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Autore: auroramyth    22/12/2013    5 recensioni
INTRO ORIGINALE DELL'AUTRICE: In un regno fantastico, dove non esistono le macchine e le armi da fuoco, e dove regna la magia, a due principi vengono regalate due schiave sessuali per fare di loro ciò che vogliono, ma una di loro è una guerriera e l’altra una strega! L’amore busserà alle porte di tutti e quattro e farà loro vivere un’incredibile avventura ai confini della realtà… Spero di aver incuriosito un po’! Buona lettura!
...Scritta da Precious Star...
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
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8 … A Precious Star… Ti voglio bene!
 

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CAPITOLO 8
 
 
- TOM -
 
Appena siamo pronti entrambi, io e Vichy andiamo a trovare Marissa, per sapere se sta bene e per vedere come se la cava Bill nei panni della balia. Quando arriviamo in camera di mio fratello, lo troviamo con la testa poggiata sulle sue braccia abbandonate incrociate a bordo del letto, seduto sulla poltroncina che mi pare che fosse vicino all’armadio, prima. Marissa è sveglia e lo guarda mentre dorme, accarezzandogli lievemente la cresta bionda, infilandoci le dita nel mezzo. Alla faccia del doverle fare da balia! “Marissa, come stai?”, le domando con un filo di voce, per non svegliare mio fratello, “Abbastanza bene, grazie, signore, tuo fratello si è occupato di me per tutta la notte.”, mi risponde bisbigliando, smettendo di passargli le dita nei capelli, “E adesso dorme alla grande!”, noto, più rivolgendomi a me stesso che non a lei, Marissa sorride con affetto, facendo scorrere un’ultima volta la mano sulla testa di Bill, “Sì, ha bisogno di riposo anche lui, non solo io, dopo quello che ha fatto per salvarmi!”, già, l’ha rischiata grossa il mio fratellino, per te!
Victoria le si avvicina e, prendendole una mano tra le sue, le chiede preoccupata: “L’emorragia?”, Marissa si rabbuia un po’ e risponde secca: “Si è fermata, finalmente!”, forse ha alzato un po’ troppo il tono di voce, perché mio fratello si sveglia di soprassalto. “Marissa, stai bene?”, le chiede con urgenza e ansia, lei gli sorride lievemente e annuisce, Bill tira un sospiro di sollievo: “Bene, allora forse più tardi ti posso portare nel bosco a fare quello che devi per recuperare le forze e il potere, sì?”, lei scuote mestamente la testa: “No, non posso compiere il rito se non ho le mie cose!”, “E dove sono le tue cose?”, le domando io, lei si rivolge a me e mi dice: “Sono rimaste nella casa del mio vecchio padrone…”, Bill esclama irritato: “Ancora? Dopo tutto questo tempo?”, lei si stringe nelle spalle imbarazzata: “Sì, beh, non sapevo mai come chiederti di poterle recuperare, così…”, Bill la interrompe infuriato: “Così hai pensato di consumare i tuoi poteri a poco a poco fino a lasciarti morire, vero? Dio, ci tieni così poco alla tua vita?! Ci tieni così poco a me?!”, mio fratello calca molto su quel “me”, lei è sull’orlo delle lacrime, “Bill…”, sussurra straziata, ma lui la interrompe rabbioso: “Non chiamarmi Bill, non osare chiamarmi di nuovo per nome, sono troppo incazzato con te in questo momento per tollerarlo!”, lei ora piange senza ritegno e volta il viso dall’altra parte, Victoria guarda mio fratello con odio puro e penso che se avesse in mano una spada l’avrebbe già infilzato! Mai far soffrire la sua migliore amica, altrimenti lei non risponde più delle sue azioni!
Marissa, tra le lacrime e i singhiozzi, riesce a dire: “Hai ragione, mio signore, non sono degna di chiamarti per nome, perdona, se puoi, la mia mancanza di rispetto nei tuoi confronti e, se non puoi, sono pronta per subirne le conseguenze…”, vedo Bill rimanere interdetto e disorientato per le parole della ragazza di cui è innamorato e cominciare a prendere piana coscienza di quello che ha detto e pentirsene, non voglio che litighino, so che Bill ci rimarrebbe troppo male, perciò cerco di mettermi in mezzo e fare da paciere. “Bill, sei esausto e non ragioni, mettiti a letto e fatti una sacrosanta dormita, prima di aprire di nuovo bocca, credimi, è meglio! Marissa, dimmi chi era il tuo precedente padrone che andrò io stesso, ora, a recuperare i tuoi effetti personali, così poi Bill potrà portarti dove deve!”, lei mi guarda negli occhi con un’espressione di profonda riconoscenza e grande rispetto: “Stavo dai signori della valle della Venere, su al nord…”, valle della Venere, ok! Non è troppo distante, in mezza giornata dovrei farcela! “Bene, sarò di ritorno questo pomeriggio! Vichy, per favore, occupati di lei!”, lei mi sorride teneramente e mi dice: “Sì, mio signore!”, mi volto verso mio fratello: “Bill, mettiti a letto!”, gli dico con insistenza, il mio gemello sbuffa, ma poi fa il giro del letto e si sdraia sotto le coperte, annuisco soddisfatto, bacio brevemente Vichy sulle labbra e lascio la stanza.
Recupero in fretta il mio cavallo nero, Schwarz, che fantasia il nome, eh! Ma non l’ho scelto io… Poi chiedo a tre soldati di farmi da scorta e partiamo a spron battuto verso la corte dei signori della valle della Venere. Giungiamo lì dopo un paio d’ore di galoppo forsennato e veniamo accolti in grande stile da questi nobili di provincia.
“Siete voi i vecchi padroni di Marissa, la strega?”, domando senza giri di parole, fregandomene altamente dell’etichetta e delle loro deferenze, “Mio padre possedeva quella schiava, era la sua guaritrice personale!”, mi risponde titubante un ragazzo, che avrà più o meno la mia età, l’evidente erede della corte, “Bene, ho bisogno di recuperare le sue cose che mi è stato detto che sono ancora qui!”, “Certo!”, comanda ad un servo di andare a recuperare gli effetti di Marissa e nel mentre mi dice con una nota sorpresa nella voce: “Quando l’abbiamo venduta a quel mercante di schiave, mai e poi mai mi sarei aspettato che sarebbe finita a servire te, mio principe!”, le rispondo seccato: “Infatti non è stata data a me!”, lui è notevolmente stupito: “Allora a chi, se mandano te a prelevare le sue cose?”, lo ammonisco furioso: “Questi non sono affari tuoi, e comunque sono venuto spontaneamente, nessuno mi manda, perché sono il principe ereditiere e nessuno, ad eccezione dei miei genitori, può darmi ordini!”, ma chi si crede di essere a farmi queste domande? Stai al tuo posto, maledetto provincialotto!
Questo ha la compiacenza di mostrarsi mortificato, finalmente arrivano due servi con le borse di Marissa, ne carico un paio sul mio cavallo, le altre le sistemano sui loro i miei soldati, poi partiamo, dopo un rapido saluto al borghesuccio del nord, arrivando a casa nel primo pomeriggio.
 
 
- BILL -
 
Mio fratello ritorna appena un paio di ore dopo il pranzo. Adesso sono notevolmente più calmo, grazie alla dormita ristoratrice di questa mattina, e ho già chiesto scusa a Marissa per averle risposto male, lei sembra aver accettato le mie scuse, ma è molto più fredda e distaccata con me di com’era prima! Merda, ho fatto un casino! Quando Tom irrompe nella mia stanza, Marissa è ancora a letto, io le siedo a fianco, non l’ho fatta alzare per tutto il giorno e il pranzo le è stato portato a letto da Victoria, che la tiene d’occhio da quando mio fratello se n’è andato, seduta sulla poltrona sulla quale sedevo io. “Ecco qui! Ho recuperato tutto!”, esclama vittorioso il mio gemello, Marissa gli sorride apertamente e lo ringrazia con riconoscenza.
Tom tende una mano a Victoria e le dice: “Vieni, Vichy, accompagnami a mangiare qualcosa!”, lei prontamente si alza e l’afferra, sussurrando: “Sì, con piacere!”, lasciando con lui la stanza, sospetto che ci sia qualcosa di diverso tra quei due della semplice condivisione del letto: “Ma quei due?”, chiedo incuriosito a Marissa, facendo un cenno con la testa in direzione della porta che hanno appena varcato, lei mi risponde con tono piatto e incolore: “Non capisco a cosa ti riferisci, mio signore.”, mi ferisce: “Puoi chiamarmi Bill, lo sai!”, lei replica seccamente: “No! È stato un errore imperdonabile da parte mia chiamarti per nome, mio signore! Non si ripeterà più!”, la guardo con determinazione, mi chiamerai di nuovo per nome, piccola! Eccome se lo farai! Le domando: “Allora, tra quei due cosa c’è? Si sono innamorati?”, lei si addolcisce un po’ e risponde in un sussurro: “Non lo so cosa prova il suo padrone, ma a Victoria lui non è indifferente! Ma acqua in bocca, le ho promesso che non avrei detto niente a nessuno!”, sorrido apertamente: “Wow! Sarebbe carino se fossero innamorati, no?”, e non mi riferisco solo a loro due, lei probabilmente lo capisce e mi risponde abbassando lo sguardo e il viso sulle sue dita intrecciate in grembo, arrossendo un po’: “Sinceramente non so se sia una gioia o un tormento!”, sospiro, questa discussione non mi sta portando da nessuna parte, meglio lasciar perdere!
Mi alzo dal letto e le chiedo dolcemente: “Ti senti abbastanza bene per un viaggetto?”, lei annuisce, allora io le ordino dolcemente: “Vieni, andiamo nel bosco!”, lei si tira le coperte sotto il mento e dice: “Devo vestirmi prima, sono ancora nuda!”, le sorrido teneramente e le chiedo: “Mi concedi di farti indossare un mio abito?”, lei è sbalordita: “Un tuo abito?”, “Sì, uno che è da un po’ che aspetto di regalarti… Lo metteresti?”, lei mi risponde continuando a guardarmi stupita: “Sì…”, batto le mani una volta entusiasta: “Bene!”, corro all’armadio e prelevo quel magnifico abito di raso blu, un colore molto simile a quello dei suoi occhi, senza spalline e un milione di bottoncini sul fianco per allacciarlo e le scarpe blu di vernice, con il tacco basso, abbinate. Glieli mostro e lei trasale: “Oddio! Sono bellissimi!”, sussurra estasiata, “Allora indossali, fallo per me!”, le mormoro emozionato, sono felice che le piacciano! Lei abbassa lo sguardo e arrossisce: “Mi mancano le mutandine!”, mi viene quasi da ridere all’idea che lei si imbarazzi con me in questa maniera! Dio, conosco meglio io quella parte del suo corpo di lei stessa!
Frugo un po’ nelle sue borse, che Tom ha scaricato poco fa in camera mia, e me prendo un paio, non sono il massimo, troppo semplici, troppo modeste, ma per oggi vanno bene. Mi riprometto di procurarle anche un po’ di biancheria intima carina, oltre che dei vestiti! Le passo gli indumenti, appoggiandoli sul letto, e mi reco alla finestra a guardare fuori, per lasciarle un po’ di privacy. “Ecco, sono vestita.”, mi avvisa con voce tenue e imbarazzata dopo un po’, mi giro verso di lei e la vedo lisciarsi le pieghe del vestito con le belle mani, sta benissimo! Quel vestito le dona davvero. Sorrido con apprezzamento, scrutandola da testa a piedi, e annuisco soddisfatto.
Le chiedo cosa le serve da portarsi dietro e, dopo che lei mi mostra un paio di borse, me le carico sulle spalle, prendendola per mano e avviadomi alle scuderie. Thunder, il mio stallone nero, gemello di quello di Tom, sì, anche loro sono gemelli, come noi due, è già pronto: lego alla sella le sue borse, poi monto sopra, con un salto degno di un atleta, senza entrare nelle staffe e tendendo una mano a Marissa perché l’aiuti a issarsi dietro di me. La vedo esitare e la incoraggio: “Forza, il piede sinistro nella staffa, afferra la mia mano e datti una spinta, scavalca la sella con l’altra, non è difficile!”, lei segue alla lettera le mie istruzioni e riesce a fatica a sedersi dietro di me, libero la staffa dal suo piede e lo sostituisco con il mio, “Stringiti alla mia vita!”, le ordino, lei lo fa, stritolandomi, come se avesse una paura folle, e attaccando il suo petto alla mia schiena, come se ne andasse della sua vita, mi sorge un dubbio: “Non mi dire che non sei mai salita su un cavallo? Come diavolo ti sei spostata in tutto questo tempo?”, sussurra, sento la sua voce e il suo respiro rimbombare nella mia schiena e solleticarmi il collo: “No, mai! I cavalli non mi piacciono particolarmente. Mi muovevo in carrozza, carretti, caravane… ma il più delle volte mi smaterializzavo!”, “Facevi che?”, mi volto di scatto verso di lei con la testa, sconvolto, urlando un po’ troppo, evidentemente, visto che Thunder emette un latrato infastidito. “Ehm, sì, quando avevo più potere non avevo bisogno di camminare per raggiungere un luogo, bastava che lo visualizzassi nella mente e compissi la magia! Le mie molecole si disperdono per poi ricomporsi dove voglio io, nell’arco di pochi attimi. È più comodo e più rapido, visto che posso percorrere anche grandi distanze in questo modo, ma incredibilmente rischioso perché prosciuga quasi del tutto del proprio potere magico!”, oddio, non si è mai finito di saperne con lei! La ammonisco: “Non voglio che usi questo metodo per spostarti! Non voglio che usi ancora così tanto la magia! Dovunque tu voglia andare, me lo dici e io ti ci porto, chiaro?”, “Sì, mio signore!”, bene, per ora sono soddisfatto, anche se quel “mio signore”… Dio, che nervi!
Incito il cavallo a muoversi e, con un passo molto lento, ci avviamo in città, devo attraversarla tutta per arrivare ai boschi dove voglio portare lei. Quelli intorno al palazzo sono piantonati da sentinelle, non avrebbe pace! La gente si ferma a guardarci, durante il nostro passaggio e io sento i loro bisbigli incuriositi e sorpresi: ebbene, sì, questa è la mia schiava e mi sto godendo una passeggiata con lei, qual è il problema?! Finalmente giungo al limitare del bosco, dopo aver abbandonato il sentiero che conduce all’ultima cascina del paese limitrofo, prima che cominci questa distesa sconfinata di alberi. Smonto da cavallo e lei mi tende entrambe le mani perché la aiuti a fare altrettanto, io la afferro per la vita e lei mi posa le mani sulle spalle, poi la sollevo tra le braccia e la tiro giù da cavallo. “Allora? Come è andata la tua prima volta su un cavallo?”, le domando maliziosamente, so che dopo il primo momento di titubanza e paura si è sciolta e rilassata, godendosi il viaggio, “Emozionante, grazie!”, mmm, un sacco di prime volte con me: sesso, innamoramento, cavallo…
Le indico di precedermi, muovendosi come vuole, lei si mette a vagare per il bosco, respirando a fondo e toccando di tanto in tanto tronchi, arbusti, foglie, rami, con una mano, l’altra a sollevare l’orlo dell’abito, la seguo a qualche passo di distanza, non so cosa stia facendo ma credo che abbia a che fare con la sua magia visto che gli occhi sono di nuovo fosforescenti, e non voglio disturbarla. Ad un certo punto, in quella che sembra una radura, si ferma e si mette a guardare in giro, valutando il posto, poi si avvicina al mio cavallo e apre le borse: da una preleva una tavola di legno che aperta si rivela un’enorme cerchio con all’interno marchiata a fuoco una stella a cinque punte, dall’altra cinque candele nere e un accendino d’argento, con incise ai lati le stesse stelle. Distende la tavola a terra, poi su ogni punta appoggia una candela, infine ci si inginocchia elegantemente in mezzo, accendendo le candele, una per una, dopo getta l’accendino davanti a sé, fuori dal cerchio di legno, sull’erba, e appoggia una mano al tronco d’albero che le sta di fianco e l’altra nella pozza d’acqua appena dietro di lei, non credo che sia molto comoda così contorta ma lei non se ne cura. Comincia a pronunciare qualche formula magica e il potere che si scatena è palpabile: “Sono qui prostrata davanti a voi, o elementi di potere, acqua, aria, terra e fuoco, e vi chiedo di elevarmi da vostra umile servitrice a forte paladina. Non sono degna di questo nome ma se voi vi riversate in me posso diventarlo, ed è cosa buona e giusta. Rendetemi uno strumento al vostro comando e io vi servirò.”, le fiamme delle candele cominciano a vorticare e a risalire a spirale lungo i bordi della tavola, senza toccare le sue braccia, sparendo poi sopra la sua testa, a quel punto la vedo gettare la testa indietro, come in preda all’estasi, infine c’è solo un lampo di luce, e le candele sono spente, lei giace scompostamente sulla tavola, sembra svenuta.
Mi allarmo e le corro incontro: “Marissa, Marissa, piccola!”, continuo a ripetere mentre mi inginocchio di fianco a lei e le scuoto leggermente le spalle, dandole anche piccoli schiaffetti sul viso, lei rinviene con una smorfia, “Oddio!”, geme, “Che succede?”, le domando angosciato, “Questa volta è stato potente, era da troppo che non lo facevo, mi sono indebolita parecchio e recuperare tutta mia magia è stato impegnativo, mi ha sopraffatta!”, scuoto la testa rassegnato: “Mi farai prendere un colpo, prima o poi!”, lei ridacchia e si rialza, poi mi domanda: “Posso raccogliere qualche erba medicinale che ho visto qui in giro, prima di tornare a palazzo?”, mi alzo in piedi anch’io e le dico: “Certo, ma prima rispondi a qualche mia domanda, ok?”, “Va bene.”, mi risponde dubbiosa, bene, è il momento di avere qualche risposta! “Sapevi di essere incinta?”, lei sgrana gli occhi, allarmata: “Come sai…?”, la interrompo subito: “Rispondi!”, le ordino perentorio, non voglio giri di parole, “Sì, e ricordo anche il momento esatto del concepimento.”, oddio! “E quale è stato? Dimmelo!”, voglio saperlo!
“Ero nel tuo letto, attendendo il momento in cui tu avresti ceduto e il sonno ti avesse preso per tornare nella mia stanza, e tu mi abbracciavi, dopo essere giaciuto con me, ero stretta tra le tue braccia, la mia schiena era appoggiata al tuo petto, le nostre gambe allacciate, tu hai appoggiato una mano al mio ventre per tenermi ancorata a te a hai portato i tuoi fianchi a contatto con la curva delle mie natiche, un contatto continuo e intimo tra le nostre pelli in quello che è per le streghe il sacro momento tra due amanti, l’appagamento dopo il piacere condiviso, siamo venuti insieme quella volta, per questo si parla di piacere condiviso, e a causa di quel contatto, che mi ha fatto sentire amata e protetta, la mia barriera è venuta meno, non sono riuscita a mantenerla, e io mi sono sentita pervasa da un’incredibile senso di quiete, di calore nel petto, al cuore e nel ventre, e da un forte istinto di protezione che mi spingeva a riparare con le mie mani la mia pancia. In quel momento ho capito di essere rimasta incinta ed ho amato da subito la creatura che cresceva dentro di me.”, le scappa una lacrima che quasi mi fa protendere verso di lei per raccoglierla con le mie dita, ma la sua espressione si fa dura, il suo sguardo è distante: “È stato un errore inammissibile da parte mia rimanere incinta, ti prometto che non accadrà più, mio signore, se per caso deciderai di giacere di nuovo con me.”, “Io non voglio giacere con te, io voglio fare l’amore con te.”, le dico con convinzione, lei mi guarda storta: “Noi siamo le vostre schiave sessuali, il nostro scopo è farvi godere del nostro corpo come più vi piace e basta. Non c’è possibilità di amore per noi ed è cosa buona e giusta. Voi avrete le vostre mogli con cui condividere un sentimento, con noi dovete solo condividere un letto!”, no, piccola, non è così! “Ma tu mi ami e anch’io!”, lei mi replica duramente, ogni traccia di dolcezza è sparita dalla sua voce e dal suo sguardo: “Tu non mi ami, principe, credi di amarmi ma non è così! Fidati! Ora ho il permesso di raccogliere quelle erbe?”, faccio un breve cenno della testa insoddisfatto per la piega che ha preso il discorso, ma gongolando dentro di me perché non ha negato di amarmi, dopotutto! Te lo farò ammettere prima o poi, piccola! E allora mi sposerai e mi darai un figlio! Oddio, sposarmi? Darmi un figlio? Come mi vengono certe idee? Sono uscito di testa… però, forse…
 
 
My Space: si avvicina il Natale e io vi farò il mio personale regalo lasciandovi un nuovo capitolo di questa storia di Precious Star… mi scuso per non aver aggiornato per quasi un mese, ma… il tempo per me è quello che è… comunque… come sempre passo ai ringraziamenti senza perdermi in parole fuffe… Grazie a: Lia483, Alice Redfern, _Vesper_, Engel_Aranel, tdsots Team, jada1984 e _Freiheit_ per aver commentato il precedente capitolo… grazie a: 23 july 2010 per aver aggiunto la storia tra le preferite e Ali Redfern per averla inserita tra le ricordate, infine a tutte quelle che leggono semplicemente! Grazie ragazze! Un bacio!
  
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