Film > Un mostro a Parigi
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Autore: Malanova    22/12/2013    2 recensioni
E' passato un mese da quando Francoeur è ritornato all'Oiseau rare ed è diventato a tutti gli effetti il partner cabarettistico di Lucille. Ma una misteriosa ragazza arriva a Parigi insieme al circo Claire de lune e una serie di piccoli eventi vedranno il musicista di nuovo in pericolo. Sperando di riuscire a fare ciò che ho scritto; vi auguro una buona lettura. Attenzione: la storia è stata aggiustata facendo si di aggiungere piccole particine e togliendo qualche incongruenza. Grazie e alla prossima!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Francœur, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Il carro di Cyfer entrò nella periferia della città, trascinando appresso il vagone dove erano rinchiusi Raoul e gli altri. Kalima aveva tentato di riparare i freni ma fu inutile: il mezzo non voleva saperne di fermarsi né tantomeno di far un minimo cenno di cambiare direzione. Francoeur prese le spalle della ragazza con le zampe e guardò i comandi con sbigottimento: come faceva lei a capirci qualcosa? Per lui erano soltanto un mucchio di pulsanti colorati, leve e lucine! Si strinse di più contro la ragazza e frinì preoccupato. “Non avere paura: sta andando tutto bene … almeno per ora …” disse Kalima cercando di sorridere ma dentro di sé pensava “Se non riesco a fermarlo o a riprendere il controllo dei comandi rischieremo di scontrarci contro qualche edificio o di investire qualche passante …”. Aprendo un piccolo sportello; prese quattro fili elettrici, li tagliò e cercò di unirli e di far fare contatto a quello principale del freno, che si era tranciato di netto, con l’unico risultato di fare un mucchio di scintille e prendersi la scossa.

Francoeur alzò lo sguardo e puntò gli occhi verso la finestrella che avevano di fronte. Spalancò la bocca, impallidendo. Scosse le spalle della ragazza e con una zampa indicò davanti a sé. Lei borbottò “Non posso distrarmi adesso Francoeur: forse ho trovato un modo per fermare il vagone …”. La pulce gigante fece un verso spaventato e continuò a scuoterle le spalle. Alla fine ella alzò la testa, spazientita, e si mise a guardare il punto dove il chitarrista indicava costantemente. Il suo viso divenne una maschera di cera. Il vagone motorizzato stava andando contro un immenso palazzo. I due si guardarono nei occhi per un istante, poi la circense gridò “Buttati a terra!”. Francoeur non se lo fece ripetere ma, mentre si lanciava contro il pavimento, prese Kalima per un braccio e la fece stendere di nuovo sotto di lui.

Il vagone urtò violentemente contro il muro bianco sporco dell’edificio, riducendo in mille pezzi tutta la parte anteriore. Anche il vagone attaccato sul retro si scontrò con il primo ma subì meno danni. Raoul era rimasto con le mani incollate sul volante ed era inginocchiato a terra. Tremava leggermente e, lentamente, ritornò alla posizione eretta. Poi borbottò “Signori, siamo arrivati al capolinea. Grazie per aver viaggiato sull’Espresso Cyfer …”. Lucille si alzò da terra e sibilò irritata. Emile aiutò Maud ad alzarsi e sussurrò “Accidenti, che botta! Chissà come staranno Kalima e Francoeur …” “Io va a vedere …” si propose Hafaza tenendosi una mano sullo stomaco “Così io va anche a vomitare …”. Il fattorino, con le gambe un po’ traballanti, ribatté “Ehi! Non è stata mica colpa mia: il vagone seguiva i movimenti che faceva quello di Cyfer”. Si massaggiò le braccia e aggiunse “Ho provato in tutti i modi di fargli seguire i miei comandi ma sembrava dotato di vita propria …” “L’importante è che stiamo tutti bene” tagliò corto Aden. Poi guardò con bramosia la porta e disse “Anche io voglio uscire …”.

Pian piano; tutti uscirono dal vagone e videro con orrore come si era ridotto l’altro. Madame Gould, che era cieca ma aveva un udito sovrumano, piegò leggermente la testa e disse “Francoeur e Kalima stanno bene però sono rimasti intrappolati sotto la libreria”. Aden si avvicinò nel punto dove prima c’era una porta e disse “Se qualcuno mi aiuta; potremo sbloccare questo ingresso e controllare la situazione all’interno …”. Hafaza, dopo aver rimesso dentro a un bidone della pattumiera, si avvicinò al ragazzo bendato e diede un pugno poderoso contro il legno. La porta cedette subito, mostrando l’interno del vagone pieno di detriti e oggetti alla rinfusa. Aden diede un fugace sguardo e borbottò “Il danno, per fortuna, si è esteso meno di quanto pensassi: nel punto dove si dovrebbe trovare la libreria non ci sono tracce di legno spezzato o altro. Si vede che il mobile è caduto su di loro perché le viti che lo tenevano hanno ceduto …”. Si sporse di più e aggiunse “Vado a riprenderli …”.

Kalima tossì e cercò di fare il punto della situazione. Si trovava stesa sul pavimento, con la testa che gli pulsava dolorosamente e il peso della pulce gigante che gravava su di lei. L’immense libreria era caduta su di loro, proteggendoli dalle travi affilate ma bloccandoli come la neve di una valanga. La ragazza cercò di vedere il viso dell’insetto ma la polvere le aveva irritato gli occhi. “Francoeur …” lo chiamò infine, tossendo ancora. Lui, per tutta risposta, emise un flebile verso e si sollevò appena, in modo che il suo viso fosse alla stessa altezza di quello della trapezista. Lei lo guardò e fece un sospiro di sollievo. Era un po’ disorientato ma non aveva ferite gravi. Si sorrisero, per dare ad uno la rassicurazione che l’altro stava bene. Francoeur chinò il suo viso e baciò delicatamente le labbra della ragazza. Lei sollevò il suo e ricambiò il gesto. Si strinsero di più, entrambi felici di essere ancora vivi. Si diedero un altro bacio ed un altro ... “Ehm … Scusate se vi disturbo …” disse Aden schiarendosi la voce.

I due amanti volsero la testa verso il passaggio tra gli scaffali che il ragazzo, con l’aiuto di Hafaza, aveva aperto. Lui continuò “… Ma siamo dentro a un vagone che cade a pezzi e in una città piena di gente che si potrebbe rivelare ostile … quindi potreste rimandare i sbaciucchiamenti a un altro momento?”.

Hafaza si irrigidì ad un tratto, scosso da un terribile presentimento. E non fu l’unico. Anche Madame Gould aveva curvato la testa verso destra e sentiva grazie al suo udito, un insieme di mormorii e crepitii di torce. La gente inferocita li stavano raggiungendo.

  
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