Vi
chiedo mille volte scusa per questo ritardo di un mese, purtroppo ho
avuto
problemi con il pc e non ho potuto scrivere. Nemmeno si è
trattato di mancanza
di ispirazione, sono stati solo problemi tecnici.
Giuro
che quasi mi vergogno a pubblicare questo capitolo per due motivi:
probabilmente nessuno ci sarà più; è
una vergogna farvi aspettare tanto per
quelli che sono gli ultimi due capitoli.
Ma
vi avevo comunque promesso, sin dagli inizi, che non avrei abbandonato
la
storia, non importava quanto fosse lungo il periodo in cui non
pubblicavo
nulla. E io mantengo le mie promesse :)
Questo
tra l’altro è proprio l’ultimo capitolo.
Vi pubblicherò un epilogo con salto
temporale, per farvi sapere come sono trascorse le cose, e dopo questo
metterò
fine a questa storia. Sono davvero fiera di essa, c’ho messo
tutta me stessa,
l’impegno che potevo, sfidandomi persino quando pensavo
d’aver raggiunto il
limite.
Non
sarà la storia più bella, quella meglio scritta,
quella con il significato più
profondo: ma io sono soddisfatta così (:
Buona
lettura a tutti, sperando che ci siate ancora :3 – tra
l’altro, proprio ora
vado a rispondere alle recensioni dello scorso capitolo,
l’avrei fatto prima ma
non volevo rimandare oltre l’aggiornamento!!
Capitolo
16
Quando esco dal
bagno trovo mia sorella ad
attendermi con aria seria.
“È
incinta, vero?”
Annuisco
brevemente senza guardarla negli occhi. Lei
non aggiunge altro. Mi dirigo verso il salotto e so che lei mi segue.
Entrando,
noto tutti i loro sguardi su di me e riesco a leggervi dentro la stessa
preoccupazione che mi aveva invaso solo pochi istanti prima.
“Bella
sta bene, ma è parecchio stanca. Vi offendete
se vi chiedo di rimandare a un’altra serata questa
cena?”
“Certo
che no” risponde subito Esme, e vedo Alice
annuire al suo fianco.
“Facci
sapere come si sente, va bene?” chiede
Carlisle, alzandosi dalla sedia su cui era seduto fino a qualche
istante prima.
“Sì,
per favore. Jasper, vai via anche tu, vero?”
domanda Rosalie.
“Sì,
certo” sussurra, lanciandomi un’occhiata.
“Magari vado a salutare mia sorella,
però.”
Annuisco, e
Jasper mi supera per andare da lei. Non
so se vuole per davvero solo salutarla né cosa gli
dirà lei.
Mentre gli altri
si stanno preparando, Emmett mi si
avvicina.
“Tutto
bene?” Mi scruta con attenzione.
“È
incinta” gli rivelo senza tanti preamboli in un
sussurro diretto solo a lui.
Emmett strabuzza
gli occhi. “Incinta? Ehm… Wow!
Voglio dire, non siete neanche sposati da un anno e già
aspettate il primo
figlio. E meno male che fino a qualche tempo fa la odiavi, non voglio
sapere a
che stato stareste se ti fosse piaciuta fin
dall’inizio!”
“Emmett!”
esclama Victoria aggiungendosi alla
conversazione. “Smettila.”
Emmett
è parecchio imbarazzato e non sa cosa dire.
“Scusami, sai cosa intendevo dire…”
Lo interrompo.
“Certo. Non preoccuparti” gli dico
sbrigativamente.
Victoria mi
da’ una leggera pacca sulla spalla. “Noi
andiamo, okay? Se hai bisogno sai dove trovarmi.”
Annuisco
ringraziandola. Le sono davvero grato per
l’appoggio, è solo che in questo momento mi sembra
strano persino respirare.
La vedo
dirigersi verso il marito che tiene in
braccio mio nipote, mentre Alice, al suo fianco, tiene per mano Claire.
Victoria e la sua famiglia se ne vanno insieme dopo avermi salutato,
mentre
Carlisle e Esme li seguono dopo poco.
Rosalie mi si
avvicina mentre indossa il giubbino.
“Dille di chiamarmi, per favore…”
“Tu lo
sapevi?” le chiedo invece.
Ovvio che doveva
già saperlo. Mia moglie si confida
più con lei che con me.
“Cosa?”
Aggrotta le sopracciglia, ma è chiaro che lo
sa.
“Bella
è incinta” asserisce Emmett.
Rosalie mi
fissa. “Oh. Te l’ha detto?”
“No,
ho semplicemente fatto due più due.
L’improvvisa stanchezza, il mal di schiena, il senso di
nausea, mia moglie che
vomita dopo aver sentito l’amore del
caffè… Non sono un idiota, era chiaro che
sarei arrivato a capirlo dopo aver passato settimane con Bella in
questo stato!
Cristo, persino mia sorella l’ha capito.”
“Lei
voleva dirtelo, ma aveva paura…”
“Paura
di cosa?” sbotto. “Maledizione, quando
capirà
che può fidarsi di me?”
“La
fiducia non si conquista da un giorno all’altro,
che poi non è nemmeno questione di fiducia. Lei aveva timore
di dirtelo, sì, ma
oltre a questo è spaventata lei stessa per cose che tu forse
nemmeno capisci.
Ha solo diciannove anni, siete così giovani, lei
è giovane! Ha paura di fallire come moglie, come madre, come
donna. Ha paura persino della sua stessa ombra, arrivata a questo
punto. Perché
non lo capisci?”
“Come
posso capire una cosa del genere se non parla
con me?”
“E
allora chiediglielo” si intromette Alice. “Fino a
qualche mese fa nemmeno tu sapevi che potevi parlare onestamente con
lei. Cosa
ti fa pensare che per lei sia più facile arrivare a
capirlo?”
Sospiro. Mi
strofino gli occhi con entrambe le mani.
“Va bene. Parlerò con lei…”
“Bene”
annuisce mio fratello con un sorriso, prima
di voltarsi verso Rosalie. “Bambola, ti accompagno?”
Rosalie inarca
il sopracciglia e lo fissa incredula.
“Sparati” risponde semplicemente, prima di voltarsi
e andare via.
Mio fratello mi
sorride con espressione furba. “È
pazza di me” mormora malizioso prima di correrle dietro.
“Ehi!”
urla Alice “E io con chi me ne vado?”
“Ti
accompagno io, non preoccuparti.”
“No,
l’accompagno io. Tu va a parlare con mia
sorella” ordina Jasper. “Andiamo”
continua in direzione di Alice.
Non gli rispondo
male, bensì faccio come dice visto
che una volta tanto ha ragione.
Immagino che mio
cognato abbia portato mia moglie in
camera, per cui mi dirigo senza attendere oltre verso la stanza.
Bella’s
pov
Lo sento entrare
nella stanza con calma. Non mi urla
contro, non sbatte la porta, non si muove fendendo l’aria.
Quando mi volto
verso di lui, lo osservo mentre sta
per sedersi sul bordo del letto.
“Come
ti senti?” chiede con tono indecifrabile.
“Come
hai fatto a scoprirlo?” preferisco invece
chiedergli.
“Ultimamente
eri strana. Stanca, mal di testa,
sonno, nausea... Ti è bastato sentire l’odore del
caffè per vomitare. E ricordo
che… uhm, non abbiamo saltato nemmeno una settimana in
questi ultimi mesi. Così
ho capito.”
Annuisco
osservandolo attentamente. Non sembra
arrabbiato. “È stato un errore...”
“È
tutto okay. So che non l’hai fatto apposta.”
Mi avvicino a
lui titubante. “E ora che si fa?”
“Bella”
inizia con tono serio. “Avevamo deciso di
provare a darci una seconda opportunità. Di dimenticare
tutto e andare avanti,
solo noi due. Di continuare con il nostro matrimonio. Forse
è un po’ troppo
presto per un bambino, ma prima o poi, se continuare il matrimonio era
davvero
ciò che volevamo, il suo arrivo sarebbe stato inevitabile...
no?”
Continuo ad
osservarlo incapace di capire dove vuole
arrivare.
“Voglio
questo bambino” annuncia infine. “E non
credo di capire perché tu non lo voglia. Se è per
l’età…”
“No!”
esclamo, incredula. “Voglio anche io questo
bambino, ovvio che lo voglio.”
“E
allora qual è il problema?” continua non capendo
seriamente.
“Edward,
io…” Mi interrompo con un sospiro e mi alzo
con il bisogno di camminare, di fare qualcosa.
“Rosalie
mi ha detto che hai paura. È di questo che
si tratta?”
Preferisco non
rispondere a questa domanda e Edward,
capendolo, mi raggiunge e mi prende fra le sue braccia.
“Vieni
qui” sussurra.
Poso la testa
sul suo petto e mi lascio avvolgere
dal suo profumo, da lui.
“Va
tutto bene, Isabella, va tutto bene” continua a
sussurrare con voce calda e bassa.
Sento i miei
occhi inumidirsi e mi mordo il labbro
inferiore imponendomi di non piangere.
“E va
tutto bene perché sei perfetta. Sei una donna
perfetta, e una moglie perfetta, e sarai una madre ancora
più perfetta. Tra
tutto ciò che potresti mai temere, questa è
l’ultima cosa al mondo.”
Ma io scuoto la
testa con forza. “No, non è
vero…”
La voce mi trema e lui se ne accorgerà sicuro, e per
risposta mi sento peggio.
“Non so niente di niente, sento che fallirò in
tutto e ho solo bisogno…”
Non posso andare
oltre. E preferisco che mi senta
piangere piuttosto che sentire la verità.
Ho bisogno di
mia madre. Ho bisogno di averla
accanto, di poter condividere la notizia non solo con mio marito ma
anche con
lei, di farmi raccontare quello che sentiva lei e come ha affrontato
tutto.
A quanto pare,
però, non è possibile.
Edward’s
pov
Dopo che Bella
si era calmata, avevo deciso di
portarla a cena fuori. Avevo capito il punto di vista di mia moglie ed
era
normale che fosse preoccupata, ma non ne aveva realmente motivo.
Era una brava
moglie e sarebbe stata una brava
madre. Lo so io, lo immagina persino la mia famiglia. Bella
è l’unica che non
se ne rende conto.
In seguito le
cose sono andate un po’ meglio. Bella
aveva ancora l’irrazionale paura di non essere una buona
madre, ma era davvero
felice per questo bambino. Lo capivo nel modo in cui si accarezzava
distrattamente lo stomaco e lo vedevo quando mi parlava dei malesseri
che la
gravidanza le portava mentre tuttavia sorrideva.
E con il passare
del tempo, non riuscivo a capire il
motivo per cui era ancora spaventata.
“Come
puoi non capirlo? Non ha nemmeno vent’anni e
aspetta già il primo figlio. Moglie e madre nel giro di un
anno, c’è da
impazzire!” esclama Victoria un giorno che vado a farle
visita.
“Sì,
ma se lei è felice del bambino, perché
rovinarsi il momento?”
Davvero non
aveva senso. Non per me.
Victoria sospira
e mi guarda come spazientita. “Vuoi
sapere cosa credo io? Vuoi la verità? Bene: Bella
è spaventata perché è sola.”
Idiozie.
“Bella non è sola. Ho cercato persino di
ridurre le mie ore di lavoro per starle vicino e…”
“No,
non capisci. Puoi starle accanto anche
ventiquattro ore su ventiquattro, questo non le impedirà di
sentire la mancanza
dell’unica persona che in questo momento potrebbe esserle
veramente d’aiuto.
Sua madre.”
Fisso mia
sorella senza dire una parola, soppesando
le sue parole.
Sua madre. Bella
sente la sua mancanza, ed è chiaro.
Ma davvero fino a questo punto?
“Edward,
ascoltami e non prenderla a male per quello
che ti sto dicendo. Bella è una ragazza che è
stata costretta a sposarsi e che
è stata allontanata, da un momento all’altro,
dalla famiglia che ha sempre
amato. Poi ha vissuto in pieno tormento perché il marito
cercava vendetta sui
genitori servendosi di lei, distruggendola mentalmente e costringendola
persino
a scappare. Infine, è rimasta incinta a nemmeno
vent’anni, in una città non sua
con persone che sono degli estranei per lei. E in questo momento
delicato è
ovvio che voglia sua madre. Non sa cosa aspettarsi dalla gravidanza,
come
affrontarla, e io e Esme potremmo anche aiutarla ma non sarà
la stessa cosa.
Credimi.”
Lei lo sapeva
bene. Anche lei non ha avuto sua madre
durante le gravidanze.
Abbasso lo
sguardo puntandolo su un punto qualsiasi
del pavimento. “Ho abbandonato la vendetta. Non potevo andare
avanti, non
quando si tratta del padre di Bella.”
“E di
ferirla” aggiunge piano Victoria.
Non
do’ segno d’averla sentita, ma nemmeno obbietto.
“Edward,
penso che se davvero non vuoi più
vendicarti, allora forse è giunto il momento di lasciarsi il
passato alle
spalle e accettare la famiglia di tua moglie.”
Di scatto la
fisso. “Mai. Ho fatto una promessa
sulla tomba di mamma. L’avrei vendicata e già non
sto mantenendo questa, ma
almeno non arriverò a fare amicizia con loro.”
“Tu ce
l’hai solo col padre, perché impedire a mamma
e figlia di rivedersi? Cristo, Bella deve amarti davvero molto per non
incontrarsi con sua madre nemmeno di nascosto!” esclama
arrabbiandosi.
“Lei
non mi ama” affermo guardandola come se vedessi
un mostro. “Come potrebbe amarmi? L’hai appena
detto: gliene ho fatte passare
davvero troppe.”
“Be’,
allora non conosci le donne” risponde
sbrigativamente, incrociando le braccia al petto.
Sospiro
passandomi una mano fra i capelli. “Devo
andare.”
Chiudo
sbrigativamente la conversazione e me ne vado
senza nemmeno salutarla. Capirà. In questo momento sono
davvero confuso. Devo
farle incontrare sua madre? O devo evitare come ho fatto
fin’ora?
Victoria ha
ragione, mia moglie ha bisogno di sua
madre. Però anche io avevo bisogno di mia madre, eppure non
era qui.
Perché
mia madre era morta.
Con un brusco
movimento, spengo il motore e scendo,
entrando in casa. La luce del soggiorno è accesa segno che
Bella è lì. Quando
entro, noto però Jasper e mia moglie insieme: lui
è seduto sul divano, lei ha
la testa posata sul bracciolo e i piedi sulle gambe di lui,
addormentata.
“Sta
bene?” sussurro palesando la mia presenza.
Jasper scrolla
le spalle. “Non lo so” risponde con
voce triste.
Poso le chiavi e
tolgo la giacca, andando in camera
a prenderle una coperta. Quando ritorno per coprire mia moglie, Jasper
si
giustifica: “Non sapevo dove fosse e non mi sembrava giusto
curiosare.”
Annuisco
sbrigativamente, osservando attentamente il
viso pallido di mia moglie. Le tolgo un ciuffo di capelli davanti al
volto e,
nel farlo, mi accorgo che ha una guancia bagnata. La sfioro di nuovo,
poi mi
rivolgo a mio cognato. “Ha pianto?”
Jasper sembra
riluttante a rispondermi. “Un po’”
mormora infine. “Ma non mi ha detto il motivo. Poi si
è addormentata.”
Ritorno con lo
sguardo su mia moglie. Le parole di
mia sorella sembrano assumere un nuovo significato in me.
Aveva paura di
essere una pessima moglie quando è
chiaro che io sono un pessimo
marito.
Mi è stata vicina quando qualsiasi altra donna se ne sarebbe
andata spillandomi
soldi. Mi ha accettato nonostante tutto, nonostante i miei difetti,
preferendo
lasciare la sua famiglia e scegliendo di stare insieme a me.
Forse Victoria
ha ragione, forse davvero mi ama.
E
così anche io.
Non avrei
mandato la mia vendetta all’aria per
niente e nessuno al mondo. Non mio fratello, non mio padre, nemmeno mia
sorella. Ma per lei sì. Per lei tutto. Per lei davvero tutto.
Le do’
un’altra veloce carezza e mi allontano
sedendomi sul tavolino di fronte al divano. “Ho bisogno del
tuo aiuto.”
La mano di
Jasper che accarezzava il polpaccio di
mia moglie si ferma e mi scruta confuso. “Hai bisogno del mio
aiuto” conferma
scettico.
So che
è assurdo ed è ancora più assurdo
quello che
sto per dire. Non so nemmeno come iniziare. “Bella ha bisogno
di sua madre.”
Jasper guarda
immediatamente sua sorella. “Allora è
questo?”
“Sì.
Penso si senta sola e abbia bisogno solo di sua
madre, non saprei. Non me ne parla. Me l’ha fatto capire mia
sorella.”
“Saggia
Victoria” borbotta lanciandomi
un’occhiataccia.
“Ad
ogni modo” riprendo spazientito. “Ho bisogno del
tuo aiuto perché voglio vedermi con i tuoi
genitori.”
Jasper sussulta.
“Cosa?”
“Non
mi piace tuo padre. E non mi piace nemmeno tua
madre. Una telefonata avrebbe potuto farla per sapere come diamine
stava sua
figlia.”
Jasper prende le
sue difese. “Lo so. E anche lei. Ma
non poteva. E non perché mio padre glielo vietava, quando
eravate in luna di
miele provavano ogni giorno ma Bella non rispondeva mai. Solo dopo
siamo venuti
a sapere che tu avevi fatto cambio di scheda e…”
“Sì,
lo so. Ma poi Bella ha ripreso i contatti con
te e potevi benissimo dare il suo nuovo numero a tua madre.”
Jasper sospira.
“Una volta Bella mi ha detto che non
chiamava i suoi genitori perché sentire la loro voce le
avrebbe fatto più male
e non avrebbe più resistito. Per mia madre le cose sono le
stesse: sono io a
dirle che Bella sta bene, io a dirle che Bella è felice. Non
potrebbe sentirla,
se solo la sentisse prenderebbe il primo aereo per New York facendo
chissà
cosa.”
Quando ho ideato
la mia vendetta sapevo che ne
avrebbe risentito l’intera famiglia di Charlie.
Ciò che mi ostinavo a non
capire fosse quanto.
“Pagherò
io il biglietto a tua madre.”
“E a
mio padre?” si informa lui. “Edward, devi
renderti conto che devi gettarti il passato alle
spalle…”
“No.
Pagherò il biglietto a lui perché a mia moglie
mancano i suoi genitori e ha bisogno di sua madre. Ma per il resto, non
voglio avere
niente a che fare con lui.”
“E
allora l’incontro?”
“Ho
bisogno di mettere in chiaro delle cose e Bella
non deve sapere niente di tutto questo: se le cose dovessero andare
male non
voglio che soffra di più.”
Le lancio
un’occhiata: sta ancora dormendo profondamente.
Jasper annuisce
sospirando. “Va bene. Ti faccio
sapere.” Si alza spostando dolcemente i piedi di mia moglie
per non farla
svegliare. “Chiamerò stasera, okay?”
Annuisco, e
prendo il suo posto quando si sposta per
prendere la giacca. Quando rimango solo, mi dico che ho fatto la scelta
giusta.
Se non per me, per mia moglie, e tanto basta a non farmene pentire.
///
“Non
sono sicuro che sia una buona decisione” mi
dice serio Emmett quando dalla finestra del soggiorno di casa mia
vediamo una
macchina fermarsi.
Jasper mi aveva
mandato un messaggio avvisandomi che
erano arrivati. Ed eccoli qui.
“Devo
farlo” rispondo a mio fratello, prima di
dirigermi verso la porta e aprirla. Non li aspetto: me ne ritorno a
sedermi sul
divano.
E quando
entrano, le mani mi prudono per la voglia
di pestare a sangue quel figlio di puttana. Ma devo resistere, per mia
moglie.
Victoria, a conoscenza dell’incontro, le aveva procurato
un’altra cliente e
sarebbero ritornate entro un’ora. Un’ora era un
lasso di tempo più che sufficiente.
“Mia
figlia è qui?” esordisce la madre di Bella in
un sussurro.
Charlie
è pallido ma non mi guarda, mentre io riesco
a vedere solo lui.
“No,
signora, sua figlia è con mia sorella Victoria”
le risponde gentilmente mio fratello.
“Perché
siamo qui?” chiede Charlie, senza rabbia
nella voce.
Non rispondo. Ho
talmente così tante cose da dirgli
che inizierei sicuramente da quella sbagliata. Vedendo che non
rispondo, Jasper
prende la parola.
“Siete
qui perché…”
“Bella
è incinta” esordisco alla fine. Dritto al
sodo, evitando stronzate varie.
Renée
si siede incapace di articolare mezza parola,
Charlie impallidisce ancora di più. Nessuno dei due sa cosa
dire, perché non sa
cosa ne penso io al riguardo.
Quando vedo che
Charlie sta finalmente per dire
qualcosa, mi rivolgo a sua moglie. “Sua figlia ha bisogno di
lei, signora. È
l’unico motivo per cui siete qui” aggiungo
osservando gelido il marito,
rispondendo così alla sua domanda.
Charlie si siede
vicino a Renée, mentre una miriade
di sentimenti passano sul suo volto.
Il silenzio
nella stanza viene bruscamente
interrotto da un singhiozzo, e i miei occhi si posano verso la figura
da cui
proviene.
“Mi
odia? È per questo che non è qui?”
chiede
disperata Renée.
“Mamma,
ovviamente Bella non…”
“Glielo
ripeto, signora: sua figlia ha bisogno di
lei. Non potrebbe mai odiarla, se l’odiasse non
l’avrei fatta di certo venire
qui.” Nonostante le mie parole, ho un tono gentile. Questo
perché non ce l’ho
affatto con lei, solo col marito.
Alle mie parole,
lei non sa come reagire, cosa
rispondere. Allora la vedo annuire quasi con timore.
“Ho
bisogno di parlarti.”
Persino il
pianto di Renée si interrompe a quelle
parole del marito, perché certamente nessuno se le
aspettava. Perché parlarmi?
Non abbiamo nulla da dirci.
“Non
ho niente da dirti” mormoro.
“Io
sì. Ho bisogno di parlarti” ripete, e vedo che
sembra ostinato a farlo.
Lo scruto
intensamente, cercando di capire se è
sincero o meno. Quando mi alzo, Emmett fa un passo verso di me.
“Edward?”
“Non
voglio certo iniziare un litigio” aggiunge
Charlie con tono più leggero. “Voglio solo
parlare. Possiamo stare cinque
minuti da soli senza arrivare ad alzarci le mani, giusto?” mi
chiede sperando
in un sì.
Possiamo?, mi
chiedo scettico. Io lo farei già ora
che siamo in tanti. Mi sento nervoso e lo voglio già fuori
da casa mia.
Ma lui continua.
“Per Bella. Ce la fai per Bella,
no?”
Lo sto ancora
fissando. Lui ha ragione, almeno in
questo. Posso farlo almeno per questa volta, posso farlo per Bella.
“Fammi
strada.”
Lo supero senza
degnarlo di una risposta, senza
aspettare che mi segua. Lo porto nel mio studio e aspetto che entri per
chiudere la porta. E poi aspetto che inizi.
“Non
ti biasimo per odiarmi. Certe volte mi odio
anche io. Non mi aspettavo che avessi raccontato tutto a Bella e non so
se ora
anche lei odia me e…”
“Lei
non ti odia” ribatto gelido, fissando fuori la
finestra. “Non volevo dire la verità a tua figlia,
è stata lei che mi ha
indotto a farlo. Ma non ti odia. Questa è una questione tra
me e te.”
Lo sento
sospirare. “Edward, io non so quello che
sai…”
“So
abbastanza” lo interrompo voltandomi con rabbia
verso di lui. “Mia madre ha tradito mio padre con te. Poi tu
l’hai tradita con
tua moglie. Mia madre è caduta in depressione a causa tua e
quando vi rimettete
insieme muore dopo il vostro ennesimo schifoso incontro.”
“Ci
rimettiamo insieme?” esclama sconvolto. “La
nostra storia è finita quando ho incontrato mia moglie,
Edward!”
“Non
mentirmi! L’ho seguita una volta e vi ho visti
insieme. Usciva sempre alla stessa ora, di uno stesso giorno a
settimana…”
“Va
bene, okay. Lo ammetto: avevamo ripreso i
contatti. Ma non per ciò che pensi tu. Tua madre mi aveva
contattato prima in
lacrime, dicendomi che era scappata e andata nemmeno ricordo
dove… Era
sconvolta e io…”
“Lei
ti ha chiamato?” sussurro incredulo.
Charlie sembra
confuso dalla mia interruzione. “Sì…
Ma non ci sentivamo da anni, la nostra relazione era ormai finita. So
di avere
sbagliato, ma non è stato uno sbaglio intenzionale. Amavo
davvero tua madre, ma
l’amore che ho poi provato per Renée superava
tutto. Ho dovuto lasciarla, non
potevo continuare a fingere di amarla quando non era vero!”
“Se
amavi tua moglie perché hai poi ripreso i
contatti con mia madre?” gli chiedo con rabbia, non
credendogli.
“Perché
tua madre mi aveva detto che aveva bisogno
d’aiuto. Non potevo abbandonarla, non quando in ogni singolo
istante della mia
vita mi sentivo in colpa per come l’avevo trattata.
Così accettai di vederla
non appena sarebbe tornata. È stato tutto molto innocente,
non poteva essere
altrimenti.”
“Quindi…
mi stai dicendo che mia madre aveva ripreso
a vivere solo perché eri diventato il suo nuovo migliore
amico? Non perché
avessi ripreso la relazione con lei?” gli chiedo sarcastico,
sedendomi sul
divano e posando i gomiti sulle ginocchia.
“Questo
non lo so. Non vivevo con lei, non so come
si comportava con voi. Posso però dirti che se davvero tua
madre mi amava
davvero… allora sì. Perché avere
accanto la persona che ami anche senza per
forza doverci finire a letto ti rende comunque felice”
obbietta serio.
Al mio silenzio,
sospira ancora. “Edward, non
pretendo che tu mi perdoni o che comprenda le mie ragioni. Io so di
avere
sbagliato, e il senso di colpa mi accompagnerà per il resto
della mia vita. Ma
non sono la persona cattiva che tu pensi io sia” ribatte con
forza.
“Io ti
ho chiamato” sussurro senza fissarlo. “Anche
se sono arrivato ad avercela con mia madre per il suo abbandono, io ho
cercato
di vedere del positivo in tutto questo, perché mia madre era
la persona più
infelice sulla terra e almeno la rendevi felice quando stava con te. Ma
quando
ti ho chiamato per il suo funerale non ne hai voluto sapere
nulla.”
“Averti
trattato in quella maniera, quando eri
ancora così distrutto per la morte di tua madre,
è forse ciò che rimpiango di
più. Eri solo un ragazzino che aveva appena perso la madre,
e io sono stato un
vero verme. Non posso essere perdonato per questo, e nemmeno voglio
perché non
me lo merito. Ma anche io stavo male e non volevo crederci.
Benché avessi smesso
di amare tua madre, lei comunque era comunque la donna che avevo amato
in
passato e avevo dei ricordi felici di noi due insieme. Perderla non
è stato
facile nemmeno per me. So che ti sembrerà impossibile, ma
è così. L’unica cosa
che posso dirti è che non lo pensavo davvero. E che sebbene
tu non mi abbia
visto, io ero comunque al funerale.”
“Non
ti credo” mormoro immediatamente.
“Non
mi aspetto che tu mi creda. Volevo solo
dirtelo” risponde come se già avesse immaginato la
mia risposta.
Perché
mi sembra così sincero? Perché tutto
ciò che
mi ha appena detto sembra avere un senso?
Charlie fa un
passo avanti per avvicinarsi a me. “So
che improvvisamente non nutrirai una simpatia nei miei confronti. So
che mi
odierai per il resto della mia vita. Okay, me lo merito. Ma ti prego:
non
allontanarmi da mia figlia. Sono stati mesi difficili, dove
l’unica cosa che ci
permetteva di andare avanti era sapere grazie a Jasper che Bella stava
bene.
Non penso di poter tornare a starle lontano, soprattutto
adesso.”
Lui ha ragione:
non arriverò mai a cambiare opinione
su di lui. Mai. Penso ancora che sia un maledetto bastardo figlio di
puttana ed
è una cosa che non cambierà. Ma Charlie
è anche il padre di mia moglie, e se
c’è una cosa che Bella mi ha fatto capire su di me
è che non sono la cattiva
persona che pensavo di essere: non posso separarli. Io non sono come
Charlie.
Perciò,
seppur con riluttanza annuisco, osservando
un’espressione di puro sollievo comparire sul suo volto,
mentre è costretto ad
aggrapparsi alla scrivania per non cadere. Mi sento improvvisamente a
disagio
vedendolo così… profondamente sollevato, come se
fosse davvero grato. Una
persona con dei sentimenti.
Non riuscendo a
fare di più per fargli capire che
sono sincero ed essendo arrivato al limite, mi alzo per ritornare in
soggiorno.
Jasper e sua madre sono seduti a parlare con mio fratello, in viso
espressioni
serie e preoccupate allo stesso momento.
Per far capire
che è tutto risolto – più o meno
–
Charlie esordisce: “Tra quanto dovrebbe arrivare
Bella?” chiede sedendosi
vicino alla moglie.
Io rimango in
piedi al fianco di Emmett, che
risponde: “Victoria dovrebbe portarla a casa tra
mezz’ora…”
Improvvisamente,
sentiamo la porta aprirsi e la voce
agitata di mia sorella. “Avremmo dovuto chiamare, Edward non
sarà contento…”
Ma Bella non
può rispondere a quell’osservazione,
perché è appena entrata ed ha occhi solo per sua
madre. Dalla sua espressione,
non sembra credere che sia davvero davanti a lei.
“Mamma…” sussurra, mentre
vedo i suoi occhi riempirsi di lacrime represse.
Renée
senza attendere oltre si getta fra le braccia
della figlia, riempiendo il silenzio della stanza con i suoi
singhiozzi; Bella,
al contrario, è così sconvolta che impiega
qualche secondo per abbracciare
piano sua madre, come se a stringere troppo forte si corresse il
pericolo che
scompaia.
Anche Charlie si
avvicina alle due e quello è troppo
per me. Mi allontano di un passo, posando lo sguardo su mia sorella che
mi è
vicina. Lei sorride. “Hai fatto la cosa giusta”
mormora dolcemente, stringendomi
un braccio.
“È
così commovente, giuro” esclama Emmett,
avvicinandosi anche lui a noi.
Riesce a
strappare un sorriso a me e un insulto
nella sua direzione a Victoria. I miei occhi si posano su Jasper che
sta
venendo verso di me.
“Ti
ringrazio” sussurra come se gli costasse.
Lo capisco
benissimo. Anche a me costa molto tutto
questo. Così annuisco, sapendo che questo è il
nostro massimo. Per il limite
che invece riguarda me e Charlie, è molto meno di quello col
figlio.
Sapendo che
hanno passato quasi un anno senza
vedersi, ma non potendo sopportare oltre, trovo una soluzione:
“Penso che Bella
sarà molto felice di stare un po’ da sola con voi.
Jasper potrebbe portarvi a
casa sua, appena poi lei vorrà passo io a prendere mia
moglie” mormoro
interrompendo le lacrime, i sorrisi, e i discorsi fra i tre seduti
ormai sul
divano con la ragazza al centro.
Tre paia
d’occhi si posano su di me, ma io fisso
solo quelli di Charlie, sperando che capisca.
“Certo”
afferma fortunatamente, ricambiando la mia
occhiata con gratitudine. Sa che è il mio massimo.
“Noi rimarremo qui per tre
giorni. Al momento, purtroppo non posso prendere una pausa dal lavoro,
ma forse
mia moglie…”
“Dipende
tutto da te. Bella sarebbe comunque molto
felice di stare con sua madre, lo sai.”
“Grazie”
sussurra Renée alzandosi, fissandomi con
immensa gratitudine.
Mi prende alla
sprovvista e non so cosa risponderle.
Fortunatamente, mia sorella arriva come sempre in mio aiuto.
“Bella
non si è sentita molto bene, oggi, quindi se
stasera mangia da voi vi chiedo di controllarla.”
“Cosa?”
le chiedo, temendo di non aver capito.
Bella mi si
avvicina subito. “È stato solo un
leggero mancamento, tutto qui.”
La fisso
cercando di capire se lo pensa vero o mi
sta nascondendo qualcosa per evitare che io mi preoccupi, ma non vedo
niente
nei suoi occhi che me lo faccia pensare.
“Stia
tranquillo, penso io a lei” interrompe Renée
con voce sicura. Non ho dubbi che ci penserà davvero lei a
mia moglie.
“Vado
a prendere la macchina?” chiede Jasper.
Mentre riceve
risposta alla sua domanda, Bella si
stringe a me. “Tu non vieni?” sussurra in modo tale
che la senti solo io.
“No”
rispondo, posandole una mano sul fianco. “Non
posso” dico a bassa voce.
Bella mi scruta
a fondo, capendo il motivo. “Dobbiamo
parlare” aggiunge infine con tono dolce.
“Stasera.
E mangia, per favore.” Lancio un’occhiata
al suo stomaco, sfiorandolo con lo sguardo.
Bella sorride
radiosa. “Va tutto bene, davvero. Non
metterei mai a rischio il bambino” promette.
Le rivolgo un
mezzo sorriso per tutta risposta.
“Andiamo?”
chiede Jasper a Bella, avvicinandosi a
noi.
Bella si scosta
da me rivolgendomi un’occhiata e io
annuisco impercettibilmente. Rivolgo lo stesso segno come saluto a sua
madre,
ma per Charlie è diverso. Non è un saluto,
è più un ‘Okay. Posso essere educato
per Bella’. Forse per lui non è così,
per lui è davvero un segno di saluto.
Bella’s
pov
“Stai
bene così, amore mio?” domanda mia madre,
sistemandomi per l’ennesima volta i cuscini alle mie spalle.
Scoppio a
ridere, confermando ancora una volta.
Mio padre
è seduto vicino a me e tiene la mia mano
stretta tra le sue.
“Mi
dispiace davvero tanto, piccola…”
“Non
importa…”
“Sì
che importa. È una fortuna che a tuo marito sia
venuto in mente di chiarire, altrimenti…”
“Chiarire?
Hai parlato con Edward?” domando
incredula. Muoio dalla voglia di sapere cosa si sono detti, ma
preferisco
rimandare.
Ho passato
troppo tempo lontano dai miei, questa
serata non è per i brutti discorsi, ma per sorrisi e lacrime
di gioia. Ci sarà
tempo anche per le spiegazioni in seguito, ma non adesso.
“Be’…
non penso mi vedrà mai bene come il suocero
che ha sempre desiderato. Non penso passeremo mai il Natale fra risate
e
scherzi vari. Però sì, gli ho spiegato tutto dal mio punto di vista. E benché
forse per lui è difficile da
accettare, penso che farà lo sforzo di vedere me per
te.”
“Lo
pensi davvero?” sussurro, non riuscendo a
crederci.
“Io
penso che lui ti ama. E per amore della propria
donna si può affrontare di tutto” afferma
seriamente mio padre. “Il che, tra
l’altro, mi rende immensamente più felice e
tranquillo, perché di tutto mi
aspettavo ma non che lui si innamorasse di te. Tramite tutto
ciò che c’era tra
noi, ovvio.”
Non riesco a
smettere di sorridere pensando che
forse Charlie ha ragione. Edward ha accettato mio padre per me, e deve
essere
stato un motivo abbastanza forte per farlo, o non l’avrebbe
mai permesso. Quale
ragione più potente dell’amore?
“Io
sono solo felice che tu lo sia, e vederti
finalmente è la mia più grande gioia”
mormora mia madre venendo ad
abbracciarmi. “Edward tra l’altro ci ha anche detto
che tu sei incinta”
continua con le lacrime agli occhi.
Sento la mano di
mio padre sul mio stomaco. “È la
notizia più bella, oltre a quella di poterti finalmente
vedere a nostro piacere.”
“Oh,
amore mio…” singhiozza mia madre riprendendo ad
abbracciarmi e facendo piangere anche me. Papà ci stringe
entrambe tra le sue
braccia e sento le sue labbra fra i miei capelli. Infine, la porta si
apre.
“Ecco
qui, ho portato le pizze! Oddio, ancora a
piangere state?” chiede disperato Jasper, alzando gli occhi
al cielo.
Mamma e
papà scoppiano a ridere e io gli sorrido,
rendendomi conto che per la prima volta che quel vuoto dentro di me
è
finalmente scomparso.
///
Quella giornata
era stata così piena di emozioni e
lacrime che mi sentivo distrutta. Con la promessa che avrei passato la
giornata
di domani con loro, Jasper mi ha poi accompagnato a casa.
Non ho
obbiettato, non voglio disturbare Edward. E
ho fatto anche bene: entrata in casa, le luci sono spente e lui non
è nel suo
studio, bensì nel letto in camera a nostra a dormire.
Noto con un
sorriso il telefono accanto a lui,
immaginandolo ad aspettare la mia chiamata.
È a
pancia in giù e petto nudo, i pantaloni del
completo nero di lavoro ancora messi. Sfioro la sua pelle con la mano,
notando
quanto sia ghiacciata. Sembra un così tenero bambino che non
ho voglia di
svegliarlo, per cui passo a prendere una coperta. Quando la sistemo sul
suo
corpo, però, si sveglia da solo.
Inizialmente
è confuso, poi capisce. “Ehi…”
“Ehi”
sussurro anche io, senz’altro meno assonnata
di lui. “Torna a dormire, sei stanco…”
“Avresti
dovuto chiamarmi. Ti ha accompagnato tuo
padre?” Tira via le coperte sotto di lui e si infila sotto,
scostandosi.
“No,
Jasper” gli rispondo, coricandomi al suo fianco
anche se ho ancora le scarpe. Le scalcio via e mi stringo a lui,
rabbrividendo.
“Come
stai?” mi chiede accarezzandomi i capelli.
“Bene.
Davvero bene.”
“Mmh.”
“Domani
parliamo?” sussurro alzando il viso per
guardarlo.
Mi fissa con
così tanta intensità che quasi
arrossisco.
“Non
c’è niente di cui parlare. È giusto che
tu veda
i tuoi genitori, Bella. Noi possiamo anche stare separati per qualche
ora, al
giorno.”
Annuisco.
“Papà mi ha detto che ti ha spiegato le
cose secondo il suo punto di vista.”
Edward scuote le
spalle. “Non è tanto diverso da ciò
che ti ho raccontato io. Tuttavia secondo quanto detto da lui gli
ultimi loro
incontri erano puramente amichevoli, perché mia madre stava
male e tuo padre
non se la sentiva di abbandonarla. E nonostante come mi abbia trattato
al
telefono, lui al funerale è venuto per conto
proprio.”
“E tu
gli credi?”
Edward non
risponde subito. Posa il mento sulla mia
testa. “Sembrava sincero” preferisce rispondere,
senza che questo sia un no, ma
nemmeno un sì.
Emetto un lungo
sospiro, lasciandogli un bacio sul
petto. “Non credo potremmo mai sapere se è sincero
o meno. Noi non eravamo lì.
Io nonostante tutto ho fiducia in mio padre. So che per te non
è lo stesso, e
mi dispiace veramente che tu debba sopportare tutto questo a causa
mia.”
“Io mi
fido di te” mormora lui semplicemente. “E non
mi interessa se devo o non devo sopportare tuo padre, perché
se tu starai al
mio fianco come hai sempre fatto per me sarà tutto
più facile.”
Sfioro con le
mie dita la sua guancia, sorridendo
leggermente.
Più
volte in passato avrei voluto dirgli quanto lo
amassi, ma benché in certi momenti avrei anche potuto,
nessuno mi era mai
sembrato adatto. Fino ad oggi. Così lo dico.
“Ti
amo.”
Non so
esattamente perché il mio cuore ha preso a
battere quanto un tamburo. Forse perché finalmente ho potuto
dirglielo. O forse
per paura che lui mi rifiuti, che lui non provi lo stesso sentimento
che provo
io.
Non vedo
cambiamenti nei suoi occhi. Sfiora un mio
sopracciglio delicatamente, sempre tenendomi fra le sue braccia.
“Ti amo anche
io” risponde in un sussurro un istante dopo. I suoi occhi si
posano in basso e
la mano con cui sfiorava il mio viso si muove sul mio stomaco.
Scosta il
maglione e posa la grande mano sul mio
ventre nudo. “E amo anche lui. O lei.”
Chiudo gli
occhi, inebriata da quelle parole, da
quel tocco.
Manca poco al
nostro primo anniversario di
matrimonio. Quasi un anno a dover aspettare per queste parole, quasi un
anno e
ne abbiamo affrontati già tanti, di problemi. L’ho
persino lasciato, credendo
di essere arrivata al limite.
Mi sbagliavo. E
sono davvero felice di essermi
sbagliata.
Edward si
sistema meglio sotto le coperte per farmi
stare più comoda ed entrambi finiamo per addormentarci
vestiti e abbracciati.
Niente baci appassionati, niente sesso per festeggiare. Ma a me va bene
così, e
so che anche per lui è lo stesso.
E
l’indomani, quando a svegliarmi sono labbra sul
mio ventre e mani sui miei fianchi, mi scopro ad essere felice come mai
sono
stata in passato.