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Autore: Vella    23/12/2013    8 recensioni
"Non consigliata ai deboli di cuore.
Quanti di voi hanno sempre considerato Mirtilla Malcontenta una povera sfigatella? Persino io lo pensavo. E poi? Cosa è successo? Mirtilla, la nostra fantasmina dei bagni femminili, non è quello che appare. Lei non è mai stata una stupida Corvonero. Il cappello non ha sbagliato a smistarla, la sua intelligenza, infatti, supera i limiti massimi.
E chi può rimanere colpito da tanta astuzia se non Tom Riddle?
Questa che state per leggere è una vera e propria storia, in tutto e per tutto, tradizionale fino al midollo, niente verrà scombussolato e noi, sì, proprio noi, daremo una spiegazione più che valida a tanti fattacci. Com'è che diceva Silente?
Non provare pietà per i morti, Harry. Prova pietà per i vivi e soprattutto per coloro che vivono senza amore ? Chi, infatti, ha mai detto che Lord Voldemort non stesse vivendo per amore? "
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Avery, Mirtilla Malcontenta, Rubeus Hagrid, Tom O. Riddle
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Contesto generale/vago
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Non pioveva. Non pioveva più da qualche ora. Erano le sei del pomeriggio, neanche il solito tramonto risplendeva tra le montagne. Seppur non piovesse, le nuvole rimanevano di un grigio chiaro ed erano davvero grosse, così grosse da dar l'impressione di voler scoppiare prima o poi. Quel paesaggio poco promettente era visibile dalla finestrata in Sala Grande dove il giovane Kar teneva stretta tra le dita una piuma bianca intrisa di inchiostro nero. Gli occhi fissavano un punto preciso, i pensieri, invece, vagavano come mine.
Il ticchettio convulso della piuma che continuava a risuonare tra quelle immense quattro mura, non solo risvegliò i ragazzi attorno, ma in particolare l'amico che si ritrovava di fronte e che con un gesto fugace gliela tolse dalle mani per poi guardarlo trucemente.
«Allora?!» sibilò Alexander.
Kar scosse appena il capo e con forza si riprese la piuma, ritornando nel mondo dell'Astronomia.
«Questa ricerca è davvero una tortura», il giovane grifone avrebbe voluto rispondere a Kar che era proprio lui una vera tortura e che quel giorno non aveva tempo da perdere, soprattutto con i suoi pensieri strani e con quei comportamenti da persona tanto onnisciente.
«E sbrigati». Rispose.
Non aveva riempito neanche mezza pergamena, i libri davanti a lui erano un cumulo di robaccia che proprio non voleva capire. E in molti casi, si sarebbe pensato che tutto ciò era dovuto all'amore, ma il grifone si trovava in una situazione in cui la maggior parte delle cose andavano male eccetto quel sentimento. Sì, anche lui era perso in tanti pensieri strambi ma non lo dava a vedere come Kar. E quindi, quando capì di non poter durare un minuto di più in silenzio e su una materia che trovava alquanto sciocca, rivolse la parola all'altro.
«Fiabetta sta diventando troppo... frivola»
«Sei tu che ti sei accanito, contro di lei. In fondo, se non ricordo male, qualche tempo fa, ti odiava». La risposta pronta e inespressiva che diede Kar, irritò Alexander che cominciò a sentire un prurito alle guance.
«Non darmene una colpa, è lei che ha ceduto troppo presto».
Kar sospirò.
«Cosa vuoi, Alexander? Un consiglio?»
«No, solo un po' di ragione».
«Ma, amico mio, sei così stupido da non riuscire neanche più a differenziare una ragazza per bene da una ragazza frivola, non puoi trarne della ragione, mi spiace».
Alexander posò la piuma sul tavolo e sorrise con convinzione.
«Ah, Kar! Hai ancora tanto da imparare».
Ma Kar non la pensava come lui. Credeva, fermamente, che l'unica persona a dover revisionare se stesso era proprio Alexander.
Eppure non ci badò molto, per lui il grifone tutto pompato, era un caro amico. Conosciuti per sbaglio una sera di primavera nella sala comune. Era il primo anno. Erano due pivelli ancora innocenti.
«Sì. Forse hai ragione. E questa Fiabetta, è amica di Mirtilla». Affermò il rosso, Alexander aguzzò le orecchi ed aggrottò la fronte, sporgendosi verso l'altro.
Kar notò le labbra secche e l'esitazione che stava compiendo.
«Come?» poco più di un sussurro.
«Mirtilla. Si chiama così giusto? Sono due Corvonero e...»
«Sì, sì, esatto. Ma cosa c'entra e come fai a conoscerla?»
«Come faccio a conoscerla, chi?» il gioco di parole fece sorridere Kar che appoggiò il mento sulla mano e si deconcentrò dal resto.
«L'amica di Fiabetta. Come la conosci?»
«Siamo usciti insieme ad Hogsmeade» rise Kar.
«Cosa?» sussurrò, ancora una volta Alexander. Il viso non era né paonazzo, né verde, né giallo. S'era semplicemente immobilizzato.
«Oh, che faccia, amico! Scherzavo! L'ho conosciuta proprio stamattina in corridoio. E' davvero strana».
Esattamente come quando il tempo si ferma e riprende qualche attimo dopo, Alexander, dopo qualche secondo di esitazione, sprofondò in un sorriso che sapeva di sollievo. Rise, unendosi a Kar e poi annuì.
Pel di carota, in fondo, non sapeva neanche lontanamente quanto fosse andato vicino ad una realtà che, purtroppo, non gli apparteneva e mai gli sarebbe appartenuta.



Capelli così lunghi e così rossi, che le ricadevano dolcemente sulle spalle, una massa riccia e incontaminata, un viso pulito e un corpo minuto e formoso. Fiabetta si mordicchiò le labbra nell'attesa di raggiungere la biblioteca; portava con sé una miriade di pergamene e boccette di inchiostro, il suo sguardo vagava per il lungo corridoio ispezionando ogni angolo.
La grande porta giaceva alla fine del suo percorso, sempre bella e sempre imponente. Per raggiungerla non ci volle molto, all'interno vagava il silenzio, pochi ragazzi si aggiravano tra gli scaffali vogliosi di studiare o leggere qualcosa di costruttivo.
Fiabetta, stanca com'era, si affrettò a raggiungere il suo reparto senza prestare attenzione alle occhiatacce eloquenti del custode. Posò il materiale su uno dei tavoli di legno e con un foglietto bianco iniziò a cercare i libri che le servivano urgentemente.
Fermò i capelli in una crocchia attraverso la piuma ed indossò, guardinga, gli occhiali sottili e rettangolari con una spessa cornice nera.
Raramente li usava e quando lo faceva il suo sguardo assomigliava così tanto a quello dell'amica.
Molti, infatti, la credevano l'opposto di Mirtilla, ma in fondo non erano così diverse, tranne per l'astuzia e l'intuito; senza alcun dubbio Fiabetta era sveglia e scaltra ma non abbastanza da prevenire le mosse altrui.
Si sbilanciò troppo, non era abbastanza alta da raggiungere certi scaffali e quindi, involontariamente una pila incompresa di libri le caddero addosso. Si sentì, per pochi attimi, spaesata. Un grosso libro marrone le aveva colpito la testa, facendola barcollare e quasi perdere l'equilibrio, il rumore che provocò quella piccola distrazione, divenne un eco che si espanse per l'intera biblioteca. Le gote si tinsero di rosso proprio come i capelli e velocemente si chinò a raccogliere la pila sadica di libracci.
Non ci mise molto, fu scattante ed agile, le due doti che pochi minuti prima l'avevano totalmente abbandonata. Sospirò, si rimise in piedi ed ebbe un sussulto. Non fu l'unica a sospirare, qualcun altro aveva compito lo stesso gesto dietro di lei, aveva sentito il respiro sul collo. Il fiato caldo le aveva sfiorato appena l'incavo della spalla e quindi istantaneamente la giovane rossa, girò il capo pronta a tirar un ceffone a destra e a manca.
«Oh... sei di nuovo tu». Blaterò che, dopo aver scorto l'interlocutore, girò i tacchi per tornare al tavolo da studio.
«Non mi vedresti di nuovo se non facessi tutto questo baccano. Troppo casino in un'aula di silenzio». ribadì Avery. Il suo viso allungato e i suoi occhi penetranti misero in soggezione la povera Corvonero che, sbuffando sonoramente, urtò con esasperazione il tavolo di legno rovesciando a terra un'intera boccetta di inchiostro nero. Da dove derivasse tanta sbadataggine non lo sapeva neanche lei e questo le diede ancor più sui nervi.
«Sì, mi riferivo proprio a questo». Aggiunse il Serpeverde che in fondo, se la rideva sotto i baffi.
«Serpe, sono due volte in un giorno che t'incontro, cosa vuoi?»
«Prima, di certo, non volevo te». Sottolineò sprezzante.
«Almeno una buona notizia! Ed io che pensavo di aver acquistato, senza volerlo, un altro spasimante segreto!» la superbia e la superficialità di Fiabetta sbalordì non solo Avery, ma anche lei stessa. Alle volte, e lo sapeva, esagerava, soprattutto quando era il nervosismo a prendere il controllo.
Avery alzò un sopracciglio guardandola stranito.
«Non credo che possa, personalmente, provare attrazione verso di te». Fiabetta distorse il labbro superiore e imperterrita disse ciò che apertamente le passava per la testa, era stata punta da quelle parole e dal modo impassibile in cui l'aveva detto:
«E allora tutta questa vicinanza a cosa è dovuta? Non riesci a...» non concluse, il Serpe era avanzato di due passi verso di lei, e così si ritrovarono in un confronto faccia a faccia, dove Fiabetta non aveva chissà quante vie di scampo.
«Volevo osservare con più attenzione la tua goffaggine. Cosa fai? Chiami Alexander? Sarebbe davvero divertente, di nuovo insieme, tutti e tre, dove l'unica a scappare sei tu». Le stava rinfacciando ciò che era successo poche ore prima, quando lui stesso l'aveva invitata ad andarsene e lei aveva obbedito come un bravo cagnolino.
«Ottimo». Sbuffò infine la Corva.
Si allontanò con velocità dal ragazzo e quest'ultimo sorrise, costatando le parole che aveva appena detto: quella bimbetta sapeva solo scappare da situazioni create da lei.
Fiabette lasciò l'inchiostro rovesciato sul pavimento e cambiò tavolo da studio senza guardarlo più. Si sedette, senza mai girarsi.
Passarono circa dieci secondi, neanche il tempo di concretizzare gli ultimi pensieri, diede un'occhiatina alle sue spalle, non riusciva ad essere coerente con se stessa, forse era colpa della sua immensa curiosità.
Rimase a bocca aperta. Aveva il fiatone, perché tutto il tempo in cui si era stata seduta aveva trattenuto il respiro, ed il Serpe non c'era più.
Era ormai sera fuori. E lei, ritornando a guardare i libri e le pergamene, aveva la testa piena di domande e di irritazione.



La cera si stava sciogliendo e cadeva lentamente sul piccolo piattino in ceramica. La candela era sospesa in aria e più si consumava, più diventava inconsumabile, riusciva ad illuminare gran parte della stanza ed anche il viso prosciugato della giovane e strana Mirtilla. Quest'ultima era seduta sul letto a baldacchino e guardava la finestra davanti a sé, non perché era un particolare paesaggio da non perdersi, ma soprattutto dal cielo che da quel celestino sfumato era diventato di un blu così scuro e impenetrabile da causarle crisi di ansia che, a modo suo, cercava di nascondere.
Fiabetta non era ancora ritornata, non era andata in Sala Grande per la cena, era rimasta davvero tutto il tempo lì, così scostata dal mondo.
Come un grillo parlante o una molla nel cervello, sentì un 'crack' che la riportò nel mondo vero e che le diceva apertamente che doveva affrontare la situazione proprio in quel momento. Fino ad allora si era sempre camuffata nella sua maschera di superiorità e di finta santerella, ma di certo non poteva farlo per sempre e, soprattutto, la sua incolumità era in serio pericolo da quella sottospecie di Serpeverde.
Si alzò dal letto, con passo giusto e afferrò la tracolla osservando ancora una volta il baule dei segreti.
Scosse il capo.
Aveva una sola possibilità, e solo una volta poteva giocarsela, scese le scale e sembrò quasi che i quadri le sussurrassero che stesse davvero facendo la cosa giusta, sembrò quasi che le ombre di quel castello la stessero incitando ad uscir fuori dalla Sala Comune. Mirtilla non si fece pregare, seguì quei consigli e dopo aver anche sceso la rampa di scale della torre e il corridoio spettrale le si era parato davanti, capì di star percorrendo la strada più pericoloso e che l'avrebbe potuta uccidere profondamente nell'anima. Sorrise. Era, in fondo, quello che voleva, non avrebbe ucciso solo lei. Non era masochista, non fino a quel punto.
Iniziò a camminare, senza mai sbatter le palpebre, senza mai calar la guardia, aspettava il primo indizio, aspettava la prima mossa che avrebbe compiuto Tom Riddle.
Quando arrivò, le sembrò tutto troppo veloce. Trasalì al tocco della sua mano che le sfiorava la schiena e la incitava a muover il passo fino a diventare un vero e proprio sequestro. Mirtilla non ebbe mai il coraggio di girar il capo, paurosa di scorgere una figura che avrebbe avuto lo scopo di intimorirla. Doveva rimanere lucida.
Non c'era la luna fuori, non c'erano le stelle, il cielo non era tenue e neanche candido, il blu così scuro e impenetrabile aveva il sapore della tempesta e l'erba umida che cominciò a solleticarle le scarpe aveva lo scopo di confonderla.
C'era una capanna, capì che era quella del guardiacaccia, un posto familiare, un orto, un buon profumo di tè caldo e... la Foresta. Mirtilla trasalì e si divincolò dalla mano sulla sua schiena senza volerlo e senza mosse precise, si allontanò velocemente dall'entrata della Foresta ma non ebbe il tempo di concretizzare una fuga. Tom fu più agile e le si parò davanti, quegli occhi così neri incontrarono quelli verdi smeraldo. Mirtilla notò quanto le pupille fossero dilatante e quanto la pelle diafana del ragazzo era sempre più propensa ad ammaliarla.
Se solo non l'avesse odiato più di ogni altra cosa al mondo, si sarebbe lasciata adulare senza sforzo.
«Non dovresti ribellarti» la voce roca e rotta dai pensieri.
«Sì che dovrei.» Il tono di Mirtilla strascicante e sicuro di sé, «Non sei l'unico ad avere le carte in regola, vogliamo distruggerci a vicenda?» Tom indurì i lineamenti del volto e spinse con violenza Mirtilla verso la Foresta, quando lei non ebbe più modo di sottrarsi dalla sua presa ferrea ed esasperante, superò la linea che la rendeva ancora una studentessa senza peccato, subentrarono verso l'interno e lì capì di esser stata erroneamente scoperta.
«Il libro». Disse Tom.
«Dammi prima il diario ed io ...» cominciò la Corva ma non ebbe molte possibilità di continuare.
«No. Caccia quel libro, ragazzina, non sarò così buono per molto a lungo». Mirtilla sospirò e lo guardò ad un metro da lei, erano circondati da alberi alti e impressionanti che coprivano il cielo, e il terriccio umido rendeva il suo equilibrio molto precario. Non capiva perché in quella zona non c'erano animali pronti a squarciarli vivi. Che c'entrava qualcosa con Tom? Quel ragazzo diventava sempre di più un mistero e Mirtilla era stanca, tanto stanca, sia psicologicamente che fisicamente.
«Non ce l'ho, Riddle.» rispose infine. Si guardò attorno e scorse delle grosse radici di un albero che arrivavano quasi a lei, si avvicinò e si sedette su una di esse. Ora doveva solo aspettare.
«Non ce l'hai? Perso? Scomparso? Cerchi ancora di nasconderlo?» ululò il Prefetto, tanto che Mirtilla si guardò attorno per essere certa che nessun essere mostruoso si fosse svegliato dal letargo.
«Non è mai stato di mia proprietà. Tu stai giocando con me, cerchi semplicemente di mettermi a disagio». Pronunciò la mora e non distaccò i suoi occhi dal viso diafano.
Tom si inumidì le labbra e alzò appena la testa verso il cielo coperto.
«Fa freddo questa sera, se tu ti senti a disagio, non è certo colpa mia. Forse dovresti passare una mano sulla coscienza, dovresti capire che quel libro non è un pezzo della tua collezione, non dovrebbe esserci neanche lì».
«O forse sei tu che non vuoi capire. Hai rubato il mio quaderno con sporchi trucchetti da dilettante, eppure continui ad insistere con questo gioco di cattivo gusto. Io non ho quel libro, non so neanche di cosa si tratti e, a dirla tutta, tu non sai nemmeno cosa è quella collezione. Quindi, perché non ritorniamo ad evitarci? Tu non sai che esisto ed io farò finta di non aver mai sentito il tuo nome all'interno del castello». Le parole uscirono a raffica da ambedue le parti, Mirtilla appoggiò la schiena alla corteccia dell'albero e aspettò una risposta dal suo interlocutore che non arrivò.
«Perché non mi restituisci il quaderno? Fallo, e...» Tom la zittì con un gesto, girò la schiena e il sorriso che gli coprì per un attimo il viso, fu una smorfia di dolore per il suo animo.
«I miei trucchi non sono poi così dilettanti se non riesci a contrastarmi. Hai perso il libro. Ora sarebbe troppo facile dimenticare, non credi?» poco più di un sussurro malevole, un passo in avanti e, nel silenzio macabro della foresta, si sentirono entrambi i cuori sussultare, un brivido risalì sulla schiena di Mirtilla e poi un altro 'crack' le risuonò nelle orecchie. Ma questa volta non era nessuna scelta, nessuna molla che scattava nel suo cervello, nessuna certezza o avviso. Erano due radici del grosso albero che si sradicavano dal terriccio umido e accompagnavano il viso incredulo e atterrito della giovane. Le radici non erano come quelle del Platano Picchiatore, erano più strascicanti e reagivano velocemente. Mirtilla si ritrovò incastrata, ormai esse, o meglio, i tentacoli, erano diventati innumerabili e il suo corpo non riusciva a reagire.
«T-T...Tom» sussurrò Mirtilla, non poteva gridare, un tentacolo, ora, le stringeva la gola e un altro strascicava lungo la schiena causandole sempre più delle fortissime fitte. Per un attimo sentì anche il caldo e denso sangue percorrere la pelle e la divisa diventar brandelli.
«Se vuoi sopravvivere» iniziò il ragazzo girando l'intero busto verso di lei e avvicinandosi lentamente, attento a non toccar la pianta amica, «devi stare ferma, e rilassarti, pensa a cosa scriverai sul quaderno dopo questa bella avventura.» un sorriso sornione ora accompagnava le sue parole.
«A...-aiutami» il respiro divenne irregolare e sentiva il sangue fluire sempre di meno.
«Perché dovrei aiutare una mezzosangue? Perché dovrei aiutare proprio te?»
Le parole di Tom furono una frustata in piena faccia alla piccola Mirtilla.
E fu lì che lei capì. Respirò appena e in un soffiò scandì: «Sei tu a gestire la pianta» Il ragazzo non si scompose, guardò ancora più attentamente gli occhi verdi smeraldo della Corva e, stranamente, non trovò la paura.
Lei non ne aveva. Lo guardava incuriosita nel suo ammasso agognante, e notava che a poco a poco le palpebre della ragazza iniziavano a farsi più pesanti. La vide mentre chiudeva gli occhi e le labbra pregavano un ultimo aiuto, uno spiraglio di luce.
«Perché non hai paura di me?» un sussurro e poi prese la bacchetta, furioso ma non ancora pronto. La puntò su di lei e la luce calda di Lumos invase il viso di Mirtilla, i tentacoli si ritirarono e la giovane riprese, appena, del colorito sulle gote.
Non capiva perché, da morta, imprigionasse nell'animo del giovane, una vaga sensazione tra cui non sapeva distinguere il desiderio e l'istinto omicida.
Avanzò di pochi passi verso la pianta innocua, attento a non sfiorarla, guardò il viso di lei e dal piccolo taschino che indossava, ne estrasse il quaderno tanto voluto.
«Non posso provare pena, no. Non posso». Vide il sangue della Corva sgorgare dalla camicetta. Il viso, ora, più sciupato e pieno di graffi che prima non aveva notato.
Impugnò la bacchetta e iniziò a bruciare la punta del quaderno davanti agli occhi chiusi della padrona. Si accovacciò al suo fianco e avvicinò il pollice su un taglio della faccia, una piccola goccia di sangue cadde sul dito, Tom, automaticamente, se la portò alle labbra e poi intrise il rosso di un mezzosangue al centro del quaderno divenuto maledetto.
E mentre il petto di Mirtilla si alzò in un leggero respiro, e il Prefetto si allontanava di qualche passo dal corpo, un fiocco di neve, candido e puro, di un bianco impossibile e di un'innocenza da scaldar anche il Tranello del Diavolo, si posò sulla guancia insanguinata.



*La pianta:
essa è il Tranello del Diavolo, sotto il controllo di Tom Riddle. Troviamo questa pianta nella Pietra Filosofale.


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S|S:
Oh, ragazzuoli, sono così felice di aver concluso il capitolo prima di Natale! Eh, beh, infatti domani è 24 e_e. Cosa ve ne pare? *-* Cosa succederà nel prossimo capitolo e... Tom ha bruciato davvero il quaderno? Lascerà davvero Mirtilla nella Foresta Proibita?
V'è piaciuto il capitolo? Avete perplessità, domande, curiosità? Vi risponderò senz'altro! Il prossimo sarà prestissimo, o almeno spero. Un bacione. Vella, ringrazio inoltre a tutti voi che mi sostenete <3. ps: se volete passare, questa è la mia nuova originale romantica-storica: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2344633&i=1
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