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Autore: _BlueSky    20/12/2013    6 recensioni
“N-on l’ho fatto apposta. I-io non volevo”
“STRONZATE! SEI QUI DA 2 GIORNI E GIA’ MI HAI MANDATO TUTTO A PUTTANE!”
“N-non urlare” dissi cercando di reprimere un singhiozzo.
“TU NON DICI A ME QUELLO CHE DEVO FARE, SONO STATO CHIARO? ADESSO VA DI SOPRA E RESTACI”
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“Scusami se non ti ho mai dimostrato di tenere a te, di averti sempre offesa e snobbata. Non sono una persona adatta a stare con i bambini e… e mi dispiace”
Genere: Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Niall Horan
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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“E così oggi arriva tua figlia Hazza?”
“Louis chiudi quella cazzo di bocca e non ricordarmelo che se ci penso mi saltano i nervi. Ci vediamo sabato.”
                                                                                                 
Avevo appena finito gli allenamenti di box e stavo tornando a casa per “accogliere” mia figlia, una mocciosa di 11 anni che non avevo mai visto in vita mia.
Però nonostante questo mi toccava la custodia perché la madre era morta in un incidente stradale.
Non poteva morire senza nominare me in ospedale?
In pratica io e Kris – la madre- avevamo scopato ad una festa ubriachi marci e non avevamo usato le precauzioni.
Ovviamente per me era solo una bella ragazza da scopare per soddisfare i miei bisogni, ma qualcosa andò storto e rimase incinta.
Non mi ero mai occupato della bambina, non ero il tipo da stare con una stessa ragazza più di una notte e non mi piacevano in generale i bambini;
insomma erano solo una perdita di tempo e una scocciatura.
In città ero conosciuto per la mia fama da “cattivo ragazzo” nonostante avessi solo 27 anni:
spacciavo, bevevo, fumavo, ero violento, tatuato, piercing e facevo incontri clandestini di box.
Sono stato più volte “trattenuto” dalla polizia per risse e spaccio e non capisco per quale stramaledetto motivo mi lasciavano in custodia Blake.
 
Suonarono il campanello, così spensi la sigaretta e andai ad aprire trovandomi un assistente sociale davanti.
Deglutì appena mi vide.
“Lei è Har-“
“Bando alle stronzate dov’è la bambina?” L’uomo sospirò.
“Senta lo so che non le piace questa cosa, ma la madre è deceduta e lei è l’unico parente rimasto. E’ il padre e si comporti come tale in questa situazione complicata.”
Risi
“Situazione complicata? Quella bambina è il frutto di una scopata finita male 11 anni fa. Non me importa un’emerita sega se non ha nessuno. Non potevate rinchiuderla in un orfanotrofio? Noo, me la mettete tra i coglioni a me! E dato che questa è casa mia, la tratto come cazzo mi pare, sono stato chiaro?”
Dissi alzando la voce.
Alcuni passanti sul marciapiede opposto a casa mia si fermarono a guardare la scena, mentre chi era in casa si era affacciato alle finestre.
“Capisco che sia un cazzone senza cuore, ma almeno abbia la decenza di rivolgersi educatamente alla bambina, cafone!”
Urlò prima di dirigersi verso una macchina.
Chi era per strada sbarrò gli occhi e cominciò a borbottare con il passante accanto. 
Strinsi i pugni per non mettergli le mani addosso.
Come ha osato chiamarmi CAZZONE?
Avrei voluto pestarlo a sangue ma non mi sembrava il caso di fare un’altra sceneggiata.
I miei pensieri vennero interrotti dallo sbattere di una portiera.
Davanti i miei occhi si presentò la figura di mia figlia: una ragazzina minuta, con capelli biondi mossi, occhi verdi –ereditati da me-, labbra sottili e un piccolo nasino con in mano un piccolo borsone.
La guardai negli occhi non appena alzò lo sguardo: in essi ci si poteva leggere tristezza, malinconia e delusione.
Molto probabilmente aveva sentito quello che avevo detto.
“Ciao principessa” L’assistente sociale la salutò, mi guardò truce e poi se ne andò.
Senza dire una parola presi il borsone ai suoi piedi e le feci cenno di entrare in casa.
“Questa è la tua stanza. Quando è pronta la cena ti chiamo”
 
DARCY
Non mi aspettavo un trattamento così freddo, ok che non mi volesse con sé, però poteva essere un po’ più cordiale e meno freddo.
Mamma mi aveva raccontato tutto di Harry –non lo chiamavo papà, non aveva questo diritto dopo tutti questi anni nei quali non mi ha mai voluto conoscere-: del suo comportamento, dei suoi incontri di box e della sua persona.
Non mi piaceva per niente l’idea di vivere con lui, ma non avevo scelta.
Inoltre era pieno di piercing e tatuaggi, mi faceva paura.
“La cena è pronta!”
La sua voce roca e profonda mi spaventava, quindi decisi di scendere subito.
 
HARRY
La vidi entrare in cucina con la testa bassa e indosso un pigiama rosa grande per lei.
“Non è troppo grande quel pigiama?” le chiesi mettendo il cibo in tavola.
“Me lo ha comprato la mamma” rispose timidamente abbassando gli occhi.
Oddio ha preso il carattere cazzuto della madre!
Cenammo in assoluto silenzio.
Gli unici rumori che si udivano erano le posate che battevano sul piatto e la pioggia che batteva sulle finestre.
Finito di mangiare iniziammo a riporre le stoviglie nel lavandino ma improvvisamente un tuono molto forte squarciò il silenzio facendo cadere tutto a Darcy.
“Ma lo vedi che combini? Hai rotto tutto cazzo” sbottai arrabbiato.
“I-io s-scusa” mormorò arrossendo.
Iniziò a raccogliere i pezzi di vetro a terra ma, non so come, perse l’equilibrio e cadde con le mani sui vetri rotti.
“Ahi” esclamò guardandosi la mano ferita.
Un lampo illuminò il cielo e lei si rannicchiò su se stessa stringendosi le gambe al petto.
“Non dirmi che hai paura dei temporali” affermai prendendola in giro.
Non rispose.
Sbuffai innervosito dal suo comportamento, andai in bagno a prendere delle garze e del disinfettante, glielo lasciai ed mi diressi in sala.
 
Dopo poco sentii la bambina sedersi sul lato opposto al mio del divano.
La guardai con la coda dell’occhio e vidi che tremava ancora.
Alzai gli occhi al cielo per quel comportamento.
Guarda cosa mi tocca fare- pensai
“Vieni qui.” Le ordinai alzando un braccio.
La bambina mi guardò e poi si rifugiò al mio fianco, stringendo la stoffa della mia maglietta nella sua piccola mano prima che un altro tuono scoppiasse in cielo.
Le avvolsi le spalle con il  braccio; era così piccola in confronto a me, potevo romperla solo con un dito se avessi voluto.
 
“Non dovresti andare a letto?” Non ricevetti risposta così la strattonai
“Sto parl…” si era addormentata. Ecco perché non rispondeva.
Perfetto, adesso mi toccava anche portarla in camera sua!
La presi in braccio e la portai nel suo letto adagiandola su di esso e rimboccandole le coperte.
Sulla soglia della porta mi fermai e mi voltai verso di lei: aveva un’espressione rilassata sul volto e con le mani stringeva il lenzuolo a sè.
Mi somigliava moltissimo, tralasciando il fatto che caratterialmente aveva preso tutto dalla madre.
Mi faceva quasi tenerezza, la vedevo piccola e innocente ma non sarei cambiato per lei, non sarei cambiato per nessuno.
 
DARCY
Mi svegliai nella mia nuova stanza.
Non mi ricordavo di essermi addormentata li; quindi doveva avermi portata lui a letto. 
Mi vestii e scesi le scale per andare in cucina quando udii delle voci provenire dall’interno di questa.
“E così ha già combinato danni? Ahahaha è una furia allora”
“No Louis, è una rottura di cazzo assurda. Che fava!”
“Secondo me esageri. E’ solo una bambina. Che noia ti può dare?”
“Non posso scopare, guardare film porno, drogarmi, fumare e scopare di nuovo perché se quella stronzetta dice qualcosa finisco dentro.”
Davo davvero così tanta noia? Eppure non mi sembrava di aver fatto così tanto casino.
Sospirai e lentamente mi diressi in cucina stropicciandomi gli occhi.
“Buongiorno” dissi sottovoce.
“Hey biondina, tu devi essere Darcy. Io sono Louis, ma puoi chiamarmi Lou”
Mi rispose il ragazzo pieno di piercing e tatuaggi seduto accanto a Harry, sorridendomi.
Non so perché ma ricambiai il sorriso, nonostante il suo aspetto esteriore, mi infondeva sicurezza.
“Harry mi accompagni a scuola?”
“Scordatelo. Fai colazione e poi ci vai a piedi. Io ho da fare.”
“P-perché mi tratti male?” chiesi con fil di voce.
“Hai anche il coraggio di chiedermi perché? Io non ti ho mai voluta e mai ti vorrò. Sei solo un impiccio per me, un problema.” Mi rispose freddo.
“Harry” gli ringhiò contro il suo amico guardandolo male.
“Capito. Io emmh… vado. Ciao”
Così dicendo presi il mio zaino e uscii fuori da quella casa con ancora le sue parole impresse nella mia mente.
Uscita dal cancello mi guardai a destra ed a sinistra.
Dove cavolo era la scuola?
Mi incamminai dove si dirigevano i bambini con la mia stessa divisa e dopo 15 minuti circa arrivai davanti ad un enorme edificio: “Holmes Chapel Elementary School”
Mi sentivo osservata ed io odiavo essere al centro dell’attenzione.
Appena entrai in classe la maestra mi chiese di presentarmi ai miei compagni
“Tu sei nuova?” mi chiese una bambina.
“Si”
“Come ti chiami?”
“Darcy Styles” Tutti i bambini si zittirono e spalancarono gli occhi.
Mi girai verso la maestra e notai che mi guardava con compassione e tristezza.
“Sei la figlia di Harry Styles?”
“Si”
“VATTENE NON TI VOGLIAMO QUI!” “TUO PADRE E’ UN DELINQUENTE” “CI FAI SCHIFO” “SPARISCI” “SCOMMETTO SEI UN ERRORE”
Sentendo tutti quei commenti abbassai lo sguardo verso le mie scarpe, cercando di trattenere le lacrime.
“Adesso basta. Un po’ di rispetto” Gridò la maestra.
 
Era l’ora di uscire finalmente. Non ne potavo già più della scuola: mi guardavano tutti male e certamente le offese non mancarono.
“HEY STYLES”
Sentendo il mio cognome mi voltai e vidi un ragazzino poco più grande di me venirmi incontro sotto lo sguardo di tutta la scuola.
“Lo sai che tuo padre si fa puttane su puttane? Chissà di chi sei figlia tu! Magari anche tua madre lo era.”
A quelle parole i miei occhi tornarono lucidi.
“Non ti permettere di dire questa cose quando parli di mia madre”
“Cerchi di fare la dura? Per colpa tua i miei genitori si sono lasciati e lo sai perché? QUEL BASTARDO DI TUO PADRE SI STAVA SCOPANDO  MIA MADRE SUL DIVANO!”
Detto questo mi tirò un pugno nello stomaco che mi mozzò il fiato, facendomi cadere la cartella a terra e piegare in due dal dolore.
Dopo di che iniziò a tirarmi schiaffi, a spingermi, insultarmi e picchiarmi.
Molti bambini lo incitavano a continuare mentre molti se ne andarono. 
“Per f-favore b-basta” dissi piangendo.
“La piccola troia piange. Oh quanto mi dispiace. Adesso pagherai per quello che tuo padre mi ha fatto passare.”
Senza accorgermene mi prese per i capelli e mi sbattè la testa contro il muro, strappandomi un grido di dolore.
Caddi a terra inerme, mentre sentivo del liquido appiccicoso scorrere lungo la mia tempia.
“Benvenuta all’inferno.” Sentii prima di perdere i sensi.
 
HARRY
“Stasera c’è un incontro importante. Vai a casa e riposati Harry.”
“Ci vediamo stasera, ciao Niall” Entrai nello spogliatoio con Louis per farmi la doccia quando il mio telefono squillò.
“Harry ti squilla il telefono”
“E lascialo squillare” urlai sotto il getto d’acqua.
 
“Non dovresti andare a prendere tua figlia?” Merda me ne ero dimenticato!
Improvvisamente il mio telefono iniziò a squillare di nuovo.
“CHI CAZZO E’?” risposi incazzato.
“Ehmm parlo con il signor Styles?” Chiese una voce insicura ma decisa allo stesso tempo.
“Si può sapere con chi sto parlando?”
“Sono la preside della scuola che frequenta sua figlia. Vede Darcy ha… ha avuto un piccolo incidente a scuola e-“
“Un piccolo incidente? Cos’ha fatto ha rotto il cazzo?” chiesi scocciato mentre finivo di vestirmi sotto lo sguardo indagatore di Louis.
“Vedo che ci tiene alla sua bambina! Comunque no, è stata picchiata ed adesso è nell’infermeria della scuola dove rimarrà finchè non la verrà a prendere. Arrivederci”
Rimasi un po’ basito da quello che aveva detto quella donna.
Darcy era stata picchiata? Non mi sorprendeva più di tanto, quella mocciosa era solo un errore, non meritava altro!
“E’ tutto apposto Haz?”
“Hanno picchiato Darcy. Devo andare a prenderla. Ci vediamo stasera.”
Louis mi tirò per un braccio
“Sta bene vero?”
“Perché ti preoccupi per lei? Non ti viene nulla”
“E’ sempre tua figlia, dovrai accettarla prima o poi. Già sta male per la morte della madre, non puoi renderle la vita un inferno”
“Stronzate” borbottai per poi uscire.
 
Appena varcai la soglia della scuola notai alcuni genitori parlare tra loro mentre i loro figli stavano nel cortile a parlare o giocare.
Quando la preside mi venne incontro centinai di occhi si posarono sulle nostre figure, guardandomi storto dalla testa ai piedi facendomi urtare i nervi.
“Si rilassi, così può spaventarli.”
“Senta non me ne frega niente di loro, non faccia tante cerimonie e mi dica dov’è Darcy” Mi guardò male e mi face cenno di seguirla.
Dopo 5 minuti ci ritrovammo difronte ad una porta con su scritto INFERMERIA ed entrammo.
Ciò che vidi mi fece sbarrare gli occhi.
Darcy era sdraiata su un lettino, pallida, ricoperta di bende e cerotti.
In silenzio mi avvicinai a lei e la vidi aprire gli occhi: aveva gli occhi rossi, gonfi e lucidi.
Aveva un cerotto sulla tempia e un occhio leggermente più scuro dell’altro.
Ci guardammo negli occhi finchè la preside mi diede un foglio da firmare per portarla via.
“Potete andare. Ciao Darcy”
Vidi che cercava di scendere dal lettino ma ogni singolo movimento le provocava dolore.
Alzai gli occhi al cielo e la presi in braccio.
“Aggrappati a me” le sussurrai in un orecchio tenendola per il fondo schiena.
Fece come le avevo ordinato e uscimmo da quel posto.
“Le posso parlare un attimo in privato?” mi chiese la preside.
“N-non mi lasciare” balbettò Darcy stringendo le braccia attorno al mio collo.
Le feci cenno di continuare, dato che non potevo fare altrimenti.
“ E’ una bambina d’oro. La tratti con riguardo.” Mi disse accennando un sorriso e andandosene.
Mi incamminai di nuovo verso l’uscita, notando i bambini voltarsi verso la nostra direzione e commentare.
“E’ solo un errore. Non capisco perché non si ammazzi. E’ talmente inutile che deve chiamare il paparino drogato per difendersi.”
Non so perché ma quelle parole, rivolte alla creatura che avevo tra le braccia, mi diedero fastidio.
“Apri bene le orecchie ragazzino. Primo abbi le palle di dire le cose in faccia invece di fare il coniglio e secondo, non osare mai più toccare Darcy perché giuro su tua madre che te la faccio pagare cara.”
“Come ti permetti di rivolgerti così ad un bambino di 13 anni?” mi urlò contro una donna.
“E questo “bambino” come lo chiama lei, perché ha alzato le mani su mia figlia?”
“Sai cosa mi fa pena? Il fatto che sia nata da uno stupro e che sia imparentata con uno scansafatiche, lurido e schifoso dragato come te”
Non doveva osare tanto. I miei muscoli si tesero, dando alla mia figura un aspetto ancora più imponente.
I miei occhi divennero neri e cominciai a tremare per cercare di trattenere la rabbia.
“A-andiamo via” quella voce stanca mi riportò alla realtà facendomi ragionare.
Se la odiavo, com’era possibile che la sua voce mi calmasse?
Senza aggiungere altro entrai in macchina poggiando Darcy al posto del passeggero.
 
DARCY
“ADESSO SPIEGAMI PERCHE’ CAZZO TI SEI FATTA PICCHIARE!”
“N-on l’ho fatto apposta. I-io non volevo”
“STRONZATE! SEI QUI DA 2 GIORNI E GIA’ MI HAI MANDATO TUTTO A PUTTANE!”
“N-non urlare” dissi cercando di reprimere un singhiozzo.
“TU NON DICI A ME QUELLO CHE DEVO FARE, SONO STATO CHIARO? ADESSO VA DI SOPRA E RESTACI”
Con le lacrime agli occhi iniziai a salire le scale, ma a metà scalinata una fitta alla pancia mi colpì improvvisamente e persi l’equilibrio senza però cadere a terra.
 
HARRY
Forse ero stato troppo duro con lei.
Dopotutto se volevo convivere bene dovevo parlarle almeno civilmente.
La seguii e vidi che stava per cadere all’indietro, così la presi in braccio nuovamente e la portai in camera.
“G-grazie” sussurrò flebilmente.
“E’ un mio dovere”
Un singhiozzo uscì dalla sua gola.
La guardai e vidi che piangeva silenziosamente con lo sguardo sulle sue coperte.
Mi sedetti sul letto con lei e, senza che le chiedessi nulla, si tuffò tra le miei braccia.
Rimasi stupido da quel gesto, dato che non avevamo un buon rapporto.
Presi ad accarezzarle i capelli, come facevo a sua madre dopo aver scopato per la prima volta.
A quel gesto si tranquillizzò, ricominciando a respirare regolarmente.
Guardai l’orologio e vidi che era l’ora di andare.
“Adesso devo andare. Torno stasera tardi. Qui con te ci starà Louis, il ragazzo di stamani. Obbedisci o lo sai che accade”
Mi raccomandai andando verso la porta.
“Ciao”
 
LOUIS
Harry era andato a quell’incontro.
Non ci avrebbe messo molto a tornare dato che il suo avversario era di gran lunga inferiore a lui.
“Dov’è andato Harry?” mi chiese con voce tremante
“Hey non avere paura. Non ti faccio niente.” La rassicurai sedendomi sul letto.
“Tuo padre aveva un incontro di box stasera.”
“Non sono illegali?”
“Infatti sono clandestini, se la polizia ci trova passiamo guai, sennò il vincitore guadagna un sacco di soldi.”
“Tu combatti?” mi domandò curiosa
“Si. Però sono nettamente inferiore a Harry, sia di potenza, velocità e astuzia.”
“Mi porti a vederlo?”
“Harry mi ha esplicitamente ordinato di non farti muovere da qui e poi diciamocelo, non mi sembri nella condizioni migliori per uscire.”
“Non mi interessa. Voglio andare laggiù” affermò testarda
“Oddio hai nascosto anche il caratteraccio di Hazza, che Dio ci aiuti”
Ridacchiò per poi alzarsi lentamente e andare in bagno.
 
DARCY
“Tuo padre mi ucciderà”
“No se non ci vede”
Arrivammo ad un capanno enorme dal quale si udivano della urla.
Scendemmo di macchina e ci avviamo all’entrata.
“Promettimi che se le cose si mettono male ti farai portare via. Promettilo”
“Lo prometto”
Che potrà mai accadere?
In quel luogo c’era puzzo di sudore, di chiuso e di fumo.
Louis mi prese la mano, stando attendo a non farmi urtare contro tutte quelle persone.
“Hey Tommo che ci fai con una bambina qui? S’è persa?” disse scoppiando a ridere un ragazzo biondo
“No Niall non si è persa, è la figlia di Harry” Il biondo mi guardò sorpreso per poi abbassarsi alla mia altezza.
“In effetti è la fotocopia di Harry. Piacere piccola, io sono Niall, il preparatore sportivo di tuo padre. Sei venuta qui per assistere all’incontro?”
“Si ma Harry non dove saperlo ha detto Louis” Mi guardò male quando pronunciai il nome Harry.
Dopo tutto quello che mi faceva passare lo dovevo anche chiamare papà? MAI!
Improvvisamente si sentirono due suoni di campanella.
“Sta per iniziare, andiamo”
Quello che non sapevo è che qualcuno ci stava spiando…
 
Entrammo in una stanza nella quale c’era un gigantesco ring.
“Resta vicino a noi e non allontanarti.” Mi disse Louis.
L’arbitro fece salire i due contendenti: mio padre e un ragazzo che era il doppio di lui.
Al fischio iniziarono a combattere.
Rimasi sbalordita dalla forza che Harry metteva in tutti quei colpi.
Iniziarono a spintonarmi ed in pochissimi secondi non vidi più Louis e Niall, ma un corridoio buio e le braccia di un uomo sconosciuto.
 
LOUIS
“Louis dov’è la bambina?
Mi voltai e non la vidi. MERDA!
 
HARRY
Stasera ero particolarmente incazzato.
Se ripenso all’immagine di Darcy in quelle condizioni…
“Sai Styles è davvero carina tua figlia” A quelle parole mi bloccai.
“Tu come cazzo fai a dirlo?”
“Biondina, occhi verdi, se fosse un po’ più grande me la scoperei fino a sfondarla.” Rise malignamente.
“Come cazzo osi? Come fai a sapere com’è fatta? Mi hai spiato?”
“Certo che no, voltati.”
Quando lo feci vidi Darcy piangere, con un segno rosso sulla guancia e tenuta dai capelli per un uomo. Un momen….DARCY??!?!!?
“CHE CAZZO CI FAI TU CON MIA FIGLIA?” Gridai rabbioso puntando il mio sguardo in quello di Darcy, la quale abbassò gli occhi, sentendosi colpevole.
“Semplice, tu mi lasci vincere e ti fai massacrare di botte e mio padre non le torcerà neanche un capello”.
“Ragazzo fuori le questioni personali e lei lasci subito la presa su quella bambina”
Dissero i giudici di gara.
“NO! Questo figlio di puttana la deve pagare per tutte le volte in cui mi ha umiliato.”
In quel momento quell’uomo salì, gettando Darcy a terra e tenendola con un piede ancorata al pavimento.
“Forza Styles combatti, ogni errore che commetterai si ritorcerà sulla piccola”
Iniziammo così a picchiarci.
Ogni volta che lo colpivo quell’uomo prendeva a calci mia figlia, la quale gridava dal dolore.
Invane erano le urla degli spettatori, i quali inveivano contro il mio avversario ordinando di lasciare andare la bambina.
Mi stavo facendo massacrare e non ne capivo il motivo.
Ma in cuor mio sapevo che quel legame padre-figlia c’era.
Sapevo di volerle bene e non avrei permesso a nessuno di ferirla, non più.
Mi buttò a terra con un calcio nelle parti basse e caddi stremato sul ring.
Il mio respiro era affannato e dalla mia bocca usciva un po’ di sangue.
“E’ il momento. Uccidila” Una stretta potente mi obbligava ad osservare la scena.
Quell’uomo stava puntando una pistola contro Darcy.
“Lasciala andare lei non centra niente con i nostri affari” sputai adirato
“A me non interessa. Devi rimanere solo al mondo. Come meriti”
Con un ghigno caricò la pistola ed urla di terrore si sparsero nello stabile.
“SPARA A ME”
Il silenzio tornò ad essere padrone della stanza, si sentivano solo i nostri respiri affannati e il pianto di Darcy.
“Non ci posso credere. Harry Styles che si sacrifica per una mocciosa. Quando mai! Comunque verrai accontentato!”
Mi puntò la pistola contro ma subito Louis e Niall gli saltarono addosso facendolo cadere.
A quel punto mi liberai  del mio avversario mettendolo K.O e corsi verso Darcy.
“Portala via Haz, ci pensiamo noi” Annuii con il capo prendendo per mano la bambina e correndo verso l’esterno.
Una volta fuori – non curante dei passanti che ci fissavano- le tirai uno schiaffo in pieno volto che la fece cadere a terra.
“MA CHE CAZZO DI PASSA PER LA TESTA? TI AVEVO ESPLICITAMENTE ORDINATO DI STARE A CASA”
Urlai in mezzo alla strada.
“N-non volevo resta sola”
“C’era Louis con te! Ti rendi conto in che guaio ti sei cacciata?”
Continuai a sgridarla mentre i passanti parlottavano “povera bambina” “come fa a stare con lui?”
“Che Dio la protegga” “Sarebbe meglio chiamare la polizia. E’ violenza sui minori”

“E VOI ALTRI LA SMETTETE DI SPARARE CAZZATE? PENSATE AI CAZZACCI VOSTRI”
“E tu ragazzina preparati perché non la passerai liscia. Mi hai fatto fare la figura del pezzente. Lo sai che vuo-“
Non finii la frase che il fiato mi si mozzò in gola, facendomi cadere in ginocchio.
Mi portai una mano sul fianco sinistro trovandoci del sangue.
Mi avevano sparato.
Mi voltai e vidi la polizia venirmi incontro mettendomi le manette.
“LASCIATEMI STARE CRISTO” Uno dei due agenti prese il manganello e mi colpì il punto del fianco ferito facendomi urlare dal dolore.
“La bambina non può stare sola”
“Infatti Styles verrà mandata in un orfanotrofio”
Darcy sgranò gli occhi lucidi.
Mi tirarono verso una vettura nera quando accadde il tutto: urla, gente chiedeva aiuto; l’uomo che prima impugnava la pistola aveva solo un obiettivo;
LEI.
Ancora con le manette ai polsi corsi verso mia figlia facendo da scudo con il mio corpo, uno sparo e sentii le forze venirmi meno.
 
DARCY
Successe tutto così velocemente che non mi resi neanche conto.
Sentivo quei poliziotti chiamare l’ambulanza.
“PAPAAAA’” Urlai accasciandomi sul corpo a terra di mio padre.
Respirava a fatica e continuava a tossire. Il proiettile che era destinato a me adesso era conficcato nella schiena di mio padre.
“Ti prego papà non lasciarmi anche te” lo pregai scoppiando a piangere.
“N-non piangere D-Darcy.” Disse mettendosi con la schiena contro l’asfalto gemendo dal dolore. Da sotto il suo corpo si intravedeva una pozza di sangue.
“Vieni via piccola.”
“NO! NON LASCIO PAPA’ DA SOLO. NON SARA’ LA PERSONA GENTILE DI QUESTO MONDO, MA E’ SICURAMENTE UNA DELLE PERSONE PIU’ IMPORTANTI DELLA MIA VITA.”
Gridai stringendo le mie braccia attorno al suo busto.
“C-come mi hai c-chiamato?” mi chiese flebilmente
“P-papà” risposi insicura.
Alzai lo sguardo e vidi che piangeva.
“Scusami se non ti ho mai dimostrato di tenere a te, di averti sempre offesa e snobbata. Non sono una persona adatta a stare con i bambini e… e mi dispiace”
Ammise sputando sangue.
Ancora con le lacrime agli occhi mi strinsi al suo corpo che sentivo sempre più freddo.
“Papà hai freddo?” chiesi notando che tremava.
“Anche se non sembra, ti voglio bene piccola peste, ricordalo” le sue palpebre iniziarono ad abbassarsi fino a chiudersi del tutto.
“NOOOO PAPA’ APRI GLI OCCHI, PAPA’ TI PREGO”
Un agente della polizia mi prese di peso strappandomi dalla debole stretta di mio padre, mentre quest’ultimo veniva portato d’urgenza all’ospedale.
 

“Harry è forte. Ce la farà”
Ormai tutti non facevano altro che dire queste parole.
Erano passati tre giorni dall’incidente ed ancora non si era svegliato.
“Dar andiamo a casa”
“No Louis, io voglio rimanere a dormire qui”
“Ci starà Niall”
Non risposi e continuai a guardare mio padre sdraiato su quel lettino bianco con delle flebo attaccate al braccio e una mascherina per l’ossigeno.
“Louis lasciamola con Hazza. Magari la sua vicinanza lo aiuterà” e così andarono via.
“Papà ti proibisco di andare via. Non mi abbandonare ti prego, non voglio andare in un orfanotrofio. Mi manca litigare con te, guardare film e sentirmi piccola tra le tue braccia e-“
Non riuscii a continuare che scoppiai a piangere fino ad addormentarmi con la testa poggiata alla sua mano.
 
HARRY
Riuscivo a sentire tutto quello che Darcy mi diceva ma non trovavo la forza di risponderle.
Improvvisamente nella stanza entrarono altre persone.
“Dovete portarla via, non può rimanere in ospedale.”
“L’affideremo ad una famiglia. L’abbiamo già contattata e verranno a prendere la bambina oggi pomeriggio.”
Volevano portarmi via Darcy? NO! Non l’avrei permesso. Volevo aprire gli occhi ma non ci riuscivo, volevo parlare, alzarmi e abbracciare mia figlia.
Più mi sforzavo di aprire gli occhi più questi rimanevano chiusi, facendomi cadere lentamente in un sonno profondo.
 
Un dolore al braccio mi risvegliò. Girai la testa e notai un’infermiera staccarmi la flebo.
“Scusa non volevo svegliarti” Mi guardai intorno e notai la mancanza di una persona.
“Dov’è mia figlia?”
“Devi ripos-“
“Non glielo ripeterò una seconda volta. Dov’è mia figlia” risposi iniziando ad alterarmi.
“A casa sua, la stanno affidando ad una famiglia”
Feci forza sulle braccia e in un secondo mi ritrovai alla porta della stanza.
“Hey ragazzo dove credi di andare! Torna subito a letto”
“DOVE PENSA CHE STIA ANDANDO? VADO A RIPRENDERE CIO’ CHE E’ MIO, CON O SENZA IL SUO PERMESSO”
Mentre camminavo nei corridoi avevo tutti gli occhi dei medici e pazienti addosso.
“Credo che ti servirà un passaggio ragazzo” mi disse un dottore aiutandomi a camminare.
 
La vedevo li,  davanti al cancello di casa mia, con i borsoni in mano.
“Che aspetti ad andare a riprenderla?”
“In fondo starebbe molto meglio se andasse a vivere in una famiglia completa e "pulita". Infondo io sono solo e non posso prendere anche il posto di sua madre.”
“Su questo non ti do torto, ma pensaci bene: dopo quello che hai fatto per lei, finendo in ospedale, la lasci andare così come se niente fosse?”
Aveva ragione. Cazzo era pur sempre mia figlia, sangue del mio sangue!
Scesi in fratta dall’auto correndo verso la macchina che stava per portare via una parte di me.
“DARCYYYY! PORCA PUTTANA FERMATEVIII” Ma ormai la macchina era partita.
Caddi in ginocchio sull’asfalto, stremato per la corsa fatta.
La ferita al fianco mi pulsava tantissimo e la vista cominciava ad annebbiarsi di nuovo.
“Non me la portate via” sussurrai con voce spezzata.
Perché stavo così male per un essere che non ho mai voluto? Perché all’improvviso mi sento così debole e vuoto senza di lei?
“Sig. Styles si sente bene?” mi chiese il dottore cercando di rialzarmi
“N-non credo. La ferita mi fa malissimo e Darcy…”
“PAPAAAAAAAAA’” Non feci in tempo ad alzare lo sguardo che qualcuno mi cadde addosso.
“Darcy” sussurrai più a me stesso che ad altri.
“Pensavo te ne volessi andare con una vera famiglia e non stare con un malato come me, che ci fai qui?”
Continuai alzandomi, non curante delle fitte al fianco.
“Ho sempre voluto che tu e la mamma tornaste insieme, così avremmo potuto vivere insieme. Ma le cose sono andate diversamente; so che non ti piaccio e probabilmente non mi accetterai mai, però voglio che tu sappia che anche se mi tratterai male, io rimarrò perché in fondo ti voglio bene e sei il mio pap…”
Non la feci finire di parlare che la presi e la strinsi forte al mio petto.
“Tesoro ti prometto che cercherò di migliorare. Non ti odio solo… sei entrata troppo velocemente nella mia vita, cambiandola completamente e stravolgendola senza darmi il tempo di abituarmi alla cosa. Giuro che cercherò di cambiare e di essere meno violento. Sei la mia bambina, non voglio perderti” La piccola tra le mie braccia scoppiò a piangere e fu allora che la presi in braccio e cominciai a coccolarla provando a cantarle una canzone dolce.
Molti sentendomi gridare erano scesi in strada e adesso guardavano la scena chi con occhi dolci, chi con occhi sospettosi ed altri semplicemente indifferenti.
 
Una cosa era certa: avrei lottato contro tutto e tutti – anche me stesso- pur di rendere felice la mia bambina e non farla più soffrire!


SONO TORNATAAAAA!!!  ECCO A VOI LA MIA PRIMA ONE SHOT
CHE VE NE PARE? SPERO DI NON ESSERE STATA TROPPO ESAGERATA.
Che bello tra poco vacanze di Natale, manca davvero pochissimo!
Un bacione a tutti!!
E BUON ANNO IN ANTICIPO <3
Ely



 
  
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