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Autore: exitwounds    18/12/2013    3 recensioni
[fuenciado; tony x nuovo personaggio]
«Fuentes...» sputai, vedendo che un ragazzo aveva avuto la mia stessa idea. A quanto pare, non sono l'unica a cui dia fastidio quella sottospecie di musica - se si può chiamare tale - che mandano in discoteca.
«Smith...» rispose, senza neanche alzare lo sguardo dalla sigaretta, ormai quasi finita, che teneva tra le dita.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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so keep talking, 'cause i love to hear your voice.

(2)


Svoltai l'angolo, diretta a cercare Sam per raccontarle tutto, quando lo vidi di nuovo, appoggiato al muro accanto all'ingresso della discoteca, con uno sguardo tra lo strafottente e il divertito, e una terza sigaretta in bocca.
Rimasi lì, immobile, aspettando una sua mossa.
«Ti va se ti offro qualcosa da bere? Qua dietro c'è un bar dove vado spesso. » piantò i suoi occhi nei miei, vi lesse probabilmente la mia sorpresa, non mi aspettavo una proposta del genere.
Biascicai un «okay» velocemente. «Vado solo a prendere la giacca, l'ho lasciata dentro, torno subito.»
«Vengo con te.» si propose, annuii ed entrai di nuovo in quell'inferno, in cui la musica era talmente alta da coprire i miei pensieri.
Perché avevo accettato, quando neanche dieci minuti prima mi ero detta che a un tipo del genere non dovevo rivolgere neanche la parola? E perché adesso lo tenevo per mano, per non perderlo tra la folla, come se fossimo amici da sempre?
Lasciai la sua mano appena arrivati al guardaroba, presi la mia giacca e mi allontanai di scatto da lui, per andare ad avvertire Sam che non sarei tornata con lei.
«Guarda che non mi dava fastidio, non era necessario allontanarsi così.» notavo una punta di amarezza nella sua voce, ma lo ignorai.
Trovata Sam, mi avvicinai e le spiegai tutto. Lei alzò lo sguardo, squadrò il ragazzo per un attimo e poi urlò un qualcosa che somigliava a un «Dove cazzo vai con un tipo del genere?!»
Eh, che cazzo ci facevo con un tipo del genere? Alzai le spalle e la salutai: in fin dei conti, non si dice mai di no quando qualcuno ti offre da bere!

Il bar era carino, ma dopo tre birre, due shot di Jack Daniels, uno di assenzio e l'ennesima sigaretta mi sembrava una reggia.
Anche se ero visibilmente brilla, ero abbastanza lucida da capire che per anni lo avevo giudicato male. Mike Fuentes non era malaccio: non sapevo se era il fatto che avevamo entrambi chiaramente esagerato con l'alcol, ma in quel momento mi sembrava addirittura... simpatico.
«Ascolti ancora quelle band che ascoltavi al liceo, tipo i Green Day, i blink-182?» mi chiese, ed io sobbalzai. Come faceva a saperlo?
«Le spille sullo zaino, le ho notate subito perché piacciono anche a me.» spiegò, sicuramente aveva colto il mio sguardo sorpreso.
«Sì, come mai me lo chiedi?»
«Io e mio fratello abbiamo formato una band, il nostro primo disco esce a fine mese e conoscendo i tuoi gusti musicali, penso ti possiamo piacere.»
«Wow.» riuscii solo a dire. Posai la bottiglia di birra, ormai finita, sul tavolo. «Tu che suoni?» gli chiesi. Ero sempre stata affascinata dai musicisti, ed era un po' che volevo riprendere a suonare anche io.
«La batteria, non si vede dalle mie braccia super muscolose?» esclamò, alzando le braccia per farmi vedere i muscoli.
Mi strappò un sorriso, che stavolta non nascosi. In fin dei conti, brilla o non brilla, la sua compagnia stava cominciando a piacermi.

Fu dopo il quarto shot di vodka liscia che capii di aver esagerato con l'alcol.
Mike aveva appena finito di raccontarmi un episodio assurdo di quando lui, suo fratello e l'altra metà della banda erano più piccoli ed eravamo scoppiati a ridere entrambi.
«Oddio, non avrei mai pensato che foste così scemi!» ridevo così forte da neanche sentire la mia voce. «Non so come ho fatto a prendermi una cotta assurda per uno di voi, in prima liceo!»
Mi ci volle qualche secondo per realizzare quello che avevo appena detto. Mike all'improvviso sembrava essere tornato sobrio, come se non avesse mai bevuto tutti quei litri d'alcol. Io ero ferma, lo sguardo perso nel vuoto, pensando a una maniera per tornare indietro nel tempo e frenare la mia maledettissima lingua lunga. Dannazione, al mondo inventano di tutto e una macchina del tempo ancora non l'hanno fatta!
Guardai l'ora sul telefono, le tre passate. Meglio tornarsene a casa. Dividevo un appartamento con Sam, speravo di non fare troppo rumore rientrando e di non svegliarla, quando qualcuno interrompe il suo sonno diventa una furia.
«Grazie di tutto Mike, io vado, ci becchiamo in giro.» gli dissi, alzandomi dal tavolo e facendo per allontanarmi, ma lui mi bloccò per il polso.
«Ma dove credi di andare, che non ti reggi in piedi? Mettiti seduta.» con un leggero strattone mi fece tornare sulla sedia. Era improvvisamente serio, ma allo stesso tempo nei suoi occhi brillava vivida la curiosità. «Mi racconti per chi ti eri presa una cotta in prima?»
«Solo se mi prometti che non lo dirai a nessuno.» acconsentii, a testa bassa. Ancora non sapevo se fidarmi o no, ma c'era qualcosa che mi diceva che potevo dirgli qualsiasi cosa.
«Okay.» mi guardò, incoraggiandomi con gli occhi.
«Giuramelo!» ridacchiai, mi sembravo una bambina che tenta di strappare una promessa al suo amichetto.
«Parola di lupetto!»
«Sei stato scuot? Wow, non ti facevo tipo del genere!» cercai di sviare il discorso da quell'argomento un po' scomodo.
«No, ma non... ehi, non stavamo parlando di questo!» dannazione, tentativo fallito. «Adesso me lo dici? Lo prometto, me lo tengo per me.»
Sospirai pesantemente. «Okay.»
«Asdfghtonyperryfhsjf» biascicai, talmente a bassa voce che neanche credevo mi avesse sentita.
«Ho sentito bene? Tony?» ripeté, e poi scoppiò in una risata fragorosa.
Gli rivolsi un'occhiataccia. Gli avevo appena confessato una cosa che a esclusione di Sam non sapeva nessuno e lui rideva?
«Che diavolo ti ridi? Sono seria!» risposi stizzita, ma purtroppo la risata di quel ragazzo era contagiosa, e un nano secondo dopo mi ritrovai a ridere come una deficiente, senza nessun motivo.
Ci volle qualche minuto per riprendere fiato. «Io so tante cose di te, lo sai perché?» Mike aveva un tono serio, sembrava quasi stesse per confessarmi un segreto di Stato. Scossi la testa, che cominciava ad essere pesante per via dell'alcol.
«Non dovrei dirtelo, ma anche Tony ha avuto una fissa allucinante per te, sempre quando eravate in primo, c'è stato un periodo in cui aveva addirittura indagato su di te, sapeva anche dove andavi a lezione di chitarra e a che ora, era inquietante!»
Il mio cuore fece un salto. Non era possibile, non era assolutamente possibile che una persona del genere avesse avuto una cotta per me, in più nello stesso periodo in cui l'avevo anche io. Okay, magari la mia non era durata solo in primo, forse me l'ero trascinata fino al diploma, ma son dettagli. Perché, se gli piacevo così tanto, non si era mai mosso, non mi aveva mai fatto capire nulla, non mi aveva neanche mai rivolto la parola? Forse era timido. Non che io sia stata più spavalda di lui, neanche io glielo avevo mai fatto capire, in nessuna maniera...
«...okay.» non so come riuscii a parlare, avevo la gola secca. «Perché voi non avete fatto nulla? Cioè, sapevate tutto e non avete mosso un dito?» e tutta questa spavalderia da dove mi era uscita? L'alcol stava seriamente cominciando a fare effetto.
«Vic voleva parlarti e dirtelo, era convinto che il suo fascino di ragazzo dell'ultimo anno ti avrebbe fatto credergli - mi scappò un sorriso - ma Tony l'ha fermato, era sicuro di non piacerti e ha detto che sarebbe stato inutile, se la sarebbe fatta passare.» fece spallucce, come se avesse detto una cosa banale ed insignificante.
Sospirai, scuotendo la testa. Non riuscivo a crederci. «Ho bisogno di altra vodka.»

«...ed ecco perché le mucche non volano, perché se lo facessero si schianterebbero subito a terra e si farebbero male!» scoppiai a ridere da sola, ormai Mike era piegato in due a reggersi lo stomaco da una mezz'ora abbondante.
Eravamo ubriachi persi.
L'ultima cosa che ricordo più o meno lucidamente sono le mani di Mike, una che mi reggeva per un fianco e l'altra che teneva la mia mano sinistra. Stava tentando di sorreggermi, ma barcollava pure lui, anche se meno di me. Non riconoscevo la zona, provavo a guardarmi intorno ma tutto era sfocato. Poi il niente.

Mi svegliai con un mal di testa tremendo e gli occhi che mi bruciavano, a causa della luce che entrava dalla finestra.
Che diavolo ci facevo sdraiata in un letto non mio? Perché avevo la testa appoggiata al petto di un ragazzo che ancora dormiva, mentre lui mi stava abbracciando? E perché il tipo era in mutande e a me faceva male ogni singolo muscolo del corpo? Cacciai un urlo.
«Che cazzo urli, stavo dormendo» biascicò lui, la voce ancora impastata dal sonno. Si mise seduto a gambe incrociate sul letto, si stropicciò gli occhi e sbadigliò.
Poteva anche essere una scena tenera, non fosse per il fatto che non sapevo che diavolo ci facessi a letto con lui, chi fosse e soprattutto cosa fosse successo la sera prima.
Cominciai piano piano a mettere a fuoco la vista, riconobbi Mike e ricordai qualcosa della serata, ma non perché avessi dormito - o almeno, spero - insieme.
«Che cosa diavolo è successo, Mike?»
«Ci siamo ubriacati e abbiamo dormito a casa mia, no?» mi rispose, come se fosse la cosa più normale del mondo.
Aprii la bocca per parlare, ma lui mi precedette. «E no, non è successo niente. Abbiamo dormito e basta, giuro.» sbadigliò ancora e si alzò dal letto. «Vado a preparare la colazione, hai fame?» non aspettò neanche la mia risposta che sparì fuori la porta della stanza da letto.
Per fortuna avevo ancora addosso il vestito, anche se era tutto sgualcito. Mi alzai piano, con la testa che mi girava, mi diedi una sistemata e notai con la coda dell'occhio le mie scarpe, buttate in un angolo della camera. Là stavano bene, stupidissimi 12 cm di tacco.
A piedi scalzi, uscii dalla stanza a cercare Mike, sperando non ci fosse nessun altro in casa. Trovai la cucina ed entrai dentro. Il ragazzo si era messo un pantalone di tuta ed era ai fornelli, a cucinare quelli che a giudicare dall'odore, erano pancakes. Wow, non credevo che un tipo come lui sapesse cucinarli.
Li mise in tavola, poi incrociò il mio sguardo e mi sorrise. Sembrava la cosa più normale del mondo, come se fossimo una coppietta in casa sua che fa colazione insieme, come ogni giorno, quando appena poche ore prima ci eravamo rivolti la parola per la prima volta in anni ed anni.
«Ti presto qualcosa di mio, se vuoi, stare con un vestito tutto questo tempo deve essere scomodo.» mi propose, con tono gentile, ed io annuii. Sparì qualche secondo, poi tornò con una felpa che, a occhio e croce, mi sarebbe stata tre o quattro volte. Mi indicò la porta del bagno, dicendo che potevo cambiarmi là.
Entrai, mi sciacquai il viso ed indossai la felpa. Non ero bassa, ma ero di corporatura abbastanza minuta, Mike era più alto di me di una decina di centimetri almeno, e la felpa mi arrivava quasi al ginocchio.
Stavo per mettere la mano alla maniglia ed uscire, quando sentii un'altra voce, insieme a quella di Mike, stavano chiacchierando. Mi feci coraggio ed uscii, d'altronde non potevo restare chiusa in bagno tutto il giorno, no?
Entrai in cucina, facendo attenzione a non far alzare la felpa, e sentii un paio di occhi squadrarmi.
Avevo davanti Vic, il fratello di Mike, che si stava congratulando con lui per il "bel bocconcino".
«Non sono un "bel bocconcino", Victor.» mi assicurai di incenerirlo con lo sguardo ma soprattutto di calcare bene il suo nome intero, sapevo quanto gli desse fastidio.
«Non è come sembra, Vic.» tentò di spiegare Mike al fratello. Mentre io mi stavo sedendo, pronta a mangiare il primo morso del pancake, suonò il campanello.
«Sono Jaime e Tony, hanno trovato parcheggio!» Vic andò ad aprire la porta.
Piano piano stavo ricordando tutto, e rivolsi uno sguardo allarmato a Mike. «Tony!» mimai con la bocca, e lui di rimando mi mimò di star tranquilla.
«Fuentes!» Jaime entrò urlando a squarciagola, seguito da un Tony sorridente ma più silenzioso.
Mi girai di scatto, involontariamente, ed incrociai lo sguardo di Tony.
Mi bloccai, come fossi congelata: era bello, bellissimo, proprio come me lo ricordavo, ed ero sempre meno sicura che la cotta per lui mi fosse passata.



myspace.
Aggiorno di già uhuhuhuh.
Spero che vi piaccia questo secondo capitolo, mi precipito a scrivere il prossimo che ho un'idea ^*^ (e non ho voglia di fare i compiti, okay, lo ammetto)
Un bacio, fab.
  
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