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Autore: haphazard    18/12/2013    12 recensioni
La giovane Isabella Swan viene costretta dal freddo Edward Cullen a sposarsi per poter così pagare i debiti del padre. Edward, però, ha un piano nella sua mente: ridurre ancor di più sul lastrico Charlie Swan, chiudendo i conti bancari di colei che è ormai sua moglie, e impedendole di vedere il padre trasferendosi a New York. Solo che non conosce sua moglie, la quale è disposta a tutto per ottenere ciò che vuole. E Isabella vuole conquistare Edward, il suo cinico marito.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Vi chiedo mille volte scusa per questo ritardo di un mese, purtroppo ho avuto problemi con il pc e non ho potuto scrivere. Nemmeno si è trattato di mancanza di ispirazione, sono stati solo problemi tecnici.

Giuro che quasi mi vergogno a pubblicare questo capitolo per due motivi: probabilmente nessuno ci sarà più; è una vergogna farvi aspettare tanto per quelli che sono gli ultimi due capitoli.

Ma vi avevo comunque promesso, sin dagli inizi, che non avrei abbandonato la storia, non importava quanto fosse lungo il periodo in cui non pubblicavo nulla. E io mantengo le mie promesse :)

Questo tra l’altro è proprio l’ultimo capitolo. Vi pubblicherò un epilogo con salto temporale, per farvi sapere come sono trascorse le cose, e dopo questo metterò fine a questa storia. Sono davvero fiera di essa, c’ho messo tutta me stessa, l’impegno che potevo, sfidandomi persino quando pensavo d’aver raggiunto il limite.

Non sarà la storia più bella, quella meglio scritta, quella con il significato più profondo: ma io sono soddisfatta così (:

Buona lettura a tutti, sperando che ci siate ancora :3 – tra l’altro, proprio ora vado a rispondere alle recensioni dello scorso capitolo, l’avrei fatto prima ma non volevo rimandare oltre l’aggiornamento!!

 

 

Capitolo 16

 

Quando esco dal bagno trovo mia sorella ad attendermi con aria seria.

“È incinta, vero?”

Annuisco brevemente senza guardarla negli occhi. Lei non aggiunge altro. Mi dirigo verso il salotto e so che lei mi segue. Entrando, noto tutti i loro sguardi su di me e riesco a leggervi dentro la stessa preoccupazione che mi aveva invaso solo pochi istanti prima.

“Bella sta bene, ma è parecchio stanca. Vi offendete se vi chiedo di rimandare a un’altra serata questa cena?”

“Certo che no” risponde subito Esme, e vedo Alice annuire al suo fianco.

“Facci sapere come si sente, va bene?” chiede Carlisle, alzandosi dalla sedia su cui era seduto fino a qualche istante prima.

“Sì, per favore. Jasper, vai via anche tu, vero?” domanda Rosalie.

“Sì, certo” sussurra, lanciandomi un’occhiata. “Magari vado a salutare mia sorella, però.”

Annuisco, e Jasper mi supera per andare da lei. Non so se vuole per davvero solo salutarla né cosa gli dirà lei.

Mentre gli altri si stanno preparando, Emmett mi si avvicina.

“Tutto bene?” Mi scruta con attenzione.

“È incinta” gli rivelo senza tanti preamboli in un sussurro diretto solo a lui.

Emmett strabuzza gli occhi. “Incinta? Ehm… Wow! Voglio dire, non siete neanche sposati da un anno e già aspettate il primo figlio. E meno male che fino a qualche tempo fa la odiavi, non voglio sapere a che stato stareste se ti fosse piaciuta fin dall’inizio!”

“Emmett!” esclama Victoria aggiungendosi alla conversazione. “Smettila.”

Emmett è parecchio imbarazzato e non sa cosa dire. “Scusami, sai cosa intendevo dire…”

Lo interrompo. “Certo. Non preoccuparti” gli dico sbrigativamente.

Victoria mi da’ una leggera pacca sulla spalla. “Noi andiamo, okay? Se hai bisogno sai dove trovarmi.”

Annuisco ringraziandola. Le sono davvero grato per l’appoggio, è solo che in questo momento mi sembra strano persino respirare.

La vedo dirigersi verso il marito che tiene in braccio mio nipote, mentre Alice, al suo fianco, tiene per mano Claire. Victoria e la sua famiglia se ne vanno insieme dopo avermi salutato, mentre Carlisle e Esme li seguono dopo poco.

Rosalie mi si avvicina mentre indossa il giubbino. “Dille di chiamarmi, per favore…”

“Tu lo sapevi?” le chiedo invece.

Ovvio che doveva già saperlo. Mia moglie si confida più con lei che con me.

“Cosa?” Aggrotta le sopracciglia, ma è chiaro che lo sa.

“Bella è incinta” asserisce Emmett.

Rosalie mi fissa. “Oh. Te l’ha detto?”

“No, ho semplicemente fatto due più due. L’improvvisa stanchezza, il mal di schiena, il senso di nausea, mia moglie che vomita dopo aver sentito l’amore del caffè… Non sono un idiota, era chiaro che sarei arrivato a capirlo dopo aver passato settimane con Bella in questo stato! Cristo, persino mia sorella l’ha capito.”

“Lei voleva dirtelo, ma aveva paura…”

“Paura di cosa?” sbotto. “Maledizione, quando capirà che può fidarsi di me?”

“La fiducia non si conquista da un giorno all’altro, che poi non è nemmeno questione di fiducia. Lei aveva timore di dirtelo, sì, ma oltre a questo è spaventata lei stessa per cose che tu forse nemmeno capisci. Ha solo diciannove anni, siete così giovani, lei è giovane! Ha paura di fallire come moglie, come madre, come donna. Ha paura persino della sua stessa ombra, arrivata a questo punto. Perché non lo capisci?”

“Come posso capire una cosa del genere se non parla con me?”

“E allora chiediglielo” si intromette Alice. “Fino a qualche mese fa nemmeno tu sapevi che potevi parlare onestamente con lei. Cosa ti fa pensare che per lei sia più facile arrivare a capirlo?”

Sospiro. Mi strofino gli occhi con entrambe le mani. “Va bene. Parlerò con lei…”

“Bene” annuisce mio fratello con un sorriso, prima di voltarsi verso Rosalie. “Bambola, ti accompagno?”

Rosalie inarca il sopracciglia e lo fissa incredula. “Sparati” risponde semplicemente, prima di voltarsi e andare via.

Mio fratello mi sorride con espressione furba. “È pazza di me” mormora malizioso prima di correrle dietro.

“Ehi!” urla Alice “E io con chi me ne vado?”

“Ti accompagno io, non preoccuparti.”

“No, l’accompagno io. Tu va a parlare con mia sorella” ordina Jasper. “Andiamo” continua in direzione di Alice.

Non gli rispondo male, bensì faccio come dice visto che una volta tanto ha ragione.

Immagino che mio cognato abbia portato mia moglie in camera, per cui mi dirigo senza attendere oltre verso la stanza.

Bella’s pov

Lo sento entrare nella stanza con calma. Non mi urla contro, non sbatte la porta, non si muove fendendo l’aria.

Quando mi volto verso di lui, lo osservo mentre sta per sedersi sul bordo del letto.

“Come ti senti?” chiede con tono indecifrabile.

“Come hai fatto a scoprirlo?” preferisco invece chiedergli.

“Ultimamente eri strana. Stanca, mal di testa, sonno, nausea... Ti è bastato sentire l’odore del caffè per vomitare. E ricordo che… uhm, non abbiamo saltato nemmeno una settimana in questi ultimi mesi. Così ho capito.”

Annuisco osservandolo attentamente. Non sembra arrabbiato. “È stato un errore...”

“È tutto okay. So che non l’hai fatto apposta.”

Mi avvicino a lui titubante. “E ora che si fa?”

“Bella” inizia con tono serio. “Avevamo deciso di provare a darci una seconda opportunità. Di dimenticare tutto e andare avanti, solo noi due. Di continuare con il nostro matrimonio. Forse è un po’ troppo presto per un bambino, ma prima o poi, se continuare il matrimonio era davvero ciò che volevamo, il suo arrivo sarebbe stato inevitabile... no?”

Continuo ad osservarlo incapace di capire dove vuole arrivare.

“Voglio questo bambino” annuncia infine. “E non credo di capire perché tu non lo voglia. Se è per l’età…”

“No!” esclamo, incredula. “Voglio anche io questo bambino, ovvio che lo voglio.”

“E allora qual è il problema?” continua non capendo seriamente.

“Edward, io…” Mi interrompo con un sospiro e mi alzo con il bisogno di camminare, di fare qualcosa.

“Rosalie mi ha detto che hai paura. È di questo che si tratta?”

Preferisco non rispondere a questa domanda e Edward, capendolo, mi raggiunge e mi prende fra le sue braccia.

“Vieni qui” sussurra.

Poso la testa sul suo petto e mi lascio avvolgere dal suo profumo, da lui.

“Va tutto bene, Isabella, va tutto bene” continua a sussurrare con voce calda e bassa.

Sento i miei occhi inumidirsi e mi mordo il labbro inferiore imponendomi di non piangere.

“E va tutto bene perché sei perfetta. Sei una donna perfetta, e una moglie perfetta, e sarai una madre ancora più perfetta. Tra tutto ciò che potresti mai temere, questa è l’ultima cosa al mondo.”

Ma io scuoto la testa con forza. “No, non è vero…” La voce mi trema e lui se ne accorgerà sicuro, e per risposta mi sento peggio. “Non so niente di niente, sento che fallirò in tutto e ho solo bisogno…”

Non posso andare oltre. E preferisco che mi senta piangere piuttosto che sentire la verità.

Ho bisogno di mia madre. Ho bisogno di averla accanto, di poter condividere la notizia non solo con mio marito ma anche con lei, di farmi raccontare quello che sentiva lei e come ha affrontato tutto.

A quanto pare, però, non è possibile.

Edward’s pov

Dopo che Bella si era calmata, avevo deciso di portarla a cena fuori. Avevo capito il punto di vista di mia moglie ed era normale che fosse preoccupata, ma non ne aveva realmente motivo.

Era una brava moglie e sarebbe stata una brava madre. Lo so io, lo immagina persino la mia famiglia. Bella è l’unica che non se ne rende conto.

In seguito le cose sono andate un po’ meglio. Bella aveva ancora l’irrazionale paura di non essere una buona madre, ma era davvero felice per questo bambino. Lo capivo nel modo in cui si accarezzava distrattamente lo stomaco e lo vedevo quando mi parlava dei malesseri che la gravidanza le portava mentre tuttavia sorrideva.

E con il passare del tempo, non riuscivo a capire il motivo per cui era ancora spaventata.

“Come puoi non capirlo? Non ha nemmeno vent’anni e aspetta già il primo figlio. Moglie e madre nel giro di un anno, c’è da impazzire!” esclama Victoria un giorno che vado a farle visita.

“Sì, ma se lei è felice del bambino, perché rovinarsi il momento?”

Davvero non aveva senso. Non per me.

Victoria sospira e mi guarda come spazientita. “Vuoi sapere cosa credo io? Vuoi la verità? Bene: Bella è spaventata perché è sola.”

Idiozie. “Bella non è sola. Ho cercato persino di ridurre le mie ore di lavoro per starle vicino e…”

“No, non capisci. Puoi starle accanto anche ventiquattro ore su ventiquattro, questo non le impedirà di sentire la mancanza dell’unica persona che in questo momento potrebbe esserle veramente d’aiuto. Sua madre.”

Fisso mia sorella senza dire una parola, soppesando le sue parole.

Sua madre. Bella sente la sua mancanza, ed è chiaro. Ma davvero fino a questo punto?

“Edward, ascoltami e non prenderla a male per quello che ti sto dicendo. Bella è una ragazza che è stata costretta a sposarsi e che è stata allontanata, da un momento all’altro, dalla famiglia che ha sempre amato. Poi ha vissuto in pieno tormento perché il marito cercava vendetta sui genitori servendosi di lei, distruggendola mentalmente e costringendola persino a scappare. Infine, è rimasta incinta a nemmeno vent’anni, in una città non sua con persone che sono degli estranei per lei. E in questo momento delicato è ovvio che voglia sua madre. Non sa cosa aspettarsi dalla gravidanza, come affrontarla, e io e Esme potremmo anche aiutarla ma non sarà la stessa cosa. Credimi.”

Lei lo sapeva bene. Anche lei non ha avuto sua madre durante le gravidanze.

Abbasso lo sguardo puntandolo su un punto qualsiasi del pavimento. “Ho abbandonato la vendetta. Non potevo andare avanti, non quando si tratta del padre di Bella.”

“E di ferirla” aggiunge piano Victoria.

Non do’ segno d’averla sentita, ma nemmeno obbietto.

“Edward, penso che se davvero non vuoi più vendicarti, allora forse è giunto il momento di lasciarsi il passato alle spalle e accettare la famiglia di tua moglie.”

Di scatto la fisso. “Mai. Ho fatto una promessa sulla tomba di mamma. L’avrei vendicata e già non sto mantenendo questa, ma almeno non arriverò a fare amicizia con loro.”

“Tu ce l’hai solo col padre, perché impedire a mamma e figlia di rivedersi? Cristo, Bella deve amarti davvero molto per non incontrarsi con sua madre nemmeno di nascosto!” esclama arrabbiandosi.

“Lei non mi ama” affermo guardandola come se vedessi un mostro. “Come potrebbe amarmi? L’hai appena detto: gliene ho fatte passare davvero troppe.”

“Be’, allora non conosci le donne” risponde sbrigativamente, incrociando le braccia al petto.

Sospiro passandomi una mano fra i capelli. “Devo andare.”

Chiudo sbrigativamente la conversazione e me ne vado senza nemmeno salutarla. Capirà. In questo momento sono davvero confuso. Devo farle incontrare sua madre? O devo evitare come ho fatto fin’ora?

Victoria ha ragione, mia moglie ha bisogno di sua madre. Però anche io avevo bisogno di mia madre, eppure non era qui.

Perché mia madre era morta.

Con un brusco movimento, spengo il motore e scendo, entrando in casa. La luce del soggiorno è accesa segno che Bella è lì. Quando entro, noto però Jasper e mia moglie insieme: lui è seduto sul divano, lei ha la testa posata sul bracciolo e i piedi sulle gambe di lui, addormentata.

“Sta bene?” sussurro palesando la mia presenza.

Jasper scrolla le spalle. “Non lo so” risponde con voce triste.

Poso le chiavi e tolgo la giacca, andando in camera a prenderle una coperta. Quando ritorno per coprire mia moglie, Jasper si giustifica: “Non sapevo dove fosse e non mi sembrava giusto curiosare.”

Annuisco sbrigativamente, osservando attentamente il viso pallido di mia moglie. Le tolgo un ciuffo di capelli davanti al volto e, nel farlo, mi accorgo che ha una guancia bagnata. La sfioro di nuovo, poi mi rivolgo a mio cognato. “Ha pianto?”

Jasper sembra riluttante a rispondermi. “Un po’” mormora infine. “Ma non mi ha detto il motivo. Poi si è addormentata.”

Ritorno con lo sguardo su mia moglie. Le parole di mia sorella sembrano assumere un nuovo significato in me.

Aveva paura di essere una pessima moglie quando è chiaro che io sono un pessimo marito. Mi è stata vicina quando qualsiasi altra donna se ne sarebbe andata spillandomi soldi. Mi ha accettato nonostante tutto, nonostante i miei difetti, preferendo lasciare la sua famiglia e scegliendo di stare insieme a me.

Forse Victoria ha ragione, forse davvero mi ama.

E così anche io.

Non avrei mandato la mia vendetta all’aria per niente e nessuno al mondo. Non mio fratello, non mio padre, nemmeno mia sorella. Ma per lei sì. Per lei tutto. Per lei davvero tutto.

Le do’ un’altra veloce carezza e mi allontano sedendomi sul tavolino di fronte al divano. “Ho bisogno del tuo aiuto.”

La mano di Jasper che accarezzava il polpaccio di mia moglie si ferma e mi scruta confuso. “Hai bisogno del mio aiuto” conferma scettico.

So che è assurdo ed è ancora più assurdo quello che sto per dire. Non so nemmeno come iniziare. “Bella ha bisogno di sua madre.”

Jasper guarda immediatamente sua sorella. “Allora è questo?”

“Sì. Penso si senta sola e abbia bisogno solo di sua madre, non saprei. Non me ne parla. Me l’ha fatto capire mia sorella.”

“Saggia Victoria” borbotta lanciandomi un’occhiataccia.

“Ad ogni modo” riprendo spazientito. “Ho bisogno del tuo aiuto perché voglio vedermi con i tuoi genitori.”

Jasper sussulta. “Cosa?”

“Non mi piace tuo padre. E non mi piace nemmeno tua madre. Una telefonata avrebbe potuto farla per sapere come diamine stava sua figlia.”

Jasper prende le sue difese. “Lo so. E anche lei. Ma non poteva. E non perché mio padre glielo vietava, quando eravate in luna di miele provavano ogni giorno ma Bella non rispondeva mai. Solo dopo siamo venuti a sapere che tu avevi fatto cambio di scheda e…”

“Sì, lo so. Ma poi Bella ha ripreso i contatti con te e potevi benissimo dare il suo nuovo numero a tua madre.”

Jasper sospira. “Una volta Bella mi ha detto che non chiamava i suoi genitori perché sentire la loro voce le avrebbe fatto più male e non avrebbe più resistito. Per mia madre le cose sono le stesse: sono io a dirle che Bella sta bene, io a dirle che Bella è felice. Non potrebbe sentirla, se solo la sentisse prenderebbe il primo aereo per New York facendo chissà cosa.”

Quando ho ideato la mia vendetta sapevo che ne avrebbe risentito l’intera famiglia di Charlie. Ciò che mi ostinavo a non capire fosse quanto.

“Pagherò io il biglietto a tua madre.”

“E a mio padre?” si informa lui. “Edward, devi renderti conto che devi gettarti il passato alle spalle…”

“No. Pagherò il biglietto a lui perché a mia moglie mancano i suoi genitori e ha bisogno di sua madre. Ma per il resto, non voglio avere niente a che fare con lui.”

“E allora l’incontro?”

“Ho bisogno di mettere in chiaro delle cose e Bella non deve sapere niente di tutto questo: se le cose dovessero andare male non voglio che soffra di più.”

Le lancio un’occhiata: sta ancora dormendo profondamente.

Jasper annuisce sospirando. “Va bene. Ti faccio sapere.” Si alza spostando dolcemente i piedi di mia moglie per non farla svegliare. “Chiamerò stasera, okay?”

Annuisco, e prendo il suo posto quando si sposta per prendere la giacca. Quando rimango solo, mi dico che ho fatto la scelta giusta. Se non per me, per mia moglie, e tanto basta a non farmene pentire.

///

“Non sono sicuro che sia una buona decisione” mi dice serio Emmett quando dalla finestra del soggiorno di casa mia vediamo una macchina fermarsi.

Jasper mi aveva mandato un messaggio avvisandomi che erano arrivati. Ed eccoli qui.

“Devo farlo” rispondo a mio fratello, prima di dirigermi verso la porta e aprirla. Non li aspetto: me ne ritorno a sedermi sul divano.

E quando entrano, le mani mi prudono per la voglia di pestare a sangue quel figlio di puttana. Ma devo resistere, per mia moglie. Victoria, a conoscenza dell’incontro, le aveva procurato un’altra cliente e sarebbero ritornate entro un’ora. Un’ora era un lasso di tempo più che sufficiente.

“Mia figlia è qui?” esordisce la madre di Bella in un sussurro.

Charlie è pallido ma non mi guarda, mentre io riesco a vedere solo lui.

“No, signora, sua figlia è con mia sorella Victoria” le risponde gentilmente mio fratello.

“Perché siamo qui?” chiede Charlie, senza rabbia nella voce.

Non rispondo. Ho talmente così tante cose da dirgli che inizierei sicuramente da quella sbagliata. Vedendo che non rispondo, Jasper prende la parola.

“Siete qui perché…”

“Bella è incinta” esordisco alla fine. Dritto al sodo, evitando stronzate varie.

Renée si siede incapace di articolare mezza parola, Charlie impallidisce ancora di più. Nessuno dei due sa cosa dire, perché non sa cosa ne penso io al riguardo.

Quando vedo che Charlie sta finalmente per dire qualcosa, mi rivolgo a sua moglie. “Sua figlia ha bisogno di lei, signora. È l’unico motivo per cui siete qui” aggiungo osservando gelido il marito, rispondendo così alla sua domanda.

Charlie si siede vicino a Renée, mentre una miriade di sentimenti passano sul suo volto.

Il silenzio nella stanza viene bruscamente interrotto da un singhiozzo, e i miei occhi si posano verso la figura da cui proviene.

“Mi odia? È per questo che non è qui?” chiede disperata Renée.

“Mamma, ovviamente Bella non…”

“Glielo ripeto, signora: sua figlia ha bisogno di lei. Non potrebbe mai odiarla, se l’odiasse non l’avrei fatta di certo venire qui.” Nonostante le mie parole, ho un tono gentile. Questo perché non ce l’ho affatto con lei, solo col marito.

Alle mie parole, lei non sa come reagire, cosa rispondere. Allora la vedo annuire quasi con timore.

“Ho bisogno di parlarti.”

Persino il pianto di Renée si interrompe a quelle parole del marito, perché certamente nessuno se le aspettava. Perché parlarmi? Non abbiamo nulla da dirci.

“Non ho niente da dirti” mormoro.

“Io sì. Ho bisogno di parlarti” ripete, e vedo che sembra ostinato a farlo.

Lo scruto intensamente, cercando di capire se è sincero o meno. Quando mi alzo, Emmett fa un passo verso di me. “Edward?”

“Non voglio certo iniziare un litigio” aggiunge Charlie con tono più leggero. “Voglio solo parlare. Possiamo stare cinque minuti da soli senza arrivare ad alzarci le mani, giusto?” mi chiede sperando in un sì.

Possiamo?, mi chiedo scettico. Io lo farei già ora che siamo in tanti. Mi sento nervoso e lo voglio già fuori da casa mia.

Ma lui continua. “Per Bella. Ce la fai per Bella, no?”

Lo sto ancora fissando. Lui ha ragione, almeno in questo. Posso farlo almeno per questa volta, posso farlo per Bella.

“Fammi strada.”

Lo supero senza degnarlo di una risposta, senza aspettare che mi segua. Lo porto nel mio studio e aspetto che entri per chiudere la porta. E poi aspetto che inizi.

“Non ti biasimo per odiarmi. Certe volte mi odio anche io. Non mi aspettavo che avessi raccontato tutto a Bella e non so se ora anche lei odia me e…”

“Lei non ti odia” ribatto gelido, fissando fuori la finestra. “Non volevo dire la verità a tua figlia, è stata lei che mi ha indotto a farlo. Ma non ti odia. Questa è una questione tra me e te.”

Lo sento sospirare. “Edward, io non so quello che sai…”

“So abbastanza” lo interrompo voltandomi con rabbia verso di lui. “Mia madre ha tradito mio padre con te. Poi tu l’hai tradita con tua moglie. Mia madre è caduta in depressione a causa tua e quando vi rimettete insieme muore dopo il vostro ennesimo schifoso incontro.”

“Ci rimettiamo insieme?” esclama sconvolto. “La nostra storia è finita quando ho incontrato mia moglie, Edward!”

“Non mentirmi! L’ho seguita una volta e vi ho visti insieme. Usciva sempre alla stessa ora, di uno stesso giorno a settimana…”

“Va bene, okay. Lo ammetto: avevamo ripreso i contatti. Ma non per ciò che pensi tu. Tua madre mi aveva contattato prima in lacrime, dicendomi che era scappata e andata nemmeno ricordo dove… Era sconvolta e io…”

“Lei ti ha chiamato?” sussurro incredulo.

Charlie sembra confuso dalla mia interruzione. “Sì… Ma non ci sentivamo da anni, la nostra relazione era ormai finita. So di avere sbagliato, ma non è stato uno sbaglio intenzionale. Amavo davvero tua madre, ma l’amore che ho poi provato per Renée superava tutto. Ho dovuto lasciarla, non potevo continuare a fingere di amarla quando non era vero!”

“Se amavi tua moglie perché hai poi ripreso i contatti con mia madre?” gli chiedo con rabbia, non credendogli.

“Perché tua madre mi aveva detto che aveva bisogno d’aiuto. Non potevo abbandonarla, non quando in ogni singolo istante della mia vita mi sentivo in colpa per come l’avevo trattata. Così accettai di vederla non appena sarebbe tornata. È stato tutto molto innocente, non poteva essere altrimenti.”

“Quindi… mi stai dicendo che mia madre aveva ripreso a vivere solo perché eri diventato il suo nuovo migliore amico? Non perché avessi ripreso la relazione con lei?” gli chiedo sarcastico, sedendomi sul divano e posando i gomiti sulle ginocchia.

“Questo non lo so. Non vivevo con lei, non so come si comportava con voi. Posso però dirti che se davvero tua madre mi amava davvero… allora sì. Perché avere accanto la persona che ami anche senza per forza doverci finire a letto ti rende comunque felice” obbietta serio.

Al mio silenzio, sospira ancora. “Edward, non pretendo che tu mi perdoni o che comprenda le mie ragioni. Io so di avere sbagliato, e il senso di colpa mi accompagnerà per il resto della mia vita. Ma non sono la persona cattiva che tu pensi io sia” ribatte con forza.

“Io ti ho chiamato” sussurro senza fissarlo. “Anche se sono arrivato ad avercela con mia madre per il suo abbandono, io ho cercato di vedere del positivo in tutto questo, perché mia madre era la persona più infelice sulla terra e almeno la rendevi felice quando stava con te. Ma quando ti ho chiamato per il suo funerale non ne hai voluto sapere nulla.”

“Averti trattato in quella maniera, quando eri ancora così distrutto per la morte di tua madre, è forse ciò che rimpiango di più. Eri solo un ragazzino che aveva appena perso la madre, e io sono stato un vero verme. Non posso essere perdonato per questo, e nemmeno voglio perché non me lo merito. Ma anche io stavo male e non volevo crederci. Benché avessi smesso di amare tua madre, lei comunque era comunque la donna che avevo amato in passato e avevo dei ricordi felici di noi due insieme. Perderla non è stato facile nemmeno per me. So che ti sembrerà impossibile, ma è così. L’unica cosa che posso dirti è che non lo pensavo davvero. E che sebbene tu non mi abbia visto, io ero comunque al funerale.”

“Non ti credo” mormoro immediatamente.

“Non mi aspetto che tu mi creda. Volevo solo dirtelo” risponde come se già avesse immaginato la mia risposta.

Perché mi sembra così sincero? Perché tutto ciò che mi ha appena detto sembra avere un senso?

Charlie fa un passo avanti per avvicinarsi a me. “So che improvvisamente non nutrirai una simpatia nei miei confronti. So che mi odierai per il resto della mia vita. Okay, me lo merito. Ma ti prego: non allontanarmi da mia figlia. Sono stati mesi difficili, dove l’unica cosa che ci permetteva di andare avanti era sapere grazie a Jasper che Bella stava bene. Non penso di poter tornare a starle lontano, soprattutto adesso.”

Lui ha ragione: non arriverò mai a cambiare opinione su di lui. Mai. Penso ancora che sia un maledetto bastardo figlio di puttana ed è una cosa che non cambierà. Ma Charlie è anche il padre di mia moglie, e se c’è una cosa che Bella mi ha fatto capire su di me è che non sono la cattiva persona che pensavo di essere: non posso separarli. Io non sono come Charlie.

Perciò, seppur con riluttanza annuisco, osservando un’espressione di puro sollievo comparire sul suo volto, mentre è costretto ad aggrapparsi alla scrivania per non cadere. Mi sento improvvisamente a disagio vedendolo così… profondamente sollevato, come se fosse davvero grato. Una persona con dei sentimenti.

Non riuscendo a fare di più per fargli capire che sono sincero ed essendo arrivato al limite, mi alzo per ritornare in soggiorno. Jasper e sua madre sono seduti a parlare con mio fratello, in viso espressioni serie e preoccupate allo stesso momento.

Per far capire che è tutto risolto – più o meno – Charlie esordisce: “Tra quanto dovrebbe arrivare Bella?” chiede sedendosi vicino alla moglie.

Io rimango in piedi al fianco di Emmett, che risponde: “Victoria dovrebbe portarla a casa tra mezz’ora…”

Improvvisamente, sentiamo la porta aprirsi e la voce agitata di mia sorella. “Avremmo dovuto chiamare, Edward non sarà contento…”

Ma Bella non può rispondere a quell’osservazione, perché è appena entrata ed ha occhi solo per sua madre. Dalla sua espressione, non sembra credere che sia davvero davanti a lei. “Mamma…” sussurra, mentre vedo i suoi occhi riempirsi di lacrime represse.

Renée senza attendere oltre si getta fra le braccia della figlia, riempiendo il silenzio della stanza con i suoi singhiozzi; Bella, al contrario, è così sconvolta che impiega qualche secondo per abbracciare piano sua madre, come se a stringere troppo forte si corresse il pericolo che scompaia.

Anche Charlie si avvicina alle due e quello è troppo per me. Mi allontano di un passo, posando lo sguardo su mia sorella che mi è vicina. Lei sorride. “Hai fatto la cosa giusta” mormora dolcemente, stringendomi un braccio.

“È così commovente, giuro” esclama Emmett, avvicinandosi anche lui a noi.

Riesce a strappare un sorriso a me e un insulto nella sua direzione a Victoria. I miei occhi si posano su Jasper che sta venendo verso di me.

“Ti ringrazio” sussurra come se gli costasse.

Lo capisco benissimo. Anche a me costa molto tutto questo. Così annuisco, sapendo che questo è il nostro massimo. Per il limite che invece riguarda me e Charlie, è molto meno di quello col figlio.

Sapendo che hanno passato quasi un anno senza vedersi, ma non potendo sopportare oltre, trovo una soluzione: “Penso che Bella sarà molto felice di stare un po’ da sola con voi. Jasper potrebbe portarvi a casa sua, appena poi lei vorrà passo io a prendere mia moglie” mormoro interrompendo le lacrime, i sorrisi, e i discorsi fra i tre seduti ormai sul divano con la ragazza al centro.

Tre paia d’occhi si posano su di me, ma io fisso solo quelli di Charlie, sperando che capisca.

“Certo” afferma fortunatamente, ricambiando la mia occhiata con gratitudine. Sa che è il mio massimo. “Noi rimarremo qui per tre giorni. Al momento, purtroppo non posso prendere una pausa dal lavoro, ma forse mia moglie…”

“Dipende tutto da te. Bella sarebbe comunque molto felice di stare con sua madre, lo sai.”

“Grazie” sussurra Renée alzandosi, fissandomi con immensa gratitudine.

Mi prende alla sprovvista e non so cosa risponderle. Fortunatamente, mia sorella arriva come sempre in mio aiuto.

“Bella non si è sentita molto bene, oggi, quindi se stasera mangia da voi vi chiedo di controllarla.”

“Cosa?” le chiedo, temendo di non aver capito.

Bella mi si avvicina subito. “È stato solo un leggero mancamento, tutto qui.”

La fisso cercando di capire se lo pensa vero o mi sta nascondendo qualcosa per evitare che io mi preoccupi, ma non vedo niente nei suoi occhi che me lo faccia pensare.

“Stia tranquillo, penso io a lei” interrompe Renée con voce sicura. Non ho dubbi che ci penserà davvero lei a mia moglie.

“Vado a prendere la macchina?” chiede Jasper.

Mentre riceve risposta alla sua domanda, Bella si stringe a me. “Tu non vieni?” sussurra in modo tale che la senti solo io.

“No” rispondo, posandole una mano sul fianco. “Non posso” dico a bassa voce.

Bella mi scruta a fondo, capendo il motivo. “Dobbiamo parlare” aggiunge infine con tono dolce.

“Stasera. E mangia, per favore.” Lancio un’occhiata al suo stomaco, sfiorandolo con lo sguardo.

Bella sorride radiosa. “Va tutto bene, davvero. Non metterei mai a rischio il bambino” promette.

Le rivolgo un mezzo sorriso per tutta risposta.

“Andiamo?” chiede Jasper a Bella, avvicinandosi a noi.

Bella si scosta da me rivolgendomi un’occhiata e io annuisco impercettibilmente. Rivolgo lo stesso segno come saluto a sua madre, ma per Charlie è diverso. Non è un saluto, è più un ‘Okay. Posso essere educato per Bella’. Forse per lui non è così, per lui è davvero un segno di saluto.

Bella’s pov

“Stai bene così, amore mio?” domanda mia madre, sistemandomi per l’ennesima volta i cuscini alle mie spalle.

Scoppio a ridere, confermando ancora una volta.

Mio padre è seduto vicino a me e tiene la mia mano stretta tra le sue.

“Mi dispiace davvero tanto, piccola…”

“Non importa…”

“Sì che importa. È una fortuna che a tuo marito sia venuto in mente di chiarire, altrimenti…”

“Chiarire? Hai parlato con Edward?” domando incredula. Muoio dalla voglia di sapere cosa si sono detti, ma preferisco rimandare.

Ho passato troppo tempo lontano dai miei, questa serata non è per i brutti discorsi, ma per sorrisi e lacrime di gioia. Ci sarà tempo anche per le spiegazioni in seguito, ma non adesso.

“Be’… non penso mi vedrà mai bene come il suocero che ha sempre desiderato. Non penso passeremo mai il Natale fra risate e scherzi vari. Però sì, gli ho spiegato tutto dal mio punto di vista. E benché forse per lui è difficile da accettare, penso che farà lo sforzo di vedere me per te.”

“Lo pensi davvero?” sussurro, non riuscendo a crederci.

“Io penso che lui ti ama. E per amore della propria donna si può affrontare di tutto” afferma seriamente mio padre. “Il che, tra l’altro, mi rende immensamente più felice e tranquillo, perché di tutto mi aspettavo ma non che lui si innamorasse di te. Tramite tutto ciò che c’era tra noi, ovvio.”

Non riesco a smettere di sorridere pensando che forse Charlie ha ragione. Edward ha accettato mio padre per me, e deve essere stato un motivo abbastanza forte per farlo, o non l’avrebbe mai permesso. Quale ragione più potente dell’amore?

“Io sono solo felice che tu lo sia, e vederti finalmente è la mia più grande gioia” mormora mia madre venendo ad abbracciarmi. “Edward tra l’altro ci ha anche detto che tu sei incinta” continua con le lacrime agli occhi.

Sento la mano di mio padre sul mio stomaco. “È la notizia più bella, oltre a quella di poterti finalmente vedere a nostro piacere.”

“Oh, amore mio…” singhiozza mia madre riprendendo ad abbracciarmi e facendo piangere anche me. Papà ci stringe entrambe tra le sue braccia e sento le sue labbra fra i miei capelli. Infine, la porta si apre.

“Ecco qui, ho portato le pizze! Oddio, ancora a piangere state?” chiede disperato Jasper, alzando gli occhi al cielo.

Mamma e papà scoppiano a ridere e io gli sorrido, rendendomi conto che per la prima volta che quel vuoto dentro di me è finalmente scomparso.

///

Quella giornata era stata così piena di emozioni e lacrime che mi sentivo distrutta. Con la promessa che avrei passato la giornata di domani con loro, Jasper mi ha poi accompagnato a casa.

Non ho obbiettato, non voglio disturbare Edward. E ho fatto anche bene: entrata in casa, le luci sono spente e lui non è nel suo studio, bensì nel letto in camera a nostra a dormire.

Noto con un sorriso il telefono accanto a lui, immaginandolo ad aspettare la mia chiamata.

È a pancia in giù e petto nudo, i pantaloni del completo nero di lavoro ancora messi. Sfioro la sua pelle con la mano, notando quanto sia ghiacciata. Sembra un così tenero bambino che non ho voglia di svegliarlo, per cui passo a prendere una coperta. Quando la sistemo sul suo corpo, però, si sveglia da solo.

Inizialmente è confuso, poi capisce. “Ehi…”

“Ehi” sussurro anche io, senz’altro meno assonnata di lui. “Torna a dormire, sei stanco…”

“Avresti dovuto chiamarmi. Ti ha accompagnato tuo padre?” Tira via le coperte sotto di lui e si infila sotto, scostandosi.

“No, Jasper” gli rispondo, coricandomi al suo fianco anche se ho ancora le scarpe. Le scalcio via e mi stringo a lui, rabbrividendo.

“Come stai?” mi chiede accarezzandomi i capelli.

“Bene. Davvero bene.”

“Mmh.”

“Domani parliamo?” sussurro alzando il viso per guardarlo.

Mi fissa con così tanta intensità che quasi arrossisco.

“Non c’è niente di cui parlare. È giusto che tu veda i tuoi genitori, Bella. Noi possiamo anche stare separati per qualche ora, al giorno.”

Annuisco. “Papà mi ha detto che ti ha spiegato le cose secondo il suo punto di vista.”

Edward scuote le spalle. “Non è tanto diverso da ciò che ti ho raccontato io. Tuttavia secondo quanto detto da lui gli ultimi loro incontri erano puramente amichevoli, perché mia madre stava male e tuo padre non se la sentiva di abbandonarla. E nonostante come mi abbia trattato al telefono, lui al funerale è venuto per conto proprio.”

“E tu gli credi?”

Edward non risponde subito. Posa il mento sulla mia testa. “Sembrava sincero” preferisce rispondere, senza che questo sia un no, ma nemmeno un sì.

Emetto un lungo sospiro, lasciandogli un bacio sul petto. “Non credo potremmo mai sapere se è sincero o meno. Noi non eravamo lì. Io nonostante tutto ho fiducia in mio padre. So che per te non è lo stesso, e mi dispiace veramente che tu debba sopportare tutto questo a causa mia.”

“Io mi fido di te” mormora lui semplicemente. “E non mi interessa se devo o non devo sopportare tuo padre, perché se tu starai al mio fianco come hai sempre fatto per me sarà tutto più facile.”

Sfioro con le mie dita la sua guancia, sorridendo leggermente.

Più volte in passato avrei voluto dirgli quanto lo amassi, ma benché in certi momenti avrei anche potuto, nessuno mi era mai sembrato adatto. Fino ad oggi. Così lo dico.

“Ti amo.”

Non so esattamente perché il mio cuore ha preso a battere quanto un tamburo. Forse perché finalmente ho potuto dirglielo. O forse per paura che lui mi rifiuti, che lui non provi lo stesso sentimento che provo io.

Non vedo cambiamenti nei suoi occhi. Sfiora un mio sopracciglio delicatamente, sempre tenendomi fra le sue braccia. “Ti amo anche io” risponde in un sussurro un istante dopo. I suoi occhi si posano in basso e la mano con cui sfiorava il mio viso si muove sul mio stomaco.

Scosta il maglione e posa la grande mano sul mio ventre nudo. “E amo anche lui. O lei.”

Chiudo gli occhi, inebriata da quelle parole, da quel tocco.

Manca poco al nostro primo anniversario di matrimonio. Quasi un anno a dover aspettare per queste parole, quasi un anno e ne abbiamo affrontati già tanti, di problemi. L’ho persino lasciato, credendo di essere arrivata al limite.

Mi sbagliavo. E sono davvero felice di essermi sbagliata.

Edward si sistema meglio sotto le coperte per farmi stare più comoda ed entrambi finiamo per addormentarci vestiti e abbracciati. Niente baci appassionati, niente sesso per festeggiare. Ma a me va bene così, e so che anche per lui è lo stesso.

E l’indomani, quando a svegliarmi sono labbra sul mio ventre e mani sui miei fianchi, mi scopro ad essere felice come mai sono stata in passato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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