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Autore: itsover    23/12/2013    1 recensioni
Mi fai soffrire.
Mi fai piangere.
Mi fai morire dentro.
Mi fai deprimere.
Non mi fai dormire la notte.
Mi fai male con le tue parole.
Mi fai tutto questo.
Ma la cosa bella è che non me ne frega un cazzo di tutte le cose scritte là sopra.
Perchè io ti amo.
Ti amo, come non potrà mai amarti nessun'altra.
Ed è questo che conta.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Idiota.
Sei una stupidissima idiota!
Perché gli hai dato il numero di cellulare?
Perché?
Che problemi hai?
Ghelsi ti sta contagiando?
Piccolo invito per un giro turistico a Cretilandia, la città degli idioti?
No certo che no, devo smetterla con tutti questi pensieri strampalati, Ghelsi è un bel ragazzo non posso dire niente, ma se avesse ameno una piccola parte di cervello, allora sarebbe meglio e invece no, stupido idiota, idiota forte!
Mi vibra il cellulare. Da questa mattina, quando avevo chiuso con Matteo non si era più fatto sentire, ma la vita è piena di sorprese.
Ma non è lui, non è Matteo, è Ghelsi.
Quello ha davvero problemi mentali, ci siamo visti dieci minuti fa!
“E gira gira il mondo e gira il mondo e giro te… mi guardi e non rispondo perché risposta non c'è nelle parole, bella come una mattina, d'acqua cristallina, come una finestra che mi illumina il cuscino, calda come il pane, ombra sotto un pino, mentre t'allontani stai con me forever…  
Ho una cosa da fare appena arrivo a casa: cercare il numero di uno psicologo per questo caso perso.
Non lo capisco! Perché prima mi aiuta, poi mi prende in giro, poi mi chiede di uscire, poi mi mette a nudo di nuovo, poi mi manda un messaggio con la canzone di Jovanotti, così giuro che impazzisco, ma l’ultima cosa che non farò sarà cascarci, cascarci ancora. Perché fidarsi di persone che ti hanno delusa in principio? La gente cambia, certo, ma Ghelsi viene da Cretilandia, chi nasce cretino, muore allo stesso modo.
Mi rassegno, i miei pensieri hanno avuto la meglio su me stessa, l’unica medicina che posso prendere è la musica, così tiro fuori le cuffie e schiaccio  su play, non sentendo più nulla, tranne che un dolce suono, e mi incammino svelta verso casa.
Entro in casa, ma non c’è nessuno, mia madre deve essere uscita. Mi butto sul letto sempre con la musica che mi rimbomba nel cervello, pensando a cosa scrivere nel messaggio di risposta per Ghelsi.
Ok, potrei rispondergli con ok, indifferenza al massimo, ci potrebbe stare. No, non ci sta per niente! Poi magari si arrabbia e chi ci parla più con quello poi? E chi se lo prende il due poi? Io. Quindi no.
Un lampo di genio mi salva da questo enigma che non so risolvere.
Sblocco lo schermo del mio cellulare e apro il messaggio di Ghelsi e inizio a digitare i tasti.
“A cosa stai” cancella.
“Mi spiace ma no” ma cosa diamine? No, cancella.
“Che cosa ti frulla per quella ghiandolina?” no, no e ancora no!
“A che gioco..” si a che gioco ci può stare.
“A che gioco stai giocando, eh, Ghelsi?” perfetto. Ci sta perfettamente! Cattiveria, tristezza, misteriosità, mescolate insieme in una semplice frase, a dir poco fantastico.
Premo sul tasto invio e blocco lo schermo chiudendo gli occhi e rilassandomi un attimo, anche se noto che sono quasi le sette e mezza, così scendo in cucina per farmi un panino, dato che non ho fame.
Mi vibra di nuovo il cellulare, cosa vuole ancora? È stressante.
Ah non è Ghelsi, è mia madre.
“Arriverò tardi, vai pure a dormire, chiudi a chiave la porta, niente feste.”
Farei una festa se avessi almeno un’amica da invitare…
Dopo aver addentato il mio panino al prosciutto crudo, vado in sala per guardare la televisione.
Mi vibra, ancora una volta, il telefono, Ghelsi.
“Quando le lacrime si versano sul tuo viso quando perdi qualcosa che non puoi rimpiazzare quando ami qualcuno ma tutto va perduto potrebbe andar peggio? Le luci ti guideranno a casa e accenderanno le tue ossa ed io proverò a stabilirti Lassù o laggiù quando tu sei troppo innamorato per lasciar andar via tutto e se tu non provi, non saprai mai  quali valori hai…”
Adesso ci si mette anche con i Coldplay, questa volta cosa scrivergli mi viene subito in mente, senza nemmeno pensarci.
È quasi mezzanotte.
“Vai a dormire Ghelsi, domani abbiamo scuola e sei stanco, stai delirando…”
Non faccio in tempo a posare il cellulare sulla coperta che mi ricopre interamente da capo a piedi, che il cellulare vibra di nuovo.
“Buonanotte, allora, spero di incontrarti nei miei sogni…”
E cosa posso rispondergli ora? No! Non ci pensare minimamente a sognarmi! Ma certo che no, non posso dirgli così.
“A che gioco stai giocando, eh, Ghelsi?”
Invio e spengo subito il cellulare evitando altri messaggi.
Poi vado a dormire, sperando di non fare incubi…
 
Il pullman è in ritardo, la giornata promette bene.
Mattino abbastanza ferddo, ma ancora l’inverno non è arrivato.
  
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