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Autore: Kaho    18/05/2008    6 recensioni
<< Ehi tu! >>
Kurenai rise, sbilanciandosi a guardare in basso [tre metri di caduta da lassù, verso il cielo].
Ciocche d’ebano cascarono sulle gote pallide, solcate da un sorriso.
<< Verresti a controllare che non cada? >>
L’uomo brutto e gobbo [maschera] la guardava dal portone della vecchia scuola di Arti Illusorie, l’espressione coperta [scolpita] dalla bandana nera [nel legno].
Senza attendere risposta Kurenai ringraziò - << Sei un angelo! >> - e, preso un grande respiro, si mise eretta.
Un passo avanti e un altro ancora, esitante.
Sotto i suoi piedi, l’esiguo sostegno di un filo appeso a tre metri da terra.
[Specie di SasorixKurenai] [Forti accenni KurenaixAsuma] [NO-SENSE]
Risultato di una sfida 'personale' tra me e Hipatya con un pairing altamente crack! XD
Genere: Dark, Song-fic, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akasuna no Sasori , Kurenai Yuhi
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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<< Ehi tu! >>

Kurenai rise, sbilanciandosi a guardare in basso [tre metri di caduta da lassù, verso il cielo].

Ciocche d’ebano cascarono sulle gote pallide, solcate da un sorriso.

<< Verresti a controllare che non cada? >>

L’uomo brutto e gobbo [maschera] la guardava dal portone della vecchia scuola di Arti Illusorie, l’espressione coperta [scolpita] dalla bandana nera [nel legno].

Senza attendere risposta Kurenai ringraziò - << Sei un angelo! >> - e, preso un grande respiro, si mise eretta.

Un passo avanti e un altro ancora, esitante.

Sotto i suoi piedi, l’esiguo sostegno di un filo appeso a tre metri da terra.

 

 

Carnival Ballroom

 

 

I am so high, I can hear heaven
I am so high, I can hear heaven
Oh but heaven,

no heaven don’t hear me

 

Kurenai danzava su una linea sottile di filo e chakra, rischiando continuamente di cadere [nella realtà] a terra. Il piccolo piede bendato indugiava sulla sottile linea, accarezzandola con la punta del pollice, e infine si appoggiava sul filo con baldanza di un’equilibrista.

Sasori stava lì fermo, e la osservava attraverso i piccoli occhi di Hiraku.

I fori erano talmente piccoli che era quasi tentato di sgusciare via dalla marionetta e [fingere di respirare aria] starsene rigidamente in piedi a fissare la figura slanciata di quell’improvvisata trapezista, che dondolava alla ricerca dell’equilibrio [tra finzione e verità].

<< Come mai sei qui? >> sentì la voce argentina di lei chiedergli, mentre alzava il ginocchio nudo per compiere un passo in avanti.

Sasori rimase impassibile.

<< Mi hai chiamato tu stessa. >>

Kurenai inclinò appena la testa verso il basso, graziosamente, facendo scrosciare la cascata di capelli scuri sulla spalla sinistra, coperta soltanto dalla spallina sottile del corto vestito da notte di morbida seta, che aveva indossato appositamente per l’occasione.

[Morbido come un sogno.]

<< Io? E come? >>

Sasori rimase in ostinato silenzio; pochi secondi e Kurenai riempì il vuoto che aleggiava nella vecchia Accademia con un’esclamazione di infantile stupore.

<< Ooh >> abbassò i grandi occhi rossi – vuoti – verso il basso e avanzò, tranquilla. << E così il jutsu non ha funzionato bene, eh? >> domandò, leggermente intristita, amara.

Sasori la osservava – apatia, come lei, rosso, come lei, maschera, come lei – e muoveva piano la coda di Hiraku sulla testa, come uno scorpione velenoso.

[Veleno: può causare allucinazioni. Usare con cautela.]

<< Il sangue non è bastato. >>

<< E nemmeno l’amore, a quanto pare. >> Kurenai fece una smorfia, risentita. << E pensare che ne ho messo così tanto, nell’eseguire quel jutsu. Perché tu sei qui? Perché non lui? >>

Sasori rimase in silenzio e Kurenai continuo la sua camminata, impensierita.

 

Someone told me love will ALL save us
But how can that be, look what love gave us
A world full of killing, and blood-spilling
That world never came

<< …beh… visto che tu sei qui con me, posso sapere il tuo nome? >>

<< Ti interessa davvero? >>

Kurenai si morse le labbra carnose, indecisa, e infine scosse la testa. << No davvero. >>

Ancora calò il silenzio, leggero come il passo cadente di Kurenai, indistruttibile apparentemente come quel filo [sostegno?] che correva da un palo all’altro, oscillando sotto il peso greve della giovane donna senza spezzarsi.

<< Irritante. Tutto questo è irritante. >>

<< Cosa? Cosa è irritante? >> chiese con lo stesso tono scocciato Kurenai, senza voltarsi, il volto di granito.

Sasori sbuffò.

<< Odio i ritardatari. >>

Lei rise, rise così tanto che a momenti sarebbe scoppiata in singulti spasmodici.

<< Allora mi odierai a morte! >> tirò ad indovinare, mentre dalla gola dolorante usciva il residuo d’una allegria fasulla, << Ho una reazione in ritardo rispetto a tutti gli altri, vero? Per questo tu sei qui. >>

Quello non le rispose subito, osservando [ossessivamente – tagliatagliataglia] le garze, che fasciavano la pianta del piede, cominciare a colorarsi di un rosa tenue [i fili ubbidiscono – tagliatagliataglia].

<< Se lo sai, perché mi hai chiesto il motivo per il quale sono qui? >> rispose, placido, masticandosi appena le parole [solo fumi, che evaporano via. Inesistenti].

Kurenai strinse le labbra e tirò su con il naso, la vista appannata dalle lacrime che le impedivano di vedere dove andasse [Lei non aveva meta].

Vacillò per un attimo, rischiando di cadere.

Sasori si irrigidì e smise di muovere sinuosamente la coda meccanica, attento ai movimenti della giovane donna.

<< …volevo sapere perché sei lì in basso, Sasori. >>

<< Sai anche il mio nome. >>

<< Sono una professionista, nei miei jutsu. So percepire le immagini incorporee e dare loro in giusto nome. >>

Sasori si rilassò impercettibilmente quando Kurenai riuscì a compiere un altro passo, incerto, diverso da quelli precedenti.

Cominciava a cedere [finalmente, la caduta].

<< Facciamo in fretta >> sbottò scontroso << devo tornare in un tempo accettabile e consolare quell’idiota. >>

Le labbra di Kurenai si distesero in un sorriso leggero, ma freddo, come un fiocco di neve.

<< Quanto pensi di impiegarci con me, Sasori? >>

Lui la fissò – con i suoi occhi veri, quelli vitrei e seri d’un bambino – e corrugò appena la fronte liscia [legno che si incrina], riflettendo.

<< Cinque secondi. >>

Kurenai fermò l’avanzata e sbarrò gli occhi, senza tuttavia tentare di guardarlo.

<< Come? >>

<< Hai sentito. >>

<< Sei un povero pazzo. >>

Sasori si concesse un sorriso, ironico.

<< Quello che sperava con un jutsu di rivedere il fidanzato morto non sono certo io, Kurenai. >>

Lei tacque per un momento, ponderando la risposta.

<< Dovevo forse aspettare che qualcuno venisse a salvarmi? Il mio eroe si è visto, che fine ha fatto. Morto. Ho dovuto pensarci io, al mio bene. >>

I capelli rossi di Sasori si mossero, come se ci fosse stato vento.

Più probabile un’emozione fugace di Kurenai, imperiosa come quell’elemento.

Il difetto maggiore di un Jutsu Illusorio era che tutto il mondo creato era soggetto ai cambiamenti d’umore del suo creatore.

Un mondo imperfetto, anche se quasi accogliente. Una scappatoia.

<< Tsk. >>

 

And they say that a hero can save us
I’m not gonna stand here and wait
I'll hold onto the wings of the eagles
Watch as we all fly away

<< Le conosco, le persone come te. >>

<< Oh, >> Kurenai sorrise. << Uno che rifiutava l’umanità come può conoscerla? >>

Lui la ignorò volutamente.

<< Siete tutti uguali, voi. Per ogni situazione c’è un prototipo di comportamento, come se foste delle maschere, ed ognuna un personaggio, stereotipato. >>

<< Ed io chi sarei? >>

Sasori inclinò appena il capo, scuotendo i riccioli scarlatti.

<< La madre. >>

Il filo ondeggiò pericolosamente e a Kurenai scappò un grido quando i piedi slittarono – come se il filo fosse ricoperto di ghiaccio – e dovette aggrapparsi allo sottile filamento di nylon [di sogni] con le mani.

<< Aiuto! >>

Sasori alzò le mani, le dita aperte a ventaglio da cui partiva il chakra che si diramò fino a raggiungere il filaccio trasparente, agganciandosi a questo.

Kurenai sospirò, sollevata, e alzò un piede per issarsi e ricominciare la propria vertiginosa camminata.

Ma il filo ondeggiò, più forte, e lei ricominciò a gridare impaurita.

<< Aiuto! Aiuto! >>

Sasori, impassibile, mosse le lunghe dita bianca e il filo perse rigidità facendosi sempre più morbido, sempre più sottile, sempre meno stabile: penzolava ormai, senza vita, verso il basso e tuttavia Kurenai vi rimaneva aggrappata saldamente, mordendo furiosamente le labbra e scalciando come una bambina [non accettava].

<< Non voglio cadere! Non voglio! >>

<< La madre è colei che sacrifica la vita per il bambino. Non colei che la toglie. >>

Kurenai trattenne il fiato, e morse ancora le labbra fino a farle sanguinare, piangendo disperata - << Non ho vita! Non ho più vita! >> - e Sasori nemmeno l’ascoltava, continuando a fare pressione con il filo sui palmi – solcati da linee di sangue – nell’impresa di farla cadere, da quel filo [nella realtà, Kurenai, nella realtà si deve continuare a recitare].

<< Non hai consumato tutto il tuo amore, Kurenai. >>

Lei abbassò le palpebre, afflitta.

<< Non posso vederlo, Sasori-kun? >>

<< No. >>

La donna sospirò, gravemente. << E allora… basta, la smetto qui. Però… mi sarebbe piaciuto illudermi ancora un po’, di poterlo riavere con me… >>

<< C’è il ricordo. >>

Kurenai sorrise, triste. << Già. Arrivederci, Sasori-kun. >> lo salutò così e si lasciò cadere, in una scia di profumi polverosi e ferite ancora aperte, odorose di speranza buttate al vento, di ricordi troppo amari che si deglutiscono a fatica.

Sasori la prese tra le braccia, e la fece scivolare a terra.

Dormiva, la donna, i capelli morbidamente sparsi sul pavimento liscio e sporco dell’Accademia dove aveva ritrovato quella Tecnica Proibita con cui lo aveva richiamato – o meglio, aveva richiamato lui – e lacrime che ancora le solcavano le guance, pallide.

<< La madre alla fine cade nella vita. >> recitò Sasori, incolore.

E le accarezzò piano la folta criniera scura, avvertendo nelle orecchie una vecchia, quasi dimenticata nel Limbo, nenia.

Scosse piano la testa, impassibile [ma il legno si era incrinato].

<< Sono in ritardo… io odio i ritardi. >>

 

Now that the world isn’t ending,

It’s love that I’m sending to you
It isn’t the love of a hero,

and that’s why I fear it won’t do.

<< Kurenai? >>

<< Uh? >>

<< Perché sei venuta qui? >>

Kurenai – le braccia strette contro le ginocchia e lo sguardo assente, ma vivo – sorrise a Kakashi.

<< Avevo bisogno di cadere. >>

Il jounin la fissò, incuriosito e interrogativo, ma lei si limitò ad abbassare le palpebre bianche, celando gli occhi umidi, ed alzarsi, pulendosi il vestito corto con le mani [erano tagli, quelli?].

<< Andiamo via, Kakashi. >> si accarezzò la pancia ancora piatta, alzando lo sguardo senza ombre verso il tramonto. << Devo vivere nel mio ruolo. >>

[La ballerina, appoggiando nella sacca le scarpette di cuoio – bende – abbassa lo sguardo e ritorna ad essere madre, anche senza marito.]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*^*^*^*

 

Sasori, Kurenai, Kakashi © Kishimoto – Hero © Nickelback

 

 

Traduzione Canzone

 

Sono così in alto che riesco a sentire il paradiso
Sono così in alto che riesco a sentire il paradiso
No il paradiso, no il paradiso non sente me

 

Qualcuno mi ha detto che l’amore ci salverà
Ma come può essere, guarda cosa ci ha dato l’amore
Un mondo pieno di uccisioni, di sangue che scorre
Quel mondo non è mai arrivato

 

E loro dicono che un eroe può salvarci,
Io non starò qui ad aspettare
Mi aggrapperò alle ali delle aquile
E guarderò mentre voleranno tutte via


Ora che il mondo non sta finendo,

È l’amore che io ti mando
Non è l’amore di un eroe,

Ed è per questo che temo che non funzioni

 

 

 

 

Ehilà gente! Siete giunti sani e salvi sino alla fine? Complimenti! XD

 

Sì, lo so che non è proprio una SasorixKurenai: io ci ho provato a fare qualcosa di vagamente razionale e pseudo-romantico, ma con Sasori mi risultano solo cose strane… bah. Sarà lui con quell’aria da bambino troppo cresciuto! XD

 

Questa one-shot l’ho scritta per una sfida amichevole tra me e Hipatya (leggesi: correte a leggere la sua è.é) su un pairing assurdo… una sfida che avrebbe reso furioso Sasori, che non ama i ritardatari. Beh, la ritardataria sono io XD scusa Tya tesoro! ç_ç (ci rifaremo con un’altra sfida! La coppia è in fase di elaborazione! *.*)

 

Non è una vera e propria song-fic… però ‘Hero’ ci stava, con riferimento ad Asuma. E poi era la mia colonna sonora… ho voluto mettercela ugualmente! ^^ (Nickelback *_*)

 

Ovviamente un’opinione in merito a questa… cosa sarebbe graditissima! Anche più di una! Ditemi cose ne pensate, è una delle mie prime non-sense (e Tya mi ha assicurato che lo è XD) e il risultato non mi convince ancora, nonostante Tya sia stata così carina nel commentarmela in anteprima! Forse perché mi sento ancora un po’ traballante, su questo genere…! >_<

 

Spero che però non vi sia dispiaciuta…

Recensite! ;)

 

Bye,

Kaho

 

 

 

 

PS = Non mi entra in MSN oggi! ;__; Che palleeee! >_<

  
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