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Autore: Yami No Musume    22/12/2013    2 recensioni
Questa è la mia prima fic, quindi siate clementi ^^
Dal testo:
"Ti odio. E' tutto quello che riesco a dire pensando a te. Odio te e quelle tue ultime parole, pronunciate fra le mie braccia. Quelle parole, appena sussurrate, ma che sono giunte ugualmente alle mie orecchie. Sempre rivolte a lui, quel ragazzo, che mi ha sempre eclissata. E' sempre stato lui il motivo delle tue attenzioni." Spero di avervi incuriositi almeno un po' ^^
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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~~Ti odio. E' tutto quello che riesco a dire pensando a te.
Odio te e quelle tue ultime parole, pronunciate fra le mie braccia.
Quelle parole, appena sussurrate, ma che sono giunte ugualmente alle mie orecchie.
Sempre rivolte a lui, quel ragazzo, che mi ha sempre eclissata.
E' sempre stato lui il motivo delle tue attenzioni.
Che ha sempre eclissato me, la tua sorellina, nomignolo che dicevo di odiare, ma che in realtà ho sempre desiderato sentire pronunciato dalle tue labbra. Non mi hai mai accontentata.
Sembra quasi tu ti vergognassi di me. Forse davvero ti vergognavi.
Già per te era tremendo avere come padre un demone. Ti vergognavi di essere suo figlio, figlio di un mostro. Io non comprendevo la tua strana reazione, quando le persone parlavano male di nostro padre. Scappavi, infuriato, e smettevi improvvisamente di parlarmi. Non capivo il perché del tuo improvviso odiarmi. Non capivo, perché ero ancora una bambina. Non sapevo chi fosse nostro padre, tu ti sei sempre rifiutato di dirmelo. Ho dovuto scoprirlo da sola.
Quando avevo otto anni, tu conoscesti Rufy, ed è allora che sei cambiato. Già prima non mi consideravi più di tanto, anche se io cercavo in tutte le maniere di piacerti. Poi quando ti vidi con Rufy pensavo ignorassi anche lui. All'inizio ti comportavi con lui come con me. Ma qualcosa nel vostro rapporto cambiò. Cominciasti ad adorare quel ragazzino. Ed io venni completamente messa da parte. Non mi consideravi, non mi parlavi e quando mi parlavi raccontavi sempre di Rufy e di Sabo, un altro ragazzo, e delle vostre mirabolanti avventure. Io stavo ad ascoltarti attentamente, godendomi quei pochi momenti in cui mi sentivo davvero tua sorella, anche se stavo semplicemente in silenzio ad osservarti. Ma il tutto non durava più di un paio di giorni, poi tornavi a ignorarmi, nonostante io cercassi continuamente di fare colpo su di te.
Ricordo perfettamente quel giorno. Il giorno in cui decisi che avrei smesso. Il giorno in cui avrei smesso di cercare di piacerti, il giorno in cui me ne sarei finalmente andata da quel covo. Avevo solo dodici anni, tu ne avevi già quattordici. Raccolsi quei pochi oggetti che possedevo, tra quegli oggetti, una nostra foto da bambini, quando ancora non conoscevi Rufy e Sabo. Eravamo felici in quella foto. Ero felice, rettifico. Tu eri abbastanza annoiato. Non sorridevi mai, dicevi che era da stupidi. Ma a me quella foto piaceva comunque, nonostante la tua espressione, alquanto buffa, direi. Già, quella foto, la foto che bruciai subito dopo, rendendomi conto dell'odio che mi stava lentamente consumando. L'odio nei tuo confronti, che mi portò a scappare da quel luogo dove alloggiavamo io, te e quei due ragazzini. Me ne andai, conscia del pericolo che stavo correndo attraversando da sola il monte Corbo. Ma non mi interessava, tutto ciò che desideravo in quel momento era andarmene. Lasciai un biglietto sul tavolino, ti avevo lasciato un messaggio prima di andare via.
“Addio Ace. Non riesco a vivere con te e quei due ragazzini. Non più. Non sopporto le attenzioni che rivolgi a quei due. Non ce la faccio più, davvero. Non riesco a vederti con loro. Ormai non hai più bisogno della tua sorellina, no? Siete fratelli, adesso. Io non ti servo più, giusto? A che servono queste domande, tanto non mi risponderai. Non cercarmi. Oh, a che serve dirtelo, tanto non lo farai.
Yami.”
Evidentemente, mi hai preso in parola quando ti ho detto di non cercarmi. Perché da quel momento non ti ho più visto. Ero scappata nella speranza di non rivederti, ma in fondo, forse, speravo che venissi a cercarmi. Chissà, magari mi hai cercato, ma ne dubito. No, di certo non lo hai fatto. Eri troppo occupato con quei due, per trovare la tua sorellina scomparsa.
Sei anni. Sei anni sono passati da quando sono scappata. E tu niente, non ti sei mai fatto vedere. Mi giunse la notizia, un giorno, che tu eri salpato per il Grande Blu. Già, fantastico. Decisi di salpare anch'io. Non so per quale ragione decisi di fare il grande passo, forse un istante di momentanea follia. O forse speravo di rivederti. Chissà, non lo so neppure io. Avevo una nave, dei compagni fedeli. Ero felice. Più felice di quanto non fossi mai stata. Poi mi giunse la notizia. Portogas D. Ace era stato catturato e condannato alla pubblica esecuzione. Mi si spezzò il cuore. Non so perché. Io ti odiavo, e tutt'ora ti odio, ma quando mi dissero di te, provai il desiderio di rivederti, di salvarti. Perché ti odiavo, si, ma in fondo eri pur sempre mio fratello. Così arrivai ad Impel Down, poi a Marineford, e scatenai involontariamente la più grande guerra della storia della pirateria. Tutto questo per sentirti pronunciare la frase che mi spezzò definitivamente il cuore.
“Yami, sono stato un pessimo fratello. Me ne rendo conto perfettamente. Ma non posso più rimediare ormai. So di essermi guadagnato il tuo odio. Solo, ti chiedo un ultimo favore. Dì a Rufy che mi dispiace. Mi dispiace non poter vedere il suo sogno realizzarsi. Mi dispiace. Sai, non ti ho mai visto crescere. Avrei voluto farlo. Ma sei scappata. Dirti che ti ho cercata, sarebbe inutile, non mi crederesti. Sei una così bella ragazza. E ora hai anche realizzato il tuo sogno, no? Sono felice per te, Yami...”
Già, avevi ragione. Avevo realizzato il mio sogno. In quel preciso istante in cui ti accasciasti a terra, quando la vita ti aveva ormai abbandonato, il mio sogno si realizzò. Il mio più grande sogno, sin da quando scappai dal covo dei banditi, era vederti morire. Si, lo so, è un po' strano detto da una ragazza rivolta al fratello. Ma anche se ti odiavo, in quei sei anni in cui siamo stati lontani, in me cresceva il desiderio di rivederti. Cresceva, cresceva, fino a diventare insopportabile. Ma io mi ostinavo a negare di avere un fratello. Mi ostinavo a odiarti. E vederti morire tra le mie braccia mi ha distrutta. Ma la cosa che mi ha davvero fatto capire di essere stata una stupida, sono quelle tue ultime parole, pronunciate con un filo di voce. Ho capito che tu a quel ragazzo tenevi davvero, e che in fondo tenevi anche a me. Ma io sono stata troppo ingenua ed egoista per accorgermene.
Non riesco a pensare ad altro. Ti odio. Ti odio più di ogni altra cosa al mondo. Ti odio, si, ma le lacrime sgorgano libere dai miei occhi, e, sinceramente, non so perché. Non riesco a trattenerle. Inutile provarci. Il mio corpo è scosso dai singhiozzi, e vedere il tuo corpo disteso a terra, con un sorriso dipinto sul volto, fa male. Per una volta, una sola volta nella vita, voglio lasciarmi andare. Voglio esternare tutti i sentimenti che finora mi sono tenuta dentro, tutto l'odio che ho provato nella vita, misti all'amore fraterno che nonostante tutto continuo a provare, e che in questo momento permette alle lacrime che mai hanno rigato il mio volto di sgorgare libere. Voglio solo rivederti. Mi spiego meglio: io desidero vederti ridere, scherzare, non mi importa con chi, con me o con Rufy e Sabo. Anche se dico di odiarti, sono qui a piangere per te. Ho tentato di salvarti, ma tu ti sei sacrificato per me. In quel momento ho capito una cosa: tu mi amavi davvero. Mentre io come una stupida ho anteposto la gelosia a tutto il resto. Mi amavi a tal punto da sacrificarti per me. Quel momento in cui scappai di casa tu non mi cercasti, perché sapevi che me la sarei cavata da sola, ma eri preoccupato. La notte non riuscivi a dormire, attanagliato dal senso di colpa, eri troppo preoccupato per me. Io desidero rivederti, e non nego che nell'istante in cui sei mancato dalle mie braccia, nel momento in cui la Morte ti ha portato con se nelle spire dell'Inferno, ho pensato seriamente di prendere una drastica decisione. In fondo, mi sarebbe bastato presentarmi davanti a un Ammiraglio, o a un Marine qualsiasi, per rivederti. Ma poi ho pensato alla mia ciurma, ai miei compagni, che mi seguono fedeli sin dall'inizio della mia avventura, e ho deciso di essere forte. Perché, anche se il mio desiderio di riabbracciarti è sempre più forte, è questo che in fondo mi ha spinto a partire per mare. E non posso fare a meno che ringraziarti. Si, perché non ti odio come ho sempre pensato. Ti voglio bene, te ne ho sempre voluto. E adesso quell'odio che mi lacerava l'anima, è stato sostituito dall'amore fraterno che tutt'ora provo nei tuoi confronti. E adesso, mentre alle mie spalle la guerra imperversa, tingendo di rosso le tute dei Marines, ho cambiato idea:
si, perché in fondo,                                
Ti voglio bene, fratellone.

 

Questa, come già detto, è la mia prima fic, quindi vi prego di essere clementi ^^
 Lo so che sostituendo Rufy con Yami (la sorellina del Portgas) ho completamente stravolto la saga di Marineford, ma capitemi, l'ho scritta alle 2 di notte, quindi il mio buonsenso era già andato a farsi benedire. Bhe,spero tanto che questo obrobrio possa essevi piaciuto, e gradirei una recensioncina, anche solo per dirmi quanto faccio schifo e che faccio meglio a ritirarmi ^^ Ringrazio chi ha avuto il coraggio di arrivare fino in fondo e chi eventualmente recensirà.
Ciao ^^
JoJo

 
  
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