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Autore: BlueWhatsername    20/12/2013    7 recensioni
Lentamente si avvicinò alla sua fronte fresca e la sfiorò con le labbra, imprimendoci successivamente un bacio gentile. Forse lui non lo sapeva ma Amber lo faceva sempre, ogni mattina appena alzata, quanto lui era ancora beatamente assopito tra le lenzuola.
Era il suo personale gesto, quello, come a volersi accertare che la sua pelle profumasse sempre allo stesso modo o fosse liscia come quando ci passava delicatamente le dita.
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Someone like you, always be my babe.
Genere: Fluff, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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L’odore della colazione era unico.
Il profumo inconfondibile della cioccolata che si spandeva per casa, poi. Quella era davvero come ambrosia, stimolava l’appetito e allargava il sorriso. Amber squadrò i dolci accatastati sul bancone della cucina, i cioccolatini, le caramelle, le peggiori diavolerie ammassate sul tavolo, sia quello della cucina che quello del salotto.
Sorrise, prendendosi la sua tazza di tè mattutina e sbadigliando, all’aroma denso del mirtillo che emanava il liquido bollente. Inspirò a pieni polmoni, mentre l’orologio sistemato sopra la porta della cucina batteva candidamente dieci rintocchi consecutivi e cadenzati, con tanto di verso del gufo.
Era stato un regalo del Natale precedente, ricordò con un sorriso: la madre di Louis glielo aveva fatto trovare impacchettato sul tavolo da pranzo, e quando i due lo avevano scartato con sorpresa – ed anche un pizzico di divertimento – la donna aveva spiegato che c’era un motivo valido per cui aveva deciso di regalarglielo. Ad entrambi.
Perché erano due ritardatari cronici – anche a quel pranzo era riusciti ad arrivare in ritardo, ricordò ancora, ridacchiando con enfasi – e quindi tanto valeva che avessero qualcosa che li incalzasse. Suocera 1-Amber 0.
Bevve un altro po’ dalla tazza, mentre le luci sul soffitto mandavano strane colorazioni rosse e blu, e anche qualcosa di verde e di oro: Louis aveva insistito per appenderle ovunque quell’anno, era stato impossibile non accontentarlo. Specie perché se n’era andato in giro con quelle lucette attorcigliate attorno al corpo per tutta la sera, mentre preparavano l’albero ed il presepe, ed aveva minacciato di appenderle sul balcone a formare la scritta ‘Amber è una maleducata’ se lei non avesse acconsentito a piazzarle dove e come diceva lui.
In che modo contraddirlo?
La casa aveva un bell’aspetto quando c’era Louis nei paraggi, qualsiasi cosa era migliore con Louis a illuminarla. Anche le lucette parevano meglio fissate se erano state le sue lunghe dita a sistemarle – rischiando di cadere dalla scala, oltretutto. Amber rise più forte, stiracchiandosi nel grande maglione di lana azzurra che indossava, rabbrividì d’istinto quando lo spiffero della finestra del soggiorno le raggiunse le gambe nude, ma non le importò più di tanto quando intravide che la porta della camera era esattamente come l’aveva lasciata.
Accostò lentamente la mano al legno chiaro, spingendo per crearsi uno spazietto ed entrare – spalancare del tutto non era mai saggio, specie se lui stava dormendo e c’era quindi il rischio che sentisse anche il minimo spostamento d’aria.
Era una volpe, lui.
Non gli sfuggiva mai niente. Udito e olfatto migliori di quelli di un killer, aveva.
Di soppiatto si accostò alla sua parte del letto, inginocchiandosi vicino al bordo.
Sorrise, tentando di non scivolare contro le lenzuola, mentre poggiava una mano a terra e l’altra sul comodino. E sorrise ancora, quando notò che niente era cambiato, da che si era alzata, circa mezz’oretta prima.
La luce filtrò debolmente dai pochi centimetri di tapparella sollevata, infrangendosi sul vetro della finestra chiusa, il silenzio era così totalizzante ed avvolgente che quasi le riempiva lo stomaco come la cioccolata natalizia sul tavolo del salotto.
Lentamente alzò la mano poggiata sul comò e la posò tra i capelli di lui, ancora steso a pancia in sotto sul materasso e la guancia schiacciata sul lenzuolo, le labbra dolcemente dischiuse nel ritmo del respiro tranquillo che il sonno gli portava. Le dita si infilarono tra le sue ciocche disordinate – ed anche un po’ lunghe, visto il vizio che aveva preso ultimamente di portarla selvaggiamente, quella chioma – pettinandole lentamente di lato, lungo il profilo della sua fronte, poi indietro, dolcemente, mentre i suoi enormi occhi azzurri rimanevano chiusi.
Amber si morse un labbro, sentendo la necessità impellente di svegliarlo come faceva sempre – saltandogli graziosamente addosso, pretendendo che lui la coccolasse, il secondo dopo – ma si contenne, preferendo rimanere ad osservarlo. Immobile e addormentalo, bellissimo come sempre.
Lentamente si avvicinò alla sua fronte fresca e la sfiorò con le labbra, imprimendoci successivamente un bacio gentile. Forse lui non lo sapeva ma Amber lo faceva sempre, ogni mattina appena alzata, quanto lui era ancora beatamente assopito tra le lenzuola.
Era il suo personale gesto, quello, come a volersi accertare che la sua pelle profumasse sempre allo stesso modo o fosse liscia come quando ci passava delicatamente le dita.
<< Potresti anche cambiare punto, sai? >> borbottò una voce assonnata, facendola sobbalzare; per la sorpresa cadde all’indietro, finendo a sedere sul parquet freddo.
Sollevò lo sguardo, vedendo che Louis si era sollevato su un gomito e la osservava con un sorrisino pronunciato, gli occhi azzurrissimi erano vispi e sorridenti come sempre.
Parlavano, quegli occhi.
Senza pensarci due volte, Amber si gettò su di lui, stringendolo in un abbraccio improvvisato – forse gli diede anche qualche gomitata perché lo sentì gemere contro la sua spalla.
Gli passò le braccia attorno al collo, stringendosi a lui al di sotto del piumone bollente che aveva ospitato i loro corpi quella notte. Senza pensarci, infilò la testa nell’incavo tra il petto ed il mento, sentendo come il profumo del sonno ancora aleggiasse sulla sua pelle tiepida, facendola vibrare al tocco delle sue labbra gentili. Senza riflettere, Amber lasciò una scia di baci giocosi lungo il profilo della clavicola, facendolo ridacchiare, prima di far combaciare le loro labbra. Lui le strinse la base della schiena con un braccia, la lana morbida del maglione di lei che sfregava dolcemente contro la sua pelle, il modo in cui le sue gambe fredde andavano a cercare le sue – ancora bollenti sotto al piumone – gli fece emettere un gemito strozzato.
<< Buongiorno… >> mormorò Amber, sorridendo.
Louis notò che quando lo faceva i suoi zigomi si tendevano in modo naturale, facendole assumere un’espressione ancora più sbarazzina del solito. Per natura, aveva degli zigomi alti, la classica conformazione ‘da nobile’, che comunque le rendeva il viso per niente spigoloso, anzi, era forse ancora più armonioso e soffice.
<< Buon Natale… >> continuò la ragazza, passandogli una mano tra i capelli, arruffandoli in avanti.
Louis starnutì, facendola ridere.
<< Non è ancora Natale… >> le fece dunque notare, alzando un sopracciglio.
Lei ammiccò, non resistendo più all’impulso di baciarlo come si doveva, mentre gli passava le mani tra i lisci capelli castani, le ciocche più lunghe le scivolarono tra le dita con una morbidezza che la fece fremere. Louis se ne rese conto, distanziandola di poco, solo per afferrarle una mano e morderle le dita cautamente.
Amber rise, continuando ad abbracciarlo.
<< Lo so, domani è Natale… >> precisò, allegra, nascondendo il viso contro il suo petto bollente – il suo ragazzo era l’unica persona al mondo che riuscisse a dormire in quel modo in pieno inverno, rifletté, stranamente euforica.
Tentò di nascondere anche il sorriso che le nacque spontaneamente, ma temette che lui lo avesse comunque individuato, quando si chinò per sfiorarle i capelli castani e lisci con le labbra. Ci impresse qualche soffice bacio, prima di sollevarle il viso per guardarla dritta negli occhi. Ed era strano come riuscisse a farle stringere lo stomaco, quando nemmeno doveva impegnarsi più di tanto. Louis non si era mai impegnato con lei, non in quel senso.
I suoi sguardi non era calcolati; erano puliti e limpidi.
I suoi sorrisi non erano mai di troppo; erano semplicemente giusti. Sempre.
I suoi gesti non erano mai di troppo; erano precisi e azzeccati, come poteva ogni volta dimostrarsi così giusto con lei?
Con tutti, in realtà.
<< Quindiiiiii…. >> Louis cadenzò la voce, trattenendo una risata che comunque venne fuori quando lei gli mollò una gomitata non appena lui la arpionò per i fianchi.
<< Tanti auguri? >> domandò Amber retorica, con un sorrisetto sghembo che si articolò in un vero e proprio scoppio di risa quando lui la tirò nuovamente a sé, per farle il solletico lungo il collo. Ci passò la punta del naso, sapendo che lei si sarebbe contorta contro il suo corpo, come a voler scappare, ma allo tempo avrebbe ricercato il suo calore, le sue mani su di lei, il suo profumo.
Louis inspirò a fondo l’odore di mora dei suoi capelli, godendo delle sue risa contro il suo petto nudo.
<< Sei pronta al pranzo con mamma? >> la stuzzicò, sapendo che lei avrebbe mugugnato qualche protesta nascondendosi ancora di più contro di lui.
Il soffice maglione di lana che indossava sfregava sulla sua pelle, gli inviava ancora più calore addosso. Senza pensarci troppo, Louis infilò le mani al di sotto, i suoi palmi stranamente freschi si poggiarono sulla schiena bollente di Amber. La ragazza scattò, lanciando un urletto.
Lui rise, sentendola dibattersi un poco, ma senza accennare a staccarsi comunque dal modo in cui si era così dolcemente incastrata tra la spalla e la guancia.
<< Louis! >> protestò invece, lasciandogli un morso sull’osso della clavicola, mordicchiandogliela fin quasi a fargli male. Le mani fredde di lui che si muovevano sulla sua schiena furono la chiara punizione.
<< Non mi hai risposto… >> le ricordò allora lui, ridacchiando.
Amber si distanziò dal suo corpo bollente, poggiandosi su un gomito e fissandolo negli occhi.
Lo sguardo che Louis le restituì fu strano, l’azzurro delle sue iridi era intenso e forte, come sempre, era un qualcosa di così strano da dire che si perse qualche altro minuto a fissarlo, tanto per assicurarsi che fosse vero e non solo un trucco della sua illusione. A volte se lo chiedeva anche, e la cosa era poco rassicurante.
Si ritrovò improvvisamente a sorridere tra sé e sé, scuotendo il capo.
I capelli le scivolarono sul viso, prima che lui glieli riportasse dietro le orecchie, le sue dita soffici e delicate le solleticarono di poco le guance: le piaceva sentire quel contatto soffice su di sé, era come una carezza sempre nuova.
<< Che c’è? >>
Amber sospirò << Sai, pensavo… >> si morse un labbro, sorridendo al suo sguardo così azzurro e così intenso da abbagliarla << … Ricordi… >> gli passò un dito sul mento, la sua barba di poco accennata le solleticò il polpastrello, delicatamente.
<< … Se ricordo che dobbiamo arrivare in orario al pranzo di oggi? Ovvio! Se tardiamo anche quest’anno mamma ci ammazzerà e… >>
<< No, Lou! >> Amber lo zittì con un bacio frettoloso, a cui lui rispose un po’ troppo energicamente << Intendevo… Ricordi quando ci incontrammo la prima volta? >>
Lui la squadrò un secondo basito, mentre con l’indice continuava a giocare con lo scollo del suo maglioncino di lana, facendolo scivolare placidamente lungo una spalla.
Dissentì, senza capire, mentre lei si sforzava di non rabbrividire troppo alle scosse che la percorrevano quando le dita della sua mano la sfioravano delicatamente come stavano facendo.
<< Beh, ero… >>
<< Eri una ragazzina incazzata col mondo intero che pretendeva di prendere a calci l’universo ed a morsi chiunque tentasse di avvicinarsi troppo. >> completò Louis, sollevandosi a sua volta su un gomito e baciandole la spalla scoperta; quando alzò gli occhi per incontrare quelli di lei, sorrise, attendendo che gli rispondesse.
Ma quando Amber rimase in silenzio, continuando a fissarlo intensamente, Louis ritenne opportuno chinarsi di nuovo sulla sua pelle e per riprendere a baciarla. La spalla le bruciava, sotto la pressione delle sue labbra umide, i brividi le stavano facendo perdere il contatto con la realtà. Senza pensarci abbassò il capo, scoccandogli un bacio sulla testa, tra i capelli castani e profumati.
Louis le morse la spalla, sollevando di nuovo il viso verso di lei; lasciò che lo baciasse, piano e con sentimento, come faceva sempre quando era in cerca di qualcosa.
<< Ero una ragazzina imbronciata… >> sussurrò lei, perdendosi nei suoi occhi azzurri.
<< Eri una ragazzina confusa… >>
<< … E incasinata… >>
<< … E molto, molto, mooooolto carina… >> Louis ridacchiò, mentre Amber gli stringeva il collo con le mani e si distendeva sui cuscini, respirando il profumo del suo collo.
<< Sai che è stato strano? >> la ragazza si rilassò contro di lui, ticchettando conntro il suo petto nudo, una mano che scendeva a poggiarsi sul suo torace; Louis rabbrividì un poco, ma era indeciso se fosse colpa della mano di lei o del calore che lo stava confondendo, lì, sotto le coperte << Che tu ci sia riuscito… >>
<< A fare che? >>
<< Nel senso… >> Amber si schiarì la voce, sollevando il viso e poggiando il mento sul suo petto; Louis le carezzò una guancia bollente << … Che a volte ancora non so spiegarmi come tu abbia fatto o perché… Ma… Ci sei riuscito. >>
<< Ma che stai dicendo?! >> esclamò lui, ridacchiando di gusto.
Amber rise, scoccandogli un altro bacio delicato.
<< Dico che… Non so come riassumere meglio questa cosa, perché le parole sembrano non bastare mai… Non so spiegarmi l’amore che provo per te, è meglio di qualsiasi discorso. >> concluse poi, sorridendo con una limpidezza che gli scompigliò l’anima e gli resettò il cervello per qualche minuto buono. Louis sorrise, inarcando un sopracciglio.
<< A cosa devo questo discorsetto? >>
Le morse la punta del naso, facendola mugugnare di fastidio.
<< Volevo dirti quanto ti amo, ma non mi riesce. >> confessò allora, stando al suo gioco.
<< Ah no? >>
Amber dissentì ancora, sfidandolo con lo sguardo.
<< Allora te lo spiego io… >> si avvicinò al suo orecchio; la ragazza fremette, inspirando il suo forte profumo, quello che si sprigionava dal suo collo, nel punto che a lei piaceva baciare a lungo solo per sentirlo sorridere contro la sua guancia << … La verità è che chiunque tenta di spiegare questa cosa, quello che abbiamo o che sentiamo; è nella natura umana dare una parvenza di razionalità a qualsiasi cosa accada, ma… Non sempre esiste discorso abbastanza soddisfacente o chiaro. E sai perché? Perché quello che abbiamo noi nessuno potrebbe capirlo mai, è meglio delle parole… Meglio di qualsiasi cosa. >>
Amber rabbrividì, afferrandogli il viso e lisciandogli le guance ruvide di barba appena accennata. Sorrise, mentre un intero armamento di bombe atomiche le esplodeva al centro del petto.
<< E starai sempre con me? >>
Louis annuì.
<< Davvero? >> si sincerò lei, mentre gli occhi le bruciavano.
<< Davvero davvero. >> confermò il ragazzo, fintamente serio.
<< Davvero davvero davvero? >>
<< Davvero davvero davvero davvero! >>
Amber strinse le labbra, sospirando. Volse gli occhi verso il comodino, dove erano state messe delle lucette natalizie – da lui, chiaro, fortuna che almeno il bagno era stato graziato di quel trattamento.
Allungò un braccio, afferrando il filo e portandolo via, quasi rischiando di trascinarsi dietro anche l’abat-jour; e quando Louis vide le lucette nel letto non poté fare a meno di pensare che quella tipa fosse piena di sorprese. Che poi lo sapeva anche da solo, senza alcun bisogno che lei ogni giorno gliene desse la certezza.
Anche se Amber era così, alla fin fine. Ogni istante sembrava fatto per mostrarne una sfaccettatura diversa.
<< Le vedi? >> gli chiese, indicando le lucette su quel filo; Louis annuì, incuriosito, mentre vedeva il viso di lei risplendere di tutti quei colori a intermittenza << Beh, tu sei il filo ed io sono come queste lucine… Capisci? Se tu ti spezzi, io non posso farcela. Senza di te che mi infondi energia, io non posso brillare… >>
Il ragazzo sbatté le palpebre, perplesso, mentre la vedeva arrossire e alzare gli occhi, convinta di quello che aveva appena detto. Gli sorrise, Louis ricambiò.
<< Come sei romantica, stamattina… >> le mormorò, a pochi centimetri dal naso.
Amber sembrò rifletterci << E tu sei sempre bellissimo, Tomlinson. >> confermò, dando voce ai propri pensieri.
Si sentì afferrare per i fianchi, mentre il calore di lui l’avvolgeva completamente, lasciandola assuefatta e felice.
<< Che ore sono? >>
<< Tardi… >> mormorò Amber, mentre la voglia di alzarsi da quel letto si prendeva una vacanza permanente ai Caraibi.
Louis ridacchiò, il petto vibrò sotto la guancia della ragazza.
<< Mamma ci ucciderà… >> constatò, facendo spallucce.
<< E mi ricorderà per l’ennesima volta quanto io sia una distratta… >>
Il tono malinconico – nonché irritato – non mancò di arrivare alle orecchie di Louis.
<< Ti preoccupi troppo, a me stai bene così come sei. >>
La ragazza sorrise, stringendolo a sé come se fosse l’unica roccia a disposizione sul dirupo che la stava trascinando giù. Suocera 1- Amber 1.
<< Vado bene anche quando faccio le mie solite cazzate giornaliere? >>
<< Perché non dovresti? Tutti sbagliamo… >>
Amber si sollevò su un gomito, puntandolo con uno sguardo quasi disperato.
<< Non parlo di quello, Lou! Dico che… >>
<< Non sei meno degli altri perché sbagli, Amber. Tutti commettiamo errori, tutti abbiamo difetti. Ma una come te… Tu sarai sempre la mia guastafeste. >>
La ragazza rise alla sua faccia buffa, ma non ebbe il cuore di rispondere: le procedeva troppo forte nel petto, quasi le spezzava il fiato.
<< Ma… >>
<< Anche se mi fai uscire pazzo, sì. >>
Louis ammiccò, stringendola nuovamente a sé.
<< Ed anche se fai uscire pazza mia madre con i tuoi ritardi! >> aggiunse poi, riuscendo a malapena a coprirsi da uno schiaffetto in pieno viso.
<< Sai, è Natale, non dovresti essere più buono? >> lo stuzzicò lei, tentando di divincolarsi dalla sua stretta.
<< Non è ancora Natale! Anzi… >> Louis inarcò un sopracciglio, ghignando sommessamente << … Dov’è il mio regalo di compleanno, mmh? >>
Amber lo squadrò, mentre gli passava lentamente le mani tra i capelli, beandosi del contatto tiepido col suo corpo e dell’intensità dei suoi occhi azzurri e liquidi.
Si sentì strattonare, prima che Louis la incastrasse contro il suo petto, rifugiati entrambi sotto al piumone.
<< Un regalo meglio di ogni altro discorso, sei. >>
Suocera 1- Amber 2.
<< Ma la colazione è pronta, vero? >>
Smettere di far parlare lui, invece. Quello sì sarebbe stato impossibile.
Da fare e da spiegare.

 
 
 
I don’t know how else to sum it up
cos words ain’t good enough
there’s no way I can explain your love
it’s better than words

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BUONASERA LETTRICI :3
Sì, lo so. E’ una cosa stupidissima e flufflosissima e senza senso né logica, ma…
… Mi andava di metterla. Boh, quelle cose che ti vengono in mente e devi scrivere per forza, no? AMEN.
Questo solo perché Louis è il grande amore.
Questa OS mi è venuta in mente, a dire la verità, da una semplice chiacchierata…
Grazie Francesca, per i prompt che mi dai continuamente. Per regalo ti mando Payne, ci stai? Ma sì. <3
Basta, me ne vado.
Passate un buon Natale :3
TRA POCO QUEL COSINO COMPIE 22 ANNI ç_____ç AWH.
Ok, mi dileguo.
<3
  
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