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Autore: Pluma    15/05/2008    4 recensioni
I° legge mondiale: "mai attaccare un altro essere senza un regolare permesso e/o senza motivazioni sufficienti a giustificare la propria azione." II° legge mondiale: "per evitare conflitti a livello mondiale, la legge numero uno ha un effetto più rigoroso per quanto riguarda le relazioni e/o conflitti tra le specie." III° legge mondiale: "la punizione per i tasgressori dei primi due articoli è la pena capitale" Salve a tutti sono tornata con una ff, spero vivamente che vi piaccia e se è così (ma anche se non lo è) fatemelo sapere recensendomi in tanti... mi raccomando!!! Il rating è esagerato almeno per i primi capitoli, ma non so cosa la mia mente bacata mi porterà con questa storia. Baci, baci.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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XXI° CAPITOLO

 

“Scusami” sussurrai abbassando il viso e lasciando che il ciuffo mi coprisse agli occhi del cyborg.

“Di niente, ma a cosa ti riferisci con precisione?”

“Ti chiedo scusa per averti dato del pazzo. Ora so che non lo sei.” Ritornai a guardarlo, furiosa come non lo ero mai stata. “Sei un dannato maniaco depravato!” urlai. Non mi importava più di essere colpita, non mi avrebbe fatto paura nemmeno il suo occhio meccanico. Per quanto mi riguardava poteva trasformarsi nell’essere più osceno di questo mondo, succhiarmi l’anima dal corpo; niente al mondo mi avrebbe fatto desistere dal sputare in faccia a Volano ciò che pensavo di lui.

Mio fratello, però, si comportò in un modo che proprio non avevo previsto: rise. Una grossa, grassa risata di scherno. Si stava prendendo gioco di me e senza un minimo di ritegno.

“Scusami tu sorellina, per non essermi spiegato. Avevo dato per scontato che ci saresti arrivata da sola. Ma, effettivamente, sei in una situazione che bloccherebbe anche il mio cervello.

“Sì voglio un figlio da te. Non voglio copulare; questo no, mi sembra ovvio. Avremo un bambino tramite l’inseminazione artificiale. Se vuoi ti farò scegliere il nome, tanto io non sono bravo in queste cose.” Era raggiante.

“Oh grazie tante, sei veramente misericordioso” risposi con sarcasmo, volutamente mal celato.

“Però è meglio fare un passo alla volta” si ricosse, scuotendo la testa a destra e a sinistra, ritornando dal futuro radioso che stava progettando.

“Ora pensiamo all’operazione, cosa dici?”

“Ho qualche scelta?” gli risposi alzando un sopraciglio.

“No, effettivamente no.”

Mi si avvicinò, inginocchiandosi ai miei piedi e lavorando sui lacci per slegarmi. Un lampo mi trapassò il cervello, un’idea, una speranza di liberazione.

“Vitani, hai due possibilità” disse Volano senza alzare il volto da quello che stava facendo. “Puoi tentare di colpirmi, oppure farti un favore e lasciarmi lavorare senza ostacolarmi. Pensa a questo: posso usufruire del tuo corpo anche senza la tua testa. Anzi se tu fossi un vegetale mi agevoleresti.”

Lasciai perdere. Preferivo diventare una cavia da laboratorio. Chissà, magari, in futuro avrei potuto recuperare la dignità di cui, in un giorno, ero stata privata. Mi appoggiai allo schienale, chiudendo gli occhi per dominare l’istinto e far prevalere la ragione. Dopo che ebbe slegato mani e piedi, Volano mi prese in braccio, sempre senza il minimo sforzo.

“Posso camminare da sola” dissi irritata.

“Ne sono sicuro, però sorellina se non ti faccio camminare ci sarà un motivo. Ora taci o ti rificco il fazzoletto in bocca.”

“ ‘fanculo” ringhiai.

“Bene, come vuoi tu! Hai detto la tua ultima parola da umana.”

Mi fece scendere dalle sue braccia, ma subito si arrotolò tra le dita i miei capelli per impedirmi di fare qualche passo lontano da lui, mentre con la mano libera tirò fuori dalla tasca il fazzoletto. Serrai le labbra, ma quando sentii uno strappo nel cuoio capelluto non riuscii a trattenere un urlo, che diede la possibilità a Volano di rificcarmi il pezzo di stoffa in bocca con violenza. Con la mano sinistra mi strinse entrambi i polsi dietro la schiena e, senza fare troppi complimenti, mi riprese in braccio.

Mi condusse in una stanza adiacente. Era asettica e spoglia, e questo mi inquietò. Al centro della stanza c’era un lettino ospedaliero con quattro lacci di cuoio sui lati; un paio a livello delle braccia e l’altro in fondo, per le caviglie. Lasciai fare, oramai ero completamente inerme, sebbene facesse male; non tanto fisicamente quanto moralmente. Non era l’umiliazione dell’impotenza, rinunciare a lottare era facile, anche perché non avrei potuto fare niente contro la forza di un cyborg, ma non potevo concepire l’idea che un’umana non può sopravvivere all’interno di questo tipo di società. Avrei tanto voluto trovare uno spazio tutto mio, un posto dove non era necessario vivere sotto il tetto di una famiglia come i Montreal per essere rispettata. Lacrime di rabbia, angoscia e frustrazione ricominciarono a scendere, seguendo i lineamenti del viso, mentre Volano stringeva le cinghie.

“Mi dispiace sorellina ma, purtroppo, non posso addormentarti. Non dispongo di una equipe pronta a rianimarti, sarebbe troppo pericoloso.” Detto questo, Volano si girò per avvicinare un tavolino su cui erano appoggiati degli strumenti chirurgici puliti.

Quando il mio rapitore ne prese in mano uno molto tagliente e dall’aria pericolosa quasi svenni. Il cuore, il cervello, tutte le cellule del mio corpo impazzirono davanti al terrore. A causa della paura, poco ci mancò che non sentissi il rumore che fece fermare la mano del mio carnefice; Volano piegò di lato la testa, in posizione d’ascolto. Dopo qualche attimo di concentrazione il suo volto assunse una maschera d’irritazione. Appoggiò quello che, ai miei occhi inesperti, poteva essere un bisturi, per poi andarsene in una terza stanza sbuffando rumorosamente. Non capii cosa cavolo stesse facendo quel maledetto fino a quando non mi giunse il suono di una voce familiare.           
”Vitani” disse la voce preoccupata.

Omari mi si affiancò con un sorriso di circostanza sul volto che, penso, dovesse servire a calmarmi.

“Vitani, è stato Seth. Seth ci ha detto che Volano ti aveva rapita e dove ti aveva portata. Sky e i tuoi genitori stanno arrivando.”

In quel momento due occhi di colore diverso spuntarono alle spalle della mia eroica fenice. Uno era marrone come il mio. L’altro era viola acceso, circondato per ¾ da un tutore meccanico. La mano destra di Volano tappò la bocca di uno dei suoi alunni, mentre l’altra la portò dietro la testa del ballerino, schiacciando ambedue le treccine. Quelle due treccine che, da bambina, mi avevano fatto tanto ridere e che ora, invece, avevo imparato ad amare. Vidi gli occhi scuri di Omari sgranarsi, per la prima volta carichi di paura.

“Pivello” sussurrò Volano.

Con uno scatto le braccia sovraumane del cyborg torsero il collo di Omari, spezzandolo fatalmente. Il corpo del mio amore cadde a terra con un tonfo che rimbombò, come un tuono nelle mie orecchie. Urlai, urlai con quanto fiato avevo in gola, fregandomene del fazzoletto che bloccava il mio sfogo, riducendolo ad un semplice e sordo strillo. Cominciai a dimenarmi come un animale, incurante del fatto di peggiorare la situazione. Poteva fare quello che voleva, tanto nulla aveva più importanza.

Volano mi ignorò, guardava corrucciato il morto ai suoi piedi, per poi alzare semplicemente le spalle e dirmi:

“Scusa del contrattempo sorellina, direi che ora potremmo anche cominciare.”

Riprese in mano il bisturi di prima avvicinandomelo all’occhio sinistro.

“Stai ferma ora, o ti farai male.”

No, non sarei stata ferma, avrebbe potuto cavarmi entrambi gli occhi, poteva amputarmi gli arti, avrei avuto comunque un pezzo di corpo da poter agitare contro di lui, contro quel bastardo. Urlavo, strillavo con quel maledetto pezzo di stoffa in bocca che minacciava di scivolarmi in gola soffocandomi, ma nemmeno quello era importante.

Non mi calmai nemmeno quando, alle mie grida, si sovrappose un ruggito che fece voltare Volano di scatto. Il corpo di un ragazzo si slanciò contro l’assassino, come un proiettile, facendolo sbattere contro il tavolino. Si trattava di Sky, impazzito tanto quanto me, alla vista del suo migliore amico steso a terra, morto. I miei due fratelli rotolarono sulle mattonelle del pavimento, scambiandosi colpi che mi avrebbero uccisa all’istante se fossero stati indirizzati a me. Con mio grande orrore vidi che, sebbene di poco, fra i due stava prevalendo Volano e calcolai che non ci sarebbe voluto molto tempo, prima che anche Sky soccombesse sotto la potenza mostruosa del cyborg.

Pregai per un miracolo e maledissi il 18 gennaio, il compleanno di Sky, quando lo convinsi a rinunciare al suo desiderio di farmi diventare un componente della sua razza; se fossi stata un vampiro, avrei potuto essere di qualche aiuto a mio fratello, non quello che aveva il dna simile al mio, il mio vero fratello. Avrei tanto voluto che quella sera , non avessi fatto in tempo a parlare, prima che Sky staccasse il rubino dal ciondolo. La lacrima d’argento mi fece ricordare, come in uno di quei flash-back da film cinematografici, il pomeriggio della gara di Omari. La nostra passeggiata, mano nella mano, tra i negozi e poi, finalmente, quello giusto: la gioielleria dove il mio amore aveva trovato il regalo per sky. Avrei potuto diventare un vampiro e aiutare il mio fratellino a rompere le ossa a Volano. Invece ero lì, su un lettino sghembo, un’umana che non poteva fare altro che aspettare il compiersi del suo destino. Avrei anche potuto accettare quello che il fato aveva in serbo per me, ma non ad un prezzo così alto, le vite delle due persone più importanti del mio cuore.

In quel momento il cyborg atterrò Sky, oramai privo di forze, con la faccia coperta di sangue e le mani gonfie per i pugni che aveva inferto. Volano gli si mise a cavalcioni sullo stomaco, alzò il pugno in aria e disse ridendo del rampollo dei Montreal:

“IO sono suo fratello!”

Ricominciai a dimenarmi, questa volta con più forza. Le corde vocali bruciavano in gola per lo sforzo, sentii il sangue che fluiva al cervello, che pulsava, impazzito. No, basta! Non mi puoi portare via anche lui! Non ti è bastato tutto il male che mi hai fatto? Devi per forza infierire ancora? Le cinghie resistettero ai miei strattonamenti, tentai anche di capovolgere il lettino, ma scoprii che i piedi erano saldati nel pavimento. Quando tutto mi sembrava perduto avvenne quel miracolo che stavo aspettando. Sentii il fischio di un oggetto che fendette l’aria e, subito dopo, un pugnale dalla lama ondulata si conficcò nel braccio che Volano voleva usare per dare il colpo di grazia a Sky.    

Stralunata, vidi Volano urlare dal dolore strappandosi l’arma dal braccio che cominciò a sputacchiare sangue, si alzò girandosi verso la porta da dove era partito l’ arma. Guardai anche io in quella direzione e vidi Bellatrix pronta per un secondo lancio, entrambe le mani occupate da un pugnale di Nettuno. Romir era al suo fianco, gambe divaricate e leggermente flesse con Damonland in pugno. Volano urlò, spalancando la bocca e cominciando a correre, ma fece appena in tempo a fare due passi che una sesta figura apparve all’improvviso davanti a lui, mettendosi in mezzo. Papà Montreal fermò la corsa del cyborg usando semplicemente la mano destra. Gli afferrò la gola, infilandogli le unghie nella pelle. Lo sollevò a mezz’aria e con gli occhi tipici del vampiro in caccia gli giurò:

“La pagherai!”

Nel frattempo era comparsa anche mamma Montreal che ordinò a Romir e a Bellatrix di liberarmi,  mentre lei si affiancava al figlio, aiutandolo ad alzarsi sulle sue gambe. Scesi dal lettino con foga e per poco non travolsi Ro che, per la prima volta da quando ci eravamo conosciuti, non disse nulla fuori luogo. Mi accovacciai sul pavimento, prendendo tra le braccia il collo spezzato di Omari. I suoi occhi bruni mi guardavano, ma erano vuoti. Non avevano più quella vitalità che O possedeva in abbondanza, e in quel momento mi resi conto che non lo avrei più rivisto. Non avrebbe più ballato, il suo corpo non avrebbe più assunto la forma di una fenice, il suo abbraccio non avrebbe più scaldato la mia pelle.   

Guardai mio padre e lo pregai:

“Uccidilo, papà uccidilo!”

“No, Vitani. Subirà la caccia, è la legge. Ti assicuro che farò di tutto perché sia io il cacciatore. Morirà, puoi starne certa.”

Riabbassai il volto e guardando di nuovo il collo di Omari mi ricordai anche di un altro ragazzo che era morto quell’anno. Chiusi pietosamente gli occhi della fenice, baciando le sue labbra fredde, mi alzai affiancando mio padre.

“Non sarai tu ad ucciderlo, papà” dissi guardando Sky.

 

Per tutti: vorrei spiegare a tutti il perché ho deciso di far morire Omari…anche perché non vorrei che qualcuno pensasse che mi sono lasciata influenzare dalla vostra antipatia per la mia piccola fenice. Dovevo trovare un bel finale, anche perché penso che “Umana tra i mostri” sia la ff più bella che io abbia mai scritto (mio pensiero personale!) e non mi andava quindi di scrivere una conclusione banale. In quei giorni ho finito di leggere Harry Potter  nel quale è morto uno dei miei personaggi preferiti; mi sono accorta che i finali che a me piacciono di più sono quelli un po’ amari e non i soliti e vissero per sempre felici e contenti, così ho deciso di far morire uno dei personaggi della storia. Gli unici esclusi erano Vitani perché è lei che racconta e l’altro era Sky perché ho scritto un pezzo dove è lui a raccontare. I nomi c’erano tutti persino i parenti di Omari che sono comparsi solo un paio di volte, ma una mia amica ha estratto il suo nome…sigh, sigh. Ci tenevo a farvelo sapere e spero che questo capitolo vi sia piaciuto! Questa è più o meno la risposta che avrei dato a tutti quelli che mi hanno recensito, ho pensato di farne una unica per tutti. Ovviamente un mega bacione speciale a: Iside5, _Matthew_, Lithia del sud e Faerie.

   
 
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