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Autore: Fiamma Erin Gaunt    23/12/2013    1 recensioni
Italia, 1655. La peste infuria in tutti i regni centrali. Una bambina sporca, scheletrica e malata viene trovata da Klaus e portata via.
New Orleans, 2013. Arianne Bellin giunge in città distruggendo i fragili equilibri che Klaus ed Elijah credevano di aver trovato.
*****
- Pensavo fossi morta, ho visto la casa bruciare. –
- L’idea era quella di farlo credere a tutti, non sarei qui se non fossi stata altrettanto convincente. –
- Non ti ho vista per tre secoli e mezzo e ripiombi qui come se nulla fosse. –
- Non intendo scusarmi per aver cercato di restare in vita, Elijah. –
*****
- E così la pecorella smarrita è tornata all’ovile. –
- Non mettertici anche tu, Niklaus, ho fatto ciò che era necessario. –
- E chi ti dice che tu sia ancora la benvenuta? –
Inarcò un sopracciglio, - Hai tenuto il quadro. –
Arianne/Elijah/Klaus
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Klaus, Mikael, Nuovo, personaggio, Rebekah, Mikaelson
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cap 3

 

Elijah osservava con la coda dell’occhio i movimenti del più imprevedibile dei suoi fratelli. Per un certo periodo aveva creduto che Arianne sarebbe stata come un balsamo per le profonde ferite affettive di Niklaus, lo rincuorava il vederlo tanto preoccupato per qualcuno che non fosse se stesso, per di più per una piccola umana. Già, per un certo periodo.

Poi lei era cresciuta e aveva scoperto di avvertire una sensazione di benessere ogni volta in cui lo abbracciava e gli si stringeva contro. Pensieri diversi, sconvenienti, e aveva dovuto ripetersi più volte che quella giovane donna non era altro che una sorella acquisita per loro.

Sospirò, tutto quello che era stato non aveva più importanza ormai.

 

 

 

************

 

Italia, 1662

 

 

Elijah stava leggendo quando udì le urla di Arianne. Fuori dalla finestra imperversava un temporale con i fiocchi e la ragazza doveva essersi svegliata a causa dei tuoni. Era successo molte volte durante quegli anni, Arianne non dormiva bene da quella volta in cui l’avevano trovata tra i cadaveri dei suoi famigliari, e sembrava che la pioggia la inquietasse ancora di più.

Mise via il libro, alzandosi dalla poltrona in pelle in cui era sprofondato, e si diresse verso la sua stanza. Socchiuse la porta, sbirciando all’interno con discrezione.

Arianne era seduta sul bordo del letto a baldacchino, le morbide onde corvine arruffate e qualche goccia di sudore che le imperlava leggermente la fronte.

- Elijah, sei tu? – domandò con voce tremante, spostando lo sguardo verso la soglia.

Si fece avanti, chiudendosi dietro il battente in mogano.

- Ti ho sentita urlare. –

La ragazza abbassò lo sguardo, le gote alabastrine coloratesi improvvisamente di un rosa acceso.

- Non era nulla, solo un incubo, scusa se ti ho fatto preoccupare. –

Mosse un paio di passi, incerto. – Non preoccuparti. –

La candida camicia da notte, semitrasparente sotto i raggi lunari, le aderiva al petto e le lasciava scoperta una buona porzione di gambe. Distolse lo sguardo, rimproverandosi mentalmente per come i suoi occhi avevano notato l’aumento delle sue morbide forme femminili.

- Invece mi preoccupo eccome, sono stufa di allarmarvi con questi stupidi incubi. – borbottò.

- Lo sai che per noi non è un problema, è una cosa normale. –

- Normale per una ragazzina, forse, ma io non sono più una bambina, Elijah. – replicò, allargando le braccia come a voler dare dimostrazione di ciò.

- Lo vedo. – mormorò, così piano che per un attimo Arianne si chiese se l’avesse davvero detto o se lo fosse solo immaginato.

- Bene, se è tutto a posto, torno al mio libro. – aggiunse, voltandosi verso la porta.

Aveva la mano sulla maniglia quando la voce di Arianne lo fermò.

- Elijah, aspetta. –

Tornò a guardarla negli occhi.

- Sì? –

- Resteresti con me, per favore? –

Annuì, sdraiandosi accanto a lei e attendendo pazientemente che gli si accoccolasse con la testa sul petto.

- Sempre e per sempre. – assicurò, accarezzandole distrattamente le onde corvine.

Arianne chiuse gli occhi, aspirando il profumo di muschio e pino selvatico dell’uomo: odore di casa. Gli si strinse ancora di più, saggiando la dura consistenza dei muscoli al di sotto della camicia. Elijah … il suo Elijah.

- Elijah, posso farti una domanda? – chiese, rompendo il silenzio che era sceso tra loro.

- Tutto quello che vuoi. –

- Tu mi ami? –

L’Originale s’irrigidì leggermente e, ne era certo, se avesse avuto un cuore pulsante probabilmente avrebbe saltato un battito.

- Certo, come amo Niklaus e Rebekah, siete la mia famiglia. –

Arianne scosse la testa, guardandolo con aria severa negli occhi grigi.

- No, non volevo dire in quel senso. Intendevo questo. – chiarì, alzando la testa quel tanto che bastava per arrivare a catturare quelle labbra perfette che sembravano essere state modellate nel marmo.

Baciare Elijah era diverso rispetto al baciare Niklaus, questa fu la prima cosa che notò. Le sue labbra erano inaspettatamente calde e morbide, accarezzavano le sue con una delicatezza e un’incertezza che Niklaus non aveva mai avuto.

- Arianne, non possiamo. –

L’allontanò con gentilezza, mettendosi a sedere e mettendo una buona distanza tra loro due.

- Bacio così male? – domandò con una punta d’ironia. Non si era aspettata una reazione diversa, l’aveva agognata certo, ma lo conosceva troppo bene. Il cavalleresco Elijah non si sarebbe mai permesso di prendersi libertà come quelle con lei.

- Non dire sciocchezze, sai che non è questo il motivo. –

La fissava con un’aria strana negli occhi castani. Sembrava che interrompere quel contatto gli fosse costato più che a lei.

- E allora qual è? – replicò, fissandolo con uno sguardo arrabbiato che gli ricordava tremendamente quello di Niklaus.

- Sei mia sorella, nostra sorella. – si corresse prontamente.

Arianne alzò gli occhi al cielo, sbuffando.

- Non sono vostra sorella, sono solo la marmocchia che avete salvato da morte certa. Non sono nulla per voi, Elijah, solo la vostra umana da compagnia. – concluse amaramente.

- Questo non è vero … - iniziò a protestare, ma le dita affusolate della ragazza si posarono sulle sue labbra, zittendolo.

- Sai che è così, non sono nulla per voi, non sono vostra sorella. E ora fa una cosa per me, te ne prego. –

Lo fissò con sguardo implorante, quel genere di espressione che sapeva bene essere la sua arma vincente. Non c’era nulla che Elijah fosse in grado di negargli quando lo guardava in quel modo.

- Cosa? –

Tornò ad avvicinarglisi lentamente, finchè le loro labbra non furono talmente vicine da sfiorarsi mentre parlavano.

- Baciami. Non chiedo altro che un casto bacio. – sussurrò a fior di labbra.

Elijah si maledisse per la propria debolezza, ma fissando quella bocca tentatrice non poteva fare altrimenti. Annullò l’esigua distanza che li separava e la trasse a sé, baciandola con gentile fermezza. La vide chiudere gli occhi, cingergli il collo con le braccia e abbandonarsi a lui con cieca fiducia.

 

 

 

*********

 

 

Arianne si fidava di lui più di chiunque altro. Confidava nella sua forza e nella sua protezione e lui l’aveva delusa. Non l’aveva salvata, non c’era riuscito.

Sempre e per sempre nel loro caso era stata nulla meno che una bugia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Eccomi con il nuovo capitolo. Mi scuso per l’attesa, ma ho voluto controllarlo e ricontrollarlo prima di pubblicarlo, perché quando scrivo di Elijah voglio essere certa di rimanere il più IC possibile (e spero vivamente di esserci riuscita). Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che vogluate farmi sapere che ne pensate. Al prossimo.
Baci baci,

                Fiamma Erin Gaunt

  
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