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Autore: Fee17    15/05/2008    1 recensioni
Ginevra ha sempre temuto il giudizio degli altri, per questo indossa una maschera che non le appartiene. Ma dopo un incontro molto speciale, riuscirà a toglierla. Un incontro che per lei rappresenterà una vera rinascita.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera a tutti, c'ho preso gusto ed ho già aggiornato. Grazie mille a emily ff per la recensione, mai avrei creduto che qualcuno avrebbe avuto il coraggio di farlo... Buona lettura!

( come sempre i Tokio Hotel non mi appartengono, non voglio dare rappresentazione veritiera dei loro caratteri ne offendere nessuon, non scrivo a scopo di lucro)

 

E qualche settimana dopo giunse il giorno. Lo spettacolo che mi si presentò davanti agli occhi era surreale… "non sono a scuola, sono ad un concerto!" pensai. Di fronte ai cancelli c’ erano ragazzine munite di cartelli monotematici…" bill ich liebe dich", "bill heirate mich!" suggerivano…

Solo le transenne le separavano dal loro sogno. Mi avvicinai all’edificio e mi precipitai in aula sperando che quelle urla assordanti non fossero così potenti anche la dentro. Dalla finestra continuai a guardare lo scenario incredula… Ogni tanto partivano cori di canzoni tedesche pronunciate in malo modo…Io studiavo tedesco da 4 anni per questo un pochino me ne intendevo. Le ragazze avevano trucco pesante e ciocche di capelli colorate per imitare il loro androgino idolo. Qualcuna piangeva, qualcuna strillava più forte che poteva, qualcun’altra spingeva per voler entrare a scuola, cosa permessa ovviamente solo a noi studenti. Da lontano scorsi Linda La Strega con la sua scorta avvicinarsi all’edificio. Era considerata la ragazza più carina e più popolare del liceo. In realtà non è una bellezza rara… Ha lunghi capelli castani, occhi nocciola, non è molto alta e nemmeno molto snella…Del resto come si può praticare sport? Il sudore sciupa i capelli e la fatica è immane se si è così raffinate…

Ma era considerata una "giusta" dalla "massa" maschile e andava di moda lei quell’ anno… Quindi era agli occhi delle altre galline la persona da seguire e imitare.

Quel giorno però, sinceramente, anche se mi costava ammetterlo, era davvero carina. Portava i capelli sciolti, gli aveva lisciati e per questo sembravano ancora più lunghi, gli occhi erano contornati in maniera pesante di nero, portava una gonna corta e un paio di ballerine con un po’ di tacco, rosse come la giacca strettissima. Le amiche la guardavano, anzi no la ammiravano facendole complimenti, in realtà la stavano odiando ma questo lei non lo sapeva. Era troppo superiore per credere che qualcuno potesse odiarla sul serio. Con fare lento entrò a scuola. Sembrava che stesse sfilando su una passerella. In verità lo stava facendo, adorava sentirsi invidiata da quelle ragazzine urlanti che avrebbero voluto essere al suo posto e sentirsi gli occhi puntati addosso dalla "massa" maschile. Salutò la folla come se fosse lei la vip acclamata e chiuse dietro di se la porta del liceo.

Sospirando per la scena comica alla quale avevo appena assistito continuai a guardare fuori dalla finestra e vidi una piccola figura correre a più non posso dentro le transenne, poi dentro i cancelli e poi in un nano secondo giungere nell’aula accanto a me.

" Gi i i i i i i i i i i i i i i n dimmi di nooooooooooooooooooooooooooooo!". Urlò con tutto il fiato che le era rimasto in corpo dopo la corsa la piccola Brigitte emettendo un acuto da vero soprano.

Allibita e divertita dalla faccia paonazza della mia amica le risposi:

" Ma cosa vuoi sapere? Sei impazzita o cosa?"

"Ma come cosa voglio sapere?! È arrivato? Mi sono persa il suo ingresso? Era bello? Dimmi per favore che sono arrivata in tempo!!!!!!!!!!!".

" Ah parli dell’istrice, si, è arrivato mi dispiace." Risposi sghignazzando.

"AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA noooooooooooooooooooooooooo non può essere no no no no no!" Urlò Brigy diventando viola in volto.

"Dai scema sto scherzando, ancora non si è visto" le dissi ridendo.

"Sei una stupida, stavi per farmi morire…Comunque menomale sono in tempo." Così dicendo schiacciò il naso contro il vetro della finestra intenta a scrutare la folla.

Era proprio carina, anche se non approvavo il fatto che anche lei, come la "massa" femminile si fosse agghindata per il cantante tedesco, dovevo ammettere che stava proprio bene vestita così.

Aveva stranamente dei jeans attillati, anzi mooolto attillati. In vita aveva una cintura verde che riprendeva il colore delle sue converse e del foulard che le circondava il collo. Le avevo detto un sacco di volte di usare quel colore. Si intonava con i suoi occhi chiari. Felice che avesse seguito il mio consiglio continuai ad osservarla. Anche lei come la strega aveva lisciato i capelli corvini che adesso le arrivavano sotto le spalle. Aveva poi una maglietta nera un po’ scollata con sopra disegnata una stella, anch’essa verde. Ricordo ancora quando la comprammo. " Gin guarda quella maglietta, devo averla, la stella mi ricorda quella che Bill ha tatuato sul ventre" mi disse. Sorridendo di quel ricordo smisi di scrutare la mia amica e come lei continuai a guardare fuori.

Dopo qualche minuto un boato… Brigitte sussultò e il pavimento iniziò a tremare per i passi affrettati delle galline capeggiate da Linda che si avvicinarono precipitosamente alla finestra, schiacciando me e la mia amica contro di essa.

Le ragazzine fuori dalle transenne iniziarono a dimenarsi e agitarsi violentemente e ad urlare di gioia. Poi scorsi un qualcosa di strano avanzare verso il liceo. "Che cos’è? Un riccio? Un cespuglio?" pensai tra me e me. " No, è l’assurda chioma del tedesco tanto acclamato". Adesso riuscivo a vederla per intero. I capelli erano sparati in aria come se avesse toccato i fili dell’alta tensione. Erano nerissimi, ma ogni tanto spuntava qualche ciocca chiara, quasi bianca. Il suo collo era circondato da catene e da un collare con raffigurato un teschio. Indossava una giacca di pelle nera con i bordi rossi, sotto intravidi la T-shirt con raffigurato di nuovo un teschio.

" Che fantasia… " pensai ironicamente. Aveva dei jeans strappati di una misura più grande della sua, che non serviva però a nascondere la sua esagerata magrezza, troppa per un ragazzo così alto. Le mani erano coperte da dei guanti aperti sulle lunghe e affusolate dita. All’estremità di esse riuscii a vedere da qui la sua manicure.

Si, non sto scherzando, quel "ragazzo" aveva la french manicure!

" Ma come può tenere le unghie così lunghe e così curate un ragazzo di 18 anni ?" pensai a voce alta, ma nessuno mi rispose. Erano tutte ipnotizzate da quell’ esile individuo che sembrava uscito da un cartone animato. Lui si avvicinò alle fan con un sorriso a 36 denti e con un uniposca firmò autografi fino a che potette. Passato qualche minuto le salutò, voltò le spalle e non curante o semplicemente abituato ai pianti e alla disperazione che aveva causato con quel gesto fece ingresso nella scuola e, devo dirlo, nella mia vita per sempre.

La segretaria fece cenno di radunarci nell’atrio. Tempo poco ci ritrovammo tutti in cerchio intorno a lui. Con un accento tipicamente tedesco disse: " Ciao a tutti, sono felice di essere qui".

 "Chissà quanto tempo ha impiegato per imparare a memoria quella frase" dissi nell’orecchio di Brigitte. Non ricevendo risposta mi voltai verso di lei che non mi stava degnando di uno sguardo. Era estasiata, gli occhi le brillavano, il suo sorriso era stampato sulla sua faccia da almeno mezz’ora.

" Quanto è dolce" affermò lei… come se fosse la risposta che mi aspettavo alla domanda che le avevo rivolto prima scherzosamente. " Spero di poter fare amicizia e di imparare la vostra lingua" Continuò il tedesco. " Spero possiate aiutarmi a migliorare in modo da poter comunicare con voi ancora di più nei miei concerti. Intanto Vi aspetto numerosi al prossimo.."

Certo, poteva non farsi pubblicità?

" Ma tu comunichi già attraverso le tue canzoni Bill.. credimi!" Ammiccò Linda che non poteva perdere occasione di farsi suo quel ragazzo esagerato. Sarebbe stata la sua consacrazione. Non più invidiata da mezza città, ma da tutta Europa! Lui porse l’orecchio alla sua interprete che, svolgendo il suo meraviglioso mestiere gli tradusse le parole della gallina.

Il porcospino..ehm… scusate, Bill lanciò un’occhiata soddisfatta a Linda e disse " vielen vielen Dank". Lei eccitata si voltò verso le amiche che si complimentavano neanche avesse vinto un Nobel.

Dopo di che il preside iniziò il suo discorso di benvenuto dicendo quanto fosse contento che lui fosse qui, di quale onore avesse ecc..

Il succo era che Bill avrebbe frequentato lezioni private nella struttura per circa un mese. Io nel frattempo osservavo l’interprete che sussurrava la traduzione del discorso all’orecchio della celebrità… Ma per me la vip era lei, colei che avrei pagato oro per essere al suo posto. Sapere perfettamente due lingue, soprattutto tedesco, girare il mondo e aiutare due popoli a comunicare, quello era il mio sogno.

Finito il discorso Bill salutò e ognuno prese posto nella propria classe come sempre. Entrai nella mia dove dovetti sorbirmi tutti i commenti di Brigy e delle galline… Tutti gli stessi e inutili commenti:

"quanto è bello", " quanto è dolce", "quanto è cucciolo", "come lo amo", "come l’adoro" e via dicendo.

La lezione stava scorrendo anche se forse ero la sola che si interessasse alle parole del prof che non badava al brusio delle ochette e continuava a spiegare a me la teoria di Schopenauer. Dopo una mezz’oretta decisi di concedermi una pausa e mi avviai verso il bagno. Scesi le scale e mi tornò alla mente l’episodio di qualche settimana fa mentre stavo per cadere. Quasi per magia sentii di nuovo quel profumo di vaniglia e zucchero a velo provenire dalla stanza sotto alle scale, quella dove c’era il piccolo corridoio che collegava il bagno al cortile esterno, quello in cui la "massa" si riuniva per fumarsi una sigaretta in compagnia.

Mi precipitai giù e il profumo si faceva più forte. Arrivai di sotto e non vidi nessuno. Era impossibile, lui doveva essere qui. Il suo profumo lo avrei riconosciuto tra mille. Poi scorsi del fumo provenire da un angolo, chiusi gli occhi, sospirai e sapevo già che quella scia di fumo mi avrebbe condotta da lui, dal mio angelo, da quel ragazzo al quale immaturamente avevo pensato in questi ultimi giorni. Decisi di incamminarmi ma dentro di me pensai alla faccia che avrebbe fatto lui nel vedermi conciata come ero. Per la prima volta invidiai la "massa" femminile che oggi si era agghindata per quella specie di uomo. Forse anch’io avrei dovuto farlo. Forse anch’io avrei dovuto curarmi di più per una volta, ma non per il porcospino, per il mio Angelo. Maledicendo i miei crespi ed esageratamente lunghi capelli raccolti in un ciuffo intrecciato sulla mia testa, il mio maglione lungo e i miei occhiali da vista che ultimamente dovevo mettere per riposare gli occhi, mi accinsi a scoprire chi fosse il ragazzo misterioso.

Sicura di ritrovare davanti a me quell’individuo dai capelli lisci e corvini con la tuta scura e il cappellino decisi di aprire i miei occhi.

" N o o o o o o o o o o o o o o o o o o "

Anche se non avrei dovuto, emisi un grido di delusione che spaventò la persona che stava fumando di fronte a me. L’ultima persona che avrei voluto vedere: Lui! il porcospino, l’istrice, il mezzo uomo, il cartone animato era il mio angelo. Non potevo crederci, doveva esserci un errore. Lui non avrebbe avuto la forza di sostenermi esile com’è. Lui non poteva essere stato così gentile da fiondarsi verso di me per prendermi al volo. Lui non poteva emanare quel profumo così maledettamente sensuale e dolce. E qui sentii le parole di Brigitte entrare prepotentemente nelle mia mente:

"Quanto è dolce". Che fosse davvero lui? No non poteva.

Lui mi guardò sbalordito dalla violenza con la quale avevo urlato alle sue spalle e dello sguardo enigmatico che avevo in quel momento.

"Ok so di essere divinamente bello, ma non credevo di lasciare senza fiato" disse nella sua lingua credendo di non essere compreso.

" Ho sempre saputo che eri uno stupido e ora ne ho le prove. Non puoi essere il mio Angelo." Risposi io con un tedesco così fluido che sorprese anche me.

"Tu mi capisci quindi?"

" Purtroppo" risposi io.

Delusa e infastidita dalle frasi del cantante gli voltai le spalle ed entrai in bagno sbattendo la porta. Mi guardai allo specchio e mai come in quel momento mi ero odiata. Mi guardavo e ciò che vedevo non mi piaceva. Decisi di sciogliere i miei capelli biondi che ondulati arrivavano fin sotto il seno e tolsi gli occhiali lasciando liberi i miei occhi verdi. Mi guardai di nuovo ma continuai a non piacermi. Non mi piaceva il fatto di aver fantasticato su un ragazzo che non conoscevo nemmeno, come una bambina di 10 anni, rimanendo per giunta anche scottata. Mi sciacquai il viso come a voler cancellare via ogni mio pensiero e aprii di nuovo la porta per tornare in classe.

D’un tratto mi sentii stringere con forza il braccio e trasportare con violenza contro il muro. A distanza di pochi centimetri comparvero davanti a me gli occhi color caramello del tedesco che avevano un’ espressione contrariata. Mi strinse forte il braccio. Ora sapevo che la forza per sostenermi ce l’aveva davvero.

"Mi fai male, che cavolo fai?"

"Come hai osato essere così scortese con me prima?"

"Che c’è il bambino viziato non è abituato? Guarda che non fai girare la testa a chiunque Herr Kaulitz" gli risposi tentando di divincolarmi.

" Almeno avresti potuto essere più civile"

"Non vedo il motivo…"

"Ovvio, saresti apparsa più carina ai miei occhi. Ma per caso ti ho già vista?… " Disse lui con un sorriso malizioso pieno di se più che mai e lasciando il mio braccio.

"Figuriamoci… lasciami mi stai facendo perdere tempo"

"Vai pure, ma sappi che ora che so che parli tedesco avrò bisogno di te! E ottengo sempre ciò voglio." Sogghignò il tedesco effeminato.

"Hai già un’interprete io non ti servo affatto."Mi voltai e iniziai a salire le scale.

"Fossi in te userei maglie più corte, hai un bel fondoschiena."

Arrossii e non volevo che lo vedesse, si sarebbe vantato… Quindi non risposi e facendo finta di non aver sentito tornai in classe. Ero delusa, arrabbiata e indispettita. Brigitte che mi legge come un libro aperto capì che c’ era qualcosa che non andava e mi chiese spiegazioni.

" Oh Brigy ti ricordi dell’ angelo?"

"Certo, mi hai fatto una testa… ma che c’entra?"

"Allora ero sicura di aver sentito il suo profumo quindi…."

Le raccontai tutta la storia e lei al termine commentò:

" Ora capisco che effetto ti faceva, cavolo è Bill Kaulitz. Solo lui sa dare certe sensazioni. Che culo che hai avuto Gin tu ci hai parlato."

" si e mi sono accorta che è proprio un’idiota" Le risposi scocciata.

"Chi disprezza compra e ricorda che Bill Kaulitz ottiene sempre ciò che vuole."

Questo l’aveva detto anche lui, ma io ero più forte e con me non avrebbe attaccato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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