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Autore: maavors    23/12/2013    2 recensioni
Klaus deve allontanarsi da Mystic Falls, ma Caroline non può andare con lui, proprio ora che aveva accettato i suoi sentimenti. Pochi mesi passati insieme, ma abbastanza per creare delle ferite nel cuore di chi non può, o non vuole dimenticare.
"Cambiò anche profumo, perché il suo, senza quello di lei, non aveva più lo stesso sapore.
Ma quando si è innamorati, non basta cambiare profumo o città o taglio di capelli. Devi cambiare il tuo cuore. E come fai a cambiare il tuo cuore se non è più tuo?
Si accasciò a terra distrutto dal dolore.
Urlò, pianse, distrusse qualche finestra, ma non riusciva a far in modo che passasse. Quel dolore era con lui. Non se ne era mai andato. Era lì, pronto ad uscire non appena avesse abbassato la guardia, e oggi lo aveva fatto.
“Non ce la faccio, non ce la faccio, non ce la faccio”, “Caroline”.. ripeteva queste due frasi da almeno un’ora. Era sdraiato a terra. Braccia e gambe aperte, il pavimento freddo premeva contro la schiena.
"
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline, Forbes, Klaus, Mikael, Rebekah, Mikaelson, Stefan, Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Qualcuno bussò alla porta con tanta ferocia che Klaus si svegliò. Aprì gli occhi di mala voglia. Stava sognando Caroline. Non ricordava come, ma era riuscito ad uscire da quella stanza e ora stava sdraiato sul divano. Intorno a lui c’erano sangue e paletti, probabilmente li aveva portati per conciliarsi il sonno. Riusciva ad addormentarsi solo se perdeva i sensi.
Quando aprì la porta non fu sorpreso di vedere il volto di Stefan « Che cosa hai combinato questa mattina? Si sentivano le urla anche a 10 km di distanza da qui » non rispose ma si scansò dalla porta per farlo entrare.
«Sangue, paletti, sangue e sangue. Hai dato una festa?» No, mi sono impalato fino a perdere i sensi avrebbe voluto rispondere, ma si limitò ad accennare un sorriso.
« Klaus… » quando iniziava così sapeva esattamente dove sarebbe arrivato. Avrebbe iniziato a parlare di Caroline, di iniziare una nuova vita, che si può dimenticare. Ma lui non voleva dimenticare e tanto meno iniziare una nuova vita, quindi bloccò il discorso sul nascere.
« Stefan basta. Iniziala tu una nuova vita. Staccati da me, prendi mia sorella e andate in qualche bell’isoletta sperduta nel Pacifico. È meglio per tutti » disse Klaus sbracandosi sul divano esattamente come stava prima che Stefan arrivasse. «Non è di questo che voglio parlarti» fece una pausa brevissima poi riprese il discorso «tu sei Klaus Mikaelson. La gente scappa da te, non sei tu a scappare dal pericolo. Tu sei il pericolo. Non è normale per me vederti così. In queste condizioni mi fai paura»
«Noia Stefan, quello era il motivo. Non davo la caccia alle persone perché mi andava veramente. Ero solo annoiato, lo saresti anche tu» alzò gli occhi ed espirò anche se non aveva bisogno di respirare.
Stefan si mise seduto sulla poltrona accanto al divano e sfregò le mani sui jeans «Anche adesso sei annoiato, ma non dai la caccia alle persone. Lo so come ti senti ma….» Klaus si alzò di scatto e fece cadere il divano di lato con un calcio «No! Non lo sai come mi sento, tu credi di saperlo ma non lo sai veramente » urlò poi abbassando la voce ad un lamento continuò «non lo sai com’è vivere la vita che per secoli non hai potuto vivere e svegliarti un giorno e dover abbandonare la donna che ami, costringerla ad amare un altro uomo, scappare per non farle del male. Non lo sai questo» sentì gli occhi riempirsi di lacrime e un nodo alla gola impedì alla voce di continuare ad uscire. Sentì le braccia dell’amico avvolgergli il corpo «Mi manca, Stefan. Mi manca così tanto» cercava di non piangere, cercava di non sembrare più disperato di quanto non sembrasse già. « Lo so, lo so » Stefan cercava di consolarlo ma ora che ci pensava capì che quello che aveva detto Klaus era vero. In tutta la sua vita Klaus non aveva mai amato nessuno. Nessuno eccetto Caroline.
Stefan si allontanò e Klaus si asciugò le lacrime con il dorso della mano «Dovremmo dare una pulita, se tornasse Camille si prederebbe un colpo» entrambi abbozzarono un sorriso e iniziarono a togliere di mezzo i paletti.
Mezz’ora dopo la casa era di nuovo in ordine, ogni cosa era al suo posto. I libri di Camille nella libreria, i quadri appesi, i paletti bruciati e il sangue pulito. Tutto era sistemato, tutto eccetto Klaus. «Andiamo a farci un giro?» chiese Stefan all’amico, Klaus alzò lo sguardo e scosse la testa. «Dai, ci divertiamo un po’» insistette finché Klaus accettò.
 
«Sono tornata» disse Camille appoggiando le chiavi sul tavolo della cucina, come sempre. Non sentendo risposte da parte del fidanzato si avvicinò alla camera da letto, per controllare se stesse dormendo, ma non era così. Non c’era. «Klaus?» disse alzando la voce, ma non ottenne una risposta nemmeno quella volta. Allora prese il telefono e compose il suo numero di telefono. Non era sicura se quella che sentiva fosse veramente la sua suoneria, ma avvertiva un suono. Proveniva dal piano di sotto, dove Klaus dipingeva, e dove lei non poteva entrare. Aveva paura che si fosse sentito male, quindi ignorò la regola di Klaus e si avviò di corsa verso quella stanza.
Avvertiva uno strano odore, di candeggina, aveva appena pulito, pensò. Quando arrivò vide che la porta era aperta, quindi entrò.
Alle pareti vedeva dipinti su dipinti, sempre lo stesso volto. Una ragazza bionda, che sorrideva, non era mai triste. Un brivido le percorse la schiena, la finestra era rotta e il vento gelido entrava indisturbato. Delle carte erano gettate senza precisione sulla scrivania, incuriosita si avvicinò e iniziò a leggere. “Mia adorata Caroline, sono due mesi che ti sogno. Mi manchi. Tu stai vivendo la tua vita come ti ho ordinato? Sei felice?” “Caroline, ieri notte t’ho sognata. Eri bellissima nel tuo vestito blu che ti ho regalato, mi manchi” “Perché non posso dimenticarti? Mi manchi Caroline, mi manchi da morire” erano quasi tutte uguali. Tutte nominavano Caroline, tutte menzionavano il fatto che le mancasse. Tutte. Un peso enorme le schiacciò il petto costringendola a piegarsi in due. Riusciva a mala pena a respirare. Lui amava un’altra, l’aveva sempre fatto. Perché allora non tornava da lei? Perché la stava prendendo in giro?
Appoggiando la schiena al muro scivolò per terra. Si portò le mani all’altezza del cuore, dove sentiva che faceva male. Iniziò a piangere. Le lacrime uscivano incontrollate.
 
 
spazio autrice: 
scusate, è passato un secolo dall'ultima volta che ho postato qualcosa. Oggi ho ritrovato questo pezzo e ho pensato di finirlo. Spero vi piaccia. Un bacio, Arianna.
  
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