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Autore: YoungWild_Free    24/12/2013    0 recensioni
dal testo:
"Se avessi saputo che saremo arrivati fino a qui, non ci avrei nemmeno mai provato. No, non ci sarei mai riuscito a lasciare stare, a lasciare stare Louis.
Non avrei mai potuto lasciare stare il ragazzo per cui vivo.
Perché lo so, nessuno potrà mai amare qualcuno come io amo Louis."
OS Larry ambientata oggi 24.12.13
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Siamo stesi sul suo letto sopra le coperte, ancora vestiti, ancora intrecciati per non assiderare al freddo della mattina della vigilia di Natale.
Ancora stanchi, confusi, entrambi svegli, ma nessuno dei due osa muoversi.
So che se ora oserebbe dirmi qualcosa, urlerei, piangerei, e poi lo manderei a fanculo; quindi meglio così.
Meglio approfittare ancora di questo abbraccio, del suo respiro caldo sul mio collo ed i suoi piedi congelati che cercano calore nascondendosi sotto le mie gambe, altrettanto fredde.
Niente da dire, niente da capire, devo solo far finta di non sentire il suo respiro rotto dai singhiozzi silenziosi, credo non si sia accorto che sono sveglio perché gli do le spalle, ma ho anche gli occhi aperti. Fisso la stanza, vuota, disossata. Ricordi e progetti racchiusi in degli scatoloni, ma la cosa che fa più male è sapere che in ciascuna di quelle scatole c'è qualcosa che mi ricorda: una foto, un regalo, una lettera.
Se avessi saputo che saremo arrivati fino a qui, non ci avrei nemmeno mai provato. No, non ci sarei mai riuscito a lasciare stare, a lasciare stare Louis. Non avrei mai potuto lasciare stare il ragazzo per cui vivo. Perché lo so, nessuno potrà mai amare qualcuno come io amo Louis.
Lo so per come mi sento quando lo vedo, quando mi disarma con un solo sguardo, quando mi sento così a disagio ed inferiore accanto a lui. Non sono emozioni positive, ma forti.
Decido di alzarmi, non ha senso restare qui.
Non appena mi muovo i singhiozzi di Louis cessano, ma mi giro quando ancora ha gli occhi lucidi. Non ha niente da dire, ancora.
Mi fissa come se fossi un estraneo sul suo letto, e decreto che questo vale più delle parole, così mi alzo, rimetto le scarpe ed esco.
Stavolta sono io quello che piange, inizio quando ancora sono nel suo salotto per prendere il cappotto, e continuo fino a casa, rannicchiato. Coi ginocchi in bocca, nascosto in un angolo della cucina. Sono qua perché fino a dieci minuti fa ero ancora convinto che avrei potuto passare questa giornata da solo. E anche la prossima. E quella dopo ancora. Questo sarà il primo Natale senza Louis da quando lo conosco, e lo conosco da quando avevo cinque anni. Spero di poter sopravvivere. Magari non come sto facendo ora, a piangere come un bambino dopo nemmeno un'ora che non lo vedo.
Sinceramente mi chiedo come faccia, starà piangendo anche lui? Spero di no, non voglio che passi un brutto compleanno.

-Domani pomeriggio- Mi aveva detto ieri sera. -esco con i ragazzi, sai.. per salutarli. Ti prego non passare per casa mia, non organizzarmi una festa a sorpresa, anzi, non portarmi nemmeno il tuo regalo, basta tutto quello che hai fatto fin'ora.- Lo guardavo stupito mentre me lo diceva. -Promettimi.. Promettimi Harry, che non mi farai un regalo e che non verrai a casa mia.- Non accennavo a cambiare espressione, nemmeno a prometterglielo, così mi prese il polso con forza, si fece sulle punte per guardarmi bene in faccia e in un sibilo freddo e deciso, che non avrei mai detto fosse potuto uscire dalla sua bocca, mi impose di prometterglielo. Lo fece con così tanta cattiveria, che temetti mi avrebbe picchiato se avessi resistito, ma non mi feci mettere i piedi in testa.
Cominciò una competizione aggressiva, a chi faceva pesare più cose all'altro, con ringhi, unghie come lame inficcate nella pelle, urla e parole sconnesse; sembrava che le cose peggiori della nostra storia fuoriuscissero tutte in quel momento, ma alla fine me ne sono uscito urlando, menomale che la musica era alta: -Louis io te lo prometto per amor tuo, perché lo sai farei tutto per te, anche lasciarmi scappare l'unica opportunità che avrei mai avuto in tutta la mia vita di inseguire il mio sogno, perché ci eravamo confidati che vivere insieme per tutta la vita era il nostro sogno, ma a quanto pare per te ce ne sono di più importanti.
Lo dissi sputando tutto la verità che non ero riuscito a dirgli in quei mesi, da quando mi aveva annunciato che sarebbe partito per Los Angeles perché una casa discografica gli aveva proposto un contratto per incidere un album.
Quella fu l'ultima cosa che ci dicemmo, dopo lo abbracciai ed insieme tornammo a casa sua dove passammo tutta la notte svegli, abbracciati, ma in silenzio.

Sono le tre del pomeriggio e sto seduto ansioso sul divano.
Ho già indossato la giacca, la sciarpa. Le mie mani si stanno consumando a forza di sbloccare e bloccare il cellulare.
Siamo andati ora a prenderlo, torniamo dopo cena, cerca di fare presto e buona fortuna da parte di tutti”
Finalmente il messaggio da parte di Liam mi è arrivato, ho solo quattro ore scarse per preparargli il suo regalo di compleanno.
Salto in piedi e corro verso la macchina, ma sulla porta ricordo di aver dimenticato in camera mia la cosa più importante.
Cinque minuti dopo sono seduto sul sedile della mia vettura, con il piede già posizionato sull'accelleratore, mentre ancora devo far accendere il quadro.
Quest'oggi sembra una gara contro il tempo, a cercare di farmi spazio nel traffico tipico del 24 dicembre di Londra. Sembra ci siano più pedoni che auto, ragazzi che si spintonano giù dal marciapiede, bambini che corrono in mezzo alla strada e madri che tranquillamente li seguono, come se ne avessero il diritto.
Sono passati altri sette minuti e sono ancora a qualche centinaio di metri da casa mia, non ce la farò mai di questo passo, così, preso da un lampo di genio, posteggio la macchina in seconda fila e mi getto nel passaggio pedonale innevato. Anche da questo lato sembra impossibile muoversi, ma riesco molto più facilmente a raggiungere il sottopassaggio per prendere la metro che mi porterà sull'incrocio vicino casa di Louis.
Dovrebbe passare fra tre minuti, così mi lascio cadere su una panchina in attesa.
Inizio a notare anche le altre persone, e otto su dieci stanno correndo verso la linea che va in centro per magari comprare gli ultimi regali, o chi, tutto vestito bene, pronto a passare questa giornata coi parenti o gli amici, o il proprio fidanzato. Mi chiedo se faccio bene a preparargli questa sorpresa, ma anche se non è quella migliore, è la scelta giusta da fare.
Nel frattempo arriva finalmente il mezzo, e mi ci lancio dentro come se stessi scappando da qualcosa. Vedo qualche posto a sedere, ma voglio mantenermi vicino alla porta, per non perdere la fermata, che sarà la quarta. Ho fatto questa tratta milioni di volte da quando andavo alle elementari, ma mai come oggi, sono stato impaziente di scendere.
Come immaginavo il vagone si riempie di persone, ed io sono stipato sulla porta, a prendere gelate di vento graffiante in faccia ogni volta che questa si apre.
Giunto alla meta esco fuori incespicando su un paio di persone, risalgo in superficie prendendo una bella boccata d'aria che mi congela la gola.
Non mi sento più né il naso, né i piedi; so di avere le guance rosse come un peperone e le labbra blu dal congelamento, ma continuo imperterrito, ancora qualche passo e sarò arrivato. Estraggo già dalla tasca la mia copia delle chiavi dell'appartamento, mi scuso ancora mentalmente con il ragazzo ed entro nel palazzo. Arrivato al sesto piano mi avvio verso l'appartamento 6G, e con un rumore secco apro la porta.

Esattamente come sei ore fa: vuoto.
Forse sto per fare la più grande cazzata della mia vita, ma non trovo che ci sia nulla da perdere, o almeno, nulla di più importante di Louis da perdere.
Mi tolgo il cappotto ed accorro subito a portare tutti gli scatoloni in salotto, infondo sono solo una decina e non ci vorrà molto a svuotarli. Il primo che apro è colmo di oggetti da cucina, ma lo svuoto comunque tutto. Anche se non trovo quello che cercavo, ogni cosa mi porta alla mente molti ricordi.
In fin dei conti ho passato molto tempo in questa casa, forse troppo, e mancherà anche a me.
Non avrò più il diritto di entrarci in ogni momento del giorno, e della notte, per un po' di compagnia, per qualche chiacchiera, o semplicemente entrare nel cuore della notte per svegliarlo con un fiore in mano e ricordargli che lo amo.
Lui non è mai venuto così spesso a casa mia, non gliel'ho mia permesso in realtà.

Finisco di svuotare anche l'ultimo scatolone e mi sento morire. Non ho trovato da nessuna parte quello che cercavo: me. Cercavo dei miei ricordi, foto, regali, vestiti.. ma sembra che sia scomparso tutto. Com'è possibile che c'abbia già pensato lui a dimenticarsi di me?
Almeno quello me lo aveva promesso, qualche giorno dopo avermi detto che sarebbe partito eravamo a bere una birra in centro e già il nostro solito luogo d'incontro sembrava così malinconico.
Anche il cameriere gay che generalmente ci provava con Louis spudoratamente, non era in vena di fargli battute sui suoi capelli o il suo profumo.
Sorseggiavamo dai nostri boccali con aria abbattuta, senza dirci niente di particolare, ricordo che feci un commento sui fiocchi di neve che stavano iniziando a cadere e lui sorridette, ed io mentalmente mi chiesi come avrei fatto senza poterlo vedere sorridere.
-Ma ti giuro che non ti dimentico.- Mi disse all'improvviso rafforzando la stretta sulla mia coscia. -Questo non inciderà nella nostra storia, certo, ci vedremo meno, ma tornerò non appena sarà possibile. Terrò tutte le nostre foto, incornicerò i tuoi bigliettini d'auguri e ci chiameremo tutte le sere.- Annuii. In quel momento mi sembrava così ovvio che non sarebbe cambiato nulla, ma ora, a sole poche ore dalla partenza mi rendo conto di come sia stato stupido crederci. Non so se lui me l'aveva detto solo per dire, ma già ha dimostrato che di me a Los Angeles, non ci sarà nulla.
Rimetto tutto apposto, poi tiro fuori dalla tasca posteriori dei jeans la lettera che avrei voluto lasciargli da qualche parte, sulla busta ho scritto: aprimi quando arrivi. La scarto convulsamente e leggo:

“Ehi Boo,
come prima cosa: BUON COMPLEANNO!
E come seconda: scusa per non aver mantenuto in nessun modo la promessa.
Perché ora sono a casa tua e questo è il mio regalo per te; anzi, il biglietto.
Ti spiegherò più avanti in cosa consiste il mio regalo, perché magari potresti voler picchiarmi ora e non finiresti la lettera.
Comunque il mio regalo non potrà mai competere con quello di tuo padre che ti ha donato quest'opportunità.
Bello partire per Los Angeles il giorno di Natale!
Mi viene solo in mente il biglietto che ti feci per i tuoi diciannove anni, ora non so esattamente che parole usai, ma ti colpirono molto.
Scoppiasti a piangere mentre lo leggevi ed a ogni riga ridevi, alzavi gli occhi e non dicevi nulla. Solo alla fine ti sei deciso a ringraziarmi, e non hai
nemmeno aperto il regalo tanta la gioia che provavi in quel momento.

Stavamo insieme da meno di un anno ed è stato anche il più difficile, ma il più sentito perché proprio quel giorno nel mio salotto, mi abbracciasti più forte di come non avevi mai fatto, piangesti più a lungo del solito e dicesti più parole di quante ne avessi sentite da te, erano tutte sconnesse e senza senso, solo alla fine, quando ti calmasti un po' espressi il tuo desiderio più grande: (cito testualmente)
-Harry, potesse cadere il mondo in questo momento, io non avrei bisogno di nient'altro, e mai ne avrò. Promettimi che non ci lasceremo mai, che non esisteranno scuse o problemi.
Se davvero riuscirai a fare il cantante come tanto sogni, io ti seguirò ovunque andrai, e se si presentasse a me questa opportunità non accetterei, tu sei più importante. Tu sei il mio sogno Harry.-
Io ti promisi che neanch'io avrei accettato e divenne il giorno più bello della mia vita, ma il punto è che tu per le promesse a lungo termine non sei tagliato, quindi ti renderò tutto più facile: sparirò.
Ecco il mio regalo consiste nell'essermi, consensualmente o meno, cancellato dalla tua vita.
Da ora ti chiedo di dimenticarmi e ricominciare, perché questo sarà il tuo ultimo giorno come “Louis, l'anonimo fidanzato di Harry”, e diventerai “Louis, quello dei concerti sold-out”.
Ti prego di farmi una sola promessa, l'unica che ci tengo tu rispetti: fa come ti ho chiesto in questa lettera, vivi il resto della tua vita come se non ci fosse mai stato un Harry Styles ad intralciarla.
Tiferò sempre per te.
Ti amo.

Harry.

 

p.s: spero di tutto cuore che tu abbia letto questa lettera già arrivato a LA, quindi non mi chiamare. Anche se non ti interesserà di questo consiglio ho già eliminato il mio numero dalla tua rubrica e ti ho eliminato dagli amici di facebook ed ora: buona fortuna.

 

Sono stato molto bravo a scriverla, non la cambierei di una virgola se non fosse che il mio regalo se l'è preparato in anticipo. Di fretta e furia cerco e trovo una penna sul tavolo in cucina e correggo alcune parti, scrivendogli del regalo che avrei voluto fargli e di come ci sono rimasto perplesso quando ho scoperto che non ce n'era davvero bisogno. Non perdo nemmeno tempo a leggere la nuova versione, la rimetto nella busta e la lascio sul tavolo con accanto le chiavi.
Prima di uscire perlustro ogni stanza, sento il rumore dei miei passi riecheggiare nel locale e mi rendo conto che è la prima volta che succede.
Questa casa è sempre stata rumorosa, anche nella notte, movimentata dai nostri discorsi buttati là, troppo stanchi da poterne fare uno serio, ma almeno sinceri.
Frequento questa casa da quando avevo sei anni, prima abitavano qua anche i suoi genitori, poi hanno divorziato e sono rimasti qua solo Louis e sua madre, morta due anni fa. Tutti mi hanno sempre voluto qua, e mi dispiace pensare che nessuno ora voglia più questa casa.
Mi mancherà, come tutto del resto, ma non posso trattenermi dell'altro, così giungo all'ingresso ed accompagnando lentamente la porta mi chiudo per l'ultima volta fuori.
Fisso il pavimento sospirando.
-Harry, tesoro, Louis non è in casa, pensavo foste insieme.- La voce della vicina mi sorprende. Mi volto a guardare il mio interlocutore: la signora Drens, anziana fin da quando ero piccolo, che faceva spesso da babysitter a Louis, che ormai mi conosce per tutte le volte che mi presentavo inaspettatamente alla porta.
-Lo so signora, dovevo solo lasciare una cosa.- Sorrido demoralizzato.
-Tu non parti con lui, vero?- Chiede dopo una lunga pausa. -Ed ha intenzione di vendere la casa, per questo hai lasciato le chiavi?- Sarà pure vecchia, ma lei capisce sempre tutto ed io annuisco demoralizzato. -Vuoi parlarne dentro?- Indica il suo ingresso. -Ho preparato il té.
Scuoto il capo sorridendo. -La ringrazio Margot, ma non ho tempo, e non c'è nemmeno nulla da dire, ma -mi avvicino. -si faccia abbracciare, non credo tonerò più in questo palazzo.
Mi stringe affettuosa ridacchiando e dice che almeno da lei sarò sempre il benvenuto.
Non credo ce ne sarà bisogno, ma la ringrazio congedandomi.
Anche se ho impiegato meno del dovuto sono già passate due ore e mezzo, e per le scale digito un messaggio a Liam per avvisarlo che ho già finito e lui risponde: “Ok, noi abbiamo appena fatto una deviazione, con questo traffico ci metteremo una mezz'oretta ad arrivare, ma stiamo andando a casa di Louis.”
Non approfondisco sulla faccenda, non vorrei mettere nei casini Liam, così me la prendo comoda a fare il percorso verso casa.
Dato che ci sono, mi fermo anche in una caffetteria per strada e prendo una bella cioccolata calda da portar via, giusto per non congelarmi le mani nel tragitto.
Nonostante tutto ora mi sembra tutto più tranquillo, non potrei dire felice, ma normale. Non sento nessuna voragine, dolori lancinanti o sensi di colpa, ho fatto quello che dovevo fare e dovrò solamente arrendermi a questa nuova vita senza Louis. Perché infondo ho degli amici fantastici su cui potrò sempre contare, degli zii meravigliosi con cui passerò il Natale e tanti buoni propositi. Primo di tanti è quello di cancellare il numero di Louis, ma non appena mi appare la scelta fra “cancella” ed “annulla” premo repentinamente la seconda opzione con la paura di fare il mio più grande errore.
Forse sono pronto a non fare più parte della sua vita, ma lui non potrà mai essere cancellato dalla mia.
Una decina di minuti dopo, arrivo davanti all'uscio e vi trovo appoggiato un pacco regalo con appuntato sopra un cartoncino con scritto: Buon Natale Harry (aprilo il 25), la scrittura è ovviamente quella di Louis, e mi chiedo se quella deviazione comprendesse il recapitarmi questo.
Decido di stare al gioco e porto il pacco sotto il mio brutto albero, accanto ai regali dei miei amici e gli immancabili calzini di mia nonna. Non ho mai capito perché proprio dei calzini tutti gli anni, ma anche la zia mi disse tempo fa che li regalava anche a lei e mia madre ogni anno.
Comunque il pacco è abbastanza pesante, ma non provoca nessun rumore quando lo agito, non saprei assolutamente dire che ci sia dentro.
Mi tolgo la sciarpa, la giacca, le scarpe e poi mi sdraio sul divano sperando che questa sia la Vigilia più breve della mia vita.

La notte più lunga della mia vita. Non ho mai bramato il Natale più di così. Scendo al piano terra e scarto subito il pacco che ieri si trovava al mio ingresso: uno scatolone come tutti gli altri a casa sua. All'interno però c'è tutto quello che ieri non ho trovato e davvero rimango senza parole, davvero non me lo sarei aspettato e non so nemmeno che cosa devo dedurne, però in mio aiuto accorre una lettera posata infondo alla scatola:

“Sperando che tu non ti sia svegliato presto stamani, ora dovrei già essere in aereo, o almeno in aereoporto in attesa del volo della mia vita.
Lo so che non dovrei parlarne, ma che senso ha negare i fatti?
Ogni secondo che passa mi sento peggio, mi sento così meschino ed egoista e non ti posso dire di metterti nei miei panni perché non avresti fatto lo stesso, ma come posso farti capire che nonostante questa partenza io ti ami davvero?
Non voglio farla lunga, devo solo spiegarti perché ti ho reso tutte queste cose, forse paura, nostalgia.. ma sopratutto consapevolezza. So di non averti mai meritato, neanche quando eri il mio amichetto delle elementari, tanto meno ora. Ti rendo tutto a rappresentare che tu debba riavere ciò che mi hai dato, dimentica tutte le volte che ci sei stato per me, perché sarebbe inutile per entrambi.
Mi dispiace per tutte le volte che ti ho chiesto di promettermi qualcosa, perché sai bene che io non so mantenerle le promesse, ma vorrei chiederti un'ultima promessa.
Se ti è possibile, sarebbe meglio se provassi a smettere di amarmi; ancora una volta non posso dire che io ci riuscirò, ma almeno ora ci proverò.

Louis.

 

Trattengo il fiato per tutta la durata della lettera e l'unica cosa che mi viene in mente è di fare un'altra delle mie scelte giuste; ed anche se indosso ancora solo la tuta del pigiama, con il cappotto indosso mi reco verso la metropolitana.
Stamani non c'è proprio nessuno e questo mi fa pensare a quanto io sia davvero solo. Giunge dopo una decina di minuti una metrò dalla linea da casa di Louis e mi sorprendo che scenda qualcuno, tutti gli anni per Natale ho sempre aspettato lui qui, ed è sempre stato l'unico a scendere. Nel frattempo arriva il mezzo che porta nella direzione opposta e vi salgo: il vagone è semivuoto, così mi prendo il diritto di sedermi per tutta la durata del viaggio.
Quattro fermate dopo, scendo.
Mi sembra così improbabile trovarmi a quest'incrocio oggi, mi ero promesso non ci sarei tornato, almeno per un po'. Ma i miei piedi stanno salendo da soli le scale lastricate del palazzo e in men che non si dica, mi ritrovo ancora una volta davanti all'appartamento 6G, ma non oso suonare.
Sta volta non ho le chiavi, né niente da dire, non saprei nemmeno spiegare perché mi trovo qui se me lo chiedessero, ma ancora una volta mi sembra la cosa giusta da fare. Forse seguo troppo l'istinto, se solo ci avessi pensato un po' di più non mi ritroverei in questo corridoio freddo, spoglio e consumato, da solo.
Mi lascio scivolare sulla porta e mi siedo a terra davanti ad essa, aspettando Louis che molto probabilmente è già partito.
La porta della signora Drens si apre, e rivela la donna ancora in vestaglia da notte che si guarda intorno confusa.
-Tutto a posto signora?- Chiedo io, dato che sembra non avermi nemmeno notato.
-Oh, Harry.- Fa una pausa guardando le scale. -Scusa, credevo fosse tornato Louis, sai, mi aveva detto mi avrebbe salutato, ma stamani è partito di corsa giù per le scale.- Sospira abbattuta, ci tiene molto senza dubbio. -Ma non capisco perché.. ha anche lasciato tutte le valigie in casa.
Sta volta quello confuso sono io, dove può essere andato se non in aereoporto? Non aveva nessun altro da salutare ormai, e poi non credo voglia fare tardi all'imbarco. -Ma tu non devi essere a pranzo dai tuoi zii, caro?- Mi chiede la donna.
-Sì,- guardo l'orario dal cellulare e noto che sono quasi le undici. -in realtà in questo momento dovrei essere a casa a prepararmi, ma.. avevo una faccenda da sbrigare.- Nel pronunciare l'ultima frase mi si forma un gran sorriso sulle labbra e la signora Brens sorride a sua volta compiaciuta.
-Buona fortuna Harry, e buon Natale.- Mi augura sul punto di richiudere la porta.
-Me ne servirà tanta, e buon Natale anche a lei signora. Le auguro di trascorrere una buona giornata.

Dovrei ringraziare la signora Brens almeno un miliardo di volte per essere rimasta a parlare con me la mezz'ora successiva, se avesse chiuso quella porta me ne sarei andato senza dubbio e non sarebbe arrivato questo momento, proprio mentre mi scuso di non averle fatto un regalo quest'anno, ci zittiamo.
Dei passi precipitosi rimbombano per la tromba delle scale, solo quando questi si fanno più vicino Margot sgattaiola in casa senza che me ne accorga e prima che qualcuno potesse girare l'angolo, sento dire -più a se stesso che rivolto a qualcuno-:
-Harry.. Harry, dimmi che sei qua.
E poi spunta Louis con le gote rosse, il fiatone e la mia lettera in mano. Mi volto a cercare la mia compagna di chiacchiere, ma mi rendo conto che la porta è chiusa e di lei non vi sono più tracce; allora rimango impietrito, per una volta il mio istinto non ha niente di folle da comandarmi, così lo aspetto.
Non appena anche lui realizza la scena, mi corre incontro, ma non mi abbraccia, non mi bacia, mi fissa e basta.
Ci guardiamo per poco, perché poi alza il braccio sinistro per mostrarmi la lettera.
-Io.. L'ho.. insomma, scusa. Io non dovrei partire, ti ho fatto una promessa, e le promesse si mantengono. Io oggi non parto, scusa. Mi era sembrato tutto così perfetto, sai: Los Angeles, la musica, un lavoro.- abbasso gli occhi, in effetti cosa ci può essere di meglio? -Ma, ehi.. guardami. -Rialzo gli occhi. -Che cosa me ne faccio di tutto quello se poi mi porterà via te? Davvero, scusami tanto. I-io avrei dovuto arrivarci prima.
Non ho niente da dire, ma lui sta aspettando una risposta. Non ho anche voglia di risolvere tutto con un bacio, non mi sembra giusto.
-Come hai fatto a sapere che ero qui?- Si mette a ridere.
-Pura fortuna. Quando sono sceso dalla metrò ti ho visto salire su quella che viene qui, allora ho attraversato i binari ed ho aspettato la successiva.- Ecco, alla fine avevo pensato bene: solo lui poteva scendere alla mia fermata la mattina di Natale. -Se sei venuto qui però hai qualcosa da dirmi..- ergo “dimmelo”, ergo, non ho la più pallida idea di cosa sia.
Lo faccio attendere qualche minuto prima di rispondere, guardandomi intorno ed involontariamente strisciando un po' all'indietro, aggiungo anche qualche “mhaa” e “emmh” per sembrare sul punto di dire qualcosa, ma in realtà il mio cervello è completamente in panne. Non riesco a comporre nemmeno una frase.
Sarà colpa sua, dei suoi occhi così pieni di timore, si aspetta il peggio, e non saprei come dirgli che in realtà io sono felice abbia rinunciato di partire. Improvvisamente fa qualche passo indietro:
-Harry, perché sei venuto qua insomma?
-Perché ho letto il biglietto e sapevo che in realtà c'era scritto qualcosa tipo “devi convincermi a restare perché sto facendo un enorme errore.” tu hai già cambiato idea, ed ora non ho niente da aggiungere.- Sorride e mi getta le braccia al collo.
-Sapevo che l'avresti capito, io sono stato sempre così indeciso in questi mesi, volevo sapere la tua opinione e dicevi che ti andava bene, e più sembravi convinto, meno lo ero io. Oddio grazie di avermi fermato, come avrei fatto?
-Come avremo fatto?- Lo correggo.
-Non avremo fatto niente, solo rovinare tutto.- Fa una pausa per guardarmi negli occhi. -Buon Natale.
-Buon Natale, amore.

 

Niente da dire, mi piace molto questa storia e spero anche a voi c:
questa è un po' una mia tradizione -anche se iniziata l'anno scorso ahha- che ad ogni compleanno di Louis pubblico una OS Larry.
Comunque non volevo dilungarmi, ringrazio in anticipo chi leggerà e..
BUON NATALE A TUTTI <3
io non so fare gli allegati per bene come fanno gli altri che mettono il titolo di una storia e se ci clicchi la trovi haha -anzi se qualcuno me lo spiega mi fa un favore haha- quindi il nome dell'OS dell'anno scorso è: "It's always been you" e ovviamente la trovate sul mio profilo c:


 

 
  
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