ho detto ad Haymitch che non ero d’accordo con quello che stava facendo. Che non aveva la mia approvazione.» le ho detto afferrando una ciocca sfuggita dall’elastico e finita sul volto. Ho iniziato ad arrotolarla su un dito. La mia voce si era fatta insolitamente bassa, me ne ero appena reso conto.
«Non mi sembra la stessa storia che mi ha raccontato Jale...» mi ha risposto distogliendo lo sguardo.
«Lo vedi questo?» ho chiesto indicando il livido sulla mascella. «Questo è il modo in cui è riuscito a scappare. Mi ha dato un pugno tanto forse che sono caduto addosso ad Haymitch, e lui è finito a terra perche ha preso una storta. Non mi sono comportato bene con lui, e non è una scusa quella che sto cercando, ma la realtà è che non mi interessa niente di lui, quello che mi interessa è ciò che pensi tu.» mentre parlavo la vedevo allontanarsi, era quasi arrivata ad avere la schiena attaccata al muro.
Sto sbagliando, sto sbagliando di nuovo...
Le ho spostato la ciocca dietro l’orecchio. Le ho messo le mani sulle spalle.
Ancora non mi guardava in faccia.
L’ho attirata a me abbracciandola forte, all’inizio è rimasta rigida contro il mio corpo.
«Non permetterò mai e poi mai una cosa del genere.» le ho sussurrato in un orecchio. Solo a quel punto l’ho sentita rilassarsi e abbracciarmi a sua volta.
Ho inspirato a fondo il profumo della sua pelle e mi sono allontanato.
Le ho messo una mano sulla guancia, solo adesso mi accorgevo di quanto fosse minuta.
«A volte mi ricordi lei... e in quel momento fa male, ma poi vedo in te qualcosa che non ho mai visto in lei, e a quel punto ciò che provavo per lei impallidisce a confronto con ciò che semplicemente credo di provare per te. Buonanotte, Helene.» le ho detto prima di andarmene.
 
*Angolino autrice*
Sono riuscita a pubblicare prima del tempo! Yuppie!
Sono contenta di questo capitolo, e scriverlo mi ha emozionato molto.
Ma adesso vi faccio una domanda!
A voi la scelta, lettori e lettrici(?),
Gale o Jale??
(vi avviso, le vostre risposte non cambieranno la mia scelta
fatta già un po’ di tempo fa, ma è per curiosità! :3)
A presto,
Lady_Periwinkle
 
  
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