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Autore: Eco_90    18/12/2013    0 recensioni
Come si può trovare la salvezza in qualcosa di proibito, di sbagliato?
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ok, come ho fatto a ritrovarmi in questa situazione? A Capodanno con i miei amici a casa mia, e con i suoi amici: gli amici del mio ragazzo. Qualcuno ha messo quella canzone. Perchè proprio quella? Come se sapessero, se conoscessero quello che nascondo, che nascondiamo. La camera da pranzo è in penombra, aspettiamo la mezzanotte, ma è ancora troppo presto. Non finirà mai. Questa serata si dilungherà troppo, mentre io vorrei solo correre a letto ed evitare il suo sguardo. Come può guardarmi quando siede vicino alla sua ragazza, quando la stringe a sè. Come può posare gli occhi su di me mentre il suo amico mi lascia baci dolci sulla guancia? Che razza di persona è? Eppure senza quei due occhi puntati su di me, mi sentirei persa, mi sentirei un'imbucata in casa mia. Che persona schifosa che sono, ma io neanche lo volevo invitare, io lo sapevo che non sarebbe dovuto venire, ma mio fratello ha insistito, non avrei potuto dire di no. Sono rimasta fregata. E intanto la canzone va ed io resto pietrificata davanti a lui. Vorrei andarmene, ma senza sfuggire al suo sguardo, vorrei vivere di quegli occhi, ma come potrei farlo? Come mi sono ritrovata ad essere così? Io amavo, che dico, amo il mio ragazzo, e lui sta con lei. Non si può, non si possono buttare anni di relazione solo per delle iridi chiare che continuano a scrutarti dentro. Basta.
Per fortuna la canzone è finita. Mi alzo ed esco sulle scale a dare da mangiare alla gattina randagia, che ormai è di famiglia. Sono uscita senza coprirmi, Genio. Capodanno in montagna, e io di sera esco fuori senza giacchetto. Odio il vestito che mi sono messa: sembra una tenda di un bordello dell'ottocento, ma era l'unico rosso che avevo. L'aria gelida e le fusa della gattina mi rigenerano, fino a che sento il rumore strascicato  della porta che si apre. A un tratto è tornato il gelo. So che è lui, so che è dietro di me e che mi sta guardando. L'aria si è fermata in gola, non riesce più ad uscire fuori dal mio corpo, non riesco più a rispirare. La gatta si è spaventata, ed è andata a nascondersi dentro la cuccia che le abbiamo costruito, potessi farlo anch’io...
Mi alzo, sempre dandogli le spalle. Gli occhi stretti e le labbra ormai doloranti per tutti i morsi che mi sono inflitta. "Resterai così per sempre?" ha rotto il silenzio, la sua voce così calma e profonda ha provocato un terremoto dentro di me. Stringo forte le mani, i palmi vengono quasi lacerati dalle unghie laccate proprio di rosso sangue. "Dovresti rientrare, Gaia si starà chiedendo che fine hai fatto." ride, delle mie parole, della situazione, di me. Probabilmente ha percepito la nota di fastidio nel mio tono. Che sciocca, avrei dovuto stare zitta. "Stanno giocando al gioco degli shottini, sicuramente sono già ubriachi persi."
Mi giro e mi forzo a guardarlo negli occhi, siamo più vicini di quanto avrei voluto. "Dovresti rientrare." ripeto, senza dare troppo peso a quello che ha detto. Ora però è serio, e mi scruta come a voler farmi sputare tutta la verità, tutto ciò che sto cercando di seppellire dentro di me. Perchè non posa quei maledetti occhi sulla sua ragazza? Perchè non la smette di cercarmi, di parlarmi, di sfiorarmi? Si, perchè ora le sue dita sfiorano con una lentezza esasperante i miei capelli, sembra ipnotizzato dal suo stesso gesto; mentre il mio corpo ha sostituito i brividi di freddo con qualcos'altro, qualcosa di più intenso e devastante. "Perchè dovrei voler andar via di qui?" lo guardo quasi disperata, pregandolo, senza dire neanche una parola. Distolgo lo sguardo e lo punto sulla porta di casa, sembra così lontana, eppure non saranno neanche due passi, ma c'è lui... C'è lui davanti a me. Poggio una mano sul suo petto, continuando prepotentemente a guardare oltre la sua spalla. "Ti pego." sussurro piano. Quella che prima era una carezza da parte sua, ora si è trasformata in un contatto possessivo, intenso e pieno di sentimenti che non sono pronta a capire. "No." riesce a dire solo questo. Si sta avvicinando piano al mio viso, posso sentire il calore del suo respiro, il suo naso sfiorare il mio. È finita, non sono mai stata brava a domare le mie emozioni, soprattutto queste.  Mi perdo completamente in quelle pozze chiare, che mi cullano e mi fanno sentire giusta, anche se so benissimo che sto per sbagliare pesantemente.  La sua barba mi solletica il viso, i suoi capelli fini scivolano tra le mie dita. 'È finita.' ripeto a me stessa, prima di sentire le sua labbra toccare appena le mie. "Ma Denise ?" la voce proviene da dentro. La mia salvezza. Scosto con poca grazie il suo corpo dal mio e corro dentro, chiudendo la porta alle mie spalle. Per fortuna è tutto finito.
  
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