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Autore: Alex Wolf    23/12/2013    4 recensioni
Ultima parte della storia di LegolasxElxSauron. Ispirata al film "Il ritorno del re".
Dal 13° capitolo:
"Mi sono sempre chiesto perché amore e sangue avessero lo stesso colore: adesso lo so.
- Alessandro D'Avenia"
« Stai lontano! Stai lontano da me! » Gli ordinai, facendo un passo indietro. I suoi occhi celesti mi guardarono stupiti dal mio comportamento e le sue labbra si socchiusero un poco. « Non voglio farti del male, ti prego. » Lo implorai, e per la prima volta dopo tanto tempo mi sentii fragile, distrutta e vuota dentro, con le lacrime che minacciavano di scendere. Ma non volevo piangere, perché non volevo mostrarmi debole, non volevo essere debole.
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Legolas, Nuovo personaggio, Sauron
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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[ Inizio col farvi gli auguri di buone feste, Auguriiiii, splendide! ]
 
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You must go. ‘Cause it’s time to choose.
 



“So come stai, ti sembra tutto scuro e non vedi nient’altro che le paure nei tuoi guai.”
 
— Mondo Marcio
 

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Gimli passeggiava tranquillo, niente in quella giornata soleggiata poteva andare male a suo parere. Aveva fatto un’ottima dormita, si era riempito lo stomaco con cibi deliziosi e ora non gli restava altro che andare a cercare il suo amico dalle orecchie a punta, che di sicuro era ancora in camera a osservare la sua compagna. Più ci pensava e più tutto gli sembrava strano, avventato, affrettato. Insomma, non che non fosse felice per quei due ma tra pochi mesi avrebbero avuto un bambino e ora… ora si sentivano le loro urla che rimbombavano nel corridoio. Sbattendo le palpebre il nano affrettò il passo e giunse davanti alla porta della loro stanza; come lui anche Aragorn e la ragazza della sera prima erano fermi a ascoltare. Gimli gonfiò il petto, scansò i due e allungò la mano per bussare, ma una frase lo lasciò a metà strada.
« Quando pensavi di dirmi una cosa del genere?! »
« Stavo aspettando il momento adatto; ora non mi sembrava il caso di farti agitare viste le tue condizioni. E comunque sto cercando un modo per risolvere questa faccenda. »
« E’ la sorella di… » Eleonora si mangiò le parole, sicuramente mordendosi le labbra.  « E in più tuo padre ti ha ordinato di sposarla! »
« Credi che io ne sia felice?! Non sapevo nulla di tutto questo fino a qualche tempo fa; cercherò di mettere tutto apposto e la prossima volta… » La voce forte di Legolas stava gridando talmente tanto da far scuotere la porta. Il nano ritirò la mano e fece un passo indietro spaventato. Li aveva sempre visti litigare, l’elfo e la guerriera, ma non li aveva mai sentiti gridare in questo modo. Era come se tutto quello che avevano dentro il corpo stesse uscendo dalle loro labbra; e i tre fuori dalla porta non li vedevano neppure.
« Non c’è ne sarà bisogno, principino dei miei stivali! Non ci sarà una prossima volta! » Rispose secca lei e le orecchie del nano udirono dei passi farsi sempre più vicini al portone. Passi secchi, tutta via leggeri, molto probabilmente dell’elfo visto che sembravano provenire da degli stivali. Invece, quando la porta si aprì ne uscì Eleonora. Aveva gli occhi rossi, letteralmente, e le mani che cadevano ai lati dei fianchi strette a pugno. Ignorò completamente Gimli, Aragorn e la bionda, mentre si diresse a grandi passi lontano da quella stanza. Il nano non l’aveva più vista vestita da uomo dalla battaglia del fosso di Helm; gli stivali alti e neri erano lucidi, i pantaloni stretti che indossava sembravano splendere al sole, o forse era solo l’effetto creato dall’elsa preziosa della spada che Dama Galadriel le aveva dato, e la camicia bianca che le copriva il petto sventolava sulle maniche. Con rabbia la giovane gettò i capelli oltre le spalle e scagliò una fiammata contro il busto di un antenato di Theoden che si era frapposto fra lei e la strada. Quello cadde a terra frantumandosi in centinaia di pezzi. Alle spalle del nano, Fanie saltò sul posto spaventata. Poco tempo dopo una seconda figura sgusciò oltre la porta e si fermò a osservare le tre sagome. Gli occhi chiari pieni di dolore socchiusi in una muta domanda, osservavano proprio il volto dell’amico nano. Gimli sospirò e alzò un braccio indicando la direzione presa dalla giovane; un sorriso di ringraziamento sfiorò per qualche secondo le labbra rosee del ragazzo. Prima che il principe potesse fare solo un passo per seguire la propria compagna però una mano gli afferrò il polso. Era piccola in confronto alla sua, notò Gimli, e più curata.
« Legolas », Fanie lo fece voltare verso di lei e i loro sguardi chiari si scontrarono, « mi dispiace, è tutta colpa mia. Se io non… »
« Si. E’ tutta colpa tua. » La freddò il biondo, dando uno strattone al braccio in modo che lei lo lasciasse. « Se tu avessi detto di “no” a mio padre, lei non avrebbe trovato quella dannata lettera. Se tu non fossi arrivata con il tuo stramaledetto drago, così all’improvviso, lei non ne avrebbe sentito la presenza e non si sarebbe messa in testa di cercare un modo per mettercisi in contatto. » Gimli sbatté le palpebre e lanciò un’occhiata a Aragorn; negli occhi azzurri del sovrano vi lesse la stessa confusione che aleggiava nei suoi. Di che drago parlavano? A che lettera faceva riferimento Legolas?
« M-mi dispiace tanto, non pensavo che avrebbe trovato la lettera. I-io…  »
« Se tu me l’avessi data di persona, invece che lasciarla in camera mia, in questo momento avrei un problema in meno. » Sputò con rabbia Legolas. « E ora scusami ma devo andare a chiarire con la ragazza che amo. » E si congedò correndo via. Gimli l’osservò saltare i pezzi della statua e scomparire oltre il corridoio; prima che un'altra sagoma bionda lo sorpassasse. In un battito di ciglia vide la giovane elfa inginocchiarsi davanti ai resti del busto e cominciare a raccoglierli, senza curarsi dei piccoli graffi che le tagliavano il palmo. La luce che entrava dalla finestra le illuminò le braccia e sul posto risplendette un tatuaggio. Non era nero, come quelli normali che si vedevano di solito, ma di un verde intenso e ipnotico che andava a formare due grossa corna di cervo.
« Ti stai tagliando. » Aragorn le prese con delicatezza i cocci dalle mani, Gimli non si era nemmeno accorto che il re si era mosso. « Dovresti fare più attenzione, Fanie figlia di… » L’osservò attendendo un aiuto.
« Nessuno. Sono figlia di un nessuno senza gloria e sorella di un assassino senza rimorsi. » Rispose con risentimento agghiacciante lei. « E lo so che mi sto tagliando, non sono nata ieri. » Detto ciò si alzò e tornò sui suoi passi, scomparendo oltre la porta della sala del trono che si trovava in fondo al corridoio.
« Non possiamo di certi dire che Legolas non sappia trovarsi donne con carattere, no? » Sdrammatizzò Gimli, grattandosi il capo imbarazzato, mentre Aragorn gli lanciava un occhiata in tralice.
 




°   °
 
 


Varcai le porte di Edoras con velocità, e con altrettanta furia dilatai la mente sperando di mettermi in contatto con quella di  Túron. Mi sembrò una ricerca interminabile; era come solcare con i pensieri tutte le montagne delle terre di Rohan, infinite come il mare, alte fino al cielo. Il petto mi doleva, non solo per il dispendio di energie ma anche per la litigata con Legolas. I sensi di colpa mi divoravano dentro: forse non avrei dovuto gridargli quelle cose contro per poi scappare come una ragazzina. Ma non ero riuscita a fare altro, se non domandarmi perché ogni volta ci doveva essere qualcosa pronto a distruggere l’equilibrio precario che si creava fra noi. Perché ogni singola volta che qualcosa andava bene c’era qualcuno pronto a divederci. Portai la mano sinistra al petto e strinsi con l’intenzione di fermare il dolore che andava a crescere, ma era tutto inutile. Una stretta, sebbene forte, non avrebbe mai placato il dolore e i sentimenti.
Dove sei, stupido drago? Titano sarebbe già stato qui!  Pensai con rabbia, quasi abbaiando come un cane frustrato. Da una delle montagne poco distanti si udì un profondo rumore, come se un pezzo di esse si fosse staccato e sfracellato a terra. Voltai di scatto la testa e sul fianco di una di esse vidi due grandi ali nere e rossastre dispiegarsi fino a occuparne metà. Il sole vi batteva sopra come su uno specchio, riflettendo la propria luce sulla membrana con intensità. Un ruggito graffiò l’aria, e successivamente una vampata di fuoco scaturì nel vento, colorandolo come fosse fatto di tizzoni ardenti. Rizzai la schiena e osservai la roccia sgretolarsi, mentre un enorme figura si gettava nel vuoto per poi alzarsi in volo e dirigersi verso di me. Prima che potessi pensarci le mie gambe presero a muoversi da sole, finché non iniziarono a correre in quella direzione. Mi sentivo come trascinata verso il drago, quasi che tutto il mio corpo non aspettasse altro che raggiungerlo, le mie mani sfiorare le squame, e la mia figura sentirne il calore contro il petto come mi era capitato settimane prima. Come succedeva sempre con Titano. Quando la figura prese a scendere in planata mi fermai e la osservai scendere sempre più velocemente. Sembrava non riuscisse a fermarsi, e quando toccò terra scivolò alzando una nube di terra e polvere. Le grandi ali si spalancarono in modo da essere usate come vele per rallentare; si fermò a pochi metri da me, col collo allungato nella mia direzione. Era la prima volta che lo vedevo e dovevo ammettere che era enorme e stupendo. Era del tutto diverso da Titano, era tutto un altro mondo.
Mi hai chiamato? Chiese il rettile spostando leggermente la testa di lato per osservarmi meglio. Uno dei suoi occhi rossi si avvicinò talmente tanto che potei specchiarmi nella pupilla. Mi domandai se anche i miei fossero così quando il guardiano prevaleva in me.
« Si. Ho bisogno che tu mi faccia un favore. » Allungai la mano verso il suo muso e ve la poggiai sopra. « Portami via da qui. »
Dove, esattamente?  Domandò con curiosità. Presi un bel respiro e mi voltai a guardare Edoras; mi sembrava così lontana. Le armature dei cavalieri si potevano vedere brillare anche da li.
« Mordor. » Mi arrampicai sulla sua schiena e mi sedetti sulla sella di Fanie: se dovevo esserle grata di qualcosa era solo per quella.
Mordor? Ne sei proprio sicura, guardiana?
« Mordor. » Confermai.  Túron  sbuffò del fumo dalle narici e scosse la testa come per orientarsi, poi con un potente balzò saltò in aria. Mi ero dimenticata quanto fosse bella la sensazione dell’aria fredda sulla pelle e il sole che le faceva contrasto.
« Eleonora! » Sentii gridare e di colpo abbassai la testa. Una figura indistinta era ferma sulle mura di Edoras, immobile come una statua di ghiaccio. Il senso di colpa m’investì nuovamente, ma il mio cervello non mi lasciò scampo. Quella era la cosa migliore da fare, lo sapevo. Restare a Edoras per convivere con la futura sposa del ragazzo che amavo sarebbe stata una follia, le avrei potuto staccare la testa senza rendermene conto visto il mio poco autocontrollo, e poi non vedevo via d’uscita: la luna di sangue era alle porte e se non fossi riuscita a controllare il guardiano dentro di me avrei potuto uccidere persone innocenti. Era meglio che mi rifugiassi a Mordor, dove d’innocente non c’era nulla.
 
 
 
°   °
 
 
E così, dopo aver corso come un pazzo per tutto il villaggio, Legolas rimase fermo sulle mura a guardarla andare via. Il drago sbatteva le ali con forza e ogni battito era sempre più lontano finché non divenne un punto indistinto nell’orizzonte. Allora, il giovane principe sospirò e tornò sui suoi passi. Nella sua mente non vedeva nulla che non fosse l’immagine di lei che veniva portata via da un custode: prima Titano quando le aveva salvato la vita, e adesso quel drago nero e rosso che la portava lontana. E la colpa era la sua. Perché si era dimenticato di bruciare quella dannata lettera? Perché lei aveva dovuto scoprirlo così? Si rinchiuse in camera e si distese sul letto, guardò il soffitto e non provò nulla. Non sentì niente, nessuna emozione, niente e questo gli fece paura perché voleva dire che si era arreso all’evidenza che lei se ne sarebbe sempre andata alla fine; non importava perché, come o quando tanto lei sarebbe fuggita via. Sarebbe sempre scappata da chi le procurava dolore.
« Legolas, possiamo parlare? » Fanie entrò nella stanza con passo incerto. Il principe non la guardò nemmeno, cosa avrebbe potute dirle con lo sguardo che non le avesse già detto a voce alta quella mattina? « Legolas, ti prego. Sei chiuso qui da quasi tutto il giorno. » Ancora qualche passo avanti. « Legolas. » La sua voce s’incrinò a causa di un singhiozzo muto.
« Dovresti andare, sai? » Gli disse soltanto lui, con lo sguardo perso nel vuoto. « E’ tempo che tu vada realmente, Fanie. Vattene. Scappa da tutto finché sei in tempo; mio padre non ti troverà e se vorrai potrai farti un nuova vita. Scappa nelle terre immortali e ama qualcuno con la libertà che desideri. Tu che sei libera di fare questo, scappa, e non restare solo perché mi vedi così. Il mio dolore passerà, e quando lo farà andrò a cercarla e la porterò via con me, e le chiederò scusa. Cresceremo nostro figlio e magari, un giorno, ci rincontreremo Fanie. Forse, un giorno ci rivedremo.  » Si voltò a guardarla e una lacrima gli solcò il viso pallido. 
 
 
 
 
 
Anyway, ciao Peipeee.
Domani è la vigilia e io ho scritto questo di fretta ( come ho già detto alle ragazze del gruppo il computer non mi salva i capitoli, perciò li scrivo tutti sul momento ) solo perché volevo farvi un piccola sorpresa. So che è venuto male, ma è il pensiero che conta, no? ( se non siete d’accordo non ditemelo, annuite e basta :D )
 
Vabbè, visto che siamo in tema di draghi vi metto le #CuriositàMadeOn su di loro:
 
#Draghi

 
Ho scelto i draghi, perché ne sono sempre stata attratta. Le ho sempre trovate creature affascinanti e misteriose, dei titani.
Perciò, possiamo iniziare a parlare di:


#Titano: era uno dei grandi draghi del Nord, allevato da Gring e fatto in dono a Eleonora su richiesta di Thranduil prima della battaglia dei 5 eserciti. I due si separano non appena lei parte per la battaglia e muore, si rincontreranno 60 anni dopo. Nell'arco di tempo in cui i due non si sono visti, Titano cade in una specie di letargo che si spezzerà non appena Eleonora sarà tornata nella terra di mezzo, portando con se molta distruzione a causa della ricerca di cibo. I due combattono assieme e lui cade nella battaglia per difendere il Fosso di Helm.
 
#Túron: in italiano significa "Vittorio", per ciò gli ho affidato l'aggettivo di "vittorioso". E' figlio di Smaug, ritrovato dopo anni ( ancora uovo ) in uno dei viaggi di Gring, e subito offerto in dono a Thranduil per mantenere buoni i rapporti ( in quel periodo Titano si era appena risvegliato ed era fuori controllo ). Viene allevato e cresciuto da Fanie, un elfo femmina proveniente da Mordor, che però non riesce a gestirlo come in seguito farà Eleonora. A contrario del guardiano azzurro, il drago nero ha le stesse caratteristiche del padre Smaug ( capitemi ragazze, avevo visto "Lo hobbit: la desolazione di Smaug" e mi ero innamorata del drago; volevo farlo entrare un pochino nella mia ff ) : occhi rossi, e arti anteriori fusi alle ali che finiscono in uncini; ma al contrario del padre non è attratto dall'oro. Quando conosce la ragazza che diverrà sua guardiana la servirà fino alla morte.
  
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