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Autore: Fun_for_life_    22/12/2013    2 recensioni
La mia vita era perfetta, o almeno così credevo, finchè poi un giorno qualcosa cambiò.. eravamo rimasti solo in quattro, io, i miei migliori amici, e la musica dei Fun. a rendermi la vita migliore.
Stavo per partire per New York, il mio migliore amico mi aveva comprato dei biglietti per il concerto dei Fun., e quella sera successe qualcosa che cambiò la mia vita per sempre.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Andrew Dost, Jack Antonoff, Nate Ruess, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il tempo scorreva inesorabile, mi sfuggiva dalle mani, nonostante il mio disperato tentativo di farlo rallentare. Già, avrei pagato qualsiasi prezzo per potermi fermare a quei giorni felici, quei giorni che mi facevano sentire così viva.

Erano trascorsi tanti mesi, troppi mesi dal giorno del secondo concerto,ed era arrivato a bussare alle porte, il giorno dell'ultimo concerto. Ero stesa sui divanetti dietro le quinte, mentre pensavo allo sviluppo delle cose in questo lasso di tempo. In questi mesi le cose erano andate sempre migliorando, pensavo addirittura di poter affermare che ognuno aveva raggiunto l'apice. Lucia, che ormai chiamavo Lulli, con cui avevo instaurato un rapporto splendido, faceva ciò che amava di più, seguire il suo amato Liam in tour,fino in capo al mondo, in veste di fotografa officiale, si occupava di immortalare ogni momento dei concerti e del tour. Miriam, il cui negozio andava a gonfie vele, si era potuta permettere di chiudere e di raggiungerci in tour, per stare con Jack e il loro quasi figlio. Alessandra era diventata una modella di fama internazionale, cavoli, quella ragazza diventava ogni giorno più bella. Rosaria aveva scoperto la passione per l'arte, e mentre frequentava l'ultimo anno di liceo artistico, dipingeva e componeva magnifiche sculture. Alessio aveva finito la scuola per parrucchieri, ed era diventato il mio parrucchiere personale, che mi seguiva ovunque in tour. Per quanto riguarda Marta, beh lei aveva deciso di allontanarsi da me, non avevo ancora ben capito per quale losco motivo avesse deciso di farlo, ma dopo svariati tentativi di ricomporre la nostra amicizia, lasciai perdere.

Quando qualcosa giungeva al termine, in questo caso il tour, mi piaceva fare il resoconto dei fatti accaduti, e questo era quello con maggior successo. Tutti felici, tutti ancora insieme, o almeno quasi tutti. Il destino aveva sistemato le nostre vite, lo aveva fatto giusto in tempo, poichè poco dopo avrei ricevuto il conto da pagare per quella felicità.

 

P.O.V. Nate

 

Era il giorno dell'ultimo concerto, mancava pochissimo all'inizio, e non ero mai stato così nervoso. Syria si era sentita poco bene, ed era stesa sui divanetti, ormai le succedeva spesso di avere quei giramenti, quelle fitte e quelle nausee. Troppo spesso per i miei gusti. Il mio sesto senso era attivo, fiutavo nell'aria un avvenimento che non mi faceva stare tranquillo. Ma quando il concerto iniziò, quasi come fosse una terapia, la tensione e la preoccupazioni mi scivolavano addosso a ritmo di musica. La preoccupazione tornava quando Syria, dopo aver saltato e ballato per tutto il palco, si fermava in un angolo, strizzava gli occhi, si stringeva la testa fra le mani, scuoteva rapidamente il capo, quasi come volesse scrollarsi di dosso il dolore, poi reindossava uno sei suoi meravigliosi sorrisi, e tornava in scena, quasi come non fosse successo niente. Ma qualcosa stava succedendo, e lei non poteva nascondermelo.

Si avvicinava la canzone di chiusura, e sinceramente non vedevo l'ora arrivasse quel momento, così dopo la mia piccola avrebbe potuto riposarsi. Notavo il suo affanno quando finiva ogni volta di cantare la sua parte, non si era mai stancata così tanto, non era mai apparsa così debole.

Ecco finita anche l'ultima canzone, mentre salutavamo le fan, Syria si avvicinò a me, per abbracciarmi.

"Nate reggimi" sussurrò debolmente tutto d'un fiato, e così feci. Lei aveva un braccio attorno al mio collo, e io la reggevo dai fianchi. Faceva finta di niente e salutava con fare disinvolto, ma avevo notato il suo sguardo, aveva perso la vista, di nuovo. Jack ed Andrew furono i primi a lasciare la scena, e subito dopo io e Syria, mentre la guidavo per scendere dal palco. Appena arrivammo al tavolo con le bevande, Jack ci porse due bicchieri d'acqua.

"Ottimo lavoro ragazzi!" urlò Andrew. Un sonoro schiocco si diffuse nell'ambiente, normale dopo aver battuto il cinque ai miei amici, poi abbracciai Syria.

"Sei stato grande stas..." mi sussurrò all'orecchio, prima di perdere i sensi, lasciandosi cadere tra le mie braccia. La presi in braccio, con il cuore che batteva velocemente, e insieme ai ragazzi la portammo in albergo. La misi tra le coperte, e dopo che i ragazzi andarono via, mi sdraiai accanto a lei, dandole tutto il calore che avevo da offrire. Quella notte sembrava così piccola tra le mie braccia.

"Dormi piccola, domani starai meglio" le sussurrai, quasi come potesse sentirmi. Ma forse poteva davvero sentire ciò che le dicevo, chi lo sa. La tirai a me, avvicinai a me quel corpo che sembrava senza vita, completamente abbandonato a se stesso. La sua testa sul mio petto, mi permetteva di percepire il suo respiro, e quindi mi permetteva di dormire tranquillo. Mi agitavo sempre come la prima volta, in fondo, finchè non avessi scoperto a cosa fossero dovuti questi mancamenti, non sarei mai potuto stare sereno.

La mattina seguente, mi svegliai piuttosto tardi, era quasi l'ora di pranzo, e Syria era ancora assente. Ancora stesa tra le candide lenzuola,senza essersi mossa di un millimetro.

Andai a mangiare, attesi attesi e attesi ancora il suo risveglio, ma quel momento non arrivava.

Mi sedetti sul letto,avevo bisogno del suo contatto. La abbracciavo, quasi come se fosse più importante lei dell'ossigeno che mi serviva per vivere. Lei era diversa da tutte le ragazze che avevo avuto, lei mi faceva sentire davvero importante, lei mi dava tutto ciò di cui avevo bisogno.

Il sole aveva iniziato la sua discesa, fra poco avrebbe lasciato lo spazio alla luna. In effetti erano già le sette di sera, e Syria non si era ancora svegliata, tutte le volte che era successo, non ci aveva mai messo così tanto per svegliarsi. I miei pensieri furono interrotti da dei leggeri colpi alla porta, qualcuno stava bussando. Andai ad aprire, era Miriam.

"Hei Nate, sono venuta a vedere come sta"
"Non si è ancora svegliata, entra pure, è ancora sul letto" lei annuì ed entrò nella stanza. Si diresse subito da Syria, e si sedette ai piedi del letto, non diceva niente, la fissava e basta. Poi ad un tratto mise fine al silenzio.

"Non ci ha mai messo così tanto, vero?"
"No.. di solito dormiva per due- tre ore, una notte al massimo.."
"Cavoli, sono davvero preoccupata.."
"Anche io.. basta, non rimarrò qui un minuto di più senza far niente, la porto in ospedale"

"Vengo con te"

"No tranquilla, non ce n'è bisogno, sono certo che avrai bisogno di riposare per quel pancione"
"Non importa, voglio essere lì e sapere cosa le sta succedendo se i medici lo capiranno" annuii semplicemente, ormai aveva deciso, e quando Miriam prendeva una decisione, non c'era niente che potesse farle cambiare idea, quindi era inutile che mi opponessi. Avvisammo Jack e gli altri, e ci dirigemmo all'ospedale. Arrivati lì, un'infermiera ci accolse dolcemente.

"Salve come posso aiutarvi?"
"Beh c'è la mia ragazza in macchina, ha perso i sensi da un bel po' di tempo ormai" la signorina si mise subito all'opera, mandando delle persone a prenderla, io andai con loro, non l'avrei mai lasciata sola nelle mani di sconosciuti.

La portammo in una stanza, la posarono su un letto e iniziarono a farle dei test, la pressione, poi le analisi del sangue e così via dicendo. Avevamo a disposizione un altro letto in quella stanza, su cui ovviamente feci accomodare Miriam, io mi avvicinai una sedia al letto di Syria e mi ci sedetti. Le presi una mano, che racchiusi come un oggetto prezioso tra le mie, pregando che stesse bene, che si sarebbe svegliata da un momento all'altro, riscaldando la stanza col suo meraviglioso sorriso. Ma quel momento non arrivava ancora. Si aprì la porta, ed entrò un dottore che mi sorrise.

"Lei è stabile, è fuori pericolo, quindi dovrebbe risvegliarsi"

"Grazie al cielo" seguii il dottore in un'altra stanza, raccontandogli dei precedenti episodi che aveva avuto Syria, dei suoi mal di testa, della perdita della vista, insomma tutto ciò che riuscissi a ricordare. Lui prendeva appunti, scriveva tutto ciò che dicevo per preparare la sua cartella clinica. Appena ricevette tutte le informazioni necessarie, mi concesse di tornare in camera. Aprii la porta e appena entrai riconobbi i miei amici.

"Hei ragazzi" li salutai sorridendo.

"Siamo venuti a vedere come sta"

"Beh, come avete visto è ancora così.." risposi sedendomi nel minuscolo spazietto al lato ai suoi piedi. Anche se il dottore aveva cercato di tranquillizzarmi dicendomi che fosse fuori pericolo, io non ero affatto tranquillo. Questi episodi si ripetevano troppo frequentemente, e ogni volta peggioravano sempre più, ma questo stava superando ogni limite.

"Hei Nate, tutto ok?" era Andrew che aveva notato la mia preoccupazione, sorrisi e annuii, fingevo ovviamente, lui mi fulminò con gli occhi, non potevo mentirgli.

"No, hai ragione, non va per niente bene, perchè non si sveglia?"
"Dai, sono certo che ti stai preoccupando per niente, si sveglierà presto"

"Probabilmente hai ragione.."

Era finita l'ora delle visite già da un po', io rimasi lì con lei e gli infermieri vennero letteralmente a cacciare i ragazzi. Dopo cena, mi avvicinai a Syria che dormiva ancora e ancora, le lasciai un bacio, le parlavo anche se non mi sentiva, o forse si, chi lo sa. Le diedi la buona notte e mi stesi nel letto accanto al suo. Pregavo, pregavo perchè si svegliasse, lo sentivo dentro che c'era qualcosa che non andava. Sfinito e stonato dai pensieri, mi addormentai.

La mattina dopo mi svegliai, e lei era ancora lì, nella stessa posizione. Non si era mossa di un millimetro, non si era ancora svegliata. Panico, ora ero davvero in preda al panico. Mi diressi dal dottore, dovevamo fare qualcosa. Mi disse che avevano già programmato di fare ulteriori test, test più completi. La misero stesa su una barella e la portarono in giro, io la seguii per i primi esami, ma verso l'ora di pranzo mi allontanai per andare a mangiare e quando tornai non sapevo più dove cercarla. Mi diressi in camera e aspettai lì il suo ritorno. Nel frattempo tornarono Miriam, Jack, Andrew e Alessandra che ci aveva raggiunto lì, visto che aveva saputo che Syria non si svegliava e aveva una pausa dal lavoro.

Un'altra giornata stava passando, erano circa le sei del pomeriggio, io e i ragazzi ci dirigemmo a prendere qualcosa da mangiare, le ragazze rimasero in stanza casomai la mia piccola si fosse svegliata.

Quando ormai stavamo tornando,trovai il dottore con dei fogli in mano, fermo davanti alla porta della stanza dove c'era Syria. Mi avvicinai a lui, avevo capito che avevano scoperto quale fosse il problema della mia ragazza. Lui mi vide, e con un'evidente difficoltà iniziò a parlare.

"Abbiamo scoperto cos'ha la signorina" non prometteva niente di buono, niente affatto.

"Allora?"

"Beh ha una massa al cervello, in un punto davvero delicato, inoperabile devo ammettere, ci abbiamo messo così tanto a scoprirlo poichè la ragazza è incinta, ed essendo incinta un tumore era la prima cosa che avevamo escluso" una, due, tre frecce mi erano state conficcate nel cuore. Un tumore, la cosa peggiore che potevano comunicarmi, e un figlio, la cosa migliore che potesse capitarmi. Iniziai a piangere, perchè? Perchè ora che eravamo così felici doveva succedere questa sciagura? Salutai il dottore, ed entrai nella stanza per comunicare agli altri ciò che il dottore aveva appena comunicato a me.

 

P.O.V. Syria

 

Aprii gli occhi, mi faceva male tutto, i muscoli erano atrofizzati. Mi misi seduta sul letto, stropicciandomi gli occhi, quel letto bianco, vicino al candido muro, di fronte al chiaro armadio. Tutto bianco, tutto così luminoso, quasi accecante. Non capivo dove fossi.

"Ma dove siamo?" chiesi alle mie amiche, che non si erano ancora accorte del mio ritorno dal lungo sonno.

"Syria!" Alessandra con la gioia disegnata sul viso si fiondò su di me.

"Ai, fai piano, sono tutta indolensita"

"Finalmente ti sei svegliata!"

"Finalmente? Perchè per quanto ho dormito?"

"Forse anche troppo, Nate era così preoccupato per te!" in quel momento, quasi come se avesse sentito che stavamo parlando di lui, entrò nella stanza. Aveva gli occhi rossi, stava piangendo, era un fiume in piena.

"Nate, che succede?" chiesi preoccupata. Appena i suoi occhi incrociarono i miei, smise subito di piangere, e corse ad abbracciarmi.

"Mi hai fatto preoccupare così tanto, grazie al cielo ti sei svegliata!" mi stringeva forte, un abbraccio strano, sembrava quasi che avesse avuto una carenza di affetto, e ora dovesse recuperarlo tutto in quel momento.

"Mi dispiace.. ma cos'è successo? Come mai piangevi?"

"Bhe perchè.. mi hanno appena detto che sei incinta!" lui sorrideva per questo, ma io stavo per avere un infarto.

"I-incinta?!" balbettai. Un bambino? Un figlio? Mia madre mi avrebbe uccisa, per non parlare delle grandi responsabilità. Io amavo i bambini, ma no, non ero affatto pronta per averne uno tutto mio. Diamine, avrei compiuto solo diciotto anni fra qualche giorno. Ma la gioia che trasmetteva Nate a quella notizia mi contagiò, anche se percepivo qualcosa di strano,c'era qualcos'altro che mi doveva dire, e questa non sembrava una buona notizia. Guardai le mie amiche, i miei occhi erano spalancati.

"Si,ma non ne sembri molto contenta" disse Nate, stupito della mia reazione.

"M-ma Nate io compio diciott'anni fra poco, avere un figlio è una grande responsabilità! E mia mamma, come farò a dirglielo? Mi ucciderà!"

"Hai ragione.. non avevo considerato questi particolari.."

"Alla faccia dei particolari!" si intromise Alessandra. Entrarono Jack e Andrew, che furono subito informati della notizia.

"Nate, ma com'è successo!?" fu Jack a parlare.

"Beh sai quando due persone si amano.." stava rispondendo Nate scherzando.

"So come succede! Non era quello che intendevo! Non avete usato le precauzioni?!" Alessandra e Miriam si vennero a sedere accanto a me, e ridevamo di gusto a quella scena. Nate era diventato più rosso di un peperone, mentre Jack lo rimproverava.

"Ma io le ho usate!" disse guardandomi per ricevere conferma. Io annuii.

"E ti devo insegnare anche ad usarle?!" io scoppiai in una sonora risata, Nate era adorabile tutto imbarazzato.

"Jack ma non sono mica nato ieri! Le so usare, e le abbiamo usate!" quando tutti si calmarono, cercammo un modo per dirlo a mia mamma, non era affatto uno scherzo, si sarebbe arrabbiata molto, e non ne aveva tutti i torti. Per quanto sperassi il contrario, non riuscimmo a pensare a nulla per avvertirla.

L'orario delle visite era terminato, ed entrarono i medici per visitarmi. Nate li portò un attimo fuori per parlargli, prima che mi potessero dire qualcosa.

 

P.O.V. Nate

 

Portai fuori i medici, Syria non doveva sapere del tumore, non ora.

"Dottore la prego, non le dica del tumore, lo farò io appena sarà opportuno"
"È mio dovere informare la ragazza"
"No la prego, la supplico, per favore"

"Le posso dare cinque giorni al massimo, poi dovrà saperlo, fra una settimana inizierà la chemioterapia"

"Va bene, grazie mille" terminata la conversazione entrammo subito, non volevo che Syria iniziasse a sospettare qualcosa. Appena la vidi, mi lanciò un'occhiata, voleva sapere quale fosse il motivo per cui avevo portato fuori i medici, ma io non glie lo avrei detto. Scossi la testa, e sorrisi. La visitarono e dopo poco tempo eravamo finalmente soli. Mi stesi nel letto con lei, ci entravamo a malapena.

"Nate, ma se ora sto bene perchè non mi dimettono?" non avevo tenuto in conto le sue domande, ovviamente avrebbe voluto sapere.

"Tranquilla, vorranno solo fare altri controlli"

"Va bene" mi sorrise, dio quanto mi erano mancati quei sorrisi.

"Mi sei mancata in questi giorni"
"Amore mio" sussurrò prima di baciarmi. Le sue piccole mani mi incorniciarono il viso, le sue gambe attorcigliate alle mie, ero in paradiso. Quel bacio era meglio di qualsiasi medicina, e quasi mi fece dimenticare tutti i problemi che stavano incombendo. Per avvicinarla ancora di più a me posai la mano sul suo fianco, che poi finì sulla sua pancia. Gemette, allora mi staccai per guardarla.
"Che c'è?" chiesi dubbioso in risposta a quel gemito.

"Ho sentito uno strano brivido non appena hai toccato la mia pancia" venne un brivido anche a me, e diressi il mio sguardo sul suo ventre, accarezzandolo leggermente.

"Mi ero quasi dimenticato di cosa crescerà qui dentro"

"Mio Dio.. non posso ancora crederci,un figlio"
"Nostro figlio" la corressi.

"Già.. secondo te quando è successo?" chiese ridacchiando.
"Chi lo sa, magari quella volta in cucina, o sul divano, o sulla lavatrice" iniziammo a ridere cercando di non fare troppo rumore.

"O quella volta sul tetto di casa" suggerì lei.

"Diciamo che ce ne sono parecchie di possibilità tra cui scegliere" risposi continuando a ridacchiare. Si voltò per guardare l'orario, erano solo le nove e dieci di sera, e già avevano spento le luci per andare a dormire. Ma noi non volevamo dormire. Mi sorrise molto maliziosamente, mordicchiandosi il labbro, facendo intendere il suo desiderio. Sorrisi altrettanto. Fece perdere la sua mano nei miei capelli, facendo premere il mio viso contro il suo. Io ridacchiai.

"Sei insaziabile" sussurrai divertito sulle sue labbra.

"Non mi sazierò mai di te, mio caro" rispose sorridendo,ero preso dall'eccitazione, non potevo immaginare di sentire niente di più bello. 



Salve a tutti! E davvero scusate il ritardo, ma è stato un pessimo periodo.. comunque sia, ecco qui il nuovo capitolo! e insomma lascio a voi tutti i commenti/pensieri e tutto il resto, sono davvero curiosa di sapere cosa ne pensate, non lasciatemi sulle spine! Fatemi sapere! Come sempre grazie a tutti coloro che leggono o recensiscono o semplicemente mi sopportano, grazie grazie grazie! alla prossima! :D
Baci Fun_for_life_ <3 

  
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