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Autore: Black_Sky    19/12/2013    1 recensioni
Tutto sarebbe diverso se il mondo non fosse invaso da esseri sovrannaturali pronti ad uccidere chiunque si metta sul loro cammino.
Tutti noi saremmo persone normali se alla nostra età il solo pensiero di mostri, ci facesse scappare o piangere.
Tutta la nostra vita sarebbe diversa se non fossimo dei mostri anche noi.
Tutto sarebbe diverso se andassimo in una scuola come tutti gli atri.
Invece noi siamo diversi dai nostri coetanei, non frequentiamo scuole in cui il problema principale è trovarsi un fidanzato, non studiamo materie normali.
Non siamo normali.
Noi siamo stati addestrati ad uccidere i nostri simili.
Noi siamo gli studenti della scuola del Paranormale più famosa al mondo
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO PRIMO: chi non muore si rivede
Stavano correndo per i corridoi come al loro solito quando si trattava di pausa pranzo.
Dopo le due ore più pesanti della giornata, una d’italiano,due di algebra e una di storia finalmente potevano mangiare.
<< Cibooooo !!! >> urlò Sara correndo verso il bancone del paninaro con i soldi in mano. Insieme a lei correva anche un’altra ragazza, più bassa di lei, con i capelli ramati e un vestito verde petrolio.
Era Federica, quella che l’aveva spinta contro l’amico di Manuel, quella che, in pratica, li aveva fatti conoscere.
Dopo aver preso il pranzo si sedettero in cortile, aspettando Elisa e Gaia che erano andate in bagno.
Arrivarono poco dopo, ridendo come due cretine.
<< Indovina chi abbiamo incontrato?! >> disse Elisa sedendosi accanto a Federica sul muretto in pietra.
<< Dai, abbassa la voce! Ti sentiranno tutti! >> disse la ragazza con le treccine urlando a sua volta e facendo girare molte teste. Loro erano così, quando Elisa urlava, dato il suo tono di voce troppo alto, loro per farla smettere urlavano ancor più forte. Insomma, non era una cosa molto intelligente, però era così … in fondo quando stavano insieme ogni logica andava in fumo.
<< Mhhhh …. Fammi indovinare …. Marco e Luca? Ma per caso è … >> disse Sara dopo aver fatto finta di ponderarci su un po’.
S’interruppe quando vide varcare la soglia della porta-finestra il suo fidanzato, seguito dai due fratelli Castellini  e diverse occhiate.
Molti le avevano mandato occhiatacce tutto il giorno, tra ragazze invidiose e ragazzi che la guardavano e ridevano, convinti che fosse una delle solite ragazze facili che si faceva Manuel. 
Il ragazzo la notò e le andò in contro, con gli altri due al seguito.
Le altre tre ragazze non se ne accorsero nemmeno, troppo impegnate a sbranare i loro panini con la cotoletta e insalata.
Appena Manuel fu abbastanza vicino prese Sara per un braccio, baciandola e lasciandola di sasso. Avevano quasi tutti gli occhi puntati addosso e nessuno sembrava voler distogliere lo sguardo da quella scena così inusuale.
<< Tanto ormai lo sanno tutti no? Sarebbe inutile fingere>> disse poi staccandosi da lei ancora scioccata.
<< Sì lasciatelo dire, hai un idiota come amico. >> rispose lei guardando Luca malissimo che nel frattempo era rimasto assieme al fratello ad osservare la scena.
A quell’affermazione le tre ragazze, che nel frattempo erano state così impegnate  a mangiare il loro panino, alzarono la testa.
Elisa e Gaia saltarono dalla sorpresa nel vedere i due ragazzi che stavano in piedi accanto a loro. Federica, dal canto suo, si mise a fissare la scena ridendo come una pazza pensando a quanto fosse esilarante la scena.
Se ci fosse stata Alessia sarebbe scoppiata a ridere vedendo la faccia di Gaia ed Elisa. La prima stava fissando il maggiore dei due, rossa come un peperone e con un sorriso ebete in faccia, mentre la seconda era presa a fissare Luca  che era grato di spalle e fissava il telefono.
 
Ad interrompere questi pensieri profondi fu proprio Luca, con un urlo che neanche una ragazzina avrebbe saputo fare. Sara aveva deciso di punirlo e per questo aveva iniziato ad inseguirlo con le braccia alzate e lo sguardo minaccioso, mentre lui, preso di sorpresa, correva in cerca di riparo.
Continuarono a rincorrersi sotto lo sguardo scioccato di molti che se la ridevano per quasi 10 minuti, fino a quando a Luca vibrò e lui si fermò improvvisamente, beccandosi uno schiaffone in faccia da Sara.
Lui rispose al messaggio sotto lo sguardo amareggiato di Elisa che era rimasta ad osservare la scena di poco prima. Perché la sua amica parlava e scherzava con Luca e lui non sapeva neanche della sua esistenza? Perché nonostante tutti i suoi sforzi di perdere peso l’anno prima lui non l’aveva notata? Perché non0stante aver perso quasi venti chili lui non la guardava?
Probabilmente perché era troppo impegnato con le sue amichette oche, bionde tinte e senza pensieri propri, troppo occupate a seguire la moda per impegnarsi davvero in qualche cosa. Quelle che lo aspettavano fuori da scuola, le solite ragazze che non cercavano davvero una storia seria.
 
Probabilmente perché lei non era così , perché li era timida, insicura e con l’autostima sotto la suola delle scarpe.
Ci rimaneva sempre male quando lui usciva con una di quelle oche, si struggeva al pensiero che non l’avrebbe mai notata … stava male perché pensava di essere brutta, obesa e senza capacità.
Elisa era così, fin dall’anno prima, quando si erano conosciute: a quel tempo era più robusta delle altre, e si vergognava del suo aspetto, del suo modo di essere.
Quando poi però, in un giorno di Aprile, incontrò Luca Castellini cominciò a seguire una dieta del tutto priva di fondamento logico, aveva smesso di mangiare quasi del tutto ed a dimagrire a vista d’occhio. Le sue amiche poi la convinsero a mangiare, le offrivano panini, cioccolato, mele … qualsiasi cosa pur di farla tornare sorridente come era prima d’iniziare. Ci riuscirono dopo quasi quattro pesantissimi mesi di sofferenza per tutti.
Nonostante ciò lei pensava ancora di essere grossa, di essere più brutta delle sue amiche, di non poter meritare un ragazzo per il proprio aspetto.
Stava ancora pensando ai suoi sacrifici per dimagrire quando Sara le si avvicinò.
<< Luca, Marco, loro sono le mie amiche Elisa, Gaia e Federica. >>
Disse con aria felice, per poi tornare ad abbracciare Manuel.
<< Ciao, piacere >> dissero Gaia ed Elisa porgendo le mani ai due, che le strinsero con un grande sorriso stampato in faccia mentre Federica sorrideva a quella vista.
<< Beh è stato un piacere, ora scusateci ma dobbiamo andare, sapete … l’ora dopo abbiamo una verifica importante di Mandarino quindi ci si vede in giro >> disse poi Marco, portandosi via Luca.
Sara e Manuel nel frattempo si erano dileguati e le tre rimasero sole.
Si erano nascosti da ormai due ore buone.
Il settimo sole era tramontato e sull’ex Villaggio della Tredicesima Stella regnava il più assoluto silenzio, dopo ore ed ore di grida.
Il fuoco si era spento.
I corpi dei morti erano bruciati tutti quanti.
Il poco vento che c’era aveva trascinato con se l’odore di sangue, forte, che ti entra nel naso e ne lascia il sapore nella gola.
Erano gli unici sopravvissuti.
Loro tre, solo loro.
Le tre figure incappucciate erano rimaste a guardare impotenti il fuoco che divampava e il popolo dei Kamivash che uccideva quelli che riuscivano a scappare, per poi fuggire con il bottino.
Decisero di scappare, solo loro tre.
 
Si trasformarono in luce e oltrepassarono il primo cielo e poi si ritrovarono nel nero dell’Universo.
La pausa era finita ormai da un’ora e Sara, Gaia, Elisa e Federica erano in classe a seguire quella che doveva essere la lezione di “strategia e tecnica di guerra”.
Quando poi nella classe entrò una delle bidelle, dai capelli bianchi,ricci e con un camice rosso, quello della scuola. Era una donna sulla cinquantina, che solitamente portava i messaggi della preside. Disse qualcosa alla professoressa per poi andarsene salutando tutti con un grande sorriso.
Quando si chiuse la porta la lezione riprese, senza più interruzioni.
Quella settimana la professoressa aveva deciso che avrebbe dedicato le ore pomeridiane di allenamento alla teoria.
<< Prendete appunti. Riprendiamo da quello che abbiamo iniziato ieri. Tecniche di guerriglia e armi da fuoco. Per prima cosa, Alexander cosa abbiamo detto ieri a proposito di questi due argomenti? >> chiese la professoressa ad un ragazzo che stava in ultima fila, seduto su uno sgabello, impegnato a conversare con una ragazza.
Appena sentì il suo nome Alexander, per gli amici Alex, sobbalzò, facendo una faccia da pesce lesso con un enorme punto interrogativo stampato in faccia.
<< Ehmm, può ripeter la domanda prof? Non ho capito … >> chiese lui cercando una via d’uscita.
<< Quindi non sa la risposta? >> chiese l’altra di rimando.
Era sempre così. Quando qualcuno veniva interpellato e non sapeva la domanda lei metteva in scena quel teatrino solo per fargli fare la figura della capra davanti alla classe.
<< Eh, se non so la domanda come faccio a risponderle? >>
<< Bene, allora vorrà dire che aggiungeremo una bella settimana di congedo dalle Missioni speciali … non potrà uscire da scuola mi ha capito? Spero di essere stata chiara … anche se io sono Luisa >>

Perché si ostinava a fare quelle battutacce che facevano ridere solo lei lo sapeva solo il Signore.
Alex ritornò poi a fare i fatti propri, e la lezione continuò senza interruzioni. Solo la voce della professoressa si sentiva in tutta l’aula, forse perché la lezione era interessante o, più probabilmente, si erano tutti addormentati.
Suonò la campanella di fine ora e gli studenti corsero fuori dall’aula.
Alex stava scappando fuori quando la prof lo fece tornare indietro.
<< Alexander Sherwood ,sappia che sono molto delusa da lei, nonostante rimanga sempre uno dei miei studenti migliori. Per questo volevo avvisarla che se vuole posso farle un permesso per andare a trovare Alessia e Adrian che sono appena tornati dalla loro missione e come al loro solito sono in infermeria. Lo stesso vale per le tue compagne, le quattro dell’Ave Maria. >>
Quindi Alessia e Adrian erano tornati … ecco perché la bidella era entrata di corsa durante la lezione …
<< Certo, grazie mille >>
E presi i cinque foglietti che la donna gli porgeva se ne andò di corsa, a cercare le altre quattro ragazze.
Le trovò nella loro stanza, al secondo piano, nell’edificio affianco a scuola.
Bussò alla porta e gli aprì Federica, che saputa la notizia del ritorno dell’amica avvisò le altre che uscirono di corsa dalla camera verso l’infermeria del  sesto piano.
Fecero vedere i permessi all’infermiera ed entrarono.
Varcata la soglia della porta color cremisi si trovarono nello spazio più triste e desolato della scuola.
Il lungo corridoio bianco con i letti disposti in fila era completamente bianco, pareti, soffitti e pavimenti compresi. I letti erano in acciaio e con le lenzuola bianche, le tende che dividevano i letti erano bianche, gli stipiti delle finestre erano bianchi, le veneziane dietro ad ogni letto erano bianche.
Bianco, bianco ed ancora bianco.
Per questo non fu difficile notare le sagome dei due arrivati distesi su due dei lettini .
Adrian aveva la pelle abbronzata, in contrasto con i capelli biondissimi e gli occhi ghiaccio. Indossava un cappellino con la visiera rigido viola, abbinato alla felpa con cappuccio e senza maniche che portava aperta, con dei pantaloni abbastanza larghi di jeans che gli arrivavano alle ginocchia e che sembravano volergli cadere da un momento all’altro.
Aveva stampato in faccia un’espressione da duro che spesso lasciava posto ad un grande sorriso.
<< Ehi bella Adri …>> lo salutò Alex.
Erano totalmente diversi ma erano praticamente come fratelli.
Alexander infatti era uno di quei ragazzi che pur essendo particolari, vanno d’accordo con tutti. Anche nell’aspetto erano come il giorno e la notte: Alex aveva i capelli lunghi fino alle spalle, di un biondo quasi platino, la pelle diafana e gli occhi neri come due pozze. Inoltre era alto e magro mentre l’altro aveva dei muscoli che molti gli invidiavano.
Adrian si girò e gli fece cenno di avvicinarsi.
Nel letto di fronte l’infermiera stava ancora medicando Alessia.
Le amiche aspettarono e appena la donna si fu allontanata andarono dall’amica che rivolse loro un gran sorriso.
Anche sul letto dell’infermeria Alessia era inquietante.
Aveva i capelli celesti tirati in piedi con del gel, che sparavano da tutte le parti, con il ciuffo che le copriva l’occhio destro, lasciando intravedere l’altro di un indaco intenso. In quel momento indossava una canottiera bianca abbastanza grande e dei pantaloni neri stretti. La giacca che era appoggiata ai piedi del letto era però il suo marchio distintivo: era rossa, con due file di bottoni decorate come le giacche dell’ottocento con ricami dorati, il collo ampio come quello delle giacche da uomo, il polsi rigirati con il bordo dello stesso colore dei ricami e sulle spalle aveva gli stessi cosi che hanno quelli del circo, dorati anche loro e con le frange.
<< Ehi, chi non muore si rivede eh Ale? >> disse ridendo Sara, andando ad abbracciare l’amica, seguita a ruota dalle amiche che si gettarono a pesce sul letto, ridendo come pazze.
<< Eh gia … ehi attenzione alla gamba … >> rispose Alessia.
<< A proposito di gamba … Adrian che hai combinato questa volta? >> chiese Elisa guardando il lettino di fronte e aspettando una risposta.
<< Bhe diciamo che ci siamo fraintesi ed ho scambiato Alessia con il mutaforma e l’ho ustionata, incendiando la foresta dove ci trovavamo e facendomi cadere un albero addosso per poi scoprire che il mutaforma in verità era una ragazzina che aveva paura … insomma un casino per niente. >> rispose lui diventando bordeaux quando sentì ridere tutti, compresa la compagna di avventure.
Ormai lei era talmente abituata che non ci faceva più caso … infondo lei non provava dolore tranne in alcuni casi particolari quindi non era un problema per lei. L’unica cosa era che l’avventatezza del ragazzo l’avrebbe sicuramente ucciso qualche volta … era troppo impulsivo e per questo era stato abbinato a lei quando il primo anno li divisero in coppie.
Passarono l’intera sera a parlare fino alle dieci e trenta, ora del coprifuoco, poi ognuno nella sua stanza e lasciarono Adrian e Alessia stanchissimi in infermeria.
Quella notte però nessuno dormì sogni tranquilli.
Almeno, lo fecero fino a quando tre “cose” luminose precipitarono nella fontana al centro del cortile distruggendola completamente.
 
  
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