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Autore: 341 KC    22/12/2013    1 recensioni
Questa storia racconta di Tom&Bill e di tutti i personaggi che ruotano intorno alle loro vite.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Bill Kaulitz, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest, Tematiche delicate
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°~Primo Capitolo~°
3 marzo 2013
Sono quasi passati 3 mesi da quando conosco Bill. Ed è più o meno da quella sera che non scrivo più niente in questo diario. Quasi tutti i pomeriggi usciamo. Andiamo al cinema, al parco, o semplicemente facciamo i compiti assieme. Avere lui è come avere un fratello grande che ti vuole sempre bene. Domani sera mi ha invitato a dormire a casa sua. Ha detto che mi deve parlare. Io non sono preoccupato, ma non so come sentirmi.
Se mi dovesse dire che non vuole più essere mio amico non so che farei, non posso stare senza di lui.
Lui è tutto.
Tomi.
 
Simone era molto felice dell’amicizia dei due ragazzi. Da quando Tomi aveva conosciuto quel Bill il suo umore era migliorato e ogni giorno andava meglio, quindi non aveva avuto nulla in contrario ad acconsentire al figlio di passare la notte a casa dell’amico.
Tomi preparò lo zaino. Vestiti di cambio, pigiama e diario (tanto per non sbagliare).
Verso le 17.40 lo passò a prendere Bill sul suo motorino.
Quando arrivarono a casa, il moro lo trascinò direttamente in camera sua non lasciando neanche la possibilità a Tomi di fare conoscenza della famiglia dell’amico.
Appena entrati chiuse la porta a chiave, si girò verso Tomi, che era visibilmente confuso, e con sguardo severo iniziò a parlare.
“Tomi, noi siamo amici da mesi ormai.”
“Sono quasi tre.”
“Già.” – e qui sorrise ripensando a tutti i bei momenti passanti insieme all’amico – “E penso che sia giunto il momento di parlarti un po’ di me e della mia storia.” Disse tornando improvvisamente serio.”Quelli che hai visto in salotto di sotto non sono i miei veri genitori. Sono la mia famiglia affidataria. Per questo sono arrivato a metà anno. Quando ero piccolo i miei hanno avuto un sacco di problemi. Mio padre si ubriacava di continuo e di lui ricordo principalmente l’odore di alcool che emanava la sua bocca le volte che mi prendeva in braccio. Quando avevo 6 anni mia madre si trasferì dal suo amante di quel momento e mi portò con lei. Entrambi avevano una dipendenza dalla cocaina, e bhe, capirai che non era posto per me. Dopo un anno passato con loro, una notte uscii di casa e mi incamminai per la strada, non sapendo neanche dove portasse. Non ero neancora mai andato a scuola. La polizia mi trovò dopo non molto. Stupidamente gli dissi il mio nome e dove abitavo. Mi riportarono a casa da mia madre, ma entrati in casa si resero conto delle condizione in cui vivevamo. Chiamarono i servizi sociali e ricontattarono mio padre e diedero a lui la mia tutela. Pensando, non so, che da lui avrei vissuto meglio. All’inizio andò bene. Iniziai ad andare a scuola. Due anni in ritardo. Mi piaceva, ma vedevo la spensieratezza negli occhi degli altri bambini, mentre io non ce l’avevo quella leggerezza con cui affrontavano la vita. E questo mi faceva male. Ma nonostante questo per qualche anno tutto proseguì in modo tranquillo.” – qui sospirò – “Poi mio padre ricominciò a bere. E tutta la merda tornò. E tornò anche la paura. I servizi sociali, che tenevano mio padre sotto controllo se ne accorsero e mi portarono via. Da quel momento ho viaggiato da una famiglia all’altra, fino a questa, che ha persino l’intenzione di adottarmi. I miei genitori non so che fine abbiano fatto. Non li ho più rivisti.” Finto il racconto una lacrima amara scivolò sulla guancia di Bill, venendo subito asciugata dalla mano di Tomi. Era stato in silenzio per tutto il racconto, ascoltando con attenzione. Dopo svariati minuti di silenzio prese coraggio e parlò.
“Santo cielo, non avrei mai pensato che avessi un passato così difficile…” Guardò Bill che aveva lo sguardo basso e l’aspetto di qualcuno che nella sua vita di amore non ne aveva mai ricevuto. Tomi in quel momento si sentì un sacco fortunato ad avere una madre come Simone e provò una compassione immensa per l’amico.
“Vieni qui cucciolo, fatti abbracciare.” Con queste parole Tomi lo prese tra le braccia facendo appoggiare il suo viso nell’incavo del suo collo. A quel tocco tanto dolce Bill si mise a piangere, liberandosi di tutte quelle lacrime e di quel dolore che in quegl’anni aveva tenuto nascosto a tutti.
Rimasero fermi in quell’abbraccio per una buona mezz’ora dondolandosi in quell’aurea di tenerezza che si era creata.
Toc toc toc
“Ragazzi! La cena è pronta! Bill, ci devi presentare al tuo nuovo amico!”
“Arriviamo subito!”
Bill si staccò. Aveva ancora gli occhi lucidi, ma la malinconia che prima aleggiava intorno a lui sembrava essere sparita.
“Grazie Tomi per avermi ascoltato. Grazie per starmi sempre vicino.” disse sorridendogli languidamente.
“Sei il mio migliore amico Bill. Tu hai bisogno di me quanto io ne ho di te.”
“Hai ragione. Questi mesi mi hanno fatto capire un sacco di cose, sai Tomi. Ho capito che senza di te non posso vivere, la mia vita non ha un senso se tu non ne fai parte.”
*Ma quanto è dolce questo ragazzo? Cosa ho fatto per meritarmi un amico simile?*
Bill e Tomi si erano persi ognuno negli occhi dell’altro, non riuscendo a staccarsi. Riconoscevano nell’altro la propria anima gemella, ma vennero disturbati da quella voce che poco prima li aveva chiamati per la cena.
“Allora ragazzi, non venite?”
Si risvegliarono quasi da una trance. Bill si alzò e andò ad aprire la porta.
“Eccoci. Arriviamo. “
 
 
La sera si ritrovarono entrambi nello stesso letto a parlare di quello che gli sarebbe piaciuto di fare il giorno dopo. Alla fine optarono per andare al parco. Si girarono l’uno di fronte all’altro e i loro visi erano talmente vicini che ognuno sentiva il respiro dell’altro.
“Tomi.”
”Sì?”
“Ti posso fare una domanda?”
“Certo che puoi.”
“Anche se è una domanda un po’ personale?”
“Dimmi tutto Bill, non fare il misterioso.”
“Ok… Tomi, a te piace qualcuno?”
Questa domanda prese il piccolo Tomi alla sprovvista. Si sarebbe aspettato qualunque domanda, ma non quel genere di domande. Quelle che riguardano i sentimenti. La verità è che non lo sapeva. In quei giorni non riusciva a decifrare i segnali che gli mandava il cuore.
“Uhmm… Non lo so.” disse sinceramente “In questo periodo non ci sto capendo niente. E a te Bill?”
“A me cosa?”
“A te piace qualcuno?”
“Sì. E anche tanto.”
“E chi è? La conosco?”
“Bhe, sì. Ma non è una ragazza.”
“Ah no?”
“Ti crea qualche problema che mi piacciano i ragazzi?”
“No, perché? Neanche a me piacciono le ragazze.”
“Dici sul serio?”
“Certo che sono serio. Non ti mentirei mai.”
“Sei un sacco dolce Tomi.”
Accarezzò la guancia al moro che a quel tocco chiuse gli occhi per la bellezza di quel tocco, per la dolcezza. “Sai Bill, sì, credo che qualcuno piaccia anche a me.”
*Non mi posso più mentire. Io voglio bene a lui, a me piace lui. E magari sono io quello che gli piace.*
“E lo conosco?”
“Sì, assolutamente.”
“E com’è?”
“Bellissimo. Ha il sorriso più bello di tutti, ed è quello che si veste meglio di tutta la scuola.”
“Ma è impossibile Tomi.” –disse Bill senza rendersi conto di quello che stava per succedere- “sono io quello che si veste meglio di tutta la scuola.”
“Proprio così.” detto questo annullò la distanza tra le loro labbra e baciò l’amico come era mesi che inconsciamente voleva fare.
Bill lo abbracciò e si mise sopra di lui non staccandosi mai da quel dolce bacio.
Dopo svariati minuti si staccarono con uno schiocco secco. Entrambi avevano le labbra un po’ gonfie e rosse e le guance tinti di rosso dalla vergogna.
“Bill, è stato stupendo.”
“Tomi… tu sei stupendo.” disse posandogli un leggero bacio sul collo. “Fin dal primo giorno in cui ti ho visto ho capito che eri tu. Eri bellissimo e diverso dagli altri. I tuoi rasta, il tuo piccolo piercing sul labbro. Tutto di te è perfetto. Poi mi hai conquistato con la tua dolcezza, mi hai conquistato standomi sempre accanto. Nei momenti difficili e in quelli belli. Grazie per tutto.” e posò di nuovo le sue labbra su quelle dell’amico.
“Hai finito di farmi complimenti?”
“Sono tutti sinceri. È quello che sento.”
“Ora tocca a me. Sai, ora capisco. Ti sono venuto a parlare perché qualcosa in me sapeva di già quello che la mia mente non era neancora pronta a sentirsi dire. I tuoi capelli neri, il tuo profumo Bill. Non c’è niente di te che non mi piaccia immensamente.”
Quelle dichiarazioni non fecero altro che aumentare ancora di più il desiderio che ognuno aveva dell’altro. Bill, che era ancora sopra al più piccolo lasciò tanti baci umidi sulla sua mascella. Continuarono così, baciandosi, accarezzandosi, amandosi, finchè la stanchezza non li fece addormentare uno abbracciato all’altro in quel lettino.
 
 
Bill fu il primo a svegliarsi la mattina seguente. Un flebile raggio di sole illuminava lo splendido volto di Tom. Bill si incantò ammirando la bellezza del suo amico, o meglio, della persona di cui era innamorato. Si mise a pensare a quanto era fortunato ad averlo trovato. E pensò che finalmente la parte schifosa della sua vita era finita.
Diede un bacio leggere sulla guancia di Tomi, che aprì piano gli occhi godendosi ogni istante di quella splendida mattina. Svegliarsi accanto alla persona che amava era la sensazione più bella che avesse mai provato.
“A che pensi Bill?”
“A quando sono stato fortunato a conoscerti.”
Tom si mise a sedere sul letto baciando Bill sulle sue labbra morbide.
“Dai cucciolo, adesso dobbiamo prepararci. Avevamo detto di andare al parco, no?”
Detto questo i ragazzi si alzarono, si vestirono e scesero a fare colazione.
“Buongiorno ragazzi. Dormito bene?”
“Sì, grazie signora.” Rispose Tom sfoderando il suo splendido sorriso.
“Avete qualcosa in programma per oggi?”
“Sì, pensavamo di andare a fare un giro al parco.”
“Mi sembra un splendida idea. Oggi c’è anche un bel sole.”
Quando ebbero finito si infilarono le scarpe e uscirono.
 
Bill era sdraiato sul prato e Tom aveva la testa appoggiata sulle sue gambe. Si tenevano la mano per sentirsi uniti, insieme contro tutti, contro tutto il mondo. Bill gli stava accarezzando quei rasta che tanto amava.
“Tomi… Ti va di uscire uno di questi giorni?”
“Ma Bill, noi usciamo sempre. Perché adesso me lo chiedi?”
“Perché adesso è diverso. Fra di noi voglio dire. Adesso non siamo più semplici amici.”
“Pensi che le cose cambieranno?”
“Probabilmente sì, ma in meglio. Ne sono sicuro.” e dicendo questo poso un dolce bacio sulla fronte del rasta.
“Sì, voglio uscire con te Bill.”
Per un po’ stettero in silenzio, godendosi quei momenti di tranquillità.
“Bill, pensi che lo debba dire a mia mamma?”
“Se pensi che lei possa capire, sì. Dovrebbe essere felice di saperti contento.”
“Già. Non credo che per lei ci siano problemi.” disse annuendo con la testa.
“E i tuoi genitori, cioè… La tua famiglia affidataria… Glielo pensi di dire che usciamo insieme?”
“No.” rispose secco Bill. “Loro fanno parte della mia vita da solo qualche mese. Non centrano nulla con me.”
“E se ti adottano?”
“Se mi adottano forse potrei iniziare a parlare con loro.”
“Capisco. E quindi Bill… Quando è che mi vorresti portare fuori?” chiese con il suo sorriso sornione.
“Che ne dici di domani? Puoi?”
“Sì, se adesso torniamo a casa e ci mettiamo a studiare.” – Bill sbuffò – “Bill lo sai! Domani abbiamo la verifica di storia. Tu ne sai qualcosa della seconda guerra mondiale? Io no, quindi forza. Alziamoci e andiamo!”
Di malavoglia si alzarono e si incamminarono.
 
22.01
“Tomiiiii  ti prego basta! Non ne posso più di studiare!”
“Va bene va bene. Teoricamente adesso siamo pronti per la verifica. Se ci va male non so davvero cosa fare. Possiamo ritirarci dalla scuola e andare a fare gli spazzini.” disse sbuffando il rasta. “Basta. Voglio andare a dormire. Resti qui?”
“Sì, se tua mamma è d’accordo.”
“Certo, lei non mi fa mai problemi. Ti prendo il cordless.“
 
“Sono felice di poter rimanere qui a dormire Tomi.”
“Anche io sono felice che resti qui. Vorrei potessi stare sempre con me.”
“Sei la mia anima gemella Tomi.”
“E tu sei la mia Bill.”
Si addormentarono cullati da quell’aurea di amore che si creava ogni volta che si trovavano vicini. 
  
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