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Autore: trullitrulli    14/05/2008    1 recensioni
Il suo unico talento era uccidere; amava sentire le ossa cedere, il sangue stillare dalle suture con l'imposizione delle sue mani. Una schiava di razza nobile gli cambierà la vita con un incantesimo, la sua maledizione...questa è la loro storia.
Genere: Romantico, Commedia, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Bulma, Vegeta
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Era mattina, le sei e mezza per la precisione, in una stanza di un castello di un epoca remota.
Un uscio si aprì nel castello: era l’accesso per una graziosa stanza del decimo piano dove dormiva una ragazza.
La serva si assicurò di non fare rumore: la ragazza odiava essere svegliata bruscamente, e non voleva certo essere sgridata dalla madre perché "la signorina non si comportava come una principessa perché era troppo nervosa di mattina."
Aprì leggermente le tende per far passare la luce a poco a poco.
La ragazza sembrò destarsi.
Come era buffa mentre dormiva, questa volta era arrivata addirittura a girarsi completamente nel letto e ora dove sarebbe dovuta essere la sua testa c’erano i suoi piedi, mentre lei, dormendo alla rovescia, aveva fatto cadere tutte le coperte e ora stava strangolando il cuscino in un abbraccio.
Col tempo, la serva aveva imparato ad interpretare le posizioni della ragazza: di solito quando dormiva così stava facendo un bel sogno.
La luce sembrava infastidirla; si stava svegliando.
Nel tentativo di proteggersi dal bagliore si mise il cuscino sulla faccia, sperando così di riaddormentarsi e di tornare nel suo mondo, nel suo sogno.
-Su signorina si svegli- disse la serva scuotendola delicatamente, ma lei si scostò tergiversando con il cuscino sulla faccia.
-Ma sono le sei e mezzo, non potrei svegliarmi più tardi?- la sua voce impastata dal sonno si faqceva ancora più confusa in quanto proveniva da sotto il suo cuscino.
-Mi dispiace signorina, ma è sua madre che mi ha chiesto di svegliarla così presto.-
Bulma si spostò di nuovo, ma stavolta finì giù dal letto insieme alle poche lenzuola che erano rimaste su di lei.
-Va bene, va bene mi alzo- si arrese lei.
Si lisciò la vestaglia e si guardò allo specchio, una massa di capelli che andavano in ogni possibile direzione era li sulla sua testa al posto dei capelli.

La serva la aiutò a pettinarsi e presto, della massa informe che c’era prima, rimase una liscia treccia di capelli turchini che le ricadeva sulla schiena.
La legò con un nastro rosa: il suo colore preferito e poi si vestì.
Di solito si sarebbe vestita con molti strati di indumenti, decorati con fronzoli, ma visto che sarebbe dovuta andare a fare una visita agli amici sulla montagna; vestiti così erano decisamente fuori luogo.
Una camicia bianca e una gonna marrone che le arrivava alle caviglie sarebbero stato un abbigliamento adeguato e se li infilò in tutta fretta, sempre aiutata dalla serva.
Si specchiò, ammirandosi nel grande specchio ovale che c’era in camera sua.
“niente male” pensò lei.
Era una ragazza bella e avvenente e come tale se ne vantava, in fondo era un principessa, anche se quel giorno dai vestiti sarebbe sembrata una contadina, ma anche con quei vestiti sembrava una nobile.
Rimase ad ammirarsi e contemplarsi ancora un po’ provando a posare davanti allo specchio: le piaceva sentirsi bella.
Scese in tutta fretta le scale.
Dieci piani, solo per raggiungere la cucina; ormai non ci faceva più caso.
Ad ogni pianerottolo c’era un enorme finestra che dava sul cortile del castello.
Arrivò finalmente alla cucina dove le serve stavano preparando la colazione. 
Lei non aveva tempo; era già in ritardo ed afferrò del pane infilandoselo in bocca.

Passò per la sala da pranzo dove la signora Brief faceva colazione, vestita con un magnifico abito bianco.
Vedendo la figlia correre con quegli abiti “inappropriati” storse il naso.
“Bulma... cara”
Lei ancora con il pane in bocca fissò la madre.
“Che c’è?”.

“Bulma almeno oggi fa colazione, con calma, come si conviene a una principessa”.
Bulma mando giù il suo pane.
“Ho fretta” rispose secca.
“Oh Bulma, ma tu sei una principessa devi…” inutile; non la sentì, era già uscita e correva verso le scuderie.
Per quanto Bulma potesse essere bella e vanitosa non sarebbe, mai, stata frivola come la madre. 
No, lei non era così, lei era molto intelligente e sagace, caratteristica che aveva decisamente ereditato dal padre.

Questi non era sempre stato il sovrano di quella terra, prima che lo divenisse era un lord, in stetti rapporti di amicizia con il re.
Il re era molto vecchio e un giorno si ammalò, dopo qualche tempo morì e lasciò il regno alla persona di cui si fidava di più: il signor Brief.
Bulma era allora molto piccola e perciò non le fu mai fatto mancare nulla, crebbe come una vera principessa.
Tutta via il popolo, da quando suo padre era passato al potere, non era molto contento.
Egli stesso si era definito inadatto per governare un così vasto regno e aveva insistito perché al trono salisse qualcun altro, ma secondo il testamento era lui il proprietario di quelle terre e fu costretto a salire al potere.
Non era ne un generale, ne una persona particolarmente importante; era solo un lord che si interessava alle scoperte scientifiche di cui il re aveva grande stima.
Bulma andò a sbattere contro qualcuno e cadde a terra.
-Ehi guardate dove andate…-si alzò e vide un ragazzo con i capelli neri e gli occhi pure.
-Perdonatemi principessa- e la aiutò ad alzarsi.
-Oggi siete particolarmente bella- fece per baciarle galantemente la mano, ma lei la ritrasse.
-No, Yamacha per favore, non insistere- disse lei.
Lui rimase con un espressione di un misto tra lo stupito e il deluso.
Yamacha era un contadino, particolarmente piacente e ben voluto dal re, di solito si trovava nei pressi del castello perché nelle scuderie c’erano dei cavalli che appartenevano anche a lui.
-Dove state andando?-
-Sulle montagne Paoz-
-Anche io ci sto andando, a trovare Goku vero?-
-Esatto e ora dovrei andare alle scuderie, per ciò se voleste spostarvi- e lo scostò con un braccio.
Bulma era l’unica ragazza in età da marito del regno che non fosse stata rapita dal fascino di Yamacha, era così… a portata di ogni donna quel ragazzo.
Sempre a corteggiare qualcuno di nuovo, ormai tutte le ragazze del regno dell’ovest gli lanciavano degli sguardi di fuoco quando sorrideva a qualcuna, ribollendo dalla rabbia per averle illuse.
Era il suo modo per ingannare il tempo, a quanto pareva.
Bulma era decisa a tenerselo il più lontano possibile, ma lui non le dava tregua, mai.
Era sempre li, appostato da qualche parte, pronto a esaudire ogni suo desiderio, nel tentativo di compiacerla.
Non riusciva mai ad affascinarla.
Si diresse a passo veloce verso le scuderie allontanandosi da Yamacha, incrociò un servo per la via.
Bulma notò uno scudiero che passava di li con una coperta per gli animali della stalla
-Tu!Preparami un cavallo-

Il servo faticò a riconoscerla nelle sue vesti semplici.
-Ah, certamente principessa Bulma- e cominciò a montare le redini, la sella e tutto ciò che occorreva.
Il servo era loquace – oggi vedo che è vestia in modo molto…-
-Si, lo so, lo so, mi aiuti a salire?- tagliò corto lei.
-Dove è diretta?-
Bulma lo guardò; tutte quelle domande la irritavano, lei era la principessa Bulma Brief e non avrebbe dovuto rispondere a nessuno ne tantomeno a un servo, ma cercò di mantenersi educata "come si conviene a una principessa".
-Sulle montagne Paoz-
-Sono certo che sono bellissime in questo periodo, vuole anche la scorta?-
Lei si voltò verso il servo una volta iin sella.
-Ma è impazzito?! Quei soldati non mi lasciano mai in pace, e poi sui monti Paoz non c’è mai nessuno. Per favore mi prenda un mantello-
-Ma lei è una persona importante, qualcuno potrebbe… infastidirla-
Bulma sbuffò.
-Vedrà che non accadrà-
-Ma sua madre mi ha raccomandato…-
-Ho ventun'anni, mia madre dovrebbe aver capito che so badare a me stessa-
Il servo non rispose e le porse il mantello.
Lungo e nero le copriva quasi completamente la faccia.
-Non ha caldo?-
-No, fuori tira vento-
Il servo si accorse della bugia, infatti fuori c’era una piacevole arietta primaverile e faceva molto caldo: era una giornata quasi perfetta.
Bulma spronò il cavallo e partì al galoppo.

**

Stava cavalcando ormai da un’ora, quel mantello la soffocava, ma almeno le impediva ai capelli di disturbarle la vista.
Nel cielo vagavano solitarie nuvolette, era la giornata ideale per andare sulle montagne.
Aveva ormai superato le colline attorno al villaggio e la strada in terra battuta si stava facendo più stretta e cominciava a salire verso l’alto.
Bulma doveva percorrere un tratto della strada nella foresta e la cosa non le piaceva neanche un po’.
Quel luogo le era sempre sembrato così tetro, gli alberi sembravano sempre pronti a prendere vita per poi tendere i loro rami verso di lei e rapirla.
Ciò non ostante si addentrò nella foresta.
Doveva attraversarla tutta.
“Oh povera me” si diceva guardando gli alberi, era la sua immaginazione o la loro corteccia sembrava una faccia ghignante e malvagia.
Circolavano voci poco rassicuranti su quel posto che sembravano confermare le sue teorie.
Si sentì il rumore degli zoccoli di un altro cavallo.
Neanche il destriero di Bulma sembrava gradire quel ambiente così cupo.
Bulma si portò la mano alla cinta dove aveva sempre un pugnale con se. 
Sua madre continuava ad insistere per non farglielo portare perché “una ragazza così affascinante e importante non dovrebbe maneggiare strumenti rudi come le armi”.

Colui che si nascondeva sembrò uscire allo scoperto, il cavaliere era anche lui avvolto in un mantello nero.
-Salve principessa- Yamacha si scoprì il volto.
Bulma sbuffò seccata sia dalla sua presenza, sia dal fatto che aveva tentato di spaventarla.
-Lei non ha niente di meglio da fare?-

Yamacha assunse un aria furba.
-Io gliel’avevo detto che sarei andato a trovare Goku-
Lei scrollò le spalle.
-Faccia come le pare-
Proseguirono insieme, lei doveva ammettere che con qualcuno accanto la foresta sembrava meno minacciosa.
Yamcha era abile con la spada: l’avrebbe saputa difendere.
Continuarono fino a una distesa della prateria, al centro della quale, c’era una piccola casetta in legno e pietra circondata da alcuni alberi e arbusti.
Legarono i cavalli vicino a un abbeveratoio e scesero.
Bulma bussò alla porta.
Nessuno rispose.
Bussò di nuovo e questa si aprì con un cigolio inquietante.
Schiuse l’uscio: era una catapecchia.
L’interno era in uno stato pietoso, e per di più disorganizzato: gli indumenti erano sparsi d’appertutto, in un angolo c’erano delle armi che colavano sangue e accanto la carcassa di qualcosa che Bulma non riuscì riconoscere.
C’erano anche due letti, le cui lenzuola erano sudicie, solo una picola finestrella portava luce.Nell'ambiente circostante inoltre aleggiava un odore di chiuso misto a muffa e vecchiume.
Bulma scosse la testa in segno di disapprovazione.
-Non ci sono- dichiarò, e si richiuse la porta alle spalle, ma in quel momento un grosso ramo di un albero vicino cadde e Bulma fece un salto nascondendosi dietro a Yamcha.
Poco dopo uscirono Crilli e Goku che stavano combattendo.
Goku combatteva con una spada lucida, sottile; era un arma molto veloce.
Crili aveva anche lui una spada e la lama sembrava addirittura più sottile di quella di Goku o forse così sembrava per via della sua statura.
Dopo un affondo di Crilli mal riuscito Goku gli tirò un calcio che lo scaraventò contro un altro albero e gli punto la spada al petto.
-Non ci siamo Crilli- lo rimproverò Goku.
Crilli spostò lentamente la lama dell'amico; era troppo vicina alla sua gola, Goku si faceva prendere troppo la mano, cominciava a temere che un giorno lo avrebbe infilzato sul serio.
-Suvvia Goku, si sa che tu sei più bravo di me, non c’è bisogno che mi umigli tutti i giorni-
Goku era un abile combattente, alla pari con quelli dell’esercito regolare del re, ma nonostante padroneggiasse la spada con un abilità incredibile lui non si arruolava, anche se la sua indole guerriera gli suggeriva il contrario.
“Mio nonno disapprovava la guerra” diceva “mi ha insegnato quel che so solo in caso qualcuno mi attaccasse” ma in realtà lui avrebbe voluto combattere, avrebbe voluto servire l’esecito e, probabilmente, si sarebbe rivelato anche un elemento indispensabile.
-Se ti allenassi di più sarebbe diverso- inisistette lui.
-Sai bene che non sono fatto per queste cose-
Goku invece non era come lui, quando combatteva si sentiva salire l’adrenalina in faccia e si buttava sull’avversario senza dargli possibilità di contrattaccare o difendersi.
Non ostante questa sua predisposizione al combattimento Goku era un ragazzo allegro.
Bulma, che non sopportava di non essere vista e amava stare al centro dell’attenzione tossicchiò sonoramente attirando
l'attenzione dei due.

-Scusate, non è certo così che si tratta una signora- disse a braccia conserte.
-Oh ciao Bulma, scusaci non ci eravamo accorti che eravate arrivati,volete entrare?-
Bulma indispettita ancor di più: perché non l’aveva chiamata con il titolo che le era dovuto rispose acidamente.
-No grazie, la dentro non si respira-
Crilli estrasse la spada che Goku gli aveva sfilato di mano e che si era andata a conficcare in un abero.
-Non tutti possono vivere in un palazzo come il tuo- disse lui rimettendo l'arma nel fodero.
Lei assunse un aria offesa.
-Eravamo venuti a trovarvi.- disse Yamacha tentando di deviare il discorso verso un altro argomento.
-E avete fatto bene, è stupendo qui in questo periodo- disse Goku dirigendosi verso un fiordo altissimo vicino alla loro casa.
Diceva che l’avevano costruita li proprio per la stupenda visuale di cui si godeva da quel punto.
Bulma e gli altri lo raggiunsero.
Lei era arrivata proprio sul bordo, era altissimo e soprattutto ripido, una vera e propria parete verticale rocciosa.
All’orrizzonte si intravedeva il grande fiume Kamid che divideva la grande terra dei Sayan con la, ancor più grande, terra Jii sotto il controllo dittatoriale di un nuovo sovrano che, da circa vent’anni, spadroneggiava su di essa e nei dintorni.

Da vent’anni le terre che confinavano con questa erano stati assalite dai barbari e, approfittando del loro arrivo, che doveva aver indebolito gli eserciti, il dittatore invadeva a sua volta quei territori annettendoli ai suoi possedimenti.
Ormai, anche la vasta terra dei Sayan era stata annessa al regno Jii, così come tutte quelle sul confine.
Doveva essere davvero bellissima quella terra, ora i viaggiatori che riuscivano a uscirvi raccontavano che la gente Sayan non c’era più. 
Ormai per le strade si vedevano solo le legioni del regno Jii che fermavano i viaggiatori, li derubavano dei loro averi e li uccidevano o li torturavano.

Nelle case non abitava più nessuno e le città erano state trasformate in degli accampamenti militari dei soldati.
La poca parte del regno che si intravedeva da lassù, però, sembrava incontaminata, piena di verde e tranquilla.
Si era alzato il vento che faceva danzare la gonna di Bulma. 
Che quiete che c’era lassù.

Cullata dalla brezza Bulma aprì leggermente le braccia come per offrirsi ad essa.
Come sarebbe stato cadere li e continuare sempre, con il vento caldo che le accarezzava la faccia, che le scompigliava la treccia azzurra, che le faceva lacrimare gli occhi azzurri anch’essi.
Per un momento le parve di perdersi nel vento e chiuse gli occhi.

  
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