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Autore: Beatrix82    15/05/2008    7 recensioni
Cinque anni dal GT. Un’edizione straordinaria del Tenkaichi. L’ennesima minaccia dallo spazio. Questa volta non c’è Goku, a salvare il mondo, e le sfere del drago se ne sono andate con lui. La libertà dei terrestri è nelle mani di coloro che restano, che dovranno inevitabilmente scendere a compromessi. Qualcosa verrà perso, ma una nuova speranza per il futuro nascerà dalle sue ceneri… Primo capitolo di un'epica saga corale post-GT.
Genere: Generale, Azione, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bra, Goten, Pan, Trunks, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 10

Capitolo 10

 

 

Occhi d’ebano profondi e minacciosi come le più sperdute profondità oceaniche, corpo tonico e scultoreo come se appartenesse ad un giovane di vent’anni, postura eretta e fiera come se chi avesse davanti fosse solo polvere dinanzi ai suoi piedi.

Lassù, all’altezza delle più alte gradinate dello stadio, la sua figura levitante emanava un’aura così vasta ed intensa da non poter appartenere ad altri che al famoso principe dei saiyan.

Blitz, la testa sollevata in alto, strinse i denti con rabbia.

“Tu…”.

Vegeta, dall’alto, incurvò leggermente un lato della bocca, accennando un sorrisetto canzonatorio.

“Dì la verità…speravi di non dovermi incontrare” lo sfidò.

L’alieno strinse i pugni lungo i fianchi.

“Ormai avete interrotto i miei piani…tanto vale che vi faccia fuori tutti…saiyan”.

L’aver pronunciato l’ultima parola con tale evidente odio, scatenò nel principe un’ironica risata, che risuonò tra i vuoti spalti dello stadio ormai segnato da lunghe ombre.

“Povero stupido!” rispose tra le risa. “Credi davvero che un disgustoso ammasso di ferro come te possa eliminare una dinastia come la nostra e giocare indisturbato a fare l’imperatore??”.

Blitz si accorse che stava tremando…non per la paura…era la rabbia che gli cresceva dentro…

Ma come osava quel pallone gonfiato alto la metà di lui offenderlo in quel modo? Nei suoi progetti di dominio assoluto, non avrebbe permesso che simili individui popolassero il suo mondo di servi…fortunatamente, quando avesse distrutto anche colui che si definiva principe di quei rompiscatole, nessun altro avrebbe potuto ribellarsi al suo potere…nessun altro…

“Sei solo un buffone!” continuò a provocarlo Vegeta. “Ti atteggi da essere superiore, che razionalizza tutto, che ha ogni cosa sotto controllo…dimmi, ti sei anche accorto che te la stai facendo sotto?”.

Basta…era troppo ciò che sentiva…troppo perfino per la sua capacità di non farsi coinvolgere dalle emozioni e dall’istinto…

Lanciò le braccia verso il cielo, ma da esse non partì niente, solo deboli scariche blu che morirono sui palmi metallici, incapaci di raggiungere l’avversario.

“Maledizione…” imprecò, perdendo definitivamente il controllo della situazione.

“Oh-oh…non dirmi che hai finito l’energia…” sorrise cinico Vegeta.

 

Ancora vicina a Chichi, ma non stretta a lei come qualche secondo prima, quando aveva temuto la loro fine, Bulma volgeva lo sguardo verso il cielo solcato dalle mille sfaccettature dei caldi colori del tramonto, gli occhi chiari ora colmi di nuova forza non perdevano mai di vista il marito, che con intelligenza e furbizia stava mettendo a dura prova la pazienza dell’alieno…

Era orgogliosa di lui…era orgogliosa perché era giunto in loro aiuto, orgogliosa perché adesso si preparava a sfidare il nemico con coraggio, orgogliosa perché…semplicemente perché era suo marito, e lei lo amava più di ogni altra cosa.

 

Blitz ringhiava, scalpitava, fremeva, ansimava…mai in vita sua aveva avuto una tale crisi…

“Io ti uccido…giuro che ti ammazzo, saiyan…”.

“Calmati, uomo di latta…pensa se ti vedessero così i tuoi futuri schiavi terrestri…”.

“Giuro che quando mi rivedranno tu sarai già nell’altro mondo…”.

“E io giuro che se ti rivedranno sarà solo come una pozza inerme sul pavimento”.

“E allora vieni giù e combatti saiyan…sono ansioso di assaggiare il tuo sangue!”.

“Ti accontento subito!” rispose Vegeta, scagliandosi a tutta velocità verso il basso, con la gamba tesa.

Blitz venne scagliato a terra, cadendo fragorosamente. Tentò di rialzarsi, ma un altro colpo lo sorprese proprio sotto il mento, facendogli assaggiare la forza e la durezza di un ginocchio saiyan.

 

Trunks, ripresa piena lucidità grazie al Senzu, fissava rapito l’incontro, che avrebbe finalmente potuto mettere la parola fine a quell’incubo che, sebbene fosse cominciato solo qualche ora prima, già sembrava perseguitarli da un’eternità. Anche Pan, ancora attaccata a ciò che rimaneva della sua camicia, sembrava quasi non volesse staccarsi da quell’ultimo barlume di speranza, per loro, per tutti, per il mondo intero.

Quasi si pentì di aver dubitato, anche se solo per un secondo, che suo padre non arrivasse…come avrebbe potuto, il principe dei saiyan, lasciare la sua stirpe in balia del destino?

Si sentì sollevato, rilassato…fare le veci del principe non era facile…nessuno mai poteva imitarlo…

 

Finalmente riuscì ad alzarsi, barcollante, ma ancora in forze…il dolore era mascherato dalla rabbia, e la rabbia che gli trasmetteva quel dannato saiyan era tale che ora si sentiva più energico che mai.

Un altro pugno, questa volta all’altezza del petto, gli fece mancare il respiro per alcuni attimi, costringendolo ancora all’impotenza. Seguì la sua risata, tagliente e cinica…

Blitz si lanciò furioso su di lui, cercando di colpirlo con i suoi artigli affilati, ma lui si scostava, si allontanava, spariva incomprensibilmente e poi tornava per attaccarlo senza preavviso…

Finalmente il suo pugno d’acciaio gli centrò la guancia abbronzata, spingendolo indietro mentre un rivolo di sangue gli solcava il mento. Il saiyan vi passò sopra il dorso della mano, quasi che quel colpo fosse stato per lui poca cosa, per poi lanciarsi di nuovo verso il nemico.

 

Le iridi azzurre di Bra traboccavano di pura gioia…

Mentre si assicurava che il Senzu facesse effetto su Goten, a cui sorreggeva delicatamente la testa per permettergli di bere, aveva il sorriso sulle labbra…

Peccato che i terrestri non potessero vedere ciò che suo padre stava facendo per tutti loro…si stava comportando da vero eroe, perché lui era un eroe, lei lo aveva sempre saputo, erano gli altri che non lo sapevano, e spesso anche i presenti, che ben lo conoscevano, dimenticavano chi fosse veramente, e che cuore avesse, sotto tutto quello schermo di astio e riservatezza, il suo adorato papà…

Un eroe…finalmente era sotto gli occhi di tutti…

 

Di nuovo la sua figura scomparve davanti ai suoi occhi, per ritrovarselo dietro, dove gli piazzò un nuovo pugno proprio in mezzo alla schiena, gettandolo a terra.

Prima di rialzarsi, Blitz alzò gli occhi verso il suo nemico, che lo fissava dall’alto, lo sguardo ancora sicuro e spavaldo ma venato di una sottile tristezza, come conservasse una conoscenza ignota a chiunque altro.

Per alcuni secondi i due sfidanti rimasero fermi, faccia a faccia, scrutandosi prima del verdetto finale che avrebbe segnato il futuro del genere umano.

Quando ripresero, Blitz aveva gli arti metallici talmente intorpiditi da non potergli più garantire degli attacchi efficienti…il saiyan, invece, continuava ad indebolirlo con nuovi pugni, scagliati a bruciapelo, da distanza ravvicinata, che non accennavano a dargli respiro…

Riuscì solo a sfiorargli il braccio con le unghie affilate, ma il gesto fu così preciso e veloce da procurargli un bel taglio, all’altezza del bicipite, da cui timide goccioline rosse si affacciarono indecise.

Vegeta, dopo un breve attimo di esitazione, fu di nuovo su di lui, pronto a torturarlo con una serie di calci sull’addome. L’alieno cadde a terra, incapace di mantenere l’equilibrio, e subito si vide addosso il saiyan. Un’altra sferzata di artigli, e su entrambe le gambe dell’uomo risultò un evidente squarcio, visibile attraverso i pantaloni tagliati e macchiati del sangue schizzato da dentro.

Cadde momentaneamente sulle ginocchia, stringendo i denti e un solo occhio per il dolore, mentre con l’altro non perdeva di vista i movimenti dell’alieno, che, sfruttando l’occasione, si era goffamente rialzato.

Blitz era debole e spossato, incapace ormai né di attacchi fisici né tantomeno di quelli energetici, non avendo a disposizione l’energia necessaria. Vegeta aveva un braccio e gli arti inferiori doloranti, ma era di nuovo in piedi. Lanciò un pugno a vuoto, poi uno che andò a segno…

Si preparò a sorprenderlo con il solito trucchetto, scomparendo e ricomparendo alle sue spalle…

Blitz lo intuì…

Quando riapparve, le corna appuntite dell’alieno lo avevano già perforato da parte a parte, all’altezza dei polmoni.

Nessun grido. Solo due occhi d’ebano orrendamente spalancati, che da soli bastavano ad urlar fuori tutto il dolore.

 

Bulma fissò la scena paralizzata. Si rese conto di avere le gambe, le braccia, persino i muscoli facciali bloccati. Anche le iridi dei suoi occhi non accennavano a muoversi, costringendola a fissare ciò che in un primo momento le sembrò lo scorrere della pellicola di un film, a cui era stata spinta ad assistere controvoglia.

Poi sentì che le sue gambe, inizialmente così rigide, stavano cedendo sotto il suo peso, facendola cadere sulle ginocchia…e allora capì che non era un film…

Dalle lacrime che le bagnavano gli occhi, capì che quella era la dura, amara realtà…

 

“No!!!”.

Fu la voce di Bra che salì alta nello stadio, rimbombando sulle vuote tribune. La ragazza si gettò come un fulmine verso il ring, ignara di ciò che veramente stava facendo, sicura solo di ciò che rivoleva indietro…

“Papà!!”.

La sua corsa verso la morte fu bloccata da una forte mano, che le serrò il braccio prima di ritrovarsi solo a qualche centimetro di distanza da un inaspettato muro di fuoco…no…di energia elettromagnetica…un’alta muraglia tutt’intorno al ring…

“Lasciami andare!” gridò la ragazza voltandosi verso il giovane saiyan che l’aveva bloccata, impedendole di attraversare quell’ostacolo di natura sconosciuta creato nel giro di un secondo, e di cui neppure lei si era accorta.

“Non puoi raggiungerlo, Bra…” la ammonì Goten, tenendola stretta, guardandola con un’inusuale tristezza negli occhi.

La ragazza si dibattè con tutte le forze, ma il dolore e la realizzazione finirono per farla cedere, abbandonando la lotta e accasciandosi impotente tra le braccia di Goten.

 

Un muro elettromagnetico…alto fino a dove il cielo color porpora ne poteva mascherare l’origine…

Niente poteva attraversarlo rimanendo intero…e volare al di sopra di esso era inutile, dal momento che non aveva cima.

Trunks, mentre fissava il bastione di energia nell’inutile tentativo di trovare un’entrata, si accorse che stava tremando…

Più passava il tempo, e più si rendeva conto che la vita poteva già aver abbandonato suo padre, e che loro, bloccati metri lontano da lui, non avevano potuto fare niente per aiutarlo.

“Non c’è modo di superarlo”.

Le dure parole di Gohan, che nel frattempo era tornato all’interno dello stadio, giunsero da dietro di lui come un verdetto. Il giovane si girò, abbassando poi lo sguardo impotente.

“Ma ha bisogno di noi…è gravemente ferito…basterebbe un Senzu…”.

“Mi dispiace, Trunks…” mormorò l’uomo, posandogli affettuosamente una mano sulla spalla, cercando di fargli forza.

Volgendo di nuovo lo sguardo verso il ring, attraverso il trasparente muro elettromagnetico Trunks vide il corpo di suo padre staccarsi dalla testa dell’alieno, e cadere al suolo come una carcassa.

Il suo petto era coperto di sangue, con due ampi fori proprio in mezzo.

Trunks strinse i pugni, trattenendo la forza di urlare e reprimendo la rabbia nel tentativo di rimanere lucido, per non cedere alla disperazione in un momento così critico.

Mai si era sentito così inutile…

All’improvviso Blitz, allontanandosi di scatto da suo padre, andò in cerca di qualcosa lì attorno…

Si fermò in un punto, quasi dal lato opposto del ring, volgendo lo sguardo a terra, dove giaceva, piatto come un abito, il rivestimento umano che aveva usato all’inizio del torneo. A quel punto, l’alieno cominciò a contorcersi, a piegarsi in modo incomprensibile…

“Cosa sta facendo..?” chiese Trunks, con la voce sempre più tremante, come se un grosso nodo gli stesse bloccando dolorosamente la gola.

“Vuole indossare di nuovo le sue vesti umane” provò ad indovinare Gohan, sempre più serio. “Ecco perché ci ha bloccati dietro a questo muro…vuole avere il tempo di ricomporsi, far riapparire il pubblico…ed essere proclamato vincitore…”.

Trunks deglutì con forza, nel frattempo anche Pan era giunta vicino a lui, prendendogli la mano con affetto nell’intento di dargli coraggio, ma il saiyan sentiva crescere dentro di se solo rabbia, rabbia perché le cose erano finite così male, rabbia perché suo padre era da solo in balia di quel mostro, rabbia perché quella era la fine di tutto…

Poi vide un’ombra che risaliva dalla fossa creatasi in mezzo al ring, durante il precedente attacco di Gohan. Una figura snella, oscurata dalle ombre gettate dalle alte tribune che ormai coprivano il sole morente, che si affacciava cauta ma decisa su quella scena da incubo…

 

Ub esitò qualche secondo prima di uscire allo scoperto. Si guardò intorno con attenzione, poi salì definitivamente sul ring.

L’enorme onda energetica di Gohan, respinta poi tragicamente dall’alieno nella sua direzione, aveva distrutto parte del pavimento del ring, provocando la formazione di una cavità profonda almeno un paio di metri. Al si sotto del ring si trovava un enorme parcheggio sotterraneo, collegato tramite una rampa di scale alla zona adibita ai servizi in cui si trovava l’infermeria.

Era così che Ub, non perfettamente in forma ma in grado di reggersi in piedi, aveva deciso di tentare l’attacco a sorpresa.

Marron lo aveva pregato di ragionare, di pensare che nelle sue condizioni qualsiasi tentativo avrebbe avuto l’esito di un suicidio, ma lui sapeva che, anche se inutile, avrebbe potuto rappresentare un’ultima possibilità…

Non poteva abbandonare i suoi amici, gli amici del suo maestro Goku…

L’alieno, a qualche metro da lui, non lo aveva notato, impegnato in una strana danza in cui si contorceva voracemente, appiattendosi sempre di più, come se si stesse sciogliendo.

L’avrebbe potuto raggiungere silenziosamente…e una volta su di lui, lo avrebbe…

Non aveva la più pallida idea di cosa fare, era cosciente di non essere in grado di distruggere una tale creatura quando anche i saiyan erano stati sconfitti, ma sapeva di doversi muovere, di avere poco tempo a disposizione, di non poter più esitare…

Fece per avvicinarsi al nemico, trascinando le gambe zoppicanti, quando un richiamo simile ad un gemito sommesso attirò la sua attenzione: “Ub…”.

Si voltò di scatto, non rendendosi subito conto a chi appartenesse la voce…poi vide Vegeta a terra, in una pozza di sangue, con il petto orrendamente forato che si sollevava faticosamente, come se attingere aria fosse diventato per lui un’operazione troppo complicata e dolorosa.

Il giovane si avvicinò delicatamente, strappandosi un lembo dei pantaloni da usare come panno per tamponargli le gravissime ferite.

Trasalì quando una grande mano del saiyan gli afferrò il polso, bloccandolo.

“Ub…devi…ascoltarmi…” mormorò con uno sforzo notevole delle corde vocali.

“Sì, Vegeta…non si preoccupi, attaccherò il mostro e…”.

“No!!” lo interruppe l’uomo, con un grido soffocato. “Tu…non puoi fare niente…contro…di lui…da solo…”.

Ub annuì, ben sapendo che le sue possibilità erano praticamente inesistenti, ma che valeva comunque la pena tentare.

“Devi farmi un piacere, ragazzo…”.

“Cosa, signore?”.

“Aiutarmi…a…ucciderlo…”.

“Aiutare lei?” chiese il ragazzo, sorpreso, che non capiva come nelle sue condizioni potesse riuscire a riprendere l’incontro.

Il saiyan tossì intensamente. Dall’altra parte del ring, Blitz si era ormai completamente liquefatto e si accingeva a penetrare nella sua maschera da umano.

“Ora che si sta rivestendo di pelle umana…posso distruggerlo con una grande…sfera d’energia” spiegò Vegeta, con la voce ormai ridotta ad uno squittio. “Io posso crearla…però non ce la faccio…a lanciarla su di lui…mi mancano le forze”.

Ub scosse la testa, immaginando già il significato di quelle parole.

“Vuole trasferire la sfera a me per scagliarla sull’alieno?”.

Il principe annuì.

“Ma così…” protestò Ub. “Le sue ultime energie…svaniranno completamente…rischierebbe di…”.

Vegeta strinse di nuovo il polso del ragazzo, guardandolo dritto negli occhi.

“E l’unica possibilità…” affermò amaramente, mentre un altro attacco di tosse lo sorprendeva più violento, facendogli sputare un fiotto di sangue vivo.

“Ma io…non posso permettere che…”.

“E’…l’unica…possibilità” scandì di nuovo Vegeta, con un’occhiata ferma e decisa, quasi da far paura, se il suo viso non fosse stato quello debole e coperto di sangue di un uomo ormai ridotto all’impotenza.

Ub fu scosso da intensi brividi…si trovava in una situazione assurda, in cui non riusciva a decidere quale sentiero imboccare, con il cuore che gli indicava una strada e la ragione che ne sceglieva un’altra…

Come avrebbe potuto permettere che le persone a cui ormai si era affezionato e con le quali si sentiva in famiglia perdessero un padre, un marito, un fratello di sangue che aveva appurato essere, con sua grande iniziale sorpresa, così amato e ammirato?

“Ascolta, ragazzo…non avrebbe fatto così…il tuo tanto ammirato Kakaroth?”.

A quelle parole sentì i suoi occhi farsi improvvisamente umidi. Capì che il tempo stava passando inesorabile, e che tutta la responsabilità adesso cadeva su di lui. Non più l’esito di un banale incontro di arti marziali, ma il destino della Terra intera, milioni e milioni di persone.

Si alzò in piedi, tamponandosi gli occhi.

“Sono pronto” annunciò.

Il principe accennò un debole, lievissimo sorriso, e sul suo volto così sofferente riuscì a materializzarsi, per un momento, una sensazione di sollievo.

“Vedrai che non te ne pentirai…finchè vivi…” mormorò, sollevando debolmente le mani, ed iniziando a donare energia ad esse.

 

Bulma, Trunks e Bra, tutti e tre stretti l’uno contro l’altro, con i Son dietro di loro a cingerli le spalle per ricordare loro che non erano soli…

Il loro Vegeta aveva deciso di mettere a repentaglio la sua stessa vita per il bene dell’umanità. Loro non potevano fare niente per impedirlo. Solo guardare il suo gesto da lontano, piangere, sperare che questa volta il suo sacrificio fosse premiato e che, quando tutto quest’ incubo fosse finito, lui sarebbe stato ancora lì, debole e ferito, ma pronto a tornare a casa con loro, a ricominciare la vita serena e tranquilla a cui anche lui, leggendario principe dei saiyan, aveva finito per abituarsi.

Era a quest’idea, seppur labile come una foglia, che sua moglie e i suoi figli si aggrappavano per non crollare definitivamente di fronte alla realtà…

 

Un prato…gli amici di Kakaroth e il suo piccolo moccioso a discutere su come organizzarsi…

Una ragazza, dalle bizzarre chiome azzurre incorniciate da un buffo cerchietto, il corpo di una donna ma il sorriso di una bambina ricca di sogni e di aspettative, come se ancora attendesse di iniziare a vivere per una seconda volta…

“E tu bel fusto…che intenzioni hai?”.

L’attenzione della donna lo aveva preso alla sprovvista, il suo sguardo azzurro ed intenso lo intimidiva come neanche i più pericolosi nemici dell’universo avevano fatto, la sua espressione di aspettativa contribuiva a metterlo maggiormente in imbarazzo.

Sebbene si fosse reso conto di non avere altri posti dove andare, lì, in quel pianeta tanto odiato quanto sconosciuto, non aveva ancora capito che da allora la sua vita sarebbe completamente cambiata…

 

La sfera cresceva tra le sue mani, sempre più grande, sempre più grande, mentre lui si sentiva sempre più vuoto…

 

L’esplosione era stata tale da distruggere ogni cosa intorno a lui…la Gravity room ridotta ad un ammasso di macerie per sua stessa mano, in mezzo a cui giaceva gravemente ferito e incapace di muoversi.

E poi eccola, il bel viso segnato da un’espressione preoccupata, gettarsi al suo fianco, sollevargli la testa con delicatezza e pronunciare piano il suo nome…

Vegeta…Vegeta…

Quanto adorava la sua voce…le sue parole sussurrate all’altezza dell'orecchio, il suo respiro così fresco e caldo che non si allontanava mai durante la sua convalescenza…

Di lì a poco avrebbe assaporato anche il profumo e la morbidezza del suo corpo, la piacevole umidità delle sue labbra, l’intensa sensazione della loro unione…

Bulma…

 

La sfera cresceva ancora, a velocità più attenuata…le energie rimastigli ormai erano minime, ma doveva riuscire a tirarle fuori per assicurare un colpo efficiente e definitivo…

 

Un buffo marmocchio, dalla chioma lavanda come il nonno e gli occhi color del cielo come la mamma, da cui aveva ereditato anche la delicatezza e la perfezione dei lineamenti.

Quasi stentava a credere che fosse suo figlio, il suo erede, l’erede del principe dei saiyan…

Glielo confermarono poi i successi durante gli allenamenti, la precocità con cui si era ricoperto d’oro, la classe in battaglia…

Ma anche il modo in cui lo guardava, misto di ammirazione e timidezza, i suoi tentativi di avvicinamento, l’orgoglio nei suoi occhi quando parlava di lui con gli altri…era questo che lo faceva sentire per la prima volta padre, un padre che riesce a dimostrare apertamente l’amore per la sua famiglia solo quando teme non ci sarà più…ma che spera sinceramente che loro lo abbiano sempre saputo.

 

Ub, davanti a lui, tendeva le mani per prepararsi ad accogliere il carico energetico, ormai delle dimensioni di un elefante…

Ma rimaneva ancora qualcosa da dare…un altro po’ di energia, giusto un soffio, mentre il nemico si stava ricomponendo nel suo corpo umano…

 

Era saltata come una cavalletta sulle sue ginocchia, nell’ennesimo tentativo di ricevere coccole dal suo scontroso papà. Quella bimba, la sua secondogenita, era la fotocopia di sua madre. Ma il suo spirito, la sua anima, ricordavano in tutto e per tutto l’altra metà del suo sangue, quella proveniente da un pianeta lontano, che neanche conosceva, ma a cui si sentiva appartenente come la principessa di un popolo perduto e redento.

La sua piccola principessa…avrebbe portato una ventata di vita al mondo tanto quanto i suoi antenati saiyan avevano portato ondate di morte…

 

L’ultima scintilla…l’ultimo soffio di calore che abbandonava il suo cuore…

Fu con l’immagine dei suoi cari nella mente che donò il suo ultimo contributo, che prosciugò definitivamente il suo corpo ma che alimentò come fuoco la palla di energia, ormai interamente in mano al giovane Ub.

 

Il ragazzo si voltò, tenendo alta la sfera sopra la testa. Blitz, ancora ignaro di tutto, si preparava a riaccogliere il suo futuro popolo di schiavi, ma poi lo vide, vide la sfera, e nei suoi occhi ora umani si disegnò come mai prima d’allora un’espressione di puro terrore.

La sfera gli arrivò addosso con estrema velocità e potenza. L’alieno si abbandonò al suo meritato destino, disfacendosi in mille brandelli poi carbonizzati dal calore dell’energia, scomparendo per sempre da questo mondo.

Ub cadde in ginocchio, ansimando, la sua vista era annebbiata per l’enorme sforzo fisico nel lanciare quell’attacco letale…era illuminato dalla luce ancora viva dell’esplosione energetica, come se i proiettori di uno studio televisivo indirizzassero la loro luce sul protagonista del giorno…

Non si accorse immediatamente delle grida che si innalzavano lungo il perimetro dello stadio…non si accorse subito del suo nome pronunciato ripetutamente da voci sconosciute…non si accorse degli applausi eccitati che si avvicinavano sempre di più…finchè non si ritrovò in alto, sollevato da alcune braccia, sotto di lui una folla agitata, soddisfatta, sorridente, che intonava inni di gloria di cui ancora non capiva perfettamente il significato…

Finchè qualcuno lo chiamò “Il nuovo campione”…

 

Facendosi frettolosamente spazio in mezzo alla folla impazzita, Bulma salì sul ring, raggiungendo suo marito in un angolo solitario.

Come tanti anni prima, si inginocchiò al suo fianco, sollevandogli la testa, e lui aprì debolmente le palpebre, mostrando lo sguardo improvvisamente invecchiato di vent’anni.

“Bul…ma…” riuscì a pronunciare, con quello che fu più un movimento di labbra che un effettivo suono della voce.

“Vegeta…sono qui, amore mio, andrà tutto bene…” gli promise, accarezzandogli delicatamente il viso rigato dal sangue, baciandogli la fronte, trasmettendogli il suo calore.

Li raggiunsero i suoi figli, che si abbassarono dall’altro lato rispetto alla madre, Bra che non tratteneva le lacrime, soffocate in singhiozzi silenziosi, Trunks che la stringeva a se come per trasmettergli quel coraggio che anche lui si sentiva mancare.

L’uomo tossì, sputando di nuovo sangue, poi gli occhi arrossati si aprirono di nuovo.

“Dammi…la mano…”.

Bulma obbedì istintivamente, stringendogliela con affetto, portandosela al volto e accarezzandola con tiepidi baci, ma finendo per bagnarla con le lacrime salate che scendevano sulle sue guance, mentre Trunks e Bra gli avevano preso l’altra, a cui si erano aggrappati tenacemente, come se fosse il padre a dare conforto a loro e non viceversa.

“Vi…amo”.

Le sue ultime parole, a cui donò i suoi ultimi sforzi per riuscire a pronunciarle, e per concedere un breve debolissimo sorriso all’indirizzo dei suoi figli.

Il suo ultimo sguardo fu per Bulma, quasi volesse imprimere per sempre la sua immagine nelle iridi morenti, un ultimo sguardo carico di amore mai dichiarato a parole, finchè dai suoi occhi scomparve ogni scintilla di vita, divenendo opachi e immobili, fissanti qualcosa che non è più in questo mondo, e allora Bulma capì che era davvero finita.

 

E così moriva tra le braccia dei suoi cari colui che aveva dato la vita per il suo pianeta adottivo, salvando vite che nemmeno conosceva, vite che adesso, convinte di aver trascorso una tranquilla giornata ad un torneo di arti marziali, non immaginavano neanche lontanamente il pericolo che avevano rischiato…

Non avrebbero mai saputo che quell’uomo, riverso a terra dove nessuno l’aveva ancora notato, era morto per loro…

 

            Continua…

 

  
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