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Autore: Rejected    17/12/2013    1 recensioni
Si sarebbero incontrate anche per un altro motivo: dovevano andare ad un concerto insieme. [...] Ad un certo punto, proprio nel mezzo della loro conversazione, qualcuno sbatté contro Sophie che già era in ansia per il concerto, ergo nessuno doveva farla innervosire.
Genere: Commedia, Erotico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Synyster Gates, Zacky Vengeance
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Chapter Four

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Andreea era incredula, non concepiva come Brian avesse potuto dire quelle parole, dopo essersi confessato a cuore aperto solo poche ore prima.
Il sangue iniziò a ribollirle nelle vene, si alzò di scatto e raggiunse Syn nel corridoio, iniziando ad inveire su di lui.
“Sei un cretino! Come ti è venuto in mente di entrare in camera e sbattegli quella balla in faccia?” Andreea raggiunse Gates e, prendendolo per un braccio, lo voltò verso di sé. Intanto Zacky, allarmato dalle urla della ragazza, uscì dalla stanza e si fermò sulla porta.
“Come cazzo hai potuto? Dimmelo, Brian. Lei ci sta male per te e tu lo sai. Come puoi parlarle così?” La ragazza si fece prendere dal nervoso e immediatamente diede uno schiaffo in faccia al chitarrista.
“Sei una merda, stai lontano da me e soprattutto da lei!” la rossa cacciò un ultimo urlo, per poi voltarsi di scatto e incamminarsi velocemente verso camera sua.
Zacky chiuse la porta verso di sé e si avvicinò all’amico.
“Si può sapere che hai combinato?”
“Sono un coglione Vee, sono davvero un coglione” disse Brian, abbassando la testa e portandosi una mano nei capelli.
“Oh, questo l’ho capito… Dopo ne parliamo, ora scusami ma raggiungo Andreea e vedo di farla calmare un po’” ribattè Zachary, allontanandosi dall’altro chitarrista.
C’era un solo rimedio allo stato d’animo di Sophie: l’alcol.
Nel minibar della sua camera avrebbe potuto trovare di tutto, infatti si rintanò lì dentro e iniziò a tracannare bottiglie a caso, tra Jack Daniel’s e vodka. Una dopo l’altra, iniziò a sentirsi meglio. Il dolore non c’era più, era tutto offuscato dall’alcol.
Ma poi, tutto d’un tratto riprese a farle male, quando Synyster entrò nella sua stanza.
“Sophie, che stai facendo?” chiese il ragazzo perplesso dallo stato della ragazza.
“Quel cazzo che mi pare! Vai via di qui, stronzo”
“Non ti lascerei così per nulla al mondo, metti giù quella bottiglia”
La mora allora iniziò a urlargli contro, ma infondo aveva tutte le ragioni per farlo.
“Ti odio, sei la peggior persona che io abbia mai incontrato. Mi hai regalato così tanti bei momenti in passato...adesso li hai distrutti.”
“Soph, non pensavo veramente quello, prima”
Il ragazzo si avvicinò a lei, che intanto si era fatta scappare qualche lacrima.
“Certo, e intanto ti sei scopato quella bionda”
“Non c’entra!”
“Sì, invece, smettila Brian. Non hai scuse, ho capito che non ti interesserò mai e che hai voglia soltanto di prendermi in giro”
Mentre voleva versarsi un altro bicchiere di vodka liscia, per sbaglio si rovesciò tutto addosso.
Iniziò a barcollare, si resse al muro ma dopo poco si ritrovò tra le braccia di Gates.
Lui la svestì e le mise addosso la sua maglia, sdraiandola poi sotto le coperte. Quando però stava per andarsene, lei lo trattenne per un braccio.
“Resta” gli disse soltanto, con voce flebile.
Brian tentennò un po’ prima di accettare, ma si sdraiò comunque con lei.
La guardava mentre aveva la bocca schiusa, lui voleva le sue labbra, eccome se le voleva. Ma non poteva innamorarsi di una ragazza, era sposato e lui era convinto che la sua donna lo amasse, si sentiva in colpa per lei.
Ma quando era con Sophie, era come se ci fossero solo loro due e che tutto potesse andare a quel paese.
Le accarezzava le guance pallide con le nocche, si vedeva che era sfinita, infatti dopo poco si addormentò. Gates, invece, rimase sveglio tutta la notte, guardandola mentre dormiva e pensando a cos’avrebbe fatto.
Dormì solamente un paio d’ore, finché la ragazza non si svegliò alle undici senza capire cosa fosse successo la sera prima.
“Sei una cosa vergognosa, mi hai abbindolata di nuovo facendomi ubriacare! Fottiti!”
Lui si stropicciò gli occhi, ci mise un po’ per capire dove stava il problema, ma subito alzò le mani in segno d’innocenza.
“No, no, non abbiamo fatto nulla, lo giuro! Ti sei ubriacata - da sola - e versata mezza bottiglia di vodka addosso, ti ho solo cambiata”
La mora si passò una mano tra i capelli e sbuffò, non ce la faceva a ribattere. Era stanca, aveva i postumi, ma riuscì comunque a ricordarsi di aver iniziato a bere da sola.
“Bene, me ne vado” fece il chitarrista, arrivando all’uscio ma per poi bloccarsi.
“E comunque non sono andato a letto con la bionda. Ahimé, non ce l’ho fatta.”
Queste ultime parole subito prima di chiudere la porta lasciarono Sophie senza parole, non riusciva a capirlo.
Zacky intanto aveva raggiunto Andreea nella sua stanza. Non immaginava che la ragazza potesse arrivare a tanto, ma alla fine aveva ragione: Gates si era comportato male con Sophie e anche lui avrebbe sicuramente fatto la stessa cosa, se si fosse trattato di un suo caro amico.
Aprì la porta della stanza e trovò la ragazza seduta sul letto, ormai disfatto e con i cuscini a terra; la raggiunse e si sedette vicino a lei, cercando di farla sfogare.
“Che ha combinato quel cretino?” le domandò, accarezzandole dolcemente i lunghi capelli rossi.
“Non lo sopporto Zacky, si è comportato da vero stronzo.” la ragazza iniziò a raccontare quanto era successo quel giorno.
“Oggi sono andata da lui, approfittando del fatto che Sophie fosse giù a fumarsi una sigaretta. Gli ho chiesto che cosa aveva intenzione di fare e di smetterla di farla soffrire, gli ho chiesto di essere sincero con lei e lui mi ha anche confessato di provare qualcosa per lei.” si alzò di scatto e iniziò a camminare nervosamente avanti e indietro per la camera “E indovina ora che fa? Entra in camera mentre io sto cercando di tranquillizzare Sophie e le sbatte in faccia che tra di loro non ci sarà mai nulla. Capisci, Vee?” Andreea iniziò a gesticolare, così Zacky si alzò e la raggiunse, passandole una mano nei capelli.
“Senti, tu ora tranquillizzati e non ci pensare, domani parlerò io con lui” disse Vee con voce dolce, accarezzandole il viso.
“Davvero lo faresti?” rispose lei, guardandolo negli occhi.
“Per te, questo ed altro” il chitarrista ricambiò gli sguardi.
“Sei bellissima quando ti arrabbi, sai?”
In quel momento Andreea prese il viso del ragazzo e lo avvicinò al suo, lasciandogli un lungo bacio sulle labbra, che subito si trasformò in un bacio sempre più appassionato, le loro lingue si intrecciavano velocemente. La rossa fece indietreggiare il chitarrista e lo sdraiò sul letto, mettendosi a cavalcioni su di lui.
Subito la ragazza levò la maglietta a Vee e lui fece lo stesso con lei, poggiandole poi le mani sui fianchi. Iniziò poi a palparle il seno e baciarle il collo, mettendosi sopra di lei. Le mani della ragazza vagavano sulla schiena del chitarrista e si fermarono poi sul bottone dei suoi pantaloni. Esitò un attimo, ma quando poi Zacky le slacciò i pantaloni e iniziò a toccarla nell’intimità, lei si lasciò completamente andare, togliendo i pantaloni al ragazzo e avvinghiando le gambe al suo bacino, riuscendo a sentire l’eccitazione di Zachary. Si staccarono solo qualche secondo, giusto per dare il tempo al chitarrista di mettersi il preservativo.
Dopo pochi minuti si trovarono entrambi nudi, i loro corpi sembravano uno solo. Lui, dopo averla fatta gemere con i suoi movimenti delle dita, entrò in lei con delle spinte dolci, che andavano piano piano aumentando. Lei sussurrava il suo nome e lui faceva di tutto per compiacerla. Non era solo sesso, quello si capiva, ma non era nemmeno amore. C’era quel qualcosa in più.
Quando entrambi raggiunsero l’orgasmo, Zacky le diede un ultimo, lungo bacio e poi uscì da lei, sdraiandosi affianco alla ragazza e facendo appoggiare la testa di lei al petto di lui. Erano entrambi sfiniti, così si addormentarono.
Il mattino dopo, quando Andreea si svegliò, non trovò Zacky al suo fianco. La ragazza si alzò, coprendosi con le coperte, e si avvicinò al tavolo della sua stanza, dove trovò un bigliettino: “Sono sceso a sistemare le mie cose per il concerto di stasera, ci vediamo nella hall per le 12 così partiamo. ZV”
Alla rossa spuntò un sorriso enorme, aveva appena passato la prima notte con il chitarrista di una delle sue band preferita - la prima, sì, perché ce ne sarebbero sicuramente state altre, o almeno così pensava lei -.
Posò il biglietto sul tavolo e andò ad aprire l’acqua della doccia, nel frattempo iniziò a sistemare le sue cose in valigia.
Entrò in doccia e iniziò a pensare a quella notte: era stato tutto fantastico, quasi come in un sogno; una cosa sola la preoccupava, ovvero la paura che Zacky la abbandonasse, come Gates con Sophie. Alzò la testa, l’acqua le scorreva sul viso e la aiutò a non pensarci. Fece giusto in tempo ad uscire dalla doccia, che qualcuno bussò alla porta.
“Solo un momento” urlò.
Uscì velocemente dalla doccia, si mise un asciugamano attorno a sé e andò ad aprire la porta. Era Sophie, che entrò tutta agitata nella camera dell’amica.
“Tu non puoi capire che è successo stanotte” iniziò a raccontare la mora.
“Prego, entra pure” rispose la rossa in tono sarcastico.
“Andreea, io non so davvero più che fare, quell’uomo mi sta facendo uscire di testa. Ieri sera, dopo che tu gli hai urlato addosso, è entrato in camera mia mentre beh, ero un pochino brilla, e, non ci crederai mai, mi ha confessato che non pensava quello che mi ha detto.”
“E...come mai hai su la sua maglietta?” la interruppe Andreea.
“Poi, ecco, mi sono rovesciata da bere addosso e mi ha dato la sua maglia. Ma ti giuro che non è successo nulla! Anche io pensavo, ma mi ha assicurato di no” la rassicurò l’amica.
“Beh menomale, un po’ di buonsenso ce l’ha ancora!” disse la rossa, mentre cercava qualcosa da mettersi.
Sophie girovagava per la stanza, quando, ad un certo punto, vide il bigliettino di Zacky sul tavolo e lo lesse ad alta voce.
“Andreea perché hai un bigliettino di Zacky sul tavolo? Non dirmi che…” si bloccò.
“Emh…”
“Oddio! Tu e lui…”
“Sì, stanotte” la rossa abbassò lo sguardo e sorrise, ripensando all’accaduto.
L’amica cacciò un urlo e poi l’abbracciò, era contentissima per lei.
“Lo sapevo, lo sapevo!” esclamò Sophie.
“Dopo ti racconto tutto, ora sbrighiamoci che siamo in ritardo, i ragazzi ci stanno aspettando giù!” disse Andreea, affrettandosi a sistemare le ultime cose.
“Ah sì, giusto! Vado a prendere le mie cose e scendiamo” Sophie uscì dalla porta, dirigendosi alla sua stanza.
Una volta raggiunti i ragazzi, il gruppo entrò in un enorme bus, che li avrebbe scortati all’aeroporto, per poi partire verso Madrid.
Arrivati nella capitale spagnola e raggiunta la location del concerto, le ragazze andarono nei camerini, mentre il gruppo si riscaldava per lo spettacolo che sarebbe iniziato dopo poche ore.
Sophie uscì dal camerino di Gates per andarsi a prendere una bottiglietta d’acqua, quando ad un certo punto incontrò Val nel corridoio.
“E tu cosa ci facevi nel camerino di Syn?” chiese la bionda.
“Io…beh…” la mora iniziò a balbettare.
“Ah, ho capito tutto. Tranquilla, non dirò niente a mia sorella Michelle, se lo merita di essere trattata così” confessò la moglie di Matt, dopo essersi seduta su una sedia.
“Come sarebbe?” chiese incuriosita Sophie.
“Beh vedi, come Gates tradisce mia sorella quando è in tour, lei tradisce Brian. Credo che Brian abbia iniziato tutto questo quando ha scoperto che Michelle lo tradiva e non lo biasimo per nulla” continuò Valary, che venne interrotta dal pianto di River, proveniente dal camerino del padre.
“Mi raccomando, non dire niente a Brian, non voglio che vengano fuori casini né con mia sorella, né con il gruppo” Sophie annuì all’affermazione della bionda, tornando nel camerino di Syn.
Il concerto fu fantastico, i ragazzi erano attivi sul palco e, una volta terminato, tornarono ognuno nel proprio camerino e dalle ragazze che li aspettavano: Matt da Val, Zacky da Andreea e Gates da Sophie.                          
La mora se ne stava sdraiata sul divano del camerino di Synyster, passandosi il plettro del chitarrista che aveva preso al concerto di Milano.
Aveva lo sguardo perso, era mentalmente stanca e un nodo in gola era comparso, la faceva stare male. Una brutta sensazione, tanto brutta da farle dimenticare di quanto fosse fortunata ad essere con la sua band preferita.
Sentì che il concerto si era concluso, ma non si alzò finché non arrivò Gates.
Stava per uscire dalla stanza, quando lui la fermò.
“Brian, non ne voglio parlare”
“No, fermati, devo...oh, dannazione, non sono mai stato bravo con le parole”
Conclusa la frase, le labbra dei due finalmente si incontrarono. Il ragazzo fremeva per far entrare la sua lingua nella bocca di lei, la quale non ci pensò due volte a schiudere le labbra per dargli accesso. Era il loro primo bacio, perché prima non c'era stato nulla tra loro, se non sesso. Il sesso senza neanche un bacio non significava nulla, era solo puro piacere.
Ed era quello il momento più significativo di entrambi, perché niente era meglio di un bacio dato con qualcosa di più di una semplice attrazione sessuale.
La fece indietreggiare fino a farla ritrovare con le spalle al muro, si tolse la maglietta e velocemente fece lo stesso con quella della ragazza.
Lei accarezzava il fisico atletico di lui, le pause tra i loro baci erano veramente brevi, giusto il tempo di riprendere i respiri che man mano si facevano sempre più affannati. Synyster, invece, abbassò i pantaloncini e le calze a lei e si slacciò i suoi pantaloni. La fece spostare di poco, abbastanza per poggiarla su un tavolo presente nella stanza.
Però, inaspettatamente, si fermò staccandosi tanto da riuscire a vedere Sophie negli occhi. Lei non aveva parole, non sapeva cosa fare.
“Sei tu che devi decidere, dopo di questo saremo ad un punto di non ritorno”
Solo il fatto che avesse usato un verbo al plurale fece decidere in men che non si dica la ragazza.
Per tutta risposta lo riattirò a sé e lo baciò, facendogli capire che tutto ciò che voleva era lui.
Prese le giuste precauzioni, Brian entrò in lei con forza e decisione ma con movimenti dolci, insoliti da uno come lui.
Le lasciava dei piccoli morsi sul collo, era come se avesse voluto farle capire che la voleva sua. Lei gemeva mano a mano che il piacere si avvicinava, gli tirava un poco i capelli umidi mentre lui velocizzava le spinte.
Fu quando entrambi vennero che capirono quello che veramente stava iniziando a formarsi tra di loro. Erano spaventati ma allo stesso tempo felici, perché anche solo lo stare insieme li faceva stare bene.
Nessuno, però, poteva sapere cosa sarebbe successo da lì in poi.
  
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