I raggi del sole che sorge accarezzano delicatamente il mio viso. Ancora poche ore e dovrò ritornare a casa per prepararmi ad affrontare una nuova giornata. Non provo alcun entusiasmo: ormai a corte i giorni si susseguono identici e anche io, che sono una persona severa e meticolosa, comincio ad avvertirne la pesantezza, ma continuo ad eseguire i miei doveri senza protestare e ad obbedire puntualmente a mio padre.

Stanotte però non riuscivo a chiudere occhio. Che vita è la mia, perennemente subordinata ad un padre che per capriccio ha voluto allevarmi come un uomo? Questa è la domanda che mi assilla ultimamente. Non dovrei neanche avere pensieri del genere...

Così ho cavalcato fin qui stamane: nella radura vicino al laghetto nei pressi del palazzo della mia famiglia. È l'unico luogo in cui riesco a rilassarmi e all'alba offre uno spettacolo mozzafiato.

Apro gli occhi e ammiro il sole che sorge, mentre ricopre d'oro la superficie dell'acqua. I ciuffi d'erba impregnati di rugiada sono freschi al tatto e mi solleticano la pelle sotto alla camicia.

È qui che qualche anno fa decisi che cosa fare del mio futuro ed è qui che ritorno quando la scelta che presi allora mi sembra quella di una ragazza disperata che ha solo assecondato il volere del padre.

Ma è così che sono io. Non è il volere di mio padre. Io non saprei fare altro che combattere, cavalcare, proteggere la vita della principessa.

Odo il galoppare di un cavallo e capisco che sta per arrivare Andrè.

Non potrebbe essere altri che lui, il mio fedele amico d'infanzia.

Probabilmente stamattina sarà venuto a bussare alla mia porta per svegliarmi e, non avendo udito la mia voce, avrà aperto la porta, lentamente, con il timore di disturbarmi o di essere indiscreto; ma avrà scoperto il mio letto vuoto e l'uniforme ancora adagiata in malo modo sulla sedia, dove l'ho lasciata ieri sera.

E allora avrà capito che avevo bisogno di un luogo in cui potermi schiarire le idee e, verificata l'assenza del mio cavallo nelle scuderie, sarà venuto a cercarmi.

È venuto a cercarmi, nonostante quasi ogni volta che ci troviamo qui finiamo per litigare e fare a pugni. L'ultima volta gli ho spaccato il labbro, ma lui mi segue sempre, come la mia ombra.

Probabilmente, se non fosse il mio attendente per ordine di mio padre, se ne sarebbe andato tempo fa da casa nostra.

-Oscar, sei qui!- esclama vedendomi.

Non apro gli occhi, così smonta e lascia che il suo cavallo beva dalle acque del laghetto. Poi viene vicino a me, si siede e contempla l'alba.

-Che cosa c'è che non va?- mi chiede dopo un po'. E io non sopporto il modo in cui mi comprende sempre, il modo in cui sa leggere la mia mente, come se fosse un libro aperto.

-Niente, Andrè. Va tutto bene- gli rispondo con sufficienza. E capisco che non mi darà tregua finchè non gli dirò che cosa mi passa per la mente, così mi alzo e prendo il mio cavallo.

-Ritorni a casa?-

-Sì, voglio allenarmi un po' con la spada. Cerca di non farmi aspettare- gli rispondo sgarbatamente.

Monto, incito il cavallo e corro veloce, mentre il vento mi frusta la faccia.