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Autore: louisvoyage    24/12/2013    1 recensioni
Alzai lo sguardo,notando un piccolo negozietto grazioso e luminoso.
Mi avvicinai alla vetrina,per vedere cosa c’era dentro.
Tante palle di vetro erano sparse sugli scaffali in modo ordinato,dal più piccolo al più grande,dal più grazioso al più pazzo.
Sorrisi alla signora che mi fece cenno col capo di entrare dentro.
Varcai la porta,sfilandomi il cappello.
Mi persi tra gli scaffali,fissando ogni palla di vetro. Le sfioravo con l’indice,tutte.
Sorridevo,felice. Da piccola,i miei nonni,mi regalavano sempre questi,e io mi divertivo ad agitarli e far comparire la neve dentro alla palla.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Shake up Christmas
 
Camminavo a passo lento per le strade illuminate della città. La neve sporcava di bianco il mio cappello rosso e il mio cappotto verde.
Il calore usciva dalla mia bocca quando la aprivo,per il freddo.
Il naso era rosso e ghiacciato,facendomi sembrare un pagliaccio.
Gli occhi brillavano alla vista di tutte quelle decorazioni che erano appese sui balconi delle case,sulle porte dei negozi e sugli alberi delle piazze.
L’aria natalizia non mancava mai qui. Ecco perché amavo la mia città. Amavo anche il Natale.
Mi fermavo ogni tanto a osservare le bancarelle illuminate e colorate,piene di pupazzetti,candele,vischi e piccole renne giocattolo.
Accarezzavo ogni oggetto esposto,sentendone il materiale.
Mi guardavo intorno,meravigliata da tutta quella gente che girava per i negozi,alla ricerca del regalo giusto per la persona giusta.
Sorrisi vedendo una bambina bionda con le treccine,che alitava sul vetro della vetrina del negozio di balocchi,formando un alone piccolissimo.
Mi riscaldai le mani strofinandole tra loro,incammina domi verso le altre bancarelle.
Mi avvicinai a un Babbo Natale che chiedeva soldi. Tintinnava una campana piccola,allisciandosi la barba bianca che gli ricopriva il volto paffuto e infreddolito.
Gli sorrisi e misi una banconota da un dollaro nel suo cappello rosso.
Una ventata d’aria fredda mi colpì il viso,facendomi venire i brividi. Mi strinsi meglio nel cappotto.
Sentivo i miei stivali sprofondare nella neve,morbida e soffice,facendo formare le mie impronte a terra.
Camminavo a testa bassa,fin quando non sentii il campanello di una porta di un negozio,che si apriva.
Alzai lo sguardo,notando un piccolo negozietto grazioso e luminoso.
Mi avvicinai alla vetrina,per vedere cosa c’era dentro.
Tante palle di vetro erano sparse sugli scaffali in modo ordinato,dal più piccolo al più grande,dal più grazioso al più pazzo.
Sorrisi alla signora che mi fece cenno col capo di entrare dentro.
Varcai la porta,sfilandomi il cappello.
Mi persi tra gli scaffali,fissando ogni palla di vetro. Le sfioravo con l’indice,tutte.
Sorridevo,felice. Da piccola,i miei nonni,mi regalavano sempre questi,e io mi divertivo ad agitarli e far comparire la neve dentro alla palla.
Ne presi uno in mano e lo agitai. Dei fiocchi minuscoli bianchi svolazzavano dentro,come se stesse nevicando dentro. Mi ricordai quando ricevetti il primo.
Era piccolo,ma grazioso. Aveva un Babbo Natale dentro che sorrideva facendo alzare gli zigomi in modo alquanto buffo.
Poi sentii sfiorarmi il braccio da una persona,facendo cadere dalle mie mani la palla di vetro. I pezzi di vetro rotto caddero a terra,facendo un rumore assordante.
“Scusami,davvero. Non ti avevo proprio visto!”,si scusò mortificato il ragazzo,agitando le mani freneticamente. Alzai lo sguardo verso il suo viso.
“Non fa niente.”,gli sorrisi,per poi piegarmi per raccogliere i pezzi taglienti.
“No,non raccoglierli potresti…”,esclamò allarmato lui,bloccandosi,appena emessi un piccolo urletto.
“Ahia!”
“Tagliarti…”,sussurrò piegandosi vicino a me,prendendomi la mano tagliata.
Aveva le mani così calde e grandi.
“Ti sei fatta male,mi dispiace è colpa mia.”,si scusò pulendo con un fazzoletto il sangue uscito dal taglietto.
“Brucia?”,chiese comprensivo.
“No,per niente.”,gli sorrisi confortevole.
Poi si alzò,porgendomi la sua mano per fare alzare anche me.
“Bene,io devo andare. Ci vediamo.”,mi salutò di fretta,stampandomi un bacio sulla guancia fredda,facendomi diventare rossa.
“Ok,ciao.”,lo salutai a testa bassa,stringendo tra le dita il fazzoletto che aveva usato per pulirmi il dito.
“Ehi aspetta!”,mi richiamò.
Mi girai sorpresa e confusa.
“Come ti chiami?”,mi chiese,ridendo appena.
“Claire.”
“Io Louis,ci vediamo Claire.”,fece un cenno con la mano,per poi uscire dal negozio con in mano una bustina rossa.
“Hai fatto colpo,signorina.”,mi richiamò la signora anziana da dietro il bancone.
“Che intende dire?”,le chiesi corrugando la fronte.
“Vuol dire che hai fatto colpo,che altro se no?”,ironizzò mentre ripuliva il bancone con uno straccio giallo rovinato.
Sorrisi gentile,non capendo ancora quello che voleva dirmi.
“Mi scusi per…insomma la ripago.”,dissi titubante,riferendomi alla palla di vetro in frantumi.
“Non ti preoccupare,tesoro. Siamo a Natale.”,mi sorrise gentile.
Mi avvicinai al bancone.
“Ma che voleva dire con quello che…”,cominciai,ma la signora mi bloccò.
“Volevo dire quello che volevo dire. Ora vai che devi fare tante cose.”,mi disse misteriosa.
Risi,salutandola cordialmente e augurandole un buon Natale.
Appena uscita dal locale,il freddo mi invase il corpo,ricordandomi di infilare il cappello.
Ripensai a quella bella signora del negozio di prima. Che intendeva dire?
Non ci feci caso e lasciai tutto alle spalle,entrando nella panetteria di fiducia.
“Ciao Robby.”,salutai l’uomo paffutto vestito di maglione con una renna sopra e un grembiule sporco di farina.
“Ciao tesoro.”,ricambiò pulendosi dalla farina.
“Il solito,Rob!”,esclamai,ridendo.
“Subito ai suoi ordini!”,rise porgendomi la focaccia calda che mangiavo ogni volta che faceva così freddo. Ne addentai un pezzo,assaporandone tutto il sapore.
“Quanto è?”,chiesi.
“No! Siamo a Natale,tu non paghi.”,e mi congedò subito,ringraziandolo.
Lo salutai augurandogli buone feste.
Mangiando la focaccia calda,mi incamminai verso casa.
Dei fiocchi bianchi caddero dal cielo ricoperto di nuvole grigie,posandosi su tutto e tutti. I tetti delle case sembravano dei grandi cappelli di lana bianca.
La neve cominciava a cadere abbondantemente,posandosi sul mio cappello caldo.
Alzai il viso verso il cielo,sentendo i fiocchi cadere sulle mie guance fredde e arrossate.
Allargai le braccia e cominciai a girare si me stessa,ridendo come una pazza.
Mi sentivo bene,spensierata. Giravo,giravo,giravo e giravo.
Saltellavo per la strada canticchiando a bassa voce melodie natalizie.
Facevo giravolte e ridevo da sola. Sentivo il freddo dei fiocchi cadere sul mio viso delicatamente,facendomi sentire libera.
Arrivai davanti alla porta della mia casa,canticchiando ancora.
Infilai le chiavi nella toppa e le girai,facendola aprire di scatto.
Appena entrata venni accolta dal favoloso albero al centro del salotto,accanto al caminetto acceso che dava alla stanza un’atmosfera romantica.
“Luce dei miei occhi!”,mi salutò papà seduto sulla poltrona rossa,con una tazza fumante di caffè tra le mani.
“Papà!”,gli andai in contro,schioccandoli un bacio sulla guancia paffuta e barbuta.
“Vai a letto,oggi è stata una giornata pesante.”,mi informò mio padre sorridendomi e facendomi cenno con la testa di andare in camera mia.
“Grazie,buona notte.”,lo salutai alla svelta,salendo le scale senza scarpe.
Mi gettai sul letto a peso morto,mettendo le braccia dietro la testa fissando il soffitto rosso.
Era davvero carino quel ragazzo. E anche gentile. E anche la signora del negozio,anche se era molto misteriosa. Sorrisi a quel pensiero,stendendomi sotto il piumone caldo,avvolta dai vari cuscini morbidi e soffici e i miei peluche inseparabili.
Mi portai al petto il mio orsacchiotto che avevo chiamato Boo Bear,e mi rannicchiai più sotto le coperte,addormentandomi pensando a quel ragazzo occhi cielo.
 
 
Aprii lentamente gli occhi,venendo svegliata da dei picchiettii che davano ripetutamente sulla porta della mia camera.
“Avanti…”,sussurrai sbadigliando e stiracchiandomi per bene.
“Tesoro.”,la testa di mia madre comparì da dietro la porta,facendomi sorridere.
“C’è un ragazzo giù per te.”,mi sorrise maliziosa.
“Mamma,se è Mark,digli che se ne può andare. E anche subito.”,dissi scocciata alzando gli occhi al cielo e ristendendomi sul letto.
“Non è Mark.”,affermò mantenendo il sorriso di prima,per poi chiudere la porta velocemente,lasciandomi sola.
Chi era a Natale che mi svegliava a quest’ora? Odio quella persona.
Infilai le mie pantofolone con la faccia del rinoceronte,e scesi le scale aggiustandomi la treccia di capelli rossi disordinata.
“Chi è che mi cerca?!”,andai alla porta,infastidita.
Un ragazzo mi si presentò davanti. Occhi blu,capelli castano chiaro e buffo maglione bianco con delle bretelle carine.
“Credo che tu abbia intuito chi ti cerca.”,sorrise felice,venendomi in contro.
“Belle pantofole.”,mi prese in giro,ridendo debolmente,facendomi arrossire.
“Sono originali.”,ribattei fingendomi offesa,incrociando le braccia al petto.
“Si,certo!”,alzò gli occhi al cielo. “Molto sexy.”
“Spiritoso!”,ironizzai,arricciando il nasino.
“Buon giorno!”,arrivò mio padre da dietro di me.
Mi girai lentamente vedendolo curioso.
“Papà lui è…”   “So chi è. È il ragazzo di mia figlia!”,mi interruppe felice,andando in contro a Louis.
“Piacere ragazzo.”,gli porse la mano,cordiale.
Louis,titubante gliela strinse piano,sorridendo impacciato.
“Sei fortunato ad avere una fidanzata come mia figlia.”,esclamò papà.
“Papà!”,lo ammonii,sperando che la finisca al più presto.
“Zitta,fai parlare il tuo ragazzo”,continuava.
Vide noi due in silenzio che ci guardavamo preoccupati. Poi Louis mi sorrise.
“Già signore. Sono davvero felice con sua figlia!”
Cosa? Scherza? Tossii violentemente andandomi la saliva di traverso.
“Oh,ragazzone. Chiamami pure Jacob! Dai entra,sei il benvenuto nella nostra famiglia.”,lo incoraggiò mio padre ad entrare in cucina.
Lui si fece trascinare,per poi girarsi verso di me,che ero rimasta dietro con la bocca spalancata.
“Vieni.”,e mi fece l’occhiolino.
Gli feci il segno del coltello sulla gola,minacciandolo di volerlo ammazzare. Poi risi,andando in cucina dove c’era mio padre che straparlava con il mio “fidanzato”.
 
 Louis
 
 
 
 
 
 
Claire



  
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