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Autore: Red_head    18/12/2013    4 recensioni
Alla luce degli incredibili sviluppi che hanno contraddistinto questi ultimi anni, sembra quasi strano andare a cercare così lontano le Origini: esse sono da ricercare ancor prima della nostra era e di molte delle ere geologiche in cui le scienze naturali hanno diviso il procedere del nostro pianeta.
Ma da quando ho avuto il piacere di parlare con A.003 e G.011, molte cose mi sono più chiare. L'evoluzione opera in maniera spettacolare.
Nel lontano 2012 pensavamo ormai di conoscere ogni cosa del nostro mondo: pensavamo che l'incedibile potesse trovarsi lontano, in pianeti alieni ad anni luce da qui, o nelle profondità sconosciute degli oceani.
Ma l'uomo è diventato cieco per non avere paura di ciò che non comprende. Può quindi la vita sul nostro pianeta aver avuto un impulso così diversificato sl punto che l'U.A.M., l'Uomo Anatomicamente Moderno, non sia la prima e unica creatura di intelligenza superiore? Sappiamo solo che ad un certo momento, circa trentaseimila anni fa, il Neanderthal era il sapiens meglio acclimatato in Europa.
Poi arriviamo noi: diversi, completamente diversi. Forse, più diversi da quello che abbiamo sempre immaginato.
Genere: Azione, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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___

Praga era bellissima, esattamente come la ricordava.
Seduta sul comodo divanetto sagomato del suo bovindo casalingo, osservò il centro della Capitale europea che, agli ultimi giorni di novembre, era già stato arricchito dalle luminarie natalizie. Al nord si trattava di una faccenda seria: centinaia di casupole di legno avevano già invaso le vie della città, obbligando gli astanti a percorrere metri e metri di mercatini natalizi pigiati fra decine di estranei; decorazioni di ogni genere e tipo arricchivano le strade, le vetrine dei negozi, i balconi privati e vedere un Babbo Natale a grandezza naturale con tanto di slitta e sette renne di luci sistemati sul tetto dell'antica palazzina di fronte alla sua, la fece sentire a disagio. Si voltò osservando l'interno un po' spoglio del suo appartamento: erano otto anni che non ci metteva piede, per quasi tremila giorni la loro casa era rimasta disabitata, un ottimo covo per i ragni che si erano annidati copiosi fra le travi di legno del soffitto.
Sospirò pesantemente e si alzò; abbandonata la tazza nel lavello della piccola cucina di legno rialzata, ricavata in una splendida nicchia ad arco dei suoi ottanta metri quadri, corse fino alla piccola camera da letto e infilati un paio di jeans giallo canarino, una felpa sformata e un parka blu elettrico con un sacco di pelo sul profilo dell'ampio cappuccio, uscì di casa con una sola e semplice missione: comprare un albero di Natale e un sacco di decorazioni.
Quell'appartamento sarebbe tornato in vita, in un modo o nell'altro.



Affondò le suole dei suoi Ugg blu in una pozzanghera di neve sciolta e si schizzò inevitabilmente una gamba dei pantaloni col pantano.
___ « Merda!» Esclamò sbuffando, rassegnata. Prese un profondo respiro e si fece coraggio: armata di un enorme sacca di plastica con cordino in raso ritorto rosso che le permise di tenere gli acquisti a tracolla, si infilo in uno Starbucks colmo di gente e si fece largo fino alla cassa a suon di spallate e gomitate. Non era mai stata una bambolina delicata e docile, seppur il suo fisico slanciato e magrissimo potesse suggerire tutto il contrario.
___ « Buon giorno, mi dica.» Era il suo turno, finalmente.
___ « Salve. Vorrei un tea caldo al latte taglia L, un sandwich al tonno e …» Diede un'occhiata alla vetrina dei dolci lì accanto: gli occhi viola si calamitarono in meno di due secondi sull'ultimo pezzo di brownies al pistacchio rimasto. « Brownies al pistacchio!»
___ « Posso avere quello?» Una voce maschile, allegra e piacevole, sovrastò la propria piuttosto bassa e roca; si voltò per poter vedere il grazioso profilo di un ragazzino dai capelli neri, il naso dritto e rotondetto in punta e un sorriso da bimbetto stampato in volto che non chiedeva altro che un pezzo di dolce per poter essere felice.
___ « Mi dispiace signore, la signorina ha appena pagato quel brownies.» L'informo il commesso, preoccupato più della fila chilometrica di praghesi e turisti affamati piuttosto che della delusione dipinta in faccia al ragazzo.
___ « Ohu …»
___ « Non importa. Lo dia a lui: io prendo una ciambella.»
___ « Bene. Sono tredici e cinquanta, signorina.»
Appoggiò il proprio avatar-mobile vicino al lettore di credito che sbucava dalla cassa: il sistema automatico di riconoscimento con impronta digitale le permise di pagare in fretta, senza pin, senza intoppi, che ormai nel 2040 era raro vedere soldi contanti girare fra le mani della gente, la moneta poi era quasi del tutto scomparsa.
___ « Ecco.» Recuperò il proprio vassoio e nel voltarsi si scontrò col sorriso più sinceramente grato che avesse mai visto.
___ « Grazie, signorina!»
___ « N … non c'è problema. Arrivederci.» Abbassò lo sguardo sul proprio panino e si fece nuovamente largo fra la folla, picchiando lo scatolame delle decorazioni, nascosto nella sua sacca di plastica, contro praticamente chiunque e ricevendo in cambio parecchi insulti. Non diede peso a nessuno d'essi.
Si sistemò nell'ultimo tavolino rimasto, il più piccolo e vicino ai bagni, dove la calca di persone era sempre interminabile, ma lei non vi diede alcuna importanza: aprì il coperchio termico del bicchierone di tea e lo lasciò all'aria per un po', così da farlo raffreddare ed evitare un ustione alla lingua e al palato. Addentò il suo sandwich al tonno, ma il primo boccone le andò quasi di traverso dato che la sedia davanti a sé, fino a pochi secondi prima libera, ora era occupata da qualcuno.
___ « What the fuck!?» Si lasciò andare a un'imprecazione tipicamente americana, ma l'altro non vi badò: continuò a sorriderle, tenero e squisito, con gli occhi azzurri a palla puntati su di lei. Erano gli occhi più belli che avesse mai visto.
___ « Scusa, non c'è altro posto … ti dispiace?»
Sentì il proprio sopracciglio sinistro tremare in preda a uno spasmo; lo fissò a palpebre spalancate, tossendo per via di qualche briciola che ancora aveva di traverso e le venne spontaneo afferrare il bicchiere di tea caldo, berne un sorso e fare più danno che altro.
___ « AHIA!»
___ « Oh no! Ti sei bruciata?! Aspetta.» Sentì la sua mano fredda appoggiarsi sulla propria, che ancora circondava il bicchierone di carta e spalancò ancora di più gli occhi, basita.
___ « Ma che fai!?» Si rese perfettamente conto del proprio tono isterico, ma non poteva farne a meno.
___ « Shht …» Lui non smise mai di sorriderle e, improvvisamente, sentì un calore assai piacevole divampare dalle dita del ragazzo: abbassò gli occhi viola e vide il calore del tea assorbirsi dentro di lui.
Sentì la mascella slogarsi dallo stupore: lo guardò con un'espressione che doveva essere davvero tutta un programma dato che lui ridacchiò divertito.
___ « Bevi ora, è alla temperatura giusta.» Obbedì, non tanto per lenire il dolore alla lingua, quanto più perché non sapeva assolutamente che cosa dirgli. Ma, come al solito, le parole le uscirono come un fiume in piena, senza filtro.
___ « Ma sei scemo!? Non si fanno queste cose in pubblico!»
___ « … Perché?» Il suo sguardo innocente, acquoso, la colpì dritta al cuore.
___ « P – p – perché … no. Punto.» Le tremava la voce ed era rigida come un pezzo di legno.
___ « Oh.» Rispose lui, aggrottando appena le sopracciglia. « D'accordo! Se lo dici tu mi fido, dopo tutto mi hai lasciato l'ultimo brownies al pistacchio, quindi devi essere per forza una brava persona.»
Quel semplice sillogismo la lasciò letteralmente di stucco e lui dovette accorgersene perché la guardò con gli occhioni azzurri spalancati e sbatté le lunghe ciglia scure con aria perplessa e curiosa. Un cerbiatto, ecco cosa sembrava.
___ « Ho detto qualcosa di sbagliato?»
___ « Ma da dove vieni, tu?» Domandò sospirando; e sorrise.
___ « Oh, vengo dai dintorni di Brno. Conosci l'Accademia Novacék?»
Chiunque conosceva l'Accademia Novacék. Si trattava di un posto ispirato alla famosa scuola per mutanti dei fumetti X-Men e il fondatore, il giovane magnate Michail Novacék, non ne aveva mai fatto mistero: aveva fondato un luogo sicuro per i giovani metaumani che non avevano più un posto dove andare, spaventati dalle proprie potenzialità, cacciati dalla loro stessa famiglia. Lì dentro erano al sicuro e imparavano a controllare i loro poteri; l'Accademia esisteva da ormai dieci anni, Mister Novacék l'aveva costituita nel 2030, alla giovane età di ventidue anni. La Tollerance Security Keepers e l'Accademia Novacék collaboravano fruttuosamente da ormai un decennio, si occupavano degli Esper con dedizione e amore, riuscendo a farli sentire a casa forse per la prima volta nell'arco della loro giovane vita.
___ « Sì, conosco.» Annuì brevemente ed incrinò un sopracciglio. « E che cosa ci fai a Praga a piede libero?»
___ « Ho compiuto diciotto anni giusto l'altro ieri, quindi ho deciso di festeggiare facendo un giretto nella city!» Esclamò lui entusiasta. « Mi piace l'Accademia, ma sono anche un po' stanco di stare lì dentro. Sono dieci anni che ci vivo, ormai sono in grado di controllarmi per benino, adesso voglio farmi una vita qui.» Spiegò affondando i rebbi della sua forchetta nel brownies al pistacchio.
___ « E come conti di fare?» Domandò lei, ridacchiando.
___ « … Beh, ho qualche soldo da parte e per ora alloggio ai dormitori della Tollerance Security Keepers. Conosci anche quella?»
___ « Sì, sì, conosco.» Rispose affondando poi i denti nel suo sandwich.
___ « Conosci un sacco di cose! Come ti chiami?»
___ « Mhn …» Deglutì e si passò la lingua sui denti davanti, per evitare di rispondere con un pezzo di insalata incastrato fra gli incisivi. « Stella.»
___ « Io sono Dimitriy, è un piacere conoscerti Stella.» Allungò la mano sul tavolo e lei gliela strinse, sorridendogli.
___ « Quindi sei alla ricerca di un lavoro.»
___ « Sì! Conosci qualcuno che possa aiutarmi?»
Era tremendamente indecisa: Dimitriy sembrava un bravo ragazzo, del tutto innocente e in balia di un mondo che non conosceva, ma che voleva disperatamente vivere. Eppure era difficile per lei fidarsi ancora di qualcuno.
___ « Ho visto che stanno per aprire un negozietto, in centro, non molto lontano da qui.» Scrollò le spalle sorridendogli placida. « Credo si tratti di una Bakery, sai, a impronta americana: sulla vetrina c'è scritto che cercano personale, potresti mandare un curriculum digitale.»
___ « Ah! Ma certo!» Esclamò lui, sbarrando gli occhi. « Che bello!» Batté persino le mani, contentissimo, ma improvvisamente si bloccò. « E come si fa un curriculum?» Domandò improvvisamente spaventato.
___ « Oh my god … ma non ti hanno insegnato nulla in quella scuola?»
___ « Mi hanno insegnato a controllare i miei poteri e poi la matematica, geografia, storia, tutte le materie solite da scuola.»
___ « Non parlare di queste cose in pubblico.»
___ « Di matematica?»
___ « … Di poteri.» Sussurrò sbuffando appena.
___ « Ahn … sì, lo so. Michail me l'ha detto più di una volta, è che sono qui da così poco che mi viene ancora naturale fare e dire tutto quello che voglio. Scusa.»
___ « Non devi scusarti, io lo dico per te.»
___ « Grazie Stellina, sei gentile.» No, non poteva essere un cattivo ragazzo quello che le stava sorridendo ora: era gentile, dolce, dannatamente innocente.
___ « Quindi conosci Mister Novacék?» Domandò accigliandosi appena.
___ « Oh, sì. Michail mi ha più o meno adottato. Non legalmente, ma mi ha preso sotto la sua ala quando i miei genitori mi hanno abbandonato all'E.S.P.H. Conosci anche quella?»
Si sentì morire. Il respiro le si bloccò in gola e strinse forte le palpebre, cercando di scacciare la miriade di immagini che le impregnarono il cervello, come fosse un film horror che era stata costretta a guardare.
___ « Ehi, tutto bene Stellina?» Lui le sfiorò una mano e lei trasalì, sbarrando improvvisamente le palpebre.
___ « Sì!» Esclamò a tono sicuramente un po' troppo alto. « Sì, sì, sì. Scusa. Deve essermi andato di nuovo di traverso un pezzo di sandwich e …» Scosse il capo, sforzando un sorriso. « Quindi Mister Novacék ti ha salvato dalla E.S.P.House?» Domandò, sforzandosi di non tremare.
___ « Sì. Insomma, non ne conosco il motivo, ma dicono che quel posto non è bello come l'Accademia, anche se si trova proprio a Praga.»
___ « No, non lo è.»
___ « Ecco. La nostra è una scuola con alloggi, quello somiglia a un ospedale. Conoscono una ragazza che ci è stata qualche mese: mi ha raccontato che era tutto bianco, che facevano lezione, sì, ma solo di …» Si abbassò verso di lei, ponendo le mani accanto alla bocca così d'attutire le sue parole. « Poteri. Come se li studiassero! E' assurdo, no? Non siamo mica animali!»
Gli sorrise dolcemente, beandosi della veritiera innocenza delle parole addotte dall'Esper. Finì il proprio sandwich, quindi mise da parte il tovagliolo sporco di colate di maionese e afferrò la ciambella.
___ « La vuoi assaggiare?» Gli domandò ridacchiando appena nel vedere i suoi occhi luminosi sbarrarsi estasiati alla sola vista del dolce.
___ « E io ti do un pezzo di brownies, in fondo lo volevi tu!»
___ « Affare fatto.» Si smezzarono i dolci e lei si perse nell'osservare la vorace passione con cui Dimitriy si gustava quelle semplici pietanze. Lo guardò sorridendo e si accorse solo in quel momento che il vassoio del ragazzo ospitava solo dolci.
___ « Ma pranzi solo con quelli?»
___ « Sìì! Finalmente posso mangiare tutto quello che voglio, quindi mi sto dando un po' alla pazza gioia. All'Accademia c'era la mensa, ma comunque mangiavamo tutti le stesse cose, mica era il ristorante! Ehi, non mi sto lamentando, il cibo era buonissimo, però mi sto accorgendo che avere la libertà di poter scegliere è davvero unico.»
Furono quelle parole ad aprirle il cuore e quegli occhi azzurri pregni della più semplice purezza a convincerla a provarci.
Gli sorrise porgendogli la mano destra.
___ « Ce l'hai un avatar, Dimitriy?»
___ « Sì! Me l'hanno regalato i miei amici, per tenerci in contatto.» Lo guardò ravanare dentro una borsa sbrindellata ed estrarvi un avatar-mobile d'ultima generazione, forse l'ultimo modello uscito sul mercato. Lo afferrò, incrinando un sopracciglio: amici? Dovevano essere molto ricchi e molto a forma di Michail Novacék probabilmente.
___ « Allora ti segno nel calendario il giorno e l'ora per il colloquio, okey?»
___ « Ma ti ricordi a memoria il manifesto!? Wow! Sei grande Stellina!» Gli sorrise tranquilla, segnandogli anche il proprio numero di telefono.
___ « Ecco, ti ho aggiunto anche il mio contatto … se hai bisogno di qualcosa, scrivimi, okey? Anche solo per fare un giretto: anche io sono appena tornata in città, mi farebbe piacere rivederti.»
___ « Sul serio?» Domandò stupito e felice e il suo volto illuminato da un gran sorriso le riempì il cuore di gioia.
___ « Sì, sul serio. Ora vado però, ho comprato un sacco di cose per addobbare la mia casa e quindi devo sistemarle!»
___ « Oh, sì, certo.» Il suo sorriso si affievolì appena mentre si alzò indossando nuovamente il parka blu elettrico e la sacca degli acquisti a tracolla.
___ « E' stato un piacere conoscerti Dimitriy! E mi raccomando …»
___ « Sì, sì. Tranquilla! Ho capito tutto. E il piacere è stato mio Stellina, sei proprio carina e hai degli occhi stupendi.»
___ « Grazie …» Gli sorrise prima di dargli le spalle e inoltrarsi nelle vie del centro di Praga. Pur non essendo un giorno feriale c'era un casino inenarrabile in giro e dovette nuovamente picchiarsi con perfetti estranei per potersi guadagnare uno spazio tranquillo nel quale poter camminare, o semplicemente respirare. Sbuffò nel sentire il proprio avatar vibrare, lo afferrò frettolosa e sbarrò le palpebre leggendo il contenuto del messaggio:
___Ma l'albero non si fa in compagnia di solito?
Si bloccò e si voltò di scatto, trovandosi a guardare quei due immensi occhi azzurri a guardarla, sorridenti. Rimase interdetta per qualche istante prima di abbassare lo sguardo sullo schermo del dispositivo sul quale digitò una semplice risposta:
___ Sì.










I'm back XD
Avviso per la gentile utenza: questa storia non sarà aggiornata velocemente come “Azzurro”, in primis perché siamo alle porte di Natale e avrò altro da fare, in secundis perché si tratta di qualcosa di molto più complicato e meno “spontaneo” delle dolci vicende di Olivier e Dean.
Questa storia in un certo senso è già stata scritta, è nella mia testa, devo solo metterla giù e voglio farlo al meglio, quindi mi prenderò tutto il tempo necessario ;)
Detto ciò … come sempre i primi capitoli saranno di presentazione dei personaggi e non credete che Stella e Dimitriy si siano conosciuti “troppo in fretta”, c'è un motivo: questi due sono indissolubilmente legati dal destino, non poteva che essere così. U.U banane a tutti!



  
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