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Autore: RosenQuartz    24/12/2013    2 recensioni
Wilfred era consapevole di cosa significasse rimanere in città per Natale.
Genere: Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Donna Noble, Wilfred Mott
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: tutti i personaggi citati non mi appartengono e sono di proprietà di chi è stato tanto geniale da inventarli negli ultimi 50 anni.
Questa è un'opera di finzione ed è scritta senza alcuno scopo di lucro.







 

Il NATALE DI WILFRED








Poteva dirsi realizzato. C’era voluto parecchio tempo per sistemare il telescopio su quel piccolo balcone, ma Wilfred non aveva osato lamentarsi neanche una volta. Non l’avrebbe fatto in ogni caso, ma, anche se fosse stato irritabile di natura, si sarebbe trattenuto: dopotutto, era stata sua l’idea di trascorrere il Natale fuori da Londra. Sua figlia non aveva capito, aveva sostenuto che non fosse necessario, ma Wilfred era consapevole di cosa significasse rimanere in città per Natale. Donna l’aveva scherzosamente accusato di essere superstizioso e credulone, e certo non poteva biasimarla: non sapeva e mai avrebbe dovuto sapere ciò a cui era stata costretta a rinunciare e il costo che quella rinuncia aveva comportato. Il Dottore era stato chiaro, rigido nelle sue richieste e Wilfred, per quanto ciò lo addolorasse, era sceso a patti con la propria fame di conoscenza per il bene di Donna. Per lei avrebbe accettato di tutto, persino fingere di non aver mai incontrato il Dottore.
La porta si aprì dietro di lui, il suono seguito da una familiare voce squillante: «Trovato qualcosa di interessante?»
Wilfred sorrise. «Il cielo è così vasto che non puoi fare a meno di trovare qualcosa di interessante ogni volta che tenti di coglierne i misteri.»
Posizionò il telescopio indirizzandolo verso la costellazione di Orione e le fece cenno di avvicinarsi.
«Cosa sto guardando?»
«Vedi quelle tre stelle allineate?»
Donna annuì.
«Quella, mia cara, si chiama cintura di Orione: significa che siamo nel pieno dell’inverno.»
«Me ne parlavi sempre da piccola.»
«È una delle costellazioni più conosciute. Vedi quelle stelle luminose ai due lati della cintura?»
«Credo di sì.»
«Quella più in basso è Rigel, mentre quella in alto è chiamata Betelgeuse.»
«Mi stai dicendo che Betelgeuse esiste veramente? Credevo fosse tutta un’invenzione! Non era la casa dell’uomo dello spazio?»
A Wilfred mancò un battito.
«Ma sì, nonno! L’alieno del programma radiofonico!»
Wilfred si rilassò e ridacchiò sommessamente.
«Non c’è niente da ridere» ribatté Donna irritata.
Suo nonno iniziò a sghignazzare e anch’ella non riuscì a tenere il broncio per più di qualche secondo prima di unirsi alla sua risata.
Risero fino alle lacrime, Wilfred scaricando la tensione accumulata in quei mesi dalla partenza del Dottore e Donna con una spensieratezza nostalgica che non riusciva bene a inquadrare. Le era capitato più volte negli ultimi mesi di avvertire strane sensazioni, di sentirsi vuota e inesplicabilmente alla ricerca di qualcosa e, al tempo stesso, più completa di quanto mai la sua natura umana avrebbe potuto concederle. Forse aveva bisogno di un uomo: probabilmente una bella storia d’amore l’avrebbe aiutata, soprattutto se non avesse comportato l’essere mollata prima di arrivare all’altare come l’ultima volta.
La risata si spense e Wilfred abbracciò sua nipote; mentre la teneva stretta, le posò un bacio sulla fronte. Pensava al futuro e a quanto ancora il Dottore avrebbe abitato la sua mente prima di poterlo dimenticare come era accaduto a Donna; era una domanda retorica, non poteva che esserlo, perché nulla avrebbe potuto sconvolgerlo tanto da fargli dimenticare ogni cosa, neanche la dimostrazione che fosse stato tutto solo un sogno.
Chiuse gli occhi e abbandonò il capo sulla spalla di lei. Non si voltò a scrutare la volta stellata prima di rientrare, né pensò di ricontrollare la posizione di Orione al telescopio. Si tenne stretto a Donna e, per una volta, dimenticò le stelle e i loro abitanti. Non vide l’astronave aliena che per l’ennesima volta si schiantava nel Tamigi, né la piccola cabina blu che accorreva sulla scena. Perse l’opportunità di essere testimone dell’opera del Dottore per l’ultima volta e, quando due mesi dopo si sarebbe scontrato con un giovanotto in giacca elegante e papillon, avrebbe liquidato la sua aria disadattata e malinconica come un segno di stravaganza e scarsa sanità mentale.*
Per amore di Donna si era impegnato a interrompere la ricerca del Dottore e quei giorni in cui scrutava incessantemente il cielo alla ricerca di una luce intermittente su una macchia blu erano ormai passati.










Note:

Non so voi, ma io amo Donna e Wilfred. Li ho adorati in ogni comparsa e battuta e non ero pronta a lasciarli andare, ma, in quanto profonda sostenitrice della bontà dei cambiamenti, sono anche contenta che la loro uscita di scena ci sia stata e sia avvenuta con stile. 

Detto ciò, non credo che l'alieno del programma radiofonico proveniente dal pianeta che ha come stella Betelgeuse abbia bisogno di presentazioni, ma se voleste saperne di più lo trovate all'interno della "Guida galattica per gli autostoppisti" di Douglas Adams alla voce "Prefect, Ford".
Se avete qualcosa da chiedermi o farmi notare riguardo questa storiella, la cintura di Orione o l'universo, mi trovate in quell'angolino *indica angolino deprimente* a piangere tutte le mie lacrime perché ho appena finito la Quarta serie e dovrò dare l'addio a Ten e Eleven praticamente nello stesso giorno.


Buon Natale e buon Capaldi a tutti! 


*è probabile che qualcuno di voi si stia chiedendo per quale motivo sia citato Eleven dal momento che Wilfred incontra Ten ancora una volta prima della rigenerazione. La ragione è presto detta: per me l'era Ten finisce con l'addio a Donna. Certo, ci sono puntate importantissime subito dopo, ma le trovo dolorose e quando ho scritto questa shot volevo trasparisse speranza piuttosto che disperazione. Grazie per aver letto.
 
   
 
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