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Autore: _Faye_    17/12/2013    0 recensioni
[Attori/Cantanti]
[Benedict Cumberbatch] Nella uggiosa e fredda Londra, una giovane ragazza italiana incontra l'uomo dei suoi sogni, colui che mai pensava potesse realmente conoscere e frequentare. Perchè i sogni, talvolta, possono divenire realtà.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Piove, possibile che piova sempre in questa dannata città?”, a passi spediti Ginevra procedeva sul marciapiede lastricato, lungo il viale che segue il corso del Tamigi, “Certo che piove sempre, non ho scelto Londra proprio perché amo la pioggia? Dovevo essere impazzita quel giorno!”. Ginevra Sforza si era trasferita dalla ridente cittadina di Morrovalle, nelle Marche, alla cupa e grigia Londra solo pochi mesi prima, aveva deciso di dare una svolta alla sua vita, spesso lo pensava ma mai aveva fatto il passo decisivo.

Tutto accadde un venerdì pomeriggio di Luglio, quando l’azienda infermieristica presso la quale lavorava si ritrovò costretta a dichiarare il fallimento, era da parecchio tempo che questa terribile ipotesi gravava su di lei e su tutti i colleghi ma non avevano immaginato che la disastrosa notizia arrivasse a coglierli così rapidamente. Le era bastato un mese per decidere di lasciare il suo paese natio, ma non si riferiva solo a Morrovalle, o alle Marche, no, lei voleva lasciare l’Italia. Si era data da fare parecchio nel corso degli ultimi anni, aveva imparato egregiamente la lingua inglese, mai appresa tramite le scuole, e così, una mattina di inizio autunno aveva acquistato un biglietto aereo di sola andata per Londra. Già, Londra, perché proprio la capitale Inglese? A lei piacevano molto anche Praga e Parigi, perché proprio questa città, così diversa da dove era nata e cresciuta? Una risposta forse ce l’aveva ma era talmente assurda di non voler non solo ammetterlo con gli altri, ma neppure con se stessa.

Un taxi che sfrecciò a tutta birra a fianco al marciapiede sul quale camminava la fece tornare alla realtà; per poco non la inondò di quella lurida acqua grigio-marrone che riempiva le pozzanghere. Stufa di camminare per raggiungere il lontanissimo albergo, senza uno straccio di ombrello per ripararsi, decise di infilarsi in uno dei tanti bar che si affacciavano sul viale, “uno vale l’altro, l’importante è farsi una birra e stare al caldo!”. Entro, si abbassò il cappuccio della mantella e si sedette su uno sgabello vuoto di fronte al bancone. “Una rossa, grazie”, ordinò la birra al barista mentre lentamente si volse a guardare la sala affollata, era venerdì sera, pertanto il bar era stracolmo di gente. Il barista, un omone dall’aria simpatica, sulla cinquantina, le porse il boccale con un gran sorriso. Fu un piacere mandar giù un sorso di birra, dopo quella lunga camminata.

Gli altoparlanti del bar trasmettevano musica pop e al centro del locale vi era spazio sufficiente per permettere ai più esuberanti, o ai più coraggiosi o ai più ubriachi, di scatenarsi nelle danze. Un gruppo di ragazzi seduti ad un tavolo di fronte a lei le lanciò uno sguardo ammiccante ed un sorriso niente male, classici inglesi, dalla pelle candida e i capelli biondo-rossiccio. Le piacevano gli inglesi, ma non era particolarmente in vena di fare nuove conoscenze, in quel momento.  Si rigirò verso il bancone, tornando alla sua birra, la porta del locale nel frattempo continuava ad aprirsi e chiudersi, continuando a far fluire all’interno orde di giovani (e non) inglesi. Il barista cominciò a scambiare due parole di cortesia, le solite chiacchiere da bar, nulla di particolarmente erudito, ma era piacevole conversare e non rimanersene seduta in silenzio tutta sola. Il suo inglese era veramente migliorato rispetto a solo pochi anni fa, certo, l’accento tradiva la sua origine italiana, ma comunque chiunque avrebbe affermato che Ginevra non poteva essere di origini inglesi: mora, occhi castano verdi, pelle olivastra, i classici tratti mediterranei che solo gli italiani (o gli spagnoli) posso avere.

La porta si aprì ancora e questa volta qualcuno venne ad occupare il posto accanto al suo; “E’ libero?”, una voce maschile si rivolse a lei, che poca attenzione stava prestando, intenta ancora a scambiare battute con il barista dall’altra parte del bancone, “Teoricamente..”, fu l’unica risposta che diede all’ormai vicino di sgabello, senza nemmeno alzare gli occhi verso di lui, il barista però lo salutò calorosamente, come se lo conoscesse da tempo, così anche Ginevra si ritrovò a sollevare lo sguardo per capire se almeno poteva valer la pena di scambiarci qualche parola in amicizia. Nel mentre, si stava portando il boccale alla bocca e per poco non le scivolò dalla mano, rimase impietrita come un troll di montagna di fronte alla luce del sole, con un’ espressione poco interessante, piuttosto più simile a quelloadi una triglia. La reazione avuta non fu però così tanto esagerata, se consideriamo chi effettivamente era venuto a sedersi di fianco a lei: Benedict, l’unica persona che, probabilmente, da diverso tempo a questa parte occupava i suoi sogni durante le notti.. ed anche di giorno, ad occhi aperti. “Ciao, scusa, sono stata poco cortese, ma ovviamente puoi sederti. Piacere, io sono Ginny”. Raramente usava il suo nome intero, qui a Londra, Ginevra risultava decisamente più difficile di Ginny da comprendere ed anche da pronunciare, così, quando si rese conto che il diminutivo poteva anche essere scambiato per un nome inglese, decise che l’avrebbe usato maggiormente rispetto al vero nome. Ben risposte con un sorriso decisamente divertito, deve essere abituato a questo tipo di reazioni e non solo perché è un personaggio conosciuto, diciamocelo francamente, anche perché è veramente bello da mozzare il fiato. Ordinò una birra rossa esattamente come quella di Ginevra e si voltò verso di lei, “Piacere, Ginny, io sono Benedict. Chissà perché ho l’impressione che tu non sia del posto”, Ginevra nel frattempo stava ritrovando un poco di autocontrollo, così quando aprì bocca riuscì a formulare una frase decisamente più di senso compiuto rispetto alla precedente: “Indovinato, Ben! Sono italiana, vivo a Londra da pochi mesi e, bè, diciamo che sapevo chi eri anche senza che ti presentassi..” Lui sorrise a questa sua risposta, mentre beveva un’altra sorsata di birra. “Che te ne pare di Londra? Deve essere molto diversa da dove vivevi tu.. non sono mai stato in Italia ma dicono che sia molto bella.” Ginevra distolse lo sguardo, si rese conto che lo stava fissando forse un po’ troppo insistentemente, ma dopo tutto quel tempo a seguirlo, ad ammirarlo attraverso le fotografie, i video, i film, non le sembrava reale. Però i suoi occhi si che erano reali, di quell’azzurro glaciale da lasciare senza fiato. “E’ molto diversa, si, io vengo dalla zona centrale dell’Italia ed il clima è completamente differente, anche l’aspetto ovviamente, ma la cosa che più si fa sentire è il cambio di clima, qui piove moltissimo, nel mio paese invece molto meno, ma in fondo ho scelto apposta di trasferirmi in questa città poiché amo il freddo, l’umidità ed anche la pioggia, sembra strano ma è così.” Mentre finiva di parlare cercò nella borsa la sua bustina verde contenente il tabacco, estrasse una cartina ed un filtro e cominciò a rollarsi una sigaretta; di tutta risposta lui estrasse il pacchetto dalla tasca e gliene porse una. Ma Ginevra rifiutò: “Ti ringrazio, ma preferisco le mie, però puoi tenermi compagnia fuori, allora, sotto il diluvio universale!” Lui le sorrise – e che sorriso – e fece per alzarsi per accompagnarla fuori dal locale.  
  
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