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Autore: Polpetta890    21/12/2013    0 recensioni
Ancilla Olsa è una professoressa di matematica in una scuola media. Si è ripresa da poco da una profonda depressione, anche se la sua vita non è più come prima. Per lei la vita perde significato e si chiude sempre più in se stessa, cambiando a tal punto che anche lei non si riconoscerà più. Non ha alcuna voglia di tornare a insegnare, dopo un anno e mezzo di pausa, ma quando conosce il nuovo professore di tecnologia, qualcosa nel suo cuore gelido si smuove, ma riuscirà a superare la sua paura?
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Filofobia - Paura d’amare

Introduzione 
 
Una figura avvolta in un pesante cappotto nero camminava con passo frettoloso per la via. Poteva avere all’incirca una quarantina d’anni, forse anche meno. Camminava guardandosi gli stivaletti neri a tacco basso, con la borsa sulla spalla e una mano poggiata su di essa. L’altra mano stringeva un mazzo di chiavi. Sotto il cappotto indossava una camicia bianca con una giacca nera, abbinata ai pantaloni, neri anch’essi. Una pesante sciarpa grigia le copriva gran parte del volto. Con un brivido, si strinse ancora di più nel cappotto. Faceva piuttosto freddo per essere settembre. Era ormai giunta nella piazza, piena di bancarelle. Molti studenti si attardavano attorno ad esse per comprare caramelle, cioccolate, torroni e altra roba da sgranocchiare durante le lezioni. Nessuno riusciva a resistere a tutte quelle luci, quei colori, quei profumi… tranne lei. La gente si fermava davanti alle vetrine, chiacchierava con gli amici sottobraccio, mentre lei continuava a camminare, senza alzare la testa. Conosceva la strada a memoria, sarebbe stata capace di farla persino a occhi chiusi.
Un gruppo di ragazzi la superò, ridendo e sgomitando, e solo allora alzò i grandi occhi nocciola, per poi riabbassare subito la testa, scuotendo la folta chioma nera.
Oltrepassò il cancello arrugginito che conduceva alla scuola e si sorprese di vedere così tanti ragazzi riuniti lì. Durante l’estate era passata molte volte davanti a quel luogo, ma era così abituata a vederlo vuoto che ora vederlo pieno di ragazzi la metteva in ansia.
Un gruppo di ragazzi vicino al cancello la riconobbe e la salutò sorridendo:-Buongiorno, professoressa Olsa!-.
“Professoressa Olsa”. Da quanto tempo non sentiva qualcuno chiamarla così? Per molto tempo si era sentita semplicemente Ancilla. Anzi, per molto tempo si era sentita semplicemente nessuno.
Ricambiò il saluto, ma non il sorriso. Non sorrideva da un paio di mesi e non si ricordava nemmeno l’ultima volta che aveva riso veramente. Ricordava solo quel gran vuoto dentro, che giorno per giorno la divorava.
Se per i ragazzi tornare a scuola dopo le vacanze estive è traumatico, figuratevi per i professori. Ritornare di nuovo alla solita vecchia routine. Scuola-casa e casa-scuola. Incontri scuola-famiglia, compiti, interrogazioni. Non sapeva se avrebbe retto fino alla fine dell’anno.
Accelerò il passo a capo chino per evitare di dover rispondere ad altri saluti e arrivò di fretta al portone. Prese un profondo respiro ed entrò. Si mise le chiavi in tasca e arrivò lentamente di fronte alla bidelleria e fu lieta di trovarla vuota. Gettò un’occhiata all’orologio appeso al muro scrostato verde e bianco: le otto meno un quarto. Aveva ancora un quarto d’ora per prepararsi ad affrontare il primo giorno di scuola da... Da un anno e mezzo. Sospirò. Era passato un anno e mezzo da quando… Ancora immersa in quei pensieri, attraversò il corridoio, i tacchi che battevano ritmicamente sul pavimento. Davanti alla porta chiusa della sala professori si bloccò. Strinse i pugni talmente forte da far sbiancare le nocche e chiuse gli occhi per un momento. Cercò inutilmente di calmarsi, non doveva essere così nervosa. Si fece coraggio e poggiò una mano sulla maniglia.
  
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