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Autore: OliverFlame    18/12/2013    1 recensioni
Quando Adrian Charles Harvey sta per essere giustiziato, non si sarebbe mai aspettato di venir salvato da figure misteriose. Da allora la sua vita cambia completamente. Il ragazzo si ritroverà ad essere parte di un progetto più grande di lui, e non sa dove il suo viaggio lo porterà.
(Scusate, ma non so come aggiustare l'html del testo, quindi sarà più difficile capire quando i personaggi parleranno o quando staranno pensando, mi dispiace.)
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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A riportarmi alla realtà fu Blake. 
– ‘Sera, Adrian Charles – lo guardai e gli feci un sorriso che non fu ricambiato – un po’ troppo tardi per unirti ai tuoi familiari, non trovi? 
La domanda mi aveva messo non in poco difficoltà. Avevo perso metà della serata stando seduto su una panchina in giardino, aveva ragione. 
– Suvvia, Blake, dopotutto adesso è qui, no? – mia madre rispose al posto mio. – Piuttosto, dovete sapere che i miei due angioletti hanno conseguito con perfetti risultati gli ultimi test sulla politica ambientale, sono così fiera di loro!
– Non avevo dubbi sul fatto che avessero potenziale, milady. – Rispose il duca.
– Vorrei precisare che con perfetti si fa riferimento a qualcosa privo di errori. E in tal caso staremmo parlando solo del mio test. Charles ha avuto parecchie difficoltà sulle domande sull’utilizzo di materiale biodegradabile, il che non è affatto una cosa da lodare. – Rimasi nuovamente senza dire niente, cercando di non guardare nessuno negli occhi. Ogni parola pronunciata da Blake era come una martellata al petto. 
– Davvero ha ottenuto il massimo principe Blake? La prego, mi racconti un po’ del test, sono curioso! – Il duca prese a guardarlo come se ne fosse estasiato, ascoltando ogni minimo particolare che Blake aveva da dirgli. 
Mia madre, intanto, mi portò con sé in un angolo più appartato della casa, con poca gente. 
– Mamma, vorrei avere il permesso di tornare in camera, non mi sento troppo bene. 
– È per quello che ha detto Blake? Tesoro, lo sai come è fatto e poi non aveva tutti i torti… 
– No, semplicemente, sono stanco, posso?  
– Non puoi adesso. Fra poco annunceranno gli eredi al trono. Pazienta fino ad allora, poi potrai anche andare. 
Non cercai di oppormi. Sbuffai leggermente, almeno mi era concesso sparire una volta annunciati i nomi. Non che ci sia nulla che io non sapessi già. Saremo io, Blake e Lester gli eredi. Non c’erano probabilità che io vincessi e il trono sarebbe stato assegnato a Blake, almeno questo era quello che tutti, amici e parenti, continuavano a ripetermi. A pensarci, Lester non si era ancora fatto vivo.
Aspettai con ansia l’arrivo di questo annunciatore seduto ad una sedia vicino al tavolo delle bevande calde. Da che parte sarebbe arrivato? Perché non si faceva ancora vivo? Erano quasi le due di notte e io avevo urgente bisogno di dormire, oltre perché quello strano liquido rosa stava iniziando a fare un brutto effetto. Iniziai allora a guardarmi intorno. Alle pareti i soliti affreschi erano stati ridefiniti e addirittura ripitturati, con colori che davano sul giallo oro. Le crepe sulle colonne che reggevano il piano superiore erano state riparate. Mi accorsi di una statua sul tavolo circolare che avrei giurato non aver mai visto. Era la statua di un angelo con un’ala caduta che con le mani reggeva una conca. I suoi occhi lacrimavano un liquido rosso che andava a depositarsi nella conca. Avrei giurato fosse sangue se non avessi visto le persone prenderne da bere. 
Vino, conclusi. Anche se c’era la possibilità che quelle persone stessero davvero assaporando del sangue. 
Quando la testa ormai iniziò a scoppiarmi, finalmente l’annunciatore degli eredi al trono arrivò. Sulla cima delle scale era stato allestito un palco, con una semplice postazione dotata di microfono. L’annunciatore, un uomo sulla cinquantina, basso, calvo e dall’aria sciatta era già in posizione su di essa. Aspettava che tutti si accorgessero di lui prima di iniziare a parlare. Le risate dei borghesi a poco a poco si affievolirono, lasciando solo il silenzio alla fine. Tutti si erano ammutoliti e fissavano l’annunciatore quasi a implorarlo di iniziare. Poi l’uomo si chiarì la voce e con disinvoltura avvicinò la bocca al microfono. 
– Siamo qui, a Palazzo Harvey, per una semplice ragione. Oggi saranno annunciati i nomi di chi prenderà la corona del regno di Forhan e con essa, si prenderà cura dei suoi sudditi. – Il pubblico strepitava, e suoni strozzati si facevano spazio tra il silenzio e le espressioni di stupore, mentre qualcuno applaudiva dall’eccitazione. – Come sapete il nostro re attualmente è in gravi condizioni. I dottori stanno facendo il possibile, ma l’ “homicidium rosae” sta per raggiungere i polmoni. – Anche la più piccola vibrazione si fermò. Si sentiva solo qualcuno piangere in lontananza. L’ “homicidium rosae” era una malattia mortale che veniva riscontrata nei soggetti  che non fossero nel pieno possesso delle facoltà mentali. Quando il cervello cedeva completamente alla pazzia, i nervi cominciavano a dilaniare i tessuti e ad aggrovigliarli come in una stretta. Causava numerose emorragie interne e perdita della sensibilità. Partiva dallo stomaco, poi saliva fino a prendere nella sua morsa cuore o polmoni. Veniva chiamata “homicidium rosae” poiché veniva diagnosticata nella stagione in cui gli omonimi fiori, le rose, sbocciavano. Di solito la morte era istantanea. Ma essendo mio padre era l’uomo più ricco e importante di tutta la regione riuscì a resistere per mesi sotto la veglia dei dottori specializzati che tagliavano i nervi quando necessario, facendo perdere l’uso della parte interessata a mio padre, ma salvandone gli organi. Mio padre aveva sempre fatto uso di calmanti e antidolorifici poiché il suo cervello era come una macchina spenta, che si accendeva a tutta forza nei momenti meno opportuni. Ormai le gambe e il braccio sinistro erano fuori uso. Il pancreas e il fegato non lavoravano come avrebbero dovuto. La morte era accanto a lui e lo teneva per mano. Vidi sul viso di mia madre delle lacrime. Lacrime d’amore, lacrime di disperazione. L’annunciatore riprese il suo discorso. 
– Allora, è ora di annunciare gli eredi. Quando sentirete il vostro nome dovrete salire la scalinata e venire accanto a me. – Prese dalla tasca della giacca un foglio di carta giallastro e lo pose sul ripiano della sua postazione, lesse. – I candidati a prendere il potere della nazione sono: Lester Cook, che purtroppo non è potuto essere qui con noi oggi, – I suoi sostenitori batterono le mani. – Adrian Charles Harvey, – Presi un bel respiro e poi mi feci spazio tra la folla, barcollando. La testa mi faceva sempre più male, tanto che non percepivo più odore o suono. Salii la scalinata a grandi passi e mi posizionai accanto all’annunciatore. – Blake Harvey – Sentii l’eccitazione del pubblico a quel nome. Mentre passava tra il pubblico le ragazze cercavano di toccarlo. Salì la scalinata e poi si girò verso le persone che lo acclamavano in coro sorridendo malignamente, ma nessuno sembrò accorgersene. 
…Avevano applaudito per me?  La poltiglia rosa aveva indurito i miei sensi, ma qualcuno l’aveva fatto? Di sicuro sì, sarebbe stato troppo scortese non farlo. Ma spinti da cosa? Dalla pietà? O lo facevano perché mi volevano davvero come re? Negli applausi rivolti a Blake era possibile tastare la sincerità. A chi di loro non sarebbe piaciuto essere governato da lui? Non c’era anima viva che non stesse applaudendo. 
Era già pronto a sparire e tornare in camera mia, quando l’annunciatore riprese a parlare. 
–…E Theodore Mitchell. – Guardai l’annunciatore con aria confusa, come il resto del pubblico. Chi era? Era la prima volta che sentivo quel nome, anche se ero aggiornato costantemente da mia madre. Un ragazzo tra il pubblico alzò la mano come per dire “Presente!” e iniziò ad avvicinarsi. Salì la scalinata senza far rumore e si mise tra me e Blake. Quelli che pensai fossero i suoi genitori applaudivano, noncuranti del pubblico disorientato. Da vicino potevo osservarlo meglio: era alto quanto Blake e forse aveva la mia stessa età. Gli occhi color acqua illuminavano il viso pallido. L’annunciatore prese il foglietto e lo ripose in tasca, piegandolo per bene, poi, prima di dileguarsi, pronunciò un’ultima frase.
– Raccomando tutti, soprattutto i qui presenti eredi al trono, di esserci, domani, alla roccaforte dei Cook per l’annunciazione del programma di elezione.  – 
Altro cibo, pensai, tastandomi lo stomaco che chiedeva pietà. 
Finalmente qualcuno iniziò a pensare che fosse ora di andare e nel giro di qualche minuto l’enorme salone si svuotò. Nostra madre venne a congratularsi con noi e poi ci congedò con un bacio. Ormai quel dannato liquido rosa aveva raggiunto la gola e allora, una volta raggiunta la camera, mi precipitai subito in bagno per vomitare. Stetti una bella mezz’ora chino sul water. Subito dopo non mi spogliai, bensì mi misi sotto le coperte con ancora addosso il vestito da cerimonia. Ormai era l’alba, ma sapevo benissimo che, se non avessi dormito anche solo per un’ora, sarei crollato durante la festa successiva. Scacciai i pensieri del viso nuovo di Theodor e del successo di Blake e mi addormentai.
  
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