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Autore: Vulpix    18/12/2013    11 recensioni
TIME LINE:
I fatti “narrati” vanno a collocarsi nella terza stagione, prima della Season Finale, in un’immaginaria serie di eventi che partono dopo la 3x23 e in cui gli avvenimenti della 3x24 non sono mai accaduti.
*****
PREFAZIONE:
Sono trascorsi 3 anni da quando tutto ebbe inizio…
Tre anni dall’inizio della fine.
Tre anni in cui molte cose sono accadute e forse troppe cose erano cambiate…
(dal testo)
"Il 3 è il numero perfetto per eccellenza...
Sant' Agostino diceva che il 6 era il numero perfetto perchè il Signore ha creato il mondo in 6 giorni...
Per Dante il numero perfetto è il 9... numero primo, divisibile solo per se stesso e multiplo del numero perfetto. Il 9 è il 3 al cubo, l’elevazione a potenza del numero perfetto a se stesso...
Tra le tre, io preferisco la terza versione...
Il 9 è la perfezione in assoluto... per questo tu sarai la mia nona vittima!"
Genere: Angst, Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Kate Beckett, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Richard Castle, Roy Montgomery
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione, Nel futuro
Capitoli:
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«E poi che la sua mano a la mia puose
con lieto volto, ond’io mi confortai,
mi mise dentro a le segrete cose.»

 (da Inferno III 19-21)

 

Spense il motore e si guardò in torno. Un grande edificio grigio, composto da più blocchi collegati fra loro, occupava l'enorme piazzale.
Scese e, dopo aver percorso la strada indicata dai cartelli, si trovò di fronte al portone di quello che doveva essere il 'Dipartimento di microbiologia e anatomia patologica'.
Scrollò le spalle, confrontando la scritta con l'appunto che aveva preso quella mattina al telefono con Lanie.
- Javi... che fai lì?-
La voce della donna, proveniente da poco oltre l'ingresso, lo distolse dai suoi dubbi.
Indossava un vestitino blu scuro e sopra il camice bianco del laboratorio.
- Vieni seguimi.-
Percorsero un paio di corridoi di cui lui non aveva assolutamente memorizzato le svolte e arrivarono a quello che doveva essere il suo nuovo 'ufficio'.
- Senti, qua ci sono le impronte del marito.- Le disse appena furono dentro, un po’ per smorzare il silenzio e un po’ perché non sapeva che altro dire.
- Grazie - disse prendendo la busta trasparente contenente il bicchiere che aveva utilizzato il marito della vittima nel corso dell'interrogatorio.
- Le confronto con quelle trovate nella macchina- disse lei, mentre stampava un’etichetta e catalogava la prova.
- Hai fatto l'autopsia?- le chiese.
- Si - disse mentre riponeva l'oggetto e prendeva una cartellina beige con il referto.
- Deve essersi appartata con qualcuno di cui si fidava - gliela porse e continuò il resoconto:
- e aver capito quello che stava per succedere... Infatti stava per fuggire ma deve averla afferrata per un polso... Ho trovato una leggera ecchimosi.-
La seguì nella stanza adiacente, dove dal tavolo prese una foto e gliela mostrò
- Con un braccio l'ha fermata e con l'altro le ha sparato.-
Ci fu una pausa, durante la quale lei alzò il viso guardandolo negli occhi.
- Succede sempre così... lei si fidava e lui l'ha ammazzata!-
- Che ne sai che è un uomo?-
- Infatti non lo so, me lo immagino...-
- Guarda che l'immaginazione non è prevista nelle indagini, sai...?-
- Lo so che voi poliziotti siete senza fantasia... è inutile che me lo ricordi...-
- Ha avuto rapporti?- cercò di sviare il discorso.
- No… Ah c'è un’altra cosa, prendeva dei farmaci.-
Prese l'ennesimo foglio che gli aveva porto.
- Per cosa? -
- Ancora non lo so... l'ho mandato ad analizzare, avremo le risposte domani.-
Poi, lei si sbottonò il camice e se lo sfilò.
- Ah Espo, ha le braccia piene di buchi...-
- Comunque ho scritto tutto qua - disse indicandogli il malloppo di carte che, a mano a mano, gli aveva consegnato.
La vide indossare alcuni oggetti personali.
- Ammazza quanto è bello questo anello! - disse indicando quello che lei aveva appena messo al suo anulare destro.
- E’ nuovo? -
Lei gli sorrise, con uno di quelli sarcastici, proprio come la frase sprezzante che lo seguì:
- Non vi sfugge niente a voi della omicidi...-
Si ritrovò a fare una di quelle espressioni che aveva visto mille volte Castle fare a Beckett.
- Si, è nuovo. E’ un regalo di James...-
Probabilmente doveva aver assunto una strana espressione, perché lei iniziò una sorta di monologo.
- Beh Javi... sono passati due anni...- abbassò lo sguardo sulle mani di lei, per poi rialzarlo quando la sentì continuare il racconto della sua vita.
- In quei due maledetti giorni è cambiato tutto! Prima Kate, poi da lì... dopo un po’ Castle è andato via... giustamente. E da lì... piano piano lo scatafascio! -
Le prese le mani che si stava torturando e le strinse tra le sue.
-Tu sei andato ai corpi speciali, Ryan all'informatico... A me hanno assegnato sempre meno i casi del 12th... alla fine ho avuto l'offerta di trasferirmi qui. Era un salto per la mia carriera e ho accettato...-
- Abbiamo tutti mollato Montgomery...- dissero contemporaneamente.
Abbassò di nuovo lo sguardo sulle loro mani, lei sfilò le sue e con un sospiro continuò:
- Qui ho creato una nuova vita -
- Anche nuove amicizie - le disse alquanto infastidito.
- Già... E’ un collega dell'università...-
Sentì un morso allo stomaco ma fece finta di nulla.
- Però lui non ha ammazzato nessuno! - le sentì dire e rialzò lo sguardo a incrociare i suoi occhi.
- Tu che ne sai? - disse incatenandoli ai suoi.
- Perché anche gli anatomopatologi fanno fuori la gente...- rispose lei.
- Soprattutto le belle donne...- disse avvicinandosi a lei, poi velocemente, prima di abbandonare la stanza:
- Io te l'ho detto... spetta a te darti una regolata! -
Sparì dietro la porta lasciandola ancora con gli occhi sorpresi...


⌘ * § * ⌘


- Capitano...- 
Una voce proveniente dall'uscio, attirò la sua attenzione.
- Si Hastings? - 
- Siamo tutti nella saletta! Quando vuole possiamo cominciare.-
- Perfetto, arrivo subito!- rispose, prima di recuperare alcuni fogli dalla scrivania e dirigersi verso l'altra stanza.

- Prima che mi aggiorniate sul caso, vorrei informarvi che domani ci mandano un altro uomo in aiuto...-
Disse non appena si fu accomodato a capo del grande tavolo, intorno al quale erano già poggiati o seduti, in maniera casuale, gli altri componenti della squadra.
- A bene e chi è?- chiese Ryan.
- Non lo so... un agente operativo...- rispose l'uomo.
- Bene! Ci sarà una mano in più!- intervenne Castle.
- Sempre a cercare di evitare il lavoro, tu...- lo canzonò Esposito 
- Beh lo sapete che io con le scartoffie non ci so fare...- rispose lo scrittore.
- Si si tutte scuse! Lo diceva anche Beckett!- affermò l'irlandese.
Un gelido silenzio scese nella sala, finché il Capitano esordì con:
- Pare sia una donna... così Ann non sarà in un covo di uomini! - 
Si levò un coro di mugugni e approvazioni. Quello più contento di tutti fu l'ispanico che si beccò anche uno sguardo poco amorevole dal suo capo.
- Avanti iniziamo...- lo redarguì.
- Brennan riassumici il caso! -
- Sissignore! -
Prese una cartellina dal tavolo e iniziò a leggere:
- Johanna Borsquel, aveva 37 anni, un figlio e un buon lavoro… una separazione burrascosa, ma da un po’ le cose tra lei e l’ex marito andavano meglio. Una donna allegra, vitale, con l’ossessione delle diete e la mania di cominciare decine di libri che non portava mai a termine…-
- Si si ok... altro? -
- Si... ieri dall’atelier dove lavorava, prende un vestito non suo e se lo porta a casa, verso sera passa l'ex marito, lei scende e gli consegna il bambino, poi torna su...-
- Poco prima delle undici riceve una telefonata - intervenne Ryan - vero Esposito?-
- Si - 
Si alzò e iniziando a girare intorno al tavolo, prendendo la parola:
- Abbiamo controllato tutti i tabulati! Una sola telefonata alle ore 23 da cellulare a scheda - 
- Che risulta a nome di un vecchietto di 90 anni che sta in uno ospizio - precisò il partner.
- Il numero è taroccato, la scheda è stata attivata dal codice fiscale del vecchietto.- Spiegò ancora lui.
A quel punto, il giovane agente intervenne:
- Esiste un’apparecchiatura per localizzare dove sta il telefono - quando gli occhi di tutti furono su di lui, continuò: - mi sono permesso di richiederla... me la fanno avere domani! -
- Benissimo! - sentenziò Montgomery.

Dopo qualche secondo, Esposito riprese a parlare:
- Johanna dopo la telefonata esce... intorno alle 23:30-
- Un vicino, il signor Franch, dice di aver visto una macchina verde scuro che la seguiva. Lei, però non indossa il vestito preso all'atelier...- li informa Ryan.
- Forse aveva un appuntamento ma non ci è andata subito...- ipotizzò Castle.
- Beh pare sia andata al Comic Bar... Il barista dice che ha preso una coke e si è fermata per una quindicina di minuti. Poi è andata via... verso la mezza - continua il detective.
- Circa mezz’ora dopo, nel parco viene uccisa.- concluse il capitano.
Annuirono e poi ancora tornarono a discutere del caso:
- Nel comò abbiamo trovato un’assicurazione sulla vita con un premio molto alto...-
Montgomery, prendendo il documento che Ryan li stava passando, chiese:
- beneficiario? -
- Il figlio...-
-…e indirettamente ne beneficerà il padre.- sentenziò lo scrittore.
- Nel parco, nessuno ha visto la macchina? In quella zona di notte c'è un giro di droga e li vicino c'è un pulmino di volontari... bisognerebbe rintracciarlo! - chiese il capitano.
- Me ne occupo io! - rispose Ann.
- Bene -
Poi rivolgendosi a Esposito:
- Lanie che dice? - 
- Dice che la donna ha le braccia piene di buchi! Però ci sta ancora lavorando quindi ci fa sapere domani.- Rispose.
Lesse ancora qualche rigo sul suo foglio e poi concluse la riunione.
- Se non c'è altro, potete andare! -
Mentre tutti iniziavano a mettere a posto i loro appunti, disse:
- Castle... tu no, ti devo parlare.-


Quando tutti furono usciti per dirigersi verso le loro case, Montgomery e Rick si sistemarono nella stanza che era diventata il nuovo ufficio del capitano. 
Roy si accomodò alla maestosa poltrona del 'salottino' e lui si lascio cadere, comodo, sul divanetto e, sorseggiando le birre che avevano preso poco prima dal frigo, iniziarono a rilassarsi. 
Ad un tratto, Montgomery, come se avesse appena ricordato il motivo per cui fossero lì, riprese il discorso:
- Ti ho fatto rimanere perché devo parlarti di un altro caso.-
Lo guardò un po’ perplesso, spingendolo a spiegarsi.
- Negli ultimi tempi, in tutta NY, sono stati commessi 5 delitti apparentemente senza movente.- 
Quando lo sentì fare una pausa, alzò gli occhi verso di lui.
- Non so se hai avuto modo di leggere...-
- Si qualcosa, ma la cronaca la saltavo.- 
- Sono delitti diversi ma c'è qualcosa che hanno in comune.- 
Arricciò la fronte curioso. 
-Tutte le vittime sembravano dormire... e tutte venivano uccise senza che su di loro venisse usata violenza.-
Non capiva dove il capitano volesse arrivare, ma lo lasciò continuare senza interromperlo.
- Adesso se ne stanno occupando un po’ tutti... I distretti dei posti dove hanno trovato i corpi delle vittime, il reparto scientifico, la nostra unità anticrimine violento, ma nessuno riesce a trovare nulla! L'assassino non commette errori... e non lascia testimoni.- 
Poggiò sul tavolo la bottiglia e prese la cartellina che gli stava porgendo. 
- C'è un profilo su di lui, fatto da 3 esperti criminologi mandati dal nostro dipartimento. Uno di loro è Italiano...- 
Aprì la copertina ma prima di leggere anche solo un rigo di quanto riportava, non riuscì a trattenersi dal commentare: 
-E c'è scritto... psicopatico, maschio, di circa 40 anni...?- disse come se fosse una cantilena. 
- Più o meno...- annuì il capitano.
- Certo che hanno una fantasia, questi...- continuò alzando un sopracciglio.
- Tu che ne pensi?–
Passarono alcuni minuti in cui diede uno sguardo a quei file, poi Montgomery disse:
- Visto che tu non riesci mai a dormire la notte... credo che dovresti dare un’occhiata a quell'incartamento. Magari come sempre, ti viene un’idea!- 
- Te l'hanno chiesto i piani alti? - chiese provocatorio.
- Lì dentro ci sono verbali, foto, dati... un po’ tutte le informazioni che siamo riusciti a raccogliere. Magari, quando abbiamo un po’ di tempo, facciamo venire quelli dell'anticrimine e confrontiamo le tue opinioni con quelle degli altri...- 
Annuì in segno di sconfitta. Quel caso sarebbe stato interessante! 
Guardò intensamente lo stemma della NYPD mentre nella sua testa riecheggiava una triste constatazione: 
“Sempre meglio che passare le notti a rigirarmi nel letto per i miei incubi...”

 

⌘ * § * ⌘


- Papààà - disse mentre spingeva con un calcio la porta. 
- Shhhh Katie!!!! Joe dorme...- lo vide correre verso di lei, proveniente dalla cucina e con indosso ancora il grembiule. 
- Così presto? - chiese sussurrando, quando le fu dinanzi.
- Era stanca morta... fa piano vieni.- 
Lo seguì nella stanzetta e si avvicinò al letto.
- Oggi c'è stata una festa di compleanno all'asilo... si sono scatenati, così le ho fatto la minestrina e l'ho messa a letto.-
La guardò dormire beata e sul suo viso comparve l'espressione più dolce che potesse esistere.
- Che peccato, guarda che le avevo preso...- disse voltandosi a mostrare il pupazzo di cioccolato che aveva in mano. 
Si chinò verso di lei per darle un bacio e sussurrarle 'notte...tesoro'.
- Shh non me la svegliare!- le disse l'uomo sussurrando e lei, mentre rimboccava le coperte alla piccola, gli disse:
- Papà non ti preoccupare!-

Uscirono dalla stanza e iniziò a sbottonarsi il giubbotto di pelle, quando alle sue spalle il padre le chiese:
- E successo qualcosa...? Hai una faccia! –
- No niente...- 
-Va beh torniamo a non parlare più? Va bene, va bene... a te New York non fa affatto bene! –
- Papà non brontolare - disse sfilandosela e poggiandola sul guardaroba.
- Io? E chi brontola...-
Sorrise a quell'affermazione. Era alle sue spalle e non poteva vederlo in viso ma era certa che avesse assunto quell'espressione tipica della piccola, che lei aveva ereditato da suo padre. 
Scosse la testa per riscuotersi dai suoi pensieri e per tentare di allontanarlo di nuovo dalla sua mente.
- Mmhh che hai cucinato? La specialità della mamma? - chiese svoltando l'angolo della cucina e avvicinandosi ai fornelli.
- La specialità MIA... era tua mamma che ha copiato da me! - le disse Jim prima di rubarle il mestolo dalle mani e assaggiare la prelibatezza che aveva appena preparato. 

 

   
 
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