Undici
Enobaria
aveva atteso quel momento per tutta la
giornata, impaziente di scoprire se ciò che aveva letto
negli sguardi degli
Strateghi rispondesse o meno alla realtà. Il momento dei
punteggi, quello che
avrebbe potuto darle una spinta in più verso la vittoria o
affossarla
definitivamente.
-
Nervosa? – le chiese Brutus, sedendosi sul divano
accanto a lei.
-
Non sono mai nervosa. –
-
Bè, mi era sembrato che lo fossi prima della
sessione di valutazione. – insistè.
Gli
rivolse un’occhiata torva, - Quello non era
nervosismo, solo adrenalina. –
L’uomo
soffocò un attacco di risate con un paio di
ironici colpi di tosse, ricevendo in risposta una gomitata nelle
costole che lo
fece trasalire.
-
Vacci piano, tigre. – commentò, bloccandole il
polso prima che lo colpisse nuovamente e avvicinandolesi. Erano a una
manciata
di centimetri di distanza quando sussurrò, fissandola negli
occhi neri come
tizzoni ardenti, - E ora, sei nervosa? –
-
No. –
Si
chinò a baciarle il collo, mordendole gentilmente
un lobo e sentendola fremere contro la sua bocca.
-
E ora? –
Fece
per replicare, ma si rese conto che la voce le
sarebbe uscita fastidiosamente roca, perciò si
schiarì leggermente la gola, -
N- no. –
-
Bugiarda. – le sussurrò a fior di labbra,
divertito da come il suo sguardo non abbandonava neanche per un istante
lui e i
suoi movimenti.
Un
rumore di passi li riportò alla realtà. Brutus
tornò ad addossarsi allo schienale del divano, le gambe
incrociate e la solita
espressione di pigra indifferenza, mentre Enobaria cercava di
regolarizzareil
suo respiro.
Deino
fece il suo ingresso scortata da Jack, che la
guardava con un sorrisetto irritante, come se sapesse perfettamente di
aver
appena interrotto qualcosa e ne fosse molto compiaciuto.
-
Vediamo questi punteggi, ragazzi. – trillò
allegramente la capitolina, accendendo il maxi schermo e accomodandosi
tra
Enobaria e Brutus, apparentemente ignara del disappunto della giovane e
del suo
Mentore.
La
prima immagine fu quella di Julian, il volto
perfetto con indosso un’espressione beffarda, un dieci
lampeggiò sotto di essa.
Venne poi il turno di Charlotte, il volto angelico rovinato solo in
parte da
quella sua aria superba, con un nove. Toccava a Jack.
Enobaria
spiò la sua reazione con la coda
dell’occhio. Il sorrisetto irritante era scomparso e si era
proteso leggermente
verso lo schermo, come a voler accelerare il momento del verdetto. Un
dieci.
Jack si lasciò sfuggire un verso d’esultanza,
mentre Deino si congratulava con
lui e Brutus gli assestava una vigorosa pacca sulla spalla. A lei
però tutto
questo non importava, il chiacchiericcio della capitolina le giungeva
distante
e ovattato, come proveniente da un altro pianeta. Era il momento della
verità,
il suo turno.
Vide
la sua immagine, una ragazza dai tratti
taglienti e lo sguardo duro, terrificante. Il punteggio apparve subito
dopo.
Due cifre, le ci volle un po’ per realizzare che
effettivamente si trattava di
due cifre.
-
Undici, è un undici. – mormorò,
più rivolta a se
stessa che a qualcun altro.
Deino
l’assalì con i suoi complimenti, e per una
volta tanto si ritrovò a pensare che quella donna non era
poi così
insopportabile. Scambiò un’occhiata con Brutus,
che aveva una scintilla
soddisfatta nello sguardo, - Ben fatto, dolcezza. –
Dopo
il punteggio di Rob, un undici anche lui,
Brutus spense lo schermo e fronteggiò i due ragazzi.
-
È venuto il momento di parlare dell’intervista di
domani. – esordì.
Già,
l’intervista. Quel pomeriggio Enobaria aveva
fatto le ultime prove per l’abito che avrebbe indossato.
Doveva ammettere che
ne era stata completamente conquistata. Era un abito sobrio, di un bel
rosso
cupo, che esaltava il suo fisico flessuoso e si sposava bene con i suoi
toni
scuri. Rosso come il sangue, ricordava di aver pensato non appena
l’aveva
visto, e forse era stato proprio questo a farle piacere
l’indumento in modo
particolare.
-
Ricordatevi di dire quanto vi piacciono Capitol
City e i suoi abitanti. – decretò, rivolgendo
un’occhiata eloquente a Enobaria.
Tra i due era lei quella che lo preoccupava maggiormente.
Jack
era un figlio di puttana, ma proprio in quanto
tale era perfettamente in grado di vendersi al pubblico. Enobaria
invece era
tutta un’altra storia, doveva riuscire a catturare il loro
interesse e il suo
atteggiamento sdegnoso e arrogante non sarebbe certo stato un aiuto.
Proprio
come a voler confermare la sua opinione, la
ragazza ribattè con un sorriso beffardo: - Mi piacciono le
costruzioni e il
cibo, ma non la gente. –
-
Non mi interessa se ti piacciono o meno, devi solo
fingere. So che non ti piace chiacchierare di amenità, ma
devi farlo. –
Tornò
poi a rivolgersi a entrambi, lasciando
intendere come ritenesse la discussione chiusa.
-
Lasciate capire quanto siete determinati a
vincere, non abbiate paura di apparire spietati. I capitolini amano un
po’ di
sana ferocia. –
Avevano
adorato lui, che era maestro nell’arte di
spezzare colli a mani nude, non c’era ragione che non
impazzissero per loro.
Jack
ed Enobaria annuirono all’unisono, mostrando
che avevano capito e registrato mentalmente tutte le sue
raccomandazioni.
-
Fantastico, e ora andate a dormire. – decretò,
alzandosi
e raggiungendo il boccale di birra aromatizzata che aveva lasciato sul
tavolo
da pranzo. Lo vuotò con un paio di lunghi sorsi e quando
tornò sul divano
rimase sorpreso di trovarvi ancora Enobaria.
-
Cosa vuoi, tesoro? – domandò, inarcando un
sopracciglio al suo indirizzo.
-
Distrazione. – replicò, lasciando scivolare a
terra la tunica leggera che aveva indossato per la cena.
Spazio
autrice:
Eccoci
con il nuovo capitolo, chiedo scusa per l’attesa,
ma l’ispirazione era scomparsa. Comunque sono nuovamente tra
voi e spero che questo
nuovo capitolo vi sia piaciuto. Vi ricordo che ne mancano quattro alla
fine e
poi valuterò se scrivere una nuova long sui 75esimi Giochi
oppure no. Al
prossimo capitolo.
Baci baci,
Fiamma Erin Gaunt