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Autore: Allie_Carrots    19/12/2013    17 recensioni
«In tutto questo tempo non mi hai mai degnata di uno sguardo. Come qualcosa in più che un’amica, intendo. Nemmeno quando avevo una cotta per te Harry, perché sai perfettamente che era così».
La sua espressione confusa diceva però il contrario, e mi fece venire voglia di cucirmi la bocca. Tuttavia, mi spinsi a continuare. «E proprio ora che eravamo riusciti a costruire qualcosa di bello, arrivi e distruggi tutto».
«Ne abbiamo già parlato. Voglio recuperare il tempo perso».
E senza nemmeno aspettare una mia risposta mi avvolse tra le braccia, stringendo i nostri corpi.
«Si vive una volta sola, Haley. Ricordalo».
Perché l'amore è la cura più efficace, ma è anche in grado di annientare.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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1. ONE

Alzai gli occhi al cielo, dopo essere rimasta a lungo in silenzio. Diedi una leggera pacca sulla spalla al ragazzo seduto di fronte a me, richiamando la sua attenzione. I suoi occhi verdi scattarono verso i miei. «Dobbiamo andare», dissi. «Britney ci sta aspettando».               

Si prese il labbro inferiore tra i denti e il suo sguardo venne di nuovo catturato da qualcosa oltre le mie spalle. Passai in rassegna ogni centimetro del Caffè, fino ad arrivare all’oggetto del suo interesse. Una bionda alta e formosa in bilico su un paio di trampoli, con un abitino che lasciava poco spazio all’immaginazione. 

Mi lasciai sfuggire uno sbuffo. «Harry, puoi tenere gli ormoni a freno per quindici secondi?», chiesi annoiata.

Lui ridacchiò prima di alzarsi dalla sedia. Lo imitai. «Già, non facciamo aspettare la piccola Britney».

Lo inchiodai con lo sguardo. «Non cominciare. Perché, se proprio vogliamo essere onesti, in una scala da uno a dieci l’eccentricità di Brit è otto. La tua dodici».

Lo accompagnai fino al bancone. «Un cappuccino e un caffè nero», disse al cassiere. «Mettilo pure sul conto di mio padre, Tim».

La famiglia di Harry era molto ricca e possedeva numerosi immobili, tra cui il Central Styles Caffè, uno dei posti più chic della città che prevedeva solo un certo tipo di clientela. Clientela con un conto corrente bancario grande almeno la metà di quello degli Styles.

Presi il mio amico a braccetto e mi lasciai guidare fuori dal locale, fino alla sua BMW nera. Salimmo in macchina e Harry mise in moto, facendo stridere le gomme sull’asfalto e partendo a tutta velocità. Non mi è mai piaciuto il suo modo di guidare imprudente, soprattutto perché gli incidenti causati da lui non si contavano sulle dita delle mani. Cercai la bocchetta da cui usciva aria calda con le dita.

«Rallenta», gli intimai. Lui si limitò a scuotere la testa, sghignazzando.

Sfrecciammo per le strade di Holmes Chapel per diversi minuti, finché l’auto non si infilò nel vialetto di una casa enorme, circondata da un grande giardino piuttosto curato. Attraversammo la stradina sterrata, e non feci in tempo a bussare alla porta che venimmo risucchiati all’interno da un tornado biondo.

«Sempre insieme voi due, eh? Non mi sorprenderei se un giorno vi trovassi in un bagno a scopare», fece Britney, sistemando i nostri cappotti sull’appendiabiti. Harry mi rivolse un’occhiata sfacciata, alzando le sopracciglia. Gli diedi le spalle per nascondere il rossore sulle mie guance. Anche se sapevamo tutti che una cosa del genere non sarebbe mai stata possibile, i commenti di Britney erano sempre così imbarazzanti.

«Perché ci hai fatto venire?», le domandò Harry diretto. Ci sedemmo sul grande divano bianco di pelle, una caraffa di tea e delle tazze erano state sistemate sul tavolino di mogano.

Britney si scostò i capelli dalle spalle. «Io ho chiamato Haley, tu sei un extra non gradito. Ma visto che voi due siete come gemelli siamesi, me lo farò andare bene». Ci rivolse un sorriso amichevole. «Tra una settimana sarà Halloween. Voglio dare una festa, e voi mi aiuterete».

Harry alzò gli occhi al cielo e si accasciò allo schienale del divano. «E come?». 

I lati delle labbra di Britney presero una piega furbesca. «La faremo a casa tua, che domande. Non c’è niente di meglio che una festa a casa Styles. E in quanto a te, beh, basterà la tua presenza a far venire tutti i ragazzi etero della scuola». Sospirai, troppo stanca per iniziare l’ennesima discussione su quell’argomento.

Britney confondeva la bellezza con la popolarità. Si era messa in testa di usarmi come esca per i ragazzi in qualsiasi occasione ne avesse bisogno. Lo sanno tutti che le ragazze popolari attirano gli sguardi maschili più delle altre, soprattutto se ricche. Quindi la mia teoria era che invece essendo molto conosciuta all’interno della scuola (questo solo perché frequentavo Britney e Harry e perché la mia famiglia è sempre stata benestante), non passavo inosservata agli sguardi maschili. Sarebbe stato lo stesso, anzi forse molto di più, per Brit se solo non fosse che è dalla terza media che rimane single per dieci minuti al massimo ogni due mesi.

Harry fece spallucce e annuì, probabilmente per lui era solo l’ennesima occasione di rimorchiare. «Io do la casa, ma al resto pensate voi».

«No, al resto pensi tu», gli feci eco io indicando Britney.

Lei rise. «Come sempre». Poi, dopo aver sorseggiato la sua tazza di tea non zuccherato: «Allora, stasera che si fa?». 

Harry scostò i riccioli scuri che gli erano caduti sulla fronte e mi rivolse un’occhiata interrogativa. 

«Non vengo in discoteca», chiarii. «Ci siamo andati anche sabato scorso!».

Britney scattò in piedi. «Ma ci vengo io. Ovviamente non con te e mantenendo una distanza di sicurezza di almeno tre metri», disse, indicandolo come fosse stato una specie di maniaco.

Harry si drizzò a sua volta, torreggiando su di noi in tutta la sua altezza. «Oh, tranquilla, sei fuori pericolo. Non mi sono mai piaciuti i giocattoli di decima mano», e detto questo uscì di scena, senza preoccuparsi di salutare.

Quando fu sicura di essere fuori dalla sua portata d’udito, Britney si tornò a sedere accanto a me. «Io ne ho abbastanza di vederlo “all’opera”, quindi stasera usciamo tu ed io. E basta. Intesi?».

Sospirai, facendo un cenno d’assenso. Era inconcepibile che i miei due migliori amici si odiassero a tal punto dal farmi scegliere continuamente tra l’uno e l’altro. Ma io ero convinta che in fondo (molto, molto, molto in fondo) un po’ di affetto reciproco ci fosse. Giusto quel tanto da impedir loro di prendersi a frustate. Senza contare che era grazie a Brit se io ed Harry ci eravamo conosciuti.

«Oh, buon pomeriggio signorina Haley», mi salutò una donna bassa e paffuta.

«Salve Claire», dissi a mia volta, aiutandola a mettere le tazze sporche sul vassoio. Britney fece una smorfia di disapprovazione e sparì al piano di sopra. «Come sta?».

L’anziana signora ridacchiò, mentre le sue guance tonde si tingevano di rosa. «Oh beh, non mi lamento». Mi diede un leggero buffetto sulla guancia. «E tu invece? Diventi sempre più bella».

Prima che potessi replicare, la voce acuta di Britney mi ordinò di salire in camera sua. Salutai velocemente la domestica e obbedii alla mia amica.

«Che c’è?», le domandai entrando. La trovai in biancheria intima, intenta a contemplare due abiti un po’ troppo corti e striminziti.

«Aiutami a scegliere», m’implorò. «Rosso o blu?».

«Un pugno nello stomaco».

Mi rifilò quello che tutti a scuola definivano “Lo Sguardo”. Britney era famosa soprattutto per quell’occhiata che tramortiva le matricole indifese e intimidiva i ragazzi. Ma io la fissai di rimando, ormai completamente immune. «Britney, santo cielo, non voglio che tu vada in giro come una prostituta. Leva quella roba dalla mia vista e lascia fare a me». Spalancai la cabina armadio e mi seppellii fra le centinaia e centinaia di abiti. Dopo qualche minuto di meditazione, riemersi con in mano i vestiti. Il grazioso tubino nero che le avevo scelto bastò a placare la sua ira, e forse anche il fatto che le permisi di scegliersi le scarpe da sola.

 

Il mio entusiasmo per l’incombente serata in qualche club snob insieme a Britney scese ancora di più sotto lo zero, quando alla porta di casa sua si presentò Pete, il suo ragazzo attuale. Di tutti quelli che aveva avuto, Pete era quello che mi piaceva meno. “Giocatore di football senza cervello” penso che renda bene l’idea. Infatti, nonostante i nostri ripetuti e non poi così sottili tentativi di mandarlo via, lui insistette così tanto che fummo costrette a portarcelo dietro. 

Così passai il più bel viaggio in auto di tutta la mia vita, da sola sul sedile posteriore, obbligata ad assistere alle loro effusioni vietate a minori di quattordici anni. Fu quando la mano di Pete si spostò più vicina alle zone intime di Britney che mi schiarii la voce. I due si voltarono in contemporanea, ma solo uno sembrava infastidito dalla mia presenza. 

Sorrisi debolmente per scusarmi. «Fa un po’ caldo qui dentro… Potremmo aprire i finestrini?». In realtà stavo congelando, ma perlomeno dopo il mio piccolo intervento pensarono di far finire lì lo show.

Pete ci portò in un locale appena fuori città dove non eravamo mai state, e dopo esservi rimasta un paio di minuti, appurai che avevamo fatto male a non continuare ad evitarlo. L’enorme sala era piena di gente di almeno quattro anni più grande di noi, la cui maggioranza ignorava la musica a tutto volume per dedicarsi ad altre attività poco raccomandabili. Dopo esserci mimetizzate tra la folla per sfuggire a un Pete euforico e ubriaco fradicio, venimmo trascinate da lui e alcuni suoi amici verso i bagni. I suoi nuovi compagni di sbronza erano due uomini dalle spalle larghe e le braccia coperte da tatuaggi, con un marcato accento russo. Finimmo rinchiuse nel bagno degli uomini prima di rendercene conto, e il mio cervello non fece neanche in tempo ad allarmarsi che uno dei due estrasse dalla tasca dei jeans una scatolina di legno.

«Pete, che diavolo ci facciamo qui?», chiesi con voce stridula.

Lui scoppiò in una fragorosa risata e prese tra il pollice e l’indice il bastoncino che l’uomo gli porgeva. «Ci divertiamo un po’ tutto qui», biascicò con la bocca piena di vodka. Alzò la bottiglia che reggeva in mano verso di me. «Perché non provi a rilassarti? Fatti un sorso». Si portò lo spinello alla bocca e lo accese. Aspirò e soffiò verso di me una grande nuvola grigia che mi invase le narici e la mente.

«Pete, piantala», mugugnai tra un colpo di tosse e l’altro. Lanciai una richiesta d’aiuto con gli occhi a Britney, ma constatai che anche lei aveva optato per il “divertimento”. «Ehi Brit, avanti andiamocene di qui». Lei mi osservò come se mi vedesse per la prima volta, i suoi occhi erano già arrossati a causa dell’alcool. «Hal, dà retta a Pete. È sabato sera e…», smise di prestarmi attenzione e si rivolse all’uomo calvo di fronte a lei. «Ehi, ma lo sai che hai dei capelli davvero belli?». Si avvicinò al tizio, strusciandosi contro la sua figura imponente ed egli parve apprezzare.

« Pete! », lo chiamai quasi urlando. Mi ignorò. «PETE! Idiota, fa qualcosa. Non lo vedi che è ubriaca? È la tua ragazza cavolo!», inveii. Lui barcollò verso di me, rovesciandomi addosso tutto il liquido contenuto nella bottiglia. Mi prese per un braccio, costringendomi a sentire l’odore acre del fumo e dell’alcool.

«Senti, piccola puttana guasta feste, o ti dai una calmata o te ne vai, con le buone o con le cattive. E ti consiglio di scegliere la prima opzione perché io non uso mai le buone maniere. Ehi ragazzi, mi è venuta un’idea. Perché non facciamo una cosa a cinque?». 

Dopodiché proruppe in una risata sguaiata che mi schizzò la sua ripugnante saliva addosso. 

Mi ritrassi, schifata, correndo verso la porta del bagno. Abbassai la maniglia, ma quella non si mosse di un millimetro. Mi accovacciai per terra, nell’angolo più lontano dal gruppo. Cercai il cellulare nella borsa con la mano tremante, sperando di passare inosservata. Con un po’ di fatica lo trovai e composi il numero che ormai conoscevo a memoria.

Uno, due… otto squilli. Stavo quasi per riattaccare, quando la sua voce profonda rispose. «Sì?». Sembrava leggermente seccato, potevo udire la musica e il rumore in sottofondo, ma mi spinsi a parlare.

«Harry», cercai di eliminare il tremore dalla mia voce, con scarsi risultati.

«Haley?». Il fastidio era sparito, sostituito dalla sorpresa.

Deglutii rumorosamente. «Senti, io…», un singhiozzo convulso mi bloccò le parole in gola.

«Haley che succede?». Sentivo che man mano i suoni in sottofondo scomparivano. «Haley?», ripeté.

Feci un respiro profondo. «Pete ci ha portato in un posto e… Britney è ubriaca, l-lo sono tutti. Puoi venirmi a prendere? Mi dispiace non volevo chiamarti, ma non sapevo a…».

«Dimmi dove sei».

***
 
Ciao a tutti, allora: partiamo dal presupposto che è la mia prima FF in assoluto, quindi abbiate pietà di me. Ho già in mente tante ideuzze(?) per andare avanti, anzi, qualche capitolo è già pronto. Spero davvero che qualcuno sia interessato e che magari la leggerà.. Boh, vabbé. *Fischietta allegramente* Penso che aspetterò un paio di giorni prima di postare il capitolo successivo, soltanto perché qualcuno possa fermarmi in tempo prima di fare qualche danno(?) Okay, oggi non sono ufficialmente normale. Va bene basta, mi dileguo. Un grande bacio a tutti quelli che leggeranno, spero ci rivedremo presto.
#Allie
  
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