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Autore: Megan Alomon    21/12/2013    0 recensioni
Questa storia, diciamo, puo' essere considerata un po' come il seguito di "Ovunque, il vuoto."
Dal testo: "Ma quando sei ubriaco, le persone come me le baci, e ci provi, a colmare il vuoto delle persone come me.
Quando non sei più tu, quando parla l’alterato io che risiede nella tua mente brilla, allora ci provi, a riempirmi."
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Little things.
 



“Sono le piccole cose, il problema. Hai presente?”
Tu mi guarderesti senza capire.
“Intendo, sai quando si rompe un bicchiere e le schegge finiscono ovunque? Ecco. Quei pezzettini di vetro microscopici sono il problema. Voglio dire, i cocci più grandi li raccogli subito, scopa alla mano e via. Ma le schegge? Le schegge si infilano sotto al battiscopa, sotto ai mobili, tra le fughe delle piastrelle e negli angoli più improbabili. E magari un giorno, mentre cammini a piedi scalzi, le schegge tornano alla luce come per magia e ti fanno sanguinare.”
“Dove vuoi andare a parare?” Diresti.
O forse non diresti nulla, probabilmente staresti controllando il cellulare per vedere se lei ha risposto al tuo ultimo messaggio. E sì, lei avrebbe risposto.
“Il punto è, sono le piccole cose che feriscono. Magari non subito, magari se ne stanno lì per chissà quanto tempo sena nuocerti affatto e poi se ne saltano fuori improvvisamente tutte insieme e ti fanno sanguinare.”
Io cercherei i tuoi occhi e non li troverei, starebbero guardando altrove.
“Le piccole cose a cui non fai nemmeno caso fino a che non si accumulano e saltano fuori tutte assieme gridando vendetta. E un po’ ti uccidono. Ti rendi conto che hai sempre avuto il petto, la testa, la bocca, le mani e tutto il resto pieno di schegge e non te ne sei mai accorto.”
“Uhm…”
Questo diresti: uhm.
“Riesci a capire cosa intendo? Le piccole cose. Quei “non posso” che in realtà sono dei “non voglio, ho di meglio da fare.”, quel far finta di non vedere le perone quando ti passano affianco perché ti vergogni di loro, quella consapevolezza che, se mandi un messaggio a qualcuno e lui non risponde, è solamente perché non ha voglia di starti a sentire, che non vuole avere a che fare con te.”
“Io non sono così, io…” Affermeresti. Ma sapresti meglio di me che staresti mentendo.
“Lasciami finire, per favore. Il problema è questo. Sono cose piccole, alcune volte possono sembrare insignificanti. Ma, tutte assieme, piano piano ti uccidono, ti svuotano. Capisci?”
Ma tu non capiresti nulla, non hai mai capito nulla, non capirai mai niente.
Perché sei così, delle persone, di me, non ti importa nulla. Alle persone come tu non ti leghi, le persone come me, quando puoi, le eviti.
Ma quando sei ubriaco, le persone come me le baci, e ci provi, a colmare il vuoto delle persone come me.
Quando non sei più tu, quando parla l’alterato io che risiede nella tua mente brilla, allora ci provi, a riempirmi.
 
E io ti verrei pure a cercare per raccontarti tutto questo, per provare a farti capire.
Ma diresti “Non posso”.
E mi riempiresti di nuovo di schegge.

 
  
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