Era una sera di un’estate ormai lontana ma che ancora tornava alla memoria. Clear stava tornando a casa, nella casa che occupavano lei e suoi genitori nei mesi estivi a Traggio, un paesino con più mucche che anime di alquanto modeste dimensioni dove la vita è sempre uguale.
Ma quella sera no, quella sera qualcosa non filò liscio come sempre, qualcosa si inceppò e cambiò la vita di una bambina.
Un vicoletto un po’ più stretto degli altri, le case sembravano più alte e cupe del solito, dalle finestre non filtrava luce. Erano tutte sbarrate. Tutte le luci spente. La Luna era coperta da una nube di passaggio, anche un gatto nero in fondo alla strada smise di miagolare e si fermò per un attimo. E in quell’attimo Clear lo sentì. Era freddo. Gelido. Qualcosa le sfiorò. Fu solo un momento ma che si impresse nella memoria. Era qualcosa senza un corpo, senza calore che l’aveva sfiorata sulla spala destra, lasciata nuda dalla canottiera, non poteva essere vento ma allora…cos’era?
Clear rabbrividì poi andò avanti. Non conosceva ciò che aveva sentito. Non sapeva di che natura era, cosa volava, perché l’aveva sentito. Per un attimo pensò di non aver sentito niente che era stato solo il frutto della sua immaginazione, ma no. Non poteva essere solo una fantasia; quel brivido lungo la schiena era stato troppo intenso per essere dimenticato. Se chiudeva gli occhi sentiva ancora quel tocco gelido sulla pelle candida da bambina.
Clear non capiva, non poteva capiva, aveva solo dieci anni.
Perché mai era voluta restare dalla nonna ancora un po’ mentre i suoi tornavano a casa? certo si era sentita grande a tornare da sola di notte, ma ora? Qualcosa attorno a lei era cambiato. Lo sentiva. Nell’aria, nel silenzio,nel profumo della notte, c’era qualcosa di diverso. Forse una presenza. Ma era troppo piccola per esserne certa. Sorrise nel buio. Lei in fondo lo sapeva di essere speciale.