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Autore: SameLove981    18/12/2013    1 recensioni
Clarissa Fray è una diciassettenne molto ricca ma con un vuoto incolmabile nel suo animo. Il giorno del suo compleanno riceverá un pianoforte a coda, uno dei più costosi. I genitori la mandano in una scuola dove conoscerá Jace.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alec Lightwood, Clarissa, Jace Lightwood
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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."Clary, alzati!! Devi andare a scuola!"
Eh si, la solita frase mattutina. Sembra quasi un rituale, a cui mia madre, ovviamente, non vuole farne a meno. Oggi è il 19 Dicembre, tra un paio di giorni finirà la scuola e per un paio di settimane potrò dormire tranquilla, senza il timore dell'imminente arrivo di quella familiare frase.
Con mia madre non esistono i cosiddetti " altri cinque minuti", o " sono stanca, oggi non voglio andarci", quando Jocelyn Fray decide che è l'ora di alzarsi, bisogna scattare sull'attenti come un soldatino.
Stamattina è stata più dura alzarsi. Ieri sera avevo fatto le ore piccole. Ero andata a ballare al Pandemonium con le mie migliori amiche: Brenda e Carlotta.
I miei genitori non sanno nulla di tutto questo, semplicemente sono convinti che vada a dormire, come una ragazza diligente, alle 22:00, ma è proprio allora che Brenda si presenta con la sua decappotabile nuova di zecca sotto casa mia.
Così, esco dalla porta sul retro e silenziosamente salgo in macchina, dopo aver scavalcato un cancello alto due metri.
Non nego di essere una figlia di papà modello: vestiti firmati, i-phone 5 e una mercedes SLR 722 regalata da mio padre l'anno scorso, per il mio sedicesimo compleanno.Nonostante ciò, sono una ragazza semplice, modesta e non una di quelle ragazzine con la puzza sotto il naso.
Mia mamma è un'avvocato di successo, ha vinto più cause lei di tutti gli altri avvocati di New York, mio padre Valentine, invece, è un famosissimo chirurgo.
Io, sono Clarissa Fray, ma gli amici mi chiamano Clary.
Sono figlia unica e questo mi rende ancora più viziata, ma nonostante i miei genitori mi diano tutto, su certe cose sono intransigenti ed estremamente bigotti.
Sono due persone di classe e all'antica, vogliono che io diventi una signorina istruita e per bene ma sono comunque una diciassettenne... forse è proprio questo che non riescono a capire.
Quante sere passate a combattere con loro, contro la loro mente antiquata, quante sere passata a piangere, perché si, non sono felice e la causa di questa infelicità è in parte loro, in parte.
Non credo sia giusto scappare di casa per evitare le regole rigide dei miei genitori e di Mary, una signora quarantenne che mi insegna le buone maniere.
Così, anche questa mattina, mi alzo di mal'umore e con una forza immane riesco a trascinare i miei piedi fino in cucina, dove vedo mia madre correre avanti ed indietro , sperando di portare in tavola qualcosa di commestibile. Sembrava quasi che si fosse iniettata due fiale di adrenalina.
Solitamente la colazione, così come gli altri pasti giornalieri, li prepara Margaret. Oggi però, si sposa sua figlia , sarà fuori per tutta la giornata e mia madre dovrà rimpiazzarla.
"Buongiorno mamma". Mi siedo su una sedia e mi verso un bicchiere di succo di arancia mentre aspetto la colazione.
"Buongiorno tesoro. Dormito bene?". Mi domanda mentre frigge le uova con il bacon.
Pensai alla notte precedente e "Benissimo, direi.Tu, invece?"
"Malissimo. Margaret non ci sarà per tutto il giorno e dovrò cucinare anche il pranzo e la cena. Ecco a te uno splendido piatto di uova e bacon."
"Grazie"
Guardai il bacon bruciato e le uova un po' crude e spaccate nel piatto con una certa riluttanza,ma, per non offendere il suo orgoglio di casalinga, semmai ne avesse avuto uno, mangiai tutto.
Mentre finivo di mangiare, mia madre si sedette vicino a me e mi fissò per un tempo interminabile.
"Devi dirmi qualcosa, mamma? Per un secondo, pensai che avesse scoperto tutto. Conoscevo molto bene quello sguardo e non prevedeva mai nulla di buono.
"Io e tuo padre abbiamo pensato che dovresti fare qualcosa di diverso oltre quello che fai quotidianamente"
Mia mamma è sempre stata una persona assai imprevedibile e bizzarra, ma, quando si allea con mio padre, escono fuori le cose più assurde.
"Davvero? A che cosa avreste pensato?"
"Dovrai aspettare il giorno del tuo compleanno."
Già, tra quattro giorni è il mio compleanno. Ho sempre chiesto a mia madre di preparare qualcosa di semplice e tranquillo, invece, dal mio dodicesimo compleanno, i miei genitori organizzano una festa a casa nostra dove, tra gli invitati, vi sono quelle solite zie che vedi solo una volta all'anno e che ti mandano gli auguri di natale con una cartolina.
"Credo che sia inutile chiederti di organizzare qualcosa di diverso e meno formale?"
"Esatto. Quest'anno verrà anche Zia Lucilla.La conosci vero?"
"Sarebbe la figlia della zia di papà?"
"Si. Comunque, preparati per andare a scuola, altrimenti farai tardi"


Arrivata a scuola, vedo subito Brenda e Lottie( Carlotta) sedute su quella panchina, situata di fronte alla scuola, dove le conobbi tre anni fa.
Attraverso la strada e subito le raggiungo.
Mi siedo sulla panchina e "Buongiorno ragazze".
Bren mi diede un bacio sulla guancia e "Tua mamma non ha sentito nulla stanotte?"
"Non credo proprio. Credo sia talmente impegnata ad organizare la festa di compleanno che si è dimenticata tutto il resto del mondo"
Lottie, che fino a quel momento stava con il telefono in mano, alza gli occhi al cielo e con una voce disperata dice " Sul serio, Clary? Organizzate la stessa festa da 5 anni ormai. Come può agitarsi a tal punto?"
"La conosci benissimo. Vuole che tutto sia perfetto.Verrete voi"
Bren e Lottie risposero in coro "SI".
" I miei genitori vogliono che faccia qualcosa di diverso."
Lottie, guardandomi basita dice " Sono proprio loro a non voler che tu prova cose nuove. Ti tengono sempre chiusa in casa."
Bren prese subito le difese dei miei e "Dai Lottie non esagerare, in fondo i suoi genitori si preoccupano per lei e questo è assolutamente comprensibile"
" No Bren, ha assolutamente ragione. Capisco che sono preoccupati per me ma merito un po' di libertà. Mi sento intrappolata in una gabbia dorata e più i giorni passano più mi sento oppressa al suo interno. Da quando è morta Louise, hanno il timore che possa fare la sua stessa fine e cercano di tenermi al sicuro in casa. Io non riesco più a vivere in questo modo. Ho una vita e loro la stanno uccidendo." Le lacrime iniziarono  ad annebbiarmi la vista e sentii una morsa stringere forte il mio stomaco. Cercai di ricacciare indietro le lacrime, non volevo che loro mi vedessero così.
Nessuna delle due non disse nulla, perché in fondo, non c'era veramente nulla da dire. Quel silenzio insopportabile racchiudeva tutte le cose che si sarebbero dovute dire, ma nessuno disse nulla, non sarebbe stato necessario. Ci capimmo all'istante.
Suonata la campanella, ci avviammo verso la scuola, fissate su quel pensiero tenebroso.

  
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