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Autore: GhostFace    18/12/2013    2 recensioni
Riflessioni interiori, ma anche azione, istinto ed avventure, senza mai farci mancare qualche risata... Questa è una storia che coinvolgerà tutti i personaggi principali di Dragon Ball, da Goku a Jiaozi! Cercando di mantenermi fedele alle vicende narrate nel manga, vi propongo una serie di avventure da me ideate, con protagonisti Goku ma soprattutto i suoi amici. I fatti narrati si svolgono in alcuni momenti di vuoto di cui Toriyama ci ha detto poco e nulla, a cominciare da quell'anno di attesa trascorso successivamente alla sconfitta di Freezer su Namecc (ignorando o rielaborando alcuni passaggi only anime). Come dice qualcuno in questi casi, Hope You Like It! Buona Lettura!
PS: la storia è stata scritta prima dell'inizio della nuova serie DB Super, quindi alcuni dettagli non combaciano con le novità introdotte negli ultimi anni. Abbiate pazienza e godetevi la storia così com'è, potrebbe piacervi ugualmente. :)
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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In un istante, i due si trasformarono in Super Saiyan e si lanciarono in un accesissimo e purissimo corpo a corpo. Si afferrarono reciprocamente per le mani, in una stretta vicendevole: con i muscoli e le vene tesi in rilievo, i due Saiyan accrescevano la propria forza, come se ognuno dei due volesse non solo saggiare sé stesso, ma anche e soprattutto la forza dell’altro. I due si confrontavano in un susseguirsi sfrenato di colpi fisici, animati dall’euforia che fremeva nei loro corpi come ogni volta che combattevano trasformati in quello stadio: uno status interiore al quale non avevano mai fatto l’abitudine. Li muoveva, inoltre, la consapevolezza che quel duello era più che speciale, perché lo avevano desiderato entrambi per tutto quel tempo; era come se il desiderio crescesse insieme al moltiplicarsi del numero dei colpi inferti, poco importava che fossero schivati o incassati. Quello stato d’animo li spingeva a lottare al meglio, come forse mai avevano lottato prima d’allora, come se fossero l’uno alle prese con l’altro per la prima volta; e di fatto, si conoscevano da anni, ma sentivano di star facendo nuovamente conoscenza reciproca, come se davvero fosse la prima volta. Era stata un’ottima idea, quella di imbastire quella sfida… “Quando mi ricapita di sfidare un Super Saiyan?” pensava ciascuno dei due, con un fremito di eccitazione forte come mai lo era stato il brivido che provavano lungo la schiena, ogni volta che si trovavano davanti degli avversari sempre più potenti. Erano gli ultimi due veri eredi della razza Saiyan!
Colpo su colpo, Vegeta individuò una breccia nella difensiva di Goku, una piccola falla che gli permise di allungare un calcio alto al mento del rivale. Sbalzato all’indietro, Goku capitombolò; anziché rovinare passivamente al suolo, riuscì a poggiare le falangi delle mani a terra e darsi lo slancio all’indietro per eseguire un paio di agili ed acrobatiche capriole. Celermente, a mezz’aria, Goku lanciò vari repentini colpi di energia contro il rivale; il Principe, impegnato a respingerli, vide l’avversario scomparire con il teletrasporto ma non fu in grado di capire dove sarebbe ricomparso; Goku gli inflisse un pugno allo stomaco, poi scomparve nuovamente per ricomparire alle sue spalle e dargli una gomitata alla schiena che abbatté Vegeta a terra, tra la polvere secca.
«Tsk! Dannato teletrasporto…» mormorò Vegeta sfregandosi lo zigomo con il dorso della mano. Attaccandosi nuovamente a vicenda, i due Saiyan si colpirono a vicenda con successo mediante una serie di calci e pugni, finché Vegeta riuscì a mettere a segno una gomitata alla schiena di Goku, sotto il deltoide destro. Goku urlò per il dolore; poi, per ricambiare la gentilezza, si spostò rapidamente alle spalle di Vegeta e, bloccandolo in una presa da dietro con un braccio, lo afferrò per poi cominciare a bersagliare la sua schiena di pugni. Poi i due guerrieri dalle aure dorate si fermarono un istante per riprendere fiato.
«Ad ogni modo, hai colmato brillantemente il divario creatosi tra noi…» riconobbe Goku sorridendo.
«Non potevo certo stare con le mani in mano, Kakaroth… così come, di certo, nemmeno tu potevi rimanere in ozio, non è vero?» replicò Vegeta scrutandolo con uno sguardo carico di sarcasmo.
«Come vedi, mi sono allenato molto qua, da quando sono morto… E poi, seguendo da qui il tuo combattimento contro Cooler, ho sentito il mio cuore colmarsi di gioia, vedendo che anche tu avevi raggiunto livelli altissimi…»
«Quando ci affrontammo la prima volta, ti dissi che eri molto fortunato ad avere la possibilità di sfidare il più potente esponente della tua razza, sebbene fossi solo un guerriero di grado inferiore… mi ripeto: sei doppiamente fortunato, visto che questo è già il nostro secondo duello…! Adesso, però ti mostrerò la mia massima potenza! La vera potenza del Principe dei Saiyan!»
«Non desideravo di meglio! Scatenati pure… tanto l’Inferno non è un luogo che possa essere distrutto così facilmente…» rispose Goku.
Senza farsi attendere, Vegeta liberò al massimo la sua aura e si lanciò colpendo il rivale con una poderosa gomitata allo stomaco. Goku afferrò a due mani il braccio ancora piegato di Vegeta, lo fece roteare per un paio di giri ed infine lo scagliò con acceso impeto verso l’alto; teletrasportatosi alle sue spalle, lo colpì con un calcio a piedi uniti, facendolo precipitare al suolo. Il Principe, cadendo carponi, scavò un fossato di notevoli dimensioni; subito risalì ancora una volta a tutta velocità; poco prima che Goku si teletrasportasse per sottrarsi a quell’attacco, Vegeta si arrestò a mezz’aria; Goku scomparve e ricomparve laddove aveva previsto che il Principe sarebbe riapparso se non si fosse frenato di colpo, ma con sorpresa constatò di non trovarlo in quel punto. Spiazzato, ricevette una rapidissima capocciata in pieno petto; iniziò a precipitare verso il suolo, incalzato da Vegeta che continuava a colpirlo durante la caduta; infine, prima di impattare al suolo, riuscì a rimbalzare lateralmente per poi riportarsi a distanza di sicurezza. Vegeta iniziò ad inseguirlo, mentre Goku sfrecciava seguendo una linea prima retta, poi curva. Di colpo scomparve usando il solito teletrasporto; mentre Vegeta continuava a muoversi a super velocità in modo da rendersi un bersaglio difficile da colpire, Goku comparve sul lato destro. Con le mani raccolte sul fianco nella sua nota posa, Goku caricò e lanciò la sua Kamehameha; il Principe riuscì a difendersi lanciando dalla mano un’onda di energia rossa che si scontrò con la splendente onda azzurra di Goku. Mentre Goku era impegnato a lanciare l’onda, Vegeta con una capriola sfuggì dall’essere un mero bersaglio in aria e calciò l’avversario al fianco. Goku accusò il colpo e precipitò verso terra, mentre anche Vegeta si fermava per riprendere fiato: tutte le loro azioni si erano susseguite a velocità sconvolgente, con un’impazienza frenetica da parte di entrambi, in un continuo colpirsi a vicenda e tentare di schivare l’attacco avversario. Goku iniziava sempre più a perdere energia, mentre Vegeta si portò al di sopra di lui colpendolo con una martellata a due mani sulla testa; come una vera furia, lo inseguì colpendolo con altri calci e pugni, sbattendolo al suolo. Per concludere il suo attacco, Vegeta decise di ricorrere al Big Bang Attack; lanciatolo, non trovò che l’aria…
Goku si era salvato teletrasportandosi, proprio come Vegeta aveva preventivato. Ricomparve a pochi centimetri dal viso del Principe, e gli si aggrappò addosso, stringendolo con tutta la forza che aveva in corpo, digrignando i denti e ridacchiando. A sua volta, Vegeta strinse i denti, poi – prima che Goku gli allungasse una testata sull’ampia fronte – disse con un sorriso sprezzante: «Questa per te sarebbe una presa?!» Con un’esplosione di energia spirituale, si liberò, scaraventando l’avversario verso il basso. Rapidamente, lo raggiunse infliggendogli un calcio in rotazione a mezz’aria, colpendolo alle spalle, poco sotto il collo.
Goku si ritrovò a terra, in una fossa, qualche metro sotto il livello del terreno. Si fermò ad ansimare, senza smettere di sorridere; era contentissimo, perché quel combattimento – messo in atto per il puro gusto della competizione – gli stava dando il pretesto per dare fondo alle sue risorse. «A questo punto, il nostro scontro potrebbe anche finire qui. Ammetto che, come puro livello combattivo, mi sei leggermente superiore; quindi potrei anche dire basta a questo combattimento…»
«Cosa?!» domandò Vegeta sgomento, incredulo nello stato di frenesia dovuto al vantaggio di cui poteva usufruire. «Ma come…?! Di già...?
«Mi basta aver provato sulla mia pelle la tua vera potenza, ed era questo il mio scopo! Intendiamoci… se fossimo vivi e tu fossi stato un nemico pericoloso per la Terra, avrei combattuto fino in fondo, cercando di inventarmi qualcosa e di dare il tutto per tutto…»
«Mi stai offendendo, Kakaroth! È un modo per dirmi che ti arrendi, prima ancora di aver combattuto al massimo delle tue possibilità?? Devi dare il 100%, quando combatti con me!» sbraitò il Principe, irritato dal solo pensiero che Goku potesse non affrontarlo seriamente.
«Non ho detto questo! Dato che siamo qua agli Inferi, io non ho ancora finito: ho una tecnica che ti lascerà a bocca aperta, anche se la conosci già… incrementerà di molto il mio livello combattivo…» rispose con affabilità e sicurezza di sé il Saiyan di grado inferiore.
Vegeta lo fissò con un sorriso soddisfatto: “Cosa avrà in mente? Sono curioso…”
Goku si posizionò a gambe divaricate e piegate; stringendo i pugni, lanciò un urlo che accompagnava la crescita vertiginosa del suo potere interiore. Vegeta percepì l’abnorme cambiamento che si stava verificando nella forza del suo avversario, mentre anche il suo aspetto esteriore mutava: i muscoli, pulsando, gli si gonfiarono, l’aura che lo avvolgeva si tinse di un inedito color arancione fiammeggiante. «KAAA-IOOO-KEEEEN!!» scandì Goku con un tono di voce tanto possente da incutere timore.
«M-ma… questa tecnica…» commentò Vegeta sgranando gli occhi, sbigottito.
«Non parlare, Vegeta!» gridò Goku con voce tonante. «Attaccami alla massima potenza! È quello che volevi, no??»
Senza esitazione, Vegeta si accigliò digrignando i denti ed iniziò a bombardare il rivale allungando in avanti entrambe le mani, in modo alternato, e rilasciando una miriade di raggi energetici molto potenti; l’attacco durò per diversi secondi, sollevando polvere e detriti attorno a Goku, che si lasciò colpire senza batter ciglio. Terminata l’offensiva, Goku schizzò in avanti esibendo una velocità impetuosa che Vegeta non riuscì a percepire. Con una luce furiosa negli occhi, il Saiyan più giovane colpì il Principe con un pugno alla faccia, poi una ginocchiata allo stomaco, infine lo afferrò per il braccio e lo scagliò al suolo con una forza micidiale. E in un secondo Vegeta giaceva al suolo, sconfitto.
Goku cessò di usare il Kaiohken: espirò, sbuffando per la fatica; mentre Vegeta, inerme, dolorante, sfinito in una manciata di colpi, ancora stentava ad accettare l’improvvisa superiorità mostrata dall’avversario. Eppure egli conosceva bene la forza di un Super Saiyan, e ricordava ancora di quanto – ai tempi del loro primo incontro - Goku fosse capace di incrementare la propria forza in un istante con l’uso del Kaioken; combinando questi due fattori, era palese che ne sarebbe uscito un potenziamento a dir poco inverosimile.
«Ihih… Ti è piaciuto??» ridacchiò Goku con un largo sorriso sereno, posandosi al suolo vicino a lui e porgendogli la mano per aiutarlo a rimettersi in piedi.
Vegeta, che era pur sempre Vegeta, ignorò l’amichevole gesto del rivale e si rimise in piedi senza aiuto. «Che potenza… che potenza incredibile! Mi hai messo KO in pochissimi colpi! Con questa forza potresti addirittura battere i due cyborg…» commentò Vegeta, scuro in viso, ma non senza una certa ammirazione.
«Eheh… non è così semplice. Il Super Saiyan è di per sé uno stadio abbastanza stressante, ed unito alla mia tecnica Kaioken comporta un dispendio di energie che riesco a reggere solo qua all’Altro Mondo, senza risentirne troppo, visto che nel regno dei morti ci si affatica di meno… infatti, anche tu - che sei così malridotto - adesso inizierai senz’altro a recuperare le tue energie! Questo giochetto regge solo qua…»
In effetti, Vegeta constatò che recuperare le energie era operazione più rapida da morti che da vivi: lo avvertiva sul proprio corpo da defunto.
«In definitiva, senza questa tecnica, come Super Saiyan sono più forte di te…» osservò compiaciuto il Principe.
«Già… E calcola che avrei potuto spingermi ancora più in là, con il Kaioken, incrementando ancora la mia forza; naturalmente mi sono trattenuto, perché era negli accordi che non ci saremmo uccisi a vicenda, e comunque io non voglio ucciderti. Non solo: oltre ad essere una tecnica estenuante, è anche pericolosa se non la si padroneggia come si deve, specialmente quando il corpo si trova a gestire un livello di energia così alto…»
 
Fu così che si concluse la tradizionale rivalità tra Goku e Vegeta. Goku aveva mostrato, come di consueto, di essere in grado di sfruttare tecniche e risorse pur partendo da una condizione di inferiorità. Vegeta, però, si considerava il trionfatore morale: anni di impegno e di severi allenamenti lo avevano condotto a recuperare l’abisso che le vicende di Namecc avevano scavato tra lui e il Saiyan di rango inferiore. Non solo, lo aveva persino surclassato!
E così, era giunto il momento dei saluti. Saluti definitivi, stavolta e per sempre. Prima di congedarsi dall’ex-rivale, Vegeta pensò bene di rivolgergli un’ultima raccomandazione. «L’hai capito anche tu, non è vero, Kakaroth..? Il segreto di noi Saiyan è quello di poter crescere senza limiti. Se solo ne avessi avuto l’opportunità, credo che avrei potuto superare il limite del Super Saiyan… noi Saiyan non possiamo essere sconfitti così facilmente!»
«Sì, lo so… è per questo che non ho mai smesso di allenarmi…» precisò Goku.
«Kakaroth… allenati anche per me, mi raccomando.» concluse Vegeta con uno dei suoi sorrisi accigliati, proprio mentre, inviati da Re Enma, due diavoli impiegati di rango inferiore si presentarono a prelevare i due Saiyan.
«Addio, Vegeta... non ci vedremo mai più.»
«Addio, Kakaroth.» replicò il Principe dei Saiyan.
«Forza, maschio, diamoci una mossa.» disse a Vegeta una specie di scorbutico secondino con una terrificante mazza di ferro dalla quale sporgevano chiodi arrugginiti. «La pacchia è finita!»
«Sì, sì, ho capito…» ghignò Vegeta seccato. Il Principe si incamminò scortato dal diavolo, borbottando: «Ma dimmi tu se un Saiyan aristocratico come me deve essere condotto in questo modo alla stregua di un volgare galeotto…»
Rimasero sul posto Goku e l’altro diavolo, un impiegato in camicia e cravatta con gli occhietti tondi alla Mr. Popo. I due stavano dritti in piedi, uno di fronte all’altro, con le braccia distese lungo il corpo, e si fissavano negli occhi. Stettero così a guardarsi negli occhi, in silenzio, sorridendosi a vicenda per un paio di minuti; dopo Goku domandò: «E-ehm… qualcosa non va?»
«Devi andare nella reggia dorata degli Elisei, a scontare la tua reclusione secolare…» rispose il dipendente di Re Enma. «… è il prezzo che ti sei impegnato a pagare pur di concedere al tuo amico un’ultima battaglia.»
«Ah già. Me l’ero già dimenticato.» rispose il Saiyan, e ciò era segno di quanta poca importanza avesse dato a quell’impegno. Così, senza farsi pregare, Goku si incamminò, a sua volta accompagnato dal diavolo sorridente.
«Ma di preciso…» domandò allora Goku. «…in cosa consiste questa cosiddetta reclusione?»
«Semplice! Si sta rinchiusi in un posto, senza poterne assolutamente uscire per anni interi.»
«Ma praticamente vuol dire finire in carcere!» si lagnò Goku. Effettivamente, si rendeva conto solo ora di aver accettato la prigionia altruistica a scatola chiusa, senza sapere in cosa consistesse, solo per potr sfidare Vegeta per l’ultima volta.
«Già.» continuò il diavolo con il suo sorriso cortese. «Non lo sapevi? In realtà il posto dove verrai imprigionato è un carcere meraviglioso e molto lussuoso, nel quale il defunto gode di una suite imperiale comoda e spaziosa. Per certi versi è come un carcere, ma è diverso da quelli a cui siete abituati voi mortali, perché NON troverai stanzini sporchi e stretti, promiscuità con numerosi altri carcerati, sorveglianti violenti e rissosi che pestano a sangue i galeotti con i manganelli, e sodomia.»
Goku fu condotto nella reggia; il posto coincideva appieno con la descrizione che gli era stata fatta dall’impiegato di Re Enma, che lo condusse alla sua stupenda suite: un appartamento, ampio, luminoso, confortevole e ben arredato senza sfarzi tecnologici, fornito anche di attrezzi ginnici del peso di diverse tonnellate. «Così è qui che dovrò trascorrere i prossimi secoli? Sembra noioso…»
«Non deve essere divertente… altrimenti, che prigionia è?» replicò il diavolo.
«In effetti… e per i pasti come ci organizziamo?» domandò Goku, toccando uno dei tasti che più gli interessavano.
«Naturalmente, ti verranno portate modeste quantità di cibo…» rispose l’impiegato, ripetendo la domanda retorica di prima: «… altrimenti, che prigionia è?»
«“Modeste”? Ma così morirò di fame…» si imbronciò Goku.
«Tu sei già morto…»
«Ah, già…» concluse Goku, sempre più avvilito. «Se non altro, potrò allenarmi… » A quel punto l’impiegato lo salutò con gentilezza, e se ne tornò ai suoi doveri d’ufficio.
Una volta rimasto solo, Goku pensò: Certo che Re Kaioh poteva anche avvertirmi…”
Re Kaioh lo contattò telepaticamente: «Scusa, figliolo, mi spiace! Mi sembrava di avertene già parlato…! Ad ogni modo, non rattristarti… cosa vuoi che sia qualche secolo di prigionia davanti all’eternità? Prendila come una piccola siesta…»
«Una siesta?» si lamentò Goku. «Sarà così lunga che diventerà una siettima, altroché!»
«Aaaahhahhahah!» scoppiò a ridere Re Kaioh. «Hai fatto una bellissima battuta, complimenti! Senti, Goku, ci sentiamo… ogni tanto ti contatterò e ti farò qualche battuta comica, oppure manderò a trovarti qualcuno dei tuoi amici! A risentirci!»
Condannato a quella sorta di pena paradisiaca, Goku cominciò ad interrogarsi su come avrebbe potuto allenarsi. Come potenziare ulteriormente lo stadio di Super Saiyan? Ripensò alle ultime parole scambiate con Vegeta… E se davvero ci fosse stato ancora qualcosa di ulteriormente potente rispetto al super guerriero dorato?
«Beh… ho secoli di allenamento a disposizione, per rispondere a queste domande… Al lavoro!» si disse Goku con solerte e zelante determinazione.
                                               
Erano passati solo alcuni giorni dallo spaventoso incidente avvenuto sull’sola Amenbo, che aveva sancito davanti all’umanità l’esordio dei due terribili cyborg. Quel giorno, mentre volava, Gohan non poteva evitare che gli eventi degli ultimi giorni riaffiorassero nella sua mente come sassi sul bagnasciuga, portati allo scoperto dalla risacca del mare. Le due creature, i due nuovi perturbatori della pace che regnava fino ad allora sul pianeta, avevano manifestato fin da subito il desiderio di appropriarsi del mondo intero. Non nel senso di instaurare un regime politico del terrore, autonominandosi re o dittatori, come aveva fatto anni prima il Demone Piccolo. A loro due era sufficiente seminare qua e là qualche strage dagli effetti circoscritti; diedero così chiari segnali riguardo alla loro intenzione di divertirsi alle spalle di tutto e tutti, calpestando senza alcuno scrupolo la vita e la dignità degli esseri umani. Non vi era dubbio che fossero due criminali da fermare il prima possibile, non fosse altro che per arginare l’ondata di dolore di cui erano latori. In tal senso, una sorta di piano d’azione era stato abbozzato grazie all’irriducibile forza d’animo dei superstiti del gruppo dei difensori della Terra: Bulma avrebbe messo a disposizione l’astronave costruita da suo padre e collaudata da Vegeta, ma solo dopo che Gohan si fosse reso più forte, allenandosi severamente nella gestione dei suoi poteri nascosti di Super Saiyan. Grazie al maestro Muten, il giovane meticcio aveva appreso anche come procedere per perfezionarsi.
Una prima difficoltà era stata quella di persuadere sua madre a lasciarlo agire. Ormai Gohan sentiva e viveva quella situazione come un dovere morale nei confronti dei suoi amici caduti, e dell’umanità tutta; si era voluto far carico da solo, di sua iniziativa, della buona riuscita dei suoi intenti, e mai avrebbe tollerato che Chichi si opponesse ai suoi doveri. Bulma, perfettamente inserita nella comunità dei massimi scienziati, gli aveva raccontato tutto quello che sapeva su quel famigerato Red Ribbon menzionato da Yamcha in punto di morte, e gli aveva comunicato anche quel poco altro che era riuscita a scoprire sullo scienziato che presumibilmente era alle origini delle nuove disgrazie, ossia il folle dr. Gero. Dunque, l’accaduto e quel che ne era seguito erano conseguenze storiche dell’eroica impresa giovanile di suo padre Goku, ed ora toccava a lui porvi rimedio. Quando il ragazzino aveva manifestato a sua madre i propositi e le sue intenzioni, Chichi era scoppiata in una delle sue leggendarie sfuriate isteriche sull’importanza dello studio e sul terrore di rimanere sola e di perdere tutto ciò che restava della famiglia che aveva voluto creare con Goku. All’isteria erano seguite lacrime calde ed abbondanti. Alla fine, con l’amarezza del cuore, aveva dovuto cedere e lasciarsi persuadere dal figlio, più determinato che mai; e arrendersi all’evidenza che la Terra non aveva altri messia che l’avrebbero salvata, ad eccezione del giovane mezzosangue. Alla fine, al momento della partenza, lo aveva accompagnato fuori dall’uscio, per seguirlo con gli occhi fino all’ultimo.
«Gohan… promettimi che diventerai imbattibile… promettimi che tornerai vincitore e non mi abbandonerai più, e vivremo per sempre una vita normale…» gli disse commossa, salutandolo nel cortile davanti casa, e in cuor suo approvando i nobili intenti ed aspirazioni del bambino.
«Certo che te lo prometto, mamma! È tutto quello che voglio…» replicò convinto il figlio.
«Promettimelo di nuovo!» intimò di nuovo Chichi, i cui occhi si riempivano di lacrime.
«Te lo prometto…» si accigliò il ragazzino. Commosso, assecondò l’istinto di abbracciarla. Poi si levò in volo.
 
Le indicazioni fornite dal maestro Muten lo avevano condotto al posto giusto: ecco, infatti, che l’alta torre di Karin era già in vista. Quella che a distanza appariva come una sottile linea che si ergeva su uno spiazzo in mezzo alla foresta, via via che ci si avvicinava si presentava come un altissimo obelisco in pietra la cui superficie esterna era decorata da variegati motivi geometrici. Percorrendo in volo l’altezza lungo la quale saliva la torre, prima di giungere a destinazione, il meticcio riconobbe quella che, salendo dal basso, era la tappa intermedia.
«Quella è sicuramente l’abitazione del maestro Karin!» disse fra sé il figlio di Goku, davanti ai cui occhi si stagliava in tutta la sua imponenza l’altissimo monumento sacro. La torre, la cui altezza si mostrava sempre più impressionante a mano a mano che ci si avvicinava ad essa, si elevava al punto da perforare uno strato di candide nubi e sparire al di sopra di esso. Gohan sfrecciò sempre più in alto seguendo la torre come fosse una scia. Raggiunse immediatamente una costruzione dalla forma tondeggiante posta sulla sua sommità: l’eremo in cui viveva il maestro Karin, in compagnia del grasso samurai Yajirobei.
«Salve a tutti.» disse Gohan, approdando dentro la sala per rivolgere un saluto ai due inquilini.
«Salute a te, Son Gohan.» lo salutò il gatto. «Ciao, bello.» aggiunse Yajirobei.
«Non ci vediamo da un po’…» osservò il ragazzino.
«Sappi che sto coltivando nuovi senzu… e sappi anche che apprezzo ed approvo il tuo piano. So già tutto. Purtroppo la situazione è molto critica e non possiamo nemmeno contare sull’aiuto fondamentale rappresentato dalle Sfere…»
«Però sappiamo che su di te si può fare affidamento!!» si affrettò a precisare il codardo obeso.
«Certo…» insinuò il gatto rivolgendosi sornione al suo coinquilino. «Se dovessimo affidarci a te…»
«Ah sì?? Allora dimmi, palla di pelo, chi è che ha ferito quel pazzo di Vegeta alla schiena? Chi è che gli ha tagliato la coda?? Non rispondi, eh?? Ci sei rimasto come un ebet-» domandò il samurai incalzando, finché il micio non lo picchiò sulla testa col suo bastone. Si udì un sonoro rintocco di legno cavo sulla zucca del ciccione. Gohan soffocò un sorrisetto divertito dal battibecco tra i due, poi dichiarò: «Volevo solo salutarvi… adesso continuerò a salire…»
«In bocca al lupo, figliolo… Quando deciderai di affrontare i cyborg, non dimenticarti di venire a prendere i senzu.»
 
C’era un solo luogo al mondo dove era possibile ritrovare sé stessi nella propria interiorità. Gohan ricordava che Goku gliene aveva sempre parlato come un luogo di pace e silenzio assoluto; nel giro di pochi secondi, Gohan mise piede sul bianco pavimento piastrellato del santuario di Dio. Mr. Popo gli si fece incontro; Gohan iniziò a spiegare quali intenzioni lo avevano spinto a presentarsi: «… e quindi avrei bisogno di essere addestrato a sfruttare appieno i miei poteri di Super Saiyan! Da quando mi è successo per caso la prima volta, non sono più riuscito a ripetere quel miracolo!» raccontò il ragazzino con costernazione.
«Purtroppo, non essendo un Saiyan, non conosco come funzioni il processo che vi porta ad una trasformazione. Però, se davvero intenderai allenarti qui sotto la mia guida, sappi che non saranno tollerate agitazioni ed impazienza. Sono disposto a seguirti e ospitarti per tutto il tempo che sarà necessario, fossero anche mesi… ti avverto, nonostante tu sia già ad un buon livello. È una questione di status mentale, non di potenza fisica… o, per meglio dire, da un certo status mentale può scaturire una grande potenza spirituale. In questo senso, io posso aiutarti.» spiegò il custode del santuario.
«Mesi?» ripeté sbalordito il mezzo Saiyan, che non sospettava di dover perdere tutto quel tempo. «Ma le città e l’umanità rischiano la distruzione ogni giorno che passa…! Come potrei impiegare tutto questo tempo ad allenarmi, sapendo che il mondo…»
«La crescita e il miglioramento sono figli della pazienza, Gohan. Se non sei disposto a mettere da parte ogni singolo cattivo pensiero che passerà per la tua giovane mente, io non potrò essere in grado di insegnarti nulla. Se ci riuscirai, potrai dire che l’allenamento sarà stato proficuo… specialmente perché vorrà dire che avrai superato il tuo attuale modo umorale di combattere.»
«Ma… i cyborg…!» provò ad obiettare nuovamente il ragazzino.
«Non devi scalpitare… se vuoi imparare a gestire i tuoi poteri, devi dimenticarti di qualunque legame con la Terra. In quello che sta accadendo sulla Terra, tutti abbiamo già perso qualcuno a noi caro…» affermò Popo, che non poteva certo dimenticare l’ultimo Dio di cui era stato il secolare assistente. «E molti altri perderanno ancora qualcosa o qualcuno di caro… tuttavia, sarà necessario del tempo; ma i cyborg, il caos e tutte le altre difficoltà non debbono alterare la tua concentrazione. Naturalmente, se qualcuno dei tuoi cari sarà minacciato, io non ti fermerò… ma ricorda, ogni distrazione o interruzione andrà a tuo detrimento.»
Gohan tacque perplesso. Puntava lo sguardo verso il vuoto in cui era posizionata quella piattaforma. Vedeva chiaramente come gli argomenti di quell’ometto nero fossero razionali, ma i sentimenti lo inducevano inevitabilmente a preoccuparsi.
Popo approfondì e chiarificò il suo pensiero. «Dovrai mantenerti calmo ed imperturbabile come il cielo al di sopra delle nubi, ma veloce come il fulmine. Solo così riuscirai a gestire il tuo stadio di Super Saiyan.» Concluse Popo, che nell’atteggiamento impaziente di Gohan rivedeva ora l’impazienza irrefrenabile di un Goku adolescente, ora l’impronta caratteriale del maestro Piccolo. «Se può servirti da ispirazione, sappi che Goku non ha mai esitato davanti alla prospettiva di passare tre anni qua con noi, pur di riportare la pace nel mondo…»
Ecco, quello fu l’argomento decisivo: Gohan decise che a tutti i costi si sarebbe mostrato degno di suo padre, dato che in quella circostanza era l’unico che avrebbe potuto riportare la pace e la serenità nel mondo. «Io sono pronto.» dichiarò il figlio di Goku.
«Allora cominciamo subito.» annunciò Popo senza perdere il suo sguardo calmo. «Prima di tutto, devi conoscere te stesso, la profondità della tua anima e il nucleo dell’energia del tuo spirito… sarà come ricominciare da capo…»
«E tutti gli allenamenti fatti con Piccolo?» ribatté Gohan quasi indispettito, come se Popo volesse indurlo a rinnegare tutto quello che aveva appreso fino ad allora dal maestro namecciano.
«Piccolo è stato un ottimo insegnante sul piano della tecnica e delle abilità speciali. Tuttavia, sappiamo che la tua capacità e la tua potenza dipendono molto dal tuo stato d’animo, e ciò indica che la padronanza che hai della tua anima non è perfetta. Goku, Piccolo o Vegeta non hanno mai subito deficit della forza combattiva dipendenti dal proprio stato d’animo, tu invece sì… con il nostro addestramento, cercheremo di ovviare a queste carenze. Quando avremo finito, riuscirai a lottare sempre al massimo delle tue capacità, senza essere condizionato dal tuo umore.»
Posto in quei termini, quello stato di isolamento geografico e spirituale in compagnia del buffo maestro riusciva a Gohan quasi allettante.
Mr. Popo non rivelò al nuovo allievo ciò che gli passava  per la testa, che ovviamente sarebbe rimasto indecifrabile attraverso il suo sguardo. “È naturalmente predisposto al miglioramento: se tutto procede come spero, e Gohan impara a controllare i poteri latenti che per ora solo la rabbia gli permette di tirar fuori, passerò alla fase successiva, e lascerò che si alleni autonomamente nella Stanza dello Spirito e del Tempo. Anche se ciò richiederà molta fatica per lui… Prima, però, deve stabilizzarsi: altrimenti è inutile sottoporlo a quella tortura per il corpo e la mente.”
                           
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L’ANGOLO DELL’AUTORE
Il titolo del capitolo fa riferimento alle due situazioni narrate: la conclusione della tradizionale contrapposizione Goku/Vegeta (punto) e l’inizio di un nuovo ciclo di allenamenti per Gohan (a capo). 
Volevo precisare che non ho specificato il grado del Kaioken: tuttavia siamo su livelli bassi, perché Goku non ha bisogno di usare un livello eccessivo, tipo x10 o x20, visto che basterebbe già il Kaioken al livello base (applicato al Super Saiyan) per farlo diventare enormemente più potente di Vegeta, e anche dei due cyborg.  
  
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