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Autore: JCI    20/12/2013    1 recensioni
Sono rimasti fino a tardi in palestra una sera, perfezionando la routine a corpo libero di Payson, ma un piccolo bacio di festeggiamento è stato l'inizio di qualcosa di più.
La loro chimica è innegabile e sono solo le circostanze che li tengono divise.
Direttamente da fanfiction.net una delle storie più amate del fandom MIOBI, pairing Sasha/Payson. La storia parte dall'episodio 8x02
ATTENZIONE: TRADUZIONE MOMENTANEAMENTE SOSPESA
Genere: Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Payson, Sasha, Un po' tutti
Note: Lime, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ritorno al Lavoro












Payson si svegliò da sola, nel suo letto, il costante segnale acustico della sveglia del suo cellulare la riportò ad una nebbiosa coscienza. Suppose che alla fine ci si sarebbe abituata. Si era svegliata da sola ogni mattina per le ultime due settimane e prima di avere una casa sua, quasi ogni mattina. Si sorprendeva ancora a cercarlo nel sonno, svegliandosi di soprassalto quando le sue mani trovavano solo le lenzuola fredde accanto a lei. Per lo più, si svegliava stringendo forte a sé un cuscino, l'istinto che l'attirava verso il suo lato del letto. Il cuscino aveva ancora il profumo del suo sapone e shampoo e della sua maledetta colonia. Afferrò il telefono, mise a tacere l'incessante bip e controllò l'ora. Quattro del mattino. Era ben sveglia, il corpo programmato, sapeva che oggi era una giornata di allenamento. Si mise a sedere e si stiracchiò, nessun dolore muscolare, il suo corpo si era ripreso ormai del tutto. Scoprì che le mancava, l'ultimo piccolo ricordo della loro relazione, il sordo, piacevole dolore di muscoli che non aveva mai usato prima, che si erano allungati fino al limite per accoglierlo dentro di lei.

Ripensò a quella notte senza rimpianti. Non si era mai sentita così completa in tutta la sua vita. Aveva fatto male, molto, ma aveva sentito dolori più forti, molto di più, e poi verso la fine, il dolore era mescolato con un piacere che non aveva pienamente compreso, ma che poteva rivivere semplicemente chiudendo gli occhi. Da quel giorno lo aveva appena visto, le due settimane dopo la gara erano state dedicate ai media e alle interviste, anche un paio di eventi da esibizione, anche se detestava apparirvi. Quello sarebbe stato il suo primo giorno di ritorno alla Rock dopo aver portato a casa dai Mondiali l'oro delle finale a squadre e dell'All-Around, ancora una volta, insieme con l'oro o l'argento in tutte le finali degli eventi. Fece un sorriso, non solo lei era stata brava, ma anche le sue compagne di squadra. Lauren ed Emily erano tornate a casa, rispettivamente, con la medaglia di bronzo alla trave e alle parallele asimmetriche, e Kelly Parker avevano vinto il bronzo nell'esercizio All-Around e al corpo libero. Tutto sommato i Campionati del Mondo erano stati un grande successo per la nazionale delle donne. Allenarsi per le Olimpiadi non era solo una lontana, vaga idea ora, era vicina e reale. Alle Olimpiadi mancavano dieci mesi, con in mezzo solo i campionati Pacific Rim, i Nazionali e i Mondiali. Altre tre gare prima dell'ultimo e più grande incontro della sua carriera e aveva intenzione di sfruttare tutto il tempo che aveva.

Nel corso degli ultimi giorni aveva maturato un'idea, era un po' folle e forse anche un po' avventata, ma era qualcosa che doveva fare e l'unica persona che avrebbe potuto aiutarla era l'unica persona a cui non aveva voglia di chiederlo. Forse sarebbe stato un bene anche per lui, una distrazione, nonostante la costante vicinanza a cui sarebbero andati incontro.

Parcheggiò la sua auto alla Rock, come al solito era la prima ad arrivare, ma la porta era già aperta e aggrottò la fronte perplessa, prima di afferrare la sua borsa da ginnastica e entrare. Sasha era appeso alla barra più alta delle parallele asimmetriche, facendo sollevamenti a un ritmo costante. Si avvicinò, guardando i muscoli dei bicipiti e degli avambracci gonfiarsi mentre si sollevava e distendersi quando scendeva. Si accorse di lei e ne fece un altro prima di scendere a terra.

"Ehi," le disse, asciugandosi il sudore dalla fronte con l'avambraccio. "Come, ehm, come stai?" chiese, la voce piena di imbarazzo e la preoccupazione negli occhi.

Lei gli sorrise con calore, "Sto bene," rispose. Sembrava sollevato, anche se non del tutto convinto. Non si era resa conto che sarebbe stato preoccupato per lei. "Davvero, sto bene, completamente."

Si schiarì rumorosamente la gola e annuì, "Bene". Sasha accennò un sorriso e lei ricambiò. "Che ci fai qui così presto?" chiese, quasi speranzoso.

Payson si chiese cosa stesse pensando, anche se sapeva che non poteva chiederglielo. "Volevo parlarti di una cosa, del mio allenamento," disse. Lui annuì, afferrando un asciugamano appeso a uno dei cavi, spingendola a continuare. "Ho avuto un po' di tempo per pensarci, negli ultimi due giorni."

L'espressione di Sasha divenne improvvisamente piena di paura, "Non stai lasciando, vero?"

I suoi occhi si spalancarono, "Cosa? No! Non potrei mai, non potrei lasciare la Rock," disse e poi la sua espressione si addolcì mentre la sua voce si abbassava ad un sussurro, "Non potrei lasciare te."

Lui sorrise e Payson si ritrovò a sorridere di rimando, ma scosse la testa in fretta prima che guardarsi negli occhi diventasse qualcosa di completamente diverso, qualcosa che avevano deciso di mettere da parte. "Giusto, quindi stavo pensando, il mio allenamento."

La sua espressione si fece seria, "Cosa pensavi?"

"Sai che, teoricamente, l'obbiettivo di ogni ginnasta alle Olimpiadi è una medaglia d'oro?" chiese, anche se sapeva che era una domanda retorica. "Ho in mente qualcos'altro."

Le sopracciglia di Sasha si aggrottarono per la confusione, "Il tuo obiettivo non è quello di vincere una medaglia d'oro?" chiese.

Gli sorrise, i suoi occhi brillavano, "No, il mio obiettivo è vincerne sei."

Lui inclinò la testa verso di lei e poi, lentamente, uno sorriso si fece strada sul suo bel viso, "Vuoi fare piazza pulita?"

Payson si morse il labbro, ma non poté reprimere il sorriso che si stava formando. "Voglio farli a pezzi. Voglio stracciare la concorrenza e voglio iniziare oggi." Tirò fuori un plico di carta dalla borsa della palestra. Su di esso aveva disegnato lo schema delle sue nuove routine, insieme a diversi elementi che aveva ideato lei stessa, creati con l'idea in mente di fondere la sua forza artistica e quella fisica. Gli porse le carte e Sasha cominciò a sfogliarle, il suo sorriso che si faceva sempre più ampio ogni secondo.

"Questo è," disse, guardando verso di lei, "questo è incredibile, Payson." Fissò di nuovo le carte e poi aggrottò la fronte, "Per farlo dovrai..." si fermò, sollevando lo sguardo.

"Dovrò perdere circa cinque chili," finì per lui. "Lo so. Sarò ancora nella fascia del mio peso corpo ideale." La faccia di Sasha assunse un'espressione stranamente delusa. Payson credette di sapere cosa stesse pensando, ma quando i loro occhi si incontrarono di nuovo, lo sapeva per certo. "Ci sarà un sacco di tempo per farmi ingrassare dopo le Olimpiadi," disse, roteando gli occhi. Sasha aveva detto molte volte quanto amasse le sue curve, di come fosse incredibile che potesse fare quello che faceva come atleta e conservare ancora un corpo femminile. Gli passerà, pensò.

Lui le sorrise maliziosamente per un attimo, prima di riprendersi velocemente, costringendosi ad assumere un'espressione neutra. "Ottimo, cominciamo," disse, con l'espressione da allenatore ben salda.

Lei annuì e si tolse i pantaloni della tuta e il maglione prima di dirigersi verso il suolo per iniziare i suoi esercizi di riscaldamento.

Sasha la guardò e annuì, soprattutto a se stesso. Voi due starete bene, Beloff. Era terrorizzato dopo averla lasciata quella mattina. E se le avesse fatto male, davvero male fisicamente, ma avesse avuto troppa paura per dirlo? Si era calmato. Ne sapeva abbastanza di sesso, più che a sufficienza, per sapere quando una donna si divertiva e a Payson era sicuramente piaciuto, ma non aveva smesso di preoccuparsi, soprattutto dopo lui che era tornato in Colorado e lei aveva fatto due settimane piene di stampa e apparizioni da New York alla California. Ora era tornata e si sentì rassicurato, non solo riguardo la loro ultima notte insieme, ma che in qualche modo ce l'avrebbero fatta a superare quell'anno. Il suo obiettivo di una piazza pulita di medaglie d'oro era pura follia, ma nel peggiore dei casi, tutto quello l'avrebbe resa una ginnasta migliore e li avrebbe tenuti entrambi focalizzati su qualcosa di diverso dal loro rapporto al di fuori della palestra.

Sentì la porta della palestra aprirsi e si voltò, vedendo Austin Tucker entrare, con un cipiglio dipinto sul viso. Era sicuro che Payson avesse parlato al suo amico di quello che era successo tra di loro, ma ancora, il campione in carica ai Nazionali, Mondiali e campione olimpico sembrava meno che felice nei suoi confronti.

Austin aveva atteso con impazienza quel momento per due settimane. Dire che era arrabbiato con il suo allenatore era un eufemismo, ma aveva superato da tempo le sue inclinazioni violente. Guardò Sasha negli occhi attraverso la palestra e puntò verso l'ufficio. Sasha annuì e spostò lo sguardo verso il suolo. Austin vide Payson fare il riscaldamento e aggrottò la fronte. Erano soli in palestra insieme, proprio come li aveva trovati ogni giorno durante l'ultimo anno. Cosa era cambiato, esattamente? Fece i gradini due alla volta e prese posto al tavolo di Kim Keeler, in attesa di Sasha.

Il suo allenatore era a pochi passi dietro di lui. "Austin," disse distrattamente, entrando in ufficio, fissando una pila di carte.

L'occhio di Austin si contrasse dall'agitazione per la noncuranza Sasha, "Vuoi smetterla di guardare le tue carte e parlare con me?" sbottò.

La testa di Sasha si drizzo, uno sguardo d'acciaio nei suoi occhi, "Hai un problema, Tucker?"

Austin sogghignò, "Sì, ho un problema. Io mi espongo, mento per te, praticamente butto via il sesso più incredibile che abbia mai avuto, e come mi ripaghi? Spezzi il cuore della mia migliore amica?"

Sasha scosse la testa, "Hai parlato con Payson non è vero? E' stata una decisione reciproca. Tutta la sua vita è stata quasi rovinata perché Lauren Tanner sa come profuma la mia colonia. Mi dispiace che abbia rovinato la tua, qualunque cosa tu avessi con MJ, ma credimi starai meglio alla fine. Non ti ho mai ringraziato, ma scusami se non ero esattamente entusiasta del modo in cui hai deciso di affrontare la cosa."

Austin avrebbe voluto saltare sulla scrivania e tirar fuori a pugni le scuse da Sasha. "Tu l'hai scopata e poi l'hai lasciata," masticò a denti stretti. C'era stato qualcosa di diverso in Payson, nel modo in cui si comportava, nel modo di camminare e poi quando aveva scoperto che lei e Sasha si erano presi una pausa, tutto era diventato chiaro.

"Sei andata a letto con lui, non è vero?" disse Austin, corrugando la fronte. Era deluso da lei e lasciò che si vedesse sul suo volto. Lei non sembrava vergognarsi minimamente.

"Questo non è affar tuo," disse, "ma se l'avessi fatto? Io lo amo, lui mi ama e abbiamo concordato di mettere le cose in attesa per un anno, Austin. Un anno è tanto tempo. Volevamo qualcosa a cui aggrapparci."

"Ci potrebbero essere delle conseguenze," disse, occhieggiando la sua pancia. "Ci hai mai pensato?"

"Grazie per la lezione di educazione sessuale. Siamo stati attenti e non ho avuto il ciclo da quando ho iniziato di nuovo ad allenarmi, se vuoi entrare nei dettagli," disse lei, un sorriso compiaciuto le apparve sul viso quando lui trasalì.

"Pensavo volessi aspettare," disse, scrollando le spalle. Onestamente, era diventata la sua migliore amica, la persona che lo capiva meglio di chiunque altro. Non poteva farne a meno, nonostante l'attrazione iniziale, proteggerla e di essere lì per lei
si erano trasformati in delle necessità, non importava a quale costo. Anche se questo significava baciarla di fronte a quasi un centinaio di persone, tra cui la donna con cui andava a letto, uccidendo in modo efficace tale accordo.

Lei sospirò, "L'ho fatto, ma era il momento giusto. Io non me ne pento."

Austin sapeva che probabilmente non avrebbe dovuto chiederlo, ma lo fece comunque, "Ed è stato...senti, lo so che la prima volta di una ragazza può essere dolorosa. Lui non ha..." si spense.

Payson sospirò, "Grazie per la preoccupazione, Austin, ma non devi preoccuparti di questo. E' stato..."

Lui la interruppe prima che potesse arrivare troppo nello specifico, anche se c'era una parte di lui che era curiosa, "Non ho bisogno di dettagli, ma questo è un bene perché ho ​​visto Sasha picchiare selvaggiamente* il sacco da box nel centro fitness e, onestamente, penso che avrei potuto dargli solo in un pugno prima di farmi stendere."

Riconobbe esattamente il momento in cui la pazienza di Sasha finì ed era quando la parola 'scopata' gli uscì di bocca. "Vattene dal mio ufficio e inizia gli allenamenti."

Austin sospirò, pieno di rimorso. Gli piaceva Sasha, era un grande allenatore e un brav'uomo. "Mi dispiace," mormorò. "E 'solo...Payson era disperata, queste ultime due settimane ha messo su un bello spettacolo, ma ho visto la realtà. La stampa è stata spietata e non c'era nulla che potessimo fare per impedirlo. Lo ha gestito abbastanza bene; ha incassato ciò che le hanno lanciato addosso e non permesso che la innervosissero. Onestamente, però, proprio non capisco. Non capisco perché voi abbiate rinunciato."

"Non lo capisci? " domandò Sasha, gettando frustrato le carte sulla sua scrivania, "Non capisci che tutto il suo mondo le sarebbe crollato intorno se la gente avesse scoperto, e che eravamo ad un passo che Lauren Tanner facesse accadere tutto questo?"

Austin scosse la testa, "No, questo lo capisco, ma avremmo potuto gestirlo," disse. "E' solo che voi due eravate..."

"Che cosa, Austin, eravamo cosa?" Sasha praticamente gli gridò. Poteva vedere la frustrazione negli occhi di Sasha, le narici dilatate e la mascella contratta.

"Eravate così innamorati, ho pensato...non importa," disse, scuotendo la testa.

"Che cosa hai pensato?" chiese una voce femminile alle sue spalle. Si voltò e vide Payson in piedi sulla soglia dell'ufficio. Non sembrava arrabbiata, solo interessata. "Cosa pensavi, Austin?"

"Ho pensato che se qualcuno poteva essere felice, solo per una volta, allora quel qualcuno sareste stati voi due. Mi davate, non so, speranza, credo."

Sasha si passò una mano sul viso. Riconobbe il tono di voce di Austin. Aveva sentito se stesso usare lo stesso tono. anche se la sua voce era stata tre ottave inferiore quella volta. I suoi genitori lo avevano fatto sedere e gli avevano detto che avrebbero divorziato. Bene, la dinamica di questa piccola famiglia potrebbe essere ancora più incasinata della tua vera famiglia, Beloff, ed è tutto dire.

Guardò fuori dalla finestra dell'ufficio e vide molti dei suoi atleti d'élite entrare in palestra. Con un sospiro si voltò a guardare Payson e Austin. "Guarda, per quanto mi piacerebbe rivivere il momento più doloroso della mia vita, così Austin può sentirsi meglio, questa è una palestra, non l'ufficio di uno strizzacervelli. Voi due dovreste tornare al lavoro," disse, voltandosi di nuovo verso la finestra. "Se qualcuno ve lo chiede, vi stavo facendo la predica circa la gravità e le conseguenze delle vostre azioni," disse, cercando di mantenere la voce fredda, ma sapeva che Payson avrebbe visto la verità. I suoi occhi scorsero capelli castani di Kim Keeler, mentre iniziava a salire le scale. "Tua madre è qui," disse, voltandosi. "Vai," disse, accennando verso la porta.

Entrambi lasciarono l'ufficio, cercando di sembrare adeguatamente puniti. Un secondo dopo, Kim Keeler entrò nell'ufficio scuotendo la testa. "Buon giorno," disse.

"Buongiorno", le rispose, guardando Austin e Payson separarsi per iniziare il loro allenamento.

Kim sospirò e si lasciò cadere sulla sua sedia. "Beh, io odio dire te l'avevo detto, ma te l'avevo detto."

"Cosa?" Domandò Sasha, voltandosi verso di lei, confuso.

"Ti avevo detto che stava vedendo Austin Tucker ed era vero." Kim non sembrava felice di avere ragione, però. "Come ha potuto mentire così?"

Sasha deglutì aspramente, sperando che la sua faccia non lo tradisse completamente, "Sembra che fosse molto più complicato di così, Kim."

Kim sbuffò, "Ovviamente. Continua a non raccontarmi tutta la storia. Mi ha detto di credere a quello che voglio, perché questo è quello che fanno tutti gli altri. C'è qualcos'altro, vorrei solo sapere cos'è. Mark era furioso quando ha visto quel video. Hai visto quello che sembrava. L'ha baciata e poi hanno lasciato la sala da ballo insieme per andare a fare Dio sa cosa. Io non...non so cosa stesse pensando. E' sempre stata una ragazza assennata."

Sasha avrebbe voluto rassicurarla, voleva dirle che li aveva seguiti subito e che Payson aveva dormito da sola quella notte, ma sarebbe stata una bugia, così fu evasivo, "A volte, quando si tiene a qualcuno, il buon senso va fuori dalla finestra. Payson è un'atleta di classe mondiale e la migliore speranza degli Stati Uniti per l'oro olimpico, sei ori olimpici se raggiunge il suo obbiettivo. Ha la testa sulle spalle, Kim. Non devi preoccuparti."

Sbuffò, "Non posso farne a meno. Sono un genitore. Sono programmata per preoccuparmi." Sorrise. "Vedrai, un giorno, i tuoi figli diventeranno la tua vita."

Il suo sorriso si allargò mentre lo immaginava. Era nella sua casa a Wimbledon, era fuori nel giardino dietro la casa, seduto su una panchina, c'era un ragazzino che calciava un pallone nel cortile e una bambina che lo tirava per la mano sinistra, dove aveva una fascia in oro bianco intorno all'anulare, tirandolo verso un piccolo trampolino. "Salta con me, papà," disse, gli occhi proprio come quelli sua madre, illuminati di entusiasmo. La lasciò tirarlo lontano dalla panchina e guardò indietro, verso Payson, che sorrideva con indulgenza, con la mano appoggiata delicatamente sul ventre gonfio, il divertimento e l'amore lampanti nei suoi occhi.

"Sasha?" La voce di Kim interruppe la piccola fantasia, una che aveva avuto più volte nell'ultimo anno, in varie forme e fasi. A volte erano a New York, altre volte a Wimbledon, a volte proprio a Boulder, ma erano sempre insieme. C'erano sempre i bambini intorno a loro, ed erano sempre felici. Sapeva che lo voleva più prima che poi, anche se poi era la sua unica possibilità e lui era più che disposto ad aspettare.

"Scusa," disse scuotendo la testa, liberandosi dai pensieri .

Lei gli sorrise con indulgenza, "Vuoi figli?" chiese, i suoi occhi brillavano nel stesso modo di quelli di sua figlia, quando scopriva qualcosa in lui che trovava interessante.

"Sì, un giorno," rispose. "Ho sempre pensato che sarebbe stato bello avere figli. Due, forse tre."

Lei annuì e lo studiò per un momento, "Penso che saresti un ottimo padre."

La guardò e aggrottò la fronte. Non aveva mai realmente pensato a che tipo di padre sarebbe stato, non aveva voluto, nel caso fosse genetico. Questo sì è un pensiero spaventoso, Beloff. "Tu pensi?"

"Sì, hai sicuramente istinto," disse. "Hai una grande capacità di amare, Sasha. So che sei un uomo e gli uomini non parlano di cose del genere, ma lo vedo in te. E in realtà, quando si va al dunque, ciò di cui i ragazzi hanno bisogno è che i loro genitori li amino."

Lui ridacchiò, "Penso che potrebbe essere utile qualcosa in più di questo," disse, "ma grazie lo stesso."

"Dobbiamo solo trovare la ragazza giusta," disse Kim con un occhiolino.

Si strinse nelle spalle, voltandosi di nuovo la palestra, guardando i suoi atleti sparsi in giro, alcuni lavoravano duro, altri perdevano tempo. Vide Payson sul ​​nastro accanto alla trave, la sua attenzione fissa come un laser mentre lavorava su uno dei nuovi elementi che aveva creato, replicando il diagramma sulla sua scrivania quasi perfettamente. "Arriverà," disse. "Non ho alcun fretta."













Note:
*picchiare selvaggiamente: in originale "beat the crap out", è uno slang volgare, ma non ho ritenuto necessario riportare la volgarità dell'espressione, limitandomi al significato.

Alla fine abbiamo Payson, Sasha e Austin disperati. Modalità dramma: on.

Mi spiace per eventuali mancanze/ripetizioni, ma dovendo scrivere e tradurre saltellando da una pagina all'altra, qualcosa mi sfugge sempre.

Scusate di nuovo il ritardo, ma ho avuto millemila cose :)

Buon Natale! Ci vediamo qui il prima possibile!

  
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