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Autore: cartacciabianca    20/12/2013    3 recensioni
Lui era sempre stato un animale, il naufragio aveva solo peggiorato la sua natura e pensai che probabilmente sarebbe morto come tale.
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SPOILER sequenza 8 - ma consiglio di aver finito il gioco, non si sa mai :)
Genere: Commedia, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Edward Kenway
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Violenza
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_Down among the dead men

2. Ossa di pantera

 

 

Il mio risveglio iniziò nel buio, con un diffuso calore sul viso e poi sul resto del corpo. Forse ero ancora sulla nave e stavo bruciando, o forse ero già morto da un pezzo ed ero all'Inferno. In ogni caso cominciai a sentire caldo e ad un tratto la colla che univa le mie palpebre non ebbe più presa…

No, l'Inferno non è azzurro e non ci sono le nuvole. Ma che diavolo…

Un gabbiano che si credeva uno spietato avvoltoio mi beccò una manica della camicia ed io lo scacciai agitando il braccio, ma me ne pentii subito dopo, quando una fitta mi azzannò la scapola e si propagò lungo l'intera spina dorsale andando dritta fino al cervello, dove colpì con la potenza di pugno. Il dolore mi trasformò in una molla e mi alzai di colpo, ma la terra cominciò a girare vorticosamente e la cosa risvegliò il mio stomaco, che non era d'accordo, così mi piegai di nuovo e vomitai.

— Ma guarda un po', la sirenetta si è svegliata! — esultò Vane e in quel momento ricordai cos'era successo.

Venne a sedersi sui talloni di fronte a me e si piegò alla mia altezza.

— Fammi indovinare: è la tua prima sbornia da naufrago del cazzo, eh? Tranquillo, ci sono già passato: il tuo corpo ci metterà un po' ad abituarsi all'idea di essere ancora vivo, ma nel frattempo ti vomiterai addosso anche l'anima, — disse stringendomi una spalla. — Poseidone ti ha risparmiato, ma questa è la giusta punizione per chi si beve metà del suo Oceano! Ahahahah! —

Quando finii alzai gli occhi e li piantai nei suoi, guardandolo attraverso le ciocche di capelli incrostati di sale che mi erano caduti davanti al viso.

— Fottiti… — gli risposi con la gola in fiamme, un'imitazione della sua voce quasi perfetta e forse proprio per questo, trovando la cosa divertente, Vane si allontanò sghignazzando.

Rotolai da un lato allontanandomi dal mio rigetto e mi ritrovai esattamente come appena sveglio, a pancia in su e l'azzurro del cielo subito oltre il mio naso. — Che è successo? — chiesi.

— Sicuro di volerlo sapere? Perché poi mi dovresti un favore o anche due. —

Non avevo idea di cosa stesse parlando e preferii ignorarlo. Mi pulii gli angoli della bocca sul dorso della mano, mettendomi a sedere, e per la prima volta da quando avevo alzato la testa dalla sabbia mi guardai attorno.

Una baia protetta dalle scogliere, il relitto di una nave e il gabbiano che aveva attentato alla mia vita in cima ai resti di un suo albero; le palme, il sole accecante, il mare calmo, il suono della risacca, neanche un filo di vento. Alle nostre spalle una barriera verde di alberi, rocce e liane che si estendeva lungo tutto il limite della spiaggia. Una pace e un silenzio quasi surreali.

— Dov'è la mia cassa? —

Vane si strinse nelle spalle.

— Dannazione, Vane, dov'è la mia cassa? C'era tutta la mia roba! —

— Ti è rimasta un po' d'acqua nel cervello o cosa, Kenway?! Ti ho detto che non lo so! E datti una calmata! — prese un pugno di sabbia e me la lanciò addosso come se fossi stato un incendio da spegnere ed effettivamente mi azzittii, rimanendo immobile ad aspettare che mi cadesse da sola dai capelli, ma nonostante sentissi montarmi dentro la rabbia a barili mi limitai a scoccargli un'occhiataccia.

— Che c'è!? — sbottò lui. — Non dirmi che ti aspetti delle scuse! —

Scossi la testa, rassegnato. — No, infatti. —

Mi alzai, o quantomeno ci provai, perché le vertigini mi riportarono subito a terra, e alle mie spalle Charles scoppiò in una fragorosa risata.

— Questa, — disse indicandomi, — questa è le cosa più bella della giornata. —

— Va' al Diavolo, Vane… —

Affondai la guancia nella sabbia, rassegnato, sconfitto dalla debolezza delle mie ossa, ma avevo solo bisogno di un po' di riposo, un paio di minuti al massimo e poi, feci giuramento, e poi niente… niente avrebbe potuto frapporsi tra le mie nocche e la sua faccia.

 

Appena fui in grado di mettere un piede dietro l'altro in linea retta Vane si appartò dietro una palma con ovvie intenzioni ed io mi costrinsi a tenere a freno le mani, ma dovevo trovare lo stesso qualcosa da fare per rimettermi completamente in sesto. Optai per un rapido sopralluogo e m'incamminai lungo la spiaggia.

Oltre un piccolo promontorio scoglioso, dove la bassa marea aveva lasciato uno sputo di terra isolato dagli altri, mi imbattei nella carcassa di un marinaio ridotto ad un mucchietto di ossa sotto qualche brandello di stracci. Doveva essere stato un membro della ciurma della nave i cui resti rendevano molto pittoreschi la nostra spiaggia e quando mi avvicinai per perquisirlo gli trovai addosso un pugnale d'osso di ottima fattura che mi infilai subito nella fascia. Nello scheletro della mano una bottiglia che stappai coi denti e nella bottiglia un messaggio: si chiamava Ronald e diceva di esserselo fabbricato con delle ossa di pantera... (le solite cazzate che si dicono in pieno delirium mortem, volli sperare) … smancerie per l'amante e una specie di testamento in cui lasciava tutti i suoi risparmi al camerata Wilson, che ringraziava per essere rimasto al suo fianco fino all'ultimo... (alzai gli occhi dal foglio e mi guardai attorno, ma di scheletro ce n'era solo uno) …

Quando tornai alla spiaggia era pomeriggio. Vane non c'era ma vidi che la marea aveva portato un barile e mi dimenticai in fretta di lui, precipitandomi ad aprirlo. Era il primo che si faceva largo, intatto, tra i resti della nave e forse anche l'ultimo, ma al suo interno non trovai altro che polvere da sparo, bagnata, per giunta, così lo richiusi, lo feci rotolare fuori dall'acqua e lo piantai nella sabbia ad asciugarsi. Avevo davvero sperato in un po' d'acqua potabile, dei viveri o al limite delle armi per cacciare degne di essere chiamate tali, e la delusione ce l'avevo stampata in faccia.

— PORCO DEMONIO! —

Scoprii così che durante la mia assenza Vane aveva preso a sassate una palma riuscendo a far cadere un paio di noci di cocco che poi era andato a rompere sugli scogli, ed era da lì che partivano le sue bestemmie mentre, miseramente, cercava di salvarne il prezioso contenuto.

— STO MORENDO DI SETE, MALEDIZIONE! —

Alzai gli occhi al cielo.

Era probabile che quell'idiota non avesse mai bevuto niente di diverso dal rum, da quando era un pirata, e perciò fu solo per la gran pena che mi fece se gli andai incontro con l'intenzione di sgozzarlo col mio nuovo pugnale. Ma all'ultimo notai che non era abbastanza affilato e cambiai idea; Vane non mi vide arrivare ed io gli tolsi la noce di cocco dalle mani, dopodiché gli mostrai come fare, usando il pugnale a mo' di trivella sulle piccole cavità nascoste dalla peluria ispida del frutto.

— Ci vuole pazienza, — dissi.

— Dammi qua, — mugugnò ed io non esitai un istante a porgergli la noce già aperta piuttosto che l'arma. Lui sembrò ignorare completamente la mancanza di fiducia intrinseca in quel gesto e si attaccò alla noce come un poppante al seno della madre.

— E quello da dove salta fuori? — mi chiese Vane mentre tornavamo sulla spiaggia, masticando un po' di tutto quel cocco che aveva aperto e che si sarebbe seccato, diventando immangiabile, nel giro di qualche ora. — Ce l'avevi tra le chiappe? Fammi capire. —

Mi ricordai di Ronald e il suo amico Wilson e pensai che sarebbe stato meglio non… così cercai di sviare l'argomento.

— Dovremmo accendere un fuoco prima che faccia buio, — dissi.

L'istinto di sopravvivenza mi aveva proiettato a quella notte e anche oltre: avremmo dovuto non solo cominciare a raccogliere legna, ma costruire un riparo, cacciare, trovare acqua potabile. Guardai Vane che masticava gli ultimi bocconi di cocco seduto sopra al barile di polvere e tentai di delegargli almeno uno di quei compiti, ma in risposta ottenni solo bestemmie, grida, e poi altre bestemmie, così mi addentrai da solo nella giungla, pugnale alla mano, da dove riemersi non molto tempo dopo carico di legnetti sotto a un braccio e senza aver incontrato neanche una pantera. Non mi ero allontanato affatto dalla spiaggia, ero sempre rimasto in vista del mare attraverso gli alberi, e spessissimo avevo guardato in quella direzione aspettandomi di scorgere una nave... Era da idioti sperare di poter lasciare quell'isola dopo neanche poche ore, ma già non ne potevo più e la sola idea di passare dei giorni, forse delle settimane o addirittura dei mesi con…

— Perché ci hai messo così tanto? —

— Perché ti ho portato un regalino. —

Mi inginocchiai nella sabbia, ma prima di mettermi a lavoro lanciai a Vane l'unico frutto che ero riuscito a trovare nella mia breve escursione, un piccolo mango giallo che somigliava più a un limone.

— E che diavolo è? —

Non mi aspettavo un grazie, davvero, ma almeno che stesse zitto.

— Senti, se non ti sta bene lascialo lì e lo mangio io più tar… 

Me lo lanciò in testa.

— Credi che non sappia procurarmi il cibo da solo? — sbottò. — Credi che sia un cazzo di poppante? —

Sospirai e mi sedetti sui talloni rimandando la messa del fuoco. — Non ho mai detto questo. —

Però l'avevo pensato.

— Ora te lo senti grosso solo perché hai trovato quel maledetto pugnale, vero?! Bhé, dammelo e ti faccio vedere io! —

Un brivido mi corse lungo la spina dorsale e istintivamente portai una mano dentro la fascia, dove tenevo il pugnale. — Vane, non credo sia una buona idea… —

Lui sgranò gli occhi.

Deglutii. — Non credo sia una buona idea… separarci. Andremo a caccia insieme, domani. —

Con quello capii di avergli dato di che riflettere, perché non parlò più.

In quanto alla frutta, ero sicuro che sarebbe bastata una spedizione appena appena più approfondita per trovarne ancora e avere cibo per delle settimane. Stessa cosa per l'acqua, anche se in quel caso avremmo potuto aspettare...

E non aspettammo molto.

Il temporale ci sorprese quella notte: un acquazzone così impetuoso e scrosciante da cancellare completamente i segni del falò che eravamo appena riusciti ad accendere. Ci adoperammo alla svelta per svuotare il barile di polvere, sciacquarlo in mare e poi rimetterlo dov'era senza coperchio sperando che non avesse falle. Ma non eravamo i tipi che sfidano la provvidenza e così improvvisammo anche una specie di sacca con l'unico metro integro di una vecchia vela, che appendemmo tra due palme. Dopodiché corremmo dentro il relitto della nave, la cui prua ancora integra costituiva un buon riparo dalla pioggia, e non fosse stato per l'umidità e la puzza di legno marcio sarebbe potuta essere una sistemazione definitiva.

Cominciarono i tuoni e un lampo cadde sulla spiaggia a pochi metri dal barile. In fine la pioggia si fece ancora più spessa e quella poca luce che c'era si abbassò completamente.

Se già un'intera spiaggia mi era sembrato uno spazio troppo piccolo da condividere con lui, l'intimità di quel riparo improvvisato nella gola del relitto mi accapponava la pelle. Come il bravo cagnaccio che era, Vane trovò e marchiò subito il suo territorio, sdraiandosi sopra del cordame ammuffito, ed io rimasi a lungo in piedi come uno stoccafisso. Poi cominciò a russare, il tutto quasi più forte dei tuoni perché rimbombava tra le pareti del relitto, e a quel punto mi fu chiaro che avrei passato il resto della notte a contare i lampi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Rieccoci riuniti.

Mi ha fatto piacere notare tanta curiosità e tanto entusiasmo per questo What If/Missing Moment decisamente azzardato in cui mi sono avventurata. Non me l'aspettavo (insomma, stando ai sondaggi Vane è un personaggio che o è piaciuto troppo o troppo poco nel fandom e quella sequenza in particolare...) quindi (rapidissimamente perché sono distrutta e non vedo l'ora di ficcarmi sotto le coperte per resistere all'ultimo giorno di scuola prima delle vacanze) lasciate che vi si ringrazi per le incoraggianti recensioni, sperando che anche questo capitolo sia stato apprezzabile :)

I futuri episodi tra questi due poveri Diavoli mi si dimenano già nella mente e per adesso ne ho buttato giù qualcuno, ma ancora troppo slegati l'uno all'altro per affermare di avere qualcosa di definitivo… Diciamo comunque che con questa storia non pretendo di arrivare oltre le 10 puntate.

Ora scappo.

A voi la parola :3

cartaccia

 


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