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Autore: Kiki Daikiri    16/05/2008    4 recensioni
Che buon profumo, profumo di pioggia.
Butto a terra il cappellino, lasciando che l’aria mi passi tra i capelli.
Ogni volta che me li tocco provo una strana sensazione… per quanto sia già passato un anno, ancora non mi sono abituato ai capelli corti.
I miei bei rasta appartengono al passato, quello stesso passato che mi sta spingendo a salire sul parapetto del balconcino in questa deprimente camera d’albergo.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Grazie per le recensioni! Sono felice che alcune di voi già conoscano questa storia, in effetti l'ho pubblicata per la prima volta a marzo dell'anno scorso ^_^
Spero che il seguito vi piaccia! Un bacio, Kiki.
 
 
Capitolo II
Jung und nicht mehr Jungendfrei
 
Appoggio il gomito al finestrino della limousine nera, sperando che l’autista si muova. So che è uno dei migliori quando si tratta di evitare le fans isteriche, ma a volte l’isteria sembra raggiungermi pure in questa macchina.
Alla mia sinistra Kazu e Jus si prendono a pugni, ridono, scherzano.
“Jus sei un cretino”
Kazu, quello dai capelli neri e ingellati, mi viene buttato addosso e, se normalmente avrei considerato questa cosa come un invito non scritto a partecipare alla rissa, ora ho solo voglia ti prenderlo a pugni in faccia.
“merda statemi lontani, ok?”
Urlo, in preda a un attacco di collera.
Un tempo non ne avevo mai, non avevo bisogno di gridare per essere ascoltato. Semplicemente non avevo voglia di alzare al voce.
Ora sembra quasi che tutto quello che mi gira intorno esista semplicemente con lo scopo di infastidirmi.
Non sento le proteste del mio cantante, infatti la limousine si è appena fermata davanti al nostro hotel, a Nizza.
Senza pensarci due volte, attorniato da quattro guardie del corpo, attraverso la hall. Solo qualche fans è riuscita a penetrare il muro di security dell’ingresso, ma viene subito ricacciata fuori.
“Kazu! Kazuuu! Toooooooom!”
Urlano le ragazzine, strappandosi i capelli.
Kazu come sempre è l’ultimo ad entrare, visto che prima deve fare l’occhiolino a tutte le presenti.
Certe volte avrei proprio voglia di fargli notare quanto se la tira, nonostante lui sia famoso si e no da appena un annetto.
Tsz. Con i To… interrompo i miei pensieri con un sospiro.
Meglio non pensarci, non ora per lo meno, non qui in mezzo a tutti: il mio manager potrebbe saper leggermi nella mente, conoscendolo.
“Kazuuuuuuuuuuuu! Je t’aaaaaaaaaaaime!”
Mi rifugio più in fretta possibile nella mia stanza, evitando accuratamente di incrociare i ragazzi.
Non fraintendetemi: Jus, Kazu e NiKo sono simpatici, sono anche bravini, ma io non sono in vena di scherzi oggi.
Il concerto è tra appena cinque ore, e tutto ciò che desidero fare ora è dormire.
 
 “Sei proprio uno stronzo Tom”
Bill Kaulitz prese la borsa dal tavolo e si rifugiò in camera, sbattendo la porta.
Non poteva capacitarsi del fatto che suo fratello fosse tanto superficiale.
Stronzo.
“apri cazzo! Apri!”
Tom picchiava sulla porta, sperando. Ma niente avrebbe fatto cambiare idea al cantante.
“questa volta hai chiuso Tom! Chiuso! Hai capito? Chiuso!”
“non puoi dire sul serio…”
“fanculo! Hai chiuso con me, hai chiuso con i TH…”
Come trattenere il ciclone che pian piano si era formato nel petto di Bill, nel corso di quegli ultimi mesi?
Come impedire l’esplosione quando ormai tutto stava andando irrimediabilmente a puttane?
“ma… non puoi… noi…”
“noi un cazzo. È finita Tom, i TH  sono finiti.”
Calò il silenzio.
Bill si gettò sul pavimento, accanto alla finestra. Qualche superstite raggio del sole morente riusciva a penetrare le imposte semichiuse, riflettendo i colori autunnali delle foglie sui suoi capelli scuri.
Poteva accadere davvero?
Dopo tutto quel tempo… dopo tutti quegli errori… perdonare non è sempre facile, e con Tom non lo era mai.
“dai Bill… cazzo era solo una dose leggerissima”
E quelle parole parvero concretizzare quello che sembrava inizialmente essere solo un brutto incubo.
“era droga, Tom…non mi interessa quanta o quale… era droga…”
“vuoi dirmi che mi cacci solo perché mi faccio un allucinogeno di tanto in tanto?”
Bill strisciò carponi fino alla porta della camera, per poter farsi sentire meglio dal fratello. E a quel punto sfogò tutto quello che aveva dentro, sottolineando ogni parola con un pugno sulla superficie dura.
“merda! Non trattarmi come un bambino… sarò anche più piccolo di dieci minuti, ma so distinguere la coca da un allucinogeno! Cazzo!”
E fu nuovamente silenzio.
Un singhiozzo dall’altra parte, disperato e poco razionale.
Fece scivolare le unghie perfettamente dipinte sul legno scuro e un po’ scadente della porta, fino alla maniglia.
Quando ebbe spalancato, l’immagine di suo fratello, occhi depressi e vagamente gonfi, gli fece sfuggire un sospiro.
“Tom, come cazzo faccio a non odiarti? Come cazzo faccio?”
Per lunghi secondi, i gemelli Kaulitz non vollero sciogliere l’abbraccio che di impulso avevano cominciato.
“hai un’altra possibilità Tom… non buttarla nel cesso… come le altre…”
---
Diciottesimo compleanno dei gemelli Kaulitz.
Luci e musica e dolci, amici, non amici, parenti, amici dei parenti e una buona dose di perfetti sconosciuti.
Bill Kaulitz si aggirava solo, nel parco appena fuori della grande villa dove avevano deciso di tenere la festa.
Percorrendo i lunghi viali ghiaiati, il novello maggiorenne non poteva fare a meno di domandarsi cosa ne sarebbe stato di loro due, troppo giovani per quella vita, troppo tragicamente adolescenti.
A dire la verità, Bill non si era mai sentito un adolescente… anzi, aveva sempre guardato con un certo disprezzo i ragazzini complessati che aveva avuto come compagni di classe.
La brezza leggera del primo settembre lo invitava a riflettere, come fonte d’ispirazione.
Pensò allora a Tom, che in quel momento era quasi sicuramente nella villa, gongolandosi della sua nuova situazione di adulto.
Tzs…
Tom non sarebbe mai stato adulto.
Bill fu sul punto di ritornare dentro, giusto per non scatenare sospetti strani e per educazione nei confronti di quei pochi che erano li davvero perché gli volevano bene.
Ma dopo appena due passi in quella direzione, un cespuglio molto profumato attirò la sua attenzione… e non per via del profumo.
“ahio! Stai attento!”
 A bisbigliare era… ? No, impossibile! Eppure…
 “shh… zitto idiota!”
E questo chi era?
Bill aggirò il piccolo, verde bunker di foglie, così da trovarsi davanti a due facce ben conosciute.
“Andreas?” domandò il cantante, un po’ stupito.
Andreas e Gustav stavano seduti, quasi rannicchiati, uno accanto all’altro, dietro al cespuglio.
Se non li avesse conosciuti bene, avrebbe pensato che lo stessero spiando.
“Ehi, Bill!.. noi… stavamo…”
“…facendo una passeggiata… in mezzo alla natura!” terminò Gustav per lui.
Bill corrucciò leggermente la fronte, con un sopracciglio alzato, come era suo solito.
“una..passeggiata in mezzo… alla natura?”
In quel momento l’espressione in stile –ma mi state prendendo per il culo o avete fumato?- gli venne particolarmente spontanea.
Andreas si sollevò e lo prese per un braccio, sospingendo l’amico verso il vialone della villa.
“su Bill.. andiamo a vedere se c’è rimasta un po’di torta…” sembrava particolarmente ansioso di andarsene,quasi stesse nascondendo qualcosa.
“ragazzi sembrate un po’ stran…” Bill non fece in tempo a terminare la frase, perché altre due persone uscirono in quel preciso istante dal fogliame alle loro spalle.
Il cuore di Bill saltò un battito.
Tom Kaulitz camminava traballando, sorretto da Georg.
La sua maglietta era sporca di vomito e i rasta bagnati fradici di sudore appiccicaticcio, sudore da malato.
Senza pensarci due volte, Bill si precipitò incontro al fratello, passandosi immediatamente un suo braccio attorno alle spalle.
“cosa cazzo..?”
“non te lo abbiamo detto perché non volevamo rovinarti la festa…” lo interruppe Georg.
“cosa ha fatto? Cosa ha bevuto?”
Per un attimo i tre ragazzi sani stettero in silenzio, guardandosi imbarazzati tra di loro, e poi Bill.
“non è… non è proprio una cosa che ha bevuto…” tentò Gustav, esitando lievemente, ma abbastanza evidentemente da mettere in guardia il cantante.
“cosa?” domandò serio, dopo un attimo di primo silenzio.
“cosa cosa?” finse di non capire Andreas.
“cosa ha preso? Coca, narco, acidi… cosa?”
La schiettezza di Bill lasciò tutti impietriti. Nessuno osava rispondere, nessuno osava persino fiatare.
Fu Tom, scosso ancora dall’ennesimo conato di vomito, a togliere d’impiccio gli amici.
“Bill… mi dispiace… davvero…”
Era tanto pallido, tanto scosso, che nessuno sano di mente gli avrebbe scaricato addosso una ramanzina in quel momento.
E Bill era sempre stato un ragazzo molto intelligente, abbastanza maturo per la sua età.
Si limitò dunque a tacere, sempre con l’espressione corrucciata.
“ne riparliamo domani Tom… Georg, ti dispiacerebbe portarlo a casa, mentre io saluto tutti?”
Naturalmente il bassista si disse disponibilissimo ad aiutare i gemelli.
Solo Andreas sembrava perplesso “come spiegherai l’assenza di Tom?”
“dirò che è un cretino, che ha bevuto un po’ troppo e che ha preferito andare subito a letto”
“una mezza verità insomma…”
“sì, che è un cretino è sacrosanta verità.”
 

   
 
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