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Autore: HermioneEverlark    24/12/2013    4 recensioni
Ciao a tutti! Questa è la mia prima ff, spero vi piaccia! H-
Gli Hunger Games raccontati dal punto di vista di Clove, Distretto 2.
Nulla è come sembra.
Dal primo capitolo:"“Signorina Salter Clove, giusto?” mi domanda con voce profonda. “Si” rispondo. “Quest’anno il Presidente di Panem le chiede di partecipare alla settantaquattresima edizione degli Hunger Games. È certo che non potrà rifiutare la sua allettante proposta”. No, certo che non posso rifiutare. Io non devo rifiutare."
Dal Capitolo 13:" (...) Lei cade a terra sotto di me, e il suo sangue scorre giù verso il fiume per unirsi a quello delle altre persone a cui ho fatto del male. Il fiume straripa e prende il suo corpo, lasciandomi sola sulla riva. Mi lascio cadere anche io, le lacrime che ancora si legano al rosso che ho sul viso per poi mescolarsi insieme alla terra.
Fisso gli occhi sul cielo che brilla per il sole che sta sorgendo.
L'ultima cosa che sento prima di sprofondare nel buio è il suono di un cannone e mi trovo a sperare che sia per me."
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Altri tributi, Cato, Clove
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Dove siete? Dove siete!?”. Abbassata per cercare di schivare le palle di fuoco che viaggiano in tutte le direzioni ho la vista appannata dalle lacrime dovute al fumo chimico che mi circonda e non vedo più gli altri.

Continuo a correre verso quella che mi sembra la direzione per la Cornucopia agognando l'acqua anche se so che il lago è troppo lontano. Ma dovrà pur essere alimentato da qualche fiume, no?

“Clove! Clove, segui la mia voce!”, sento Cato urlare e cerco di individuare la sua posizione tra le fiamme. Devo alzarmi, così piegata in due non riesco a fare nulla. Mi sposto verso sinistra senza smettere di correre cercando di raggiungere il mio compagno. Ora che sono in posizione eretta è più difficile cercare di non respirare il fumo e, anche se mi copro il naso e la bocca con la maglietta, inizio a tossire in modo convulso e mi accascio a terra in preda ai conati di vomito.

Devo spostarmi da qui, sono troppo vicina alle fiamme; non so come ma trovo la forza per tirarmi su e ricomincio a farmi strada tra il sottobosco a casaccio, andando a sbattere contro alberi e rocce. Poi sbatto contro Cato, che mi prende per un braccio e letteralmente mi trascina dietro di lui. Arrancando tra radici e animali che scappano arriviamo al limitare del bosco e senza accorgercene siamo dentro l'acqua. Allora Cato mi lascia andare e si immerge completamente nel fiume. Lo dicevo io che doveva esserci da qualche parte.

Mi siedo sulla riva, le gambe fino al ginocchio nell'acqua fresca, e faccio dei respiri profondi per cercare di eliminare tutto il fumo possibile dai miei polmoni. Per fortuna non ho bruciature, solo qualche graffio qua e la, quindi posso bagnarmi anche io per pulirmi dal vomito e dalla fuliggine senza sentire dolore.

A mollo nell'acqua inizio a guardarmi intorno.

In questa parte della foresta sembra che il fuoco e il fumo non siano arrivati. Anzi c'è una calma quasi irreale, e questo non può farmi non pensare che l'incendio sia stata opera degli Strateghi. A pensarci bene le fiamme erano troppo alte e compatte e quei proiettili di fuoco non penso si creino naturalmente. Ma perchè farci morire tutti bruciati? Forse li stiamo annoiando, o forse...

“Non vedo Lux, Marvel e Peeta”, dice Cato avvicinandosi a me sulla riva. Sto per rispondergli che non ho la minima intenzione di andarli a cercare nel bosco ancora pieno di fumo, quando sentiamo dei rumori provenienti da una cinquantina di metri da noi. Allarmati ci alziamo in piedi e tiriamo fuori le armi aspettando che la fonte del rumore esca allo scoperto. Dopo pochi secondi si fanno vivi i tre dispersi, in pessime condizioni.

Da quello che posso vedere Marvel sta tenendo in braccio Lux, che deve essere svenuta, mentre Peeta arranca dietro di loro.

Subito Cato abbandona la spada e corre verso di loro. Io invece ci metto un po' di più a muovermi per raggiungerli. So che dovrei preoccuparmi per loro, sono sempre miei alleati, ma, ora come ora, non sento nascere nessuna empatia verso di loro. Anzi, sarebbe stato meglio se fossero rimasti in quel bosco.

Ora Cato sta cercando di rianimare Lux, che però non si decide a rinvenire. Inizio ad avvicinarmi, almeno per fingere che la cosa mi interessi. Cato continua a darle dei leggeri schiaffi sul viso, ma vedo che è inutile, così prendo in mano la situazione.

“Marvel vammi a prendere un po' d'acqua.”, dico porgendogli una borraccia vuota.

“Peeta porta un sacco a pelo e mettiglielo sotto la testa”, ordino.

Scanso Cato e porto in alto le gambe di Lux; quando Marvel torna con l'acqua gli dico di versarla piano sulle labbra della compagna. Lui obbedisce mentre Cato le accarezza piano i capelli; lentamente vedo che inizia ad aprire gli occhi e a tornare in se.

“Lux... va tutto bene non ti preoccupare, ci sono io qui” dice Cato pieno di gioia. Allora avevo ragione io: si stanno vendendo alla Capitale come Peeta e Katniss.

Quando vedo che si è totalmente ripresa la lascio alle cure amorevoli di Cato e mi siedo sulla riva, lontano da loro. Sento che si stanno raccontando cosa è successo nel bosco e come si sono persi di vista.

Vedo Peeta che si sta lavando nel fiume, mentre Marvel mi si avvicina.

“Come sapevi quelle cose che l'hanno fatta rianimare?”, mi chiede.

“A casa, quando ero piccola, mia madre era solita cadere preda di frequenti svenimenti ed ero io che l'aiutavo a risvegliarsi. Mio padre era sempre via quando succedeva e potevo occuparmene solo io. All'inizio aspettavo che si riprendesse da sola ma poi ho imparato come velocizzare la cosa”, dico facendo spallucce.

Bene, papà, spero che tu sia felice adesso che hai visto come sono diventata brava.

Lui sta per rispondermi qualcosa, ma viene interrotto dall'arrivo di Cato e Lux, che, sedutasi vicino a me, mi ringrazia con una vocina flebile.

“Dovere”, rispondo semplicemente. È la verità in ogni caso: non potevo lasciarla svenuta, sarebbe stata un peso.

Dopo un'ora decidiamo di rimetterci in marcia, il nostro obbiettivo rimane sempre Katniss, e magari è rimasta vittima anche lei dell'incendio.

Camminiamo sulla riva del fiume, prendendo qualche pesce di tanto in tanto.

Quando siamo quasi vicino alla Cornucopia, Marvel vede qualcosa nel fiume e ce lo indica.

Mai visione fu più piacevole: Katniss ha abbassato le sue difese e noi l'abbiamo trovata.

 

 

***

Dopo essersi accorta di noi la Ragazza in Fiamme ha iniziato a scappare come un coniglio. Posso capirla, siamo 5 contro uno, ma non mi dispiace affatto.

Dato che si trovava sulla riva opposta alla nostra abbiamo dovuto attraversare il fiume e ha preso un po' di vantaggio, che però ha perso quasi subito. Mentre le corro dietro, infatti, vedo che zoppica, probabilmente è ferita a una gamba. Un altro punto a nostro favore.

Fa però in tempo ad arrampicarsi abbastanza in alto su un albero e a complicarci un po' la sua cattura. Vuole sopravvivere, è ovvio, ma non ci riuscirà ancora per molto.

Ci raduniamo tutti sotto di lei e Cato, dopo avermi lanciato uno sguardo d'intesa, abbandona la spada per arrampicarsi. Decido di non replicare, d'altronde eravamo rimasti d'accordo così: io avevo Peeta e lui Katniss.

Lo incitiamo a non mollare, ma fatto qualche metro sull'albero posa un piede su un ramo troppo sottile e vola per terra di schiena. Nel frattempo Lux, prima che Cato si rialzi, lancia una freccia vicino alla nostra preda, ma sbaglia mira e noi perdiamo un'arma. La mia alleata ha fatto un grave errore: mai cercare di rubare il bottino a Cato, che adesso infatti la guarda di sbieco.

Vedo Katniss fare un sorrisetto: sa che nessuno di noi è bravo quanto lei ad arrampicarsi e che è quasi impossibile riuscire a colpirla da quaggiù.

Mentre decidiamo cosa fare Peeta si intromette e propone:” andiamo a cercare della legna per il fuoco e lasciamola lì. Prima o poi dovrà scendere e affrontarci o morirà di fame”.

Lo guardiamo tutti allibiti per un momento; ci eravamo quasi scordati di lui nel momento più importante: abbiamo trovato la sua amata e stiamo per ucciderla davanti ai suoi occhi.

Cato rompe il silenzio accordando il piano dell'Innamorato; loro vanno a cercare la legna e intanto io rimango a fare da guardia alla postazione di Katniss.

Mentre sto qui seduta vedo che si fa spazio tra le fronde per trovare un posto in cui passare la notte e che si mette a cavalcioni su un ramo robusto a circa venti metri d'altezza.

Fa tutto ciò lentamente quindi deve essere davvero ferita a una gamba; questo vuol dire che non è al massimo delle sue capacità.

Quando gli altri tornano con l'occorrente per il fuoco decidiamo i turni di guardia. Io farò il primo, poi ci sarà Marvel, Lux e infine Cato. Peeta non lo prendiamo nemmeno in considerazione.

Aspettiamo di vedere nel cielo le facce dei tributi morti oggi per prendere le nostre postazioni.

Piano sento i respiri di tutti farsi più pesanti mentre li guardo appoggiata all'albero.

Cato e Lux dormono vicini, abbracciandosi. Per un attimo penso che stanno bene insieme e che forse non stanno recitando. Insomma chi mi dice che il loro non sia un sentimento vero? Ma poi mi rendo conto di dove siamo e del fatto che non potranno mai esserci sentimenti veri qui dentro.

Sposto lo sguardo su Marvel che russa. Non lo conosco bene, è vero, ma sembra un valido alleato, anche se a volte penso che sia troppo ingenuo o che non sia pronto ad uccidere. Ma, ammettiamolo, chi lo è?

Cato, forse. Lui avrebbe tutte le capacità per farlo e non si sentirebbe nemmeno in colpa, basti guardare con che facilità ha ucciso quella ragazza ieri sera. Se non fossimo alleati sarebbe il primo di cui dovrei avere paura. In fondo, ce l'ho anche adesso, anche se stiamo nella stessa squadra, anche se in questo momento sarebbe ignobile farmi fuori con così tanti tributi ancora in circolazione. E poi cosa intende fare con Lux? Aspetta che qualcuno la faccia fuori prima che si ritrovino solo loro due? Perchè non penso che dopo tutto questo teatrino possa ucciderla come se niente fosse, ne andrebbe della sua immagine a Capitol.

Ma, domanda più importante, cosa farò io una volta uccisa Katniss? Rimarrò con loro per un po', certo, ma poi quest'alleanza dovrà finire in un modo o nell'altro. Spero solo che ci lasceremo pacificamente alle nostre strade e che sia qualcun'altro ad ucciderli. Anche se far fuori Lux non mi dispiacerebbe.

Sento un fruscio sopra di me, alzo lo sguardo per controllare che Katniss sia al suo posto e che non stia tentando di scappare e vedo qualcosa di argenteo cadere dal cielo. Un paracadute. Mi alzo speranzosa, cercando di immaginare cosa ci potrà mai essere e pregustando già la faccia di Cato al mio secondo dono dalla Capitale, quando vengo amaramente delusa dalla traiettoria dell'oggetto, che non viene verso di me ma va verso di lei. Vedo la sua ombra stendersi per prenderlo, sento il rumore della serratura che scatta e un grido di gioia soffocato. Deve essere qualcosa di utile dalla sua reazione, magari per la sua ferita. E se è cosi vuol dire che entro domani sarà già guarita e noi non avremo più questo vantaggio. Dannazione. Mi rendo conto di avere una smorfia da bambina capricciosa dipinta sulla faccia, perciò mi sbrigo a rimettermi seduta e a tornare indifferente sperando che Capitol non abbia visto la mia gaffe.

Torno ai miei pensieri quindi, aspettando che il mio turno finisca prima che mi faccia vincere dal sonno. Per distrarmi mi alleno un po' con i coltelli che ho nella cintura, trapassando diverse volte uno sfortunato lucertolone che mi è apparso davanti. Quando finalmente la mia ora termina sveglio Marvel e prendo il suo posto con gli occhi che già si chiudono.

 

 

***

 

Vengo punta.

Punta da quelle che mi sembrano essere lame incandescenti mentre grido e scalcio per cercare di sottrarmi a questo dolore infinito.

Ogni pungiglione mi perfora la pelle come fosse uno spillo che trapassa della stoffa.

Sento che anche gli altri urlano come me e che cercano di scappare il più lontano possibile.

Acqua. Dobbiamo dirigerci verso l'acqua; penso immediatamente al fiume che per fortuna non è lontano. Mi alzo, non perdendo tempo a raccogliere le mie cose, e corro il più veloce possibile.

Durante il tragitto però sento le forze venirmi meno, la testa inizia a girarmi e le immagini del bosco diventano sempre meno nitide; ma non mi fermo, non mi fermo perchè vedo finalmente davanti a me il fiume, fresco, limpido e gorgogliante. Non indugio a buttarmici dentro fino alla vita.

Guardo l'acqua sotto di me che all'improvviso si trasforma in qualcosa di rosso e che ribolle, non più bella e pulita ma densa, vischiosa e maleodorante. Urlo cercando di uscirne e mentre mi giro dandomi la spinta con le braccia le mie mani toccano qualcosa di duro: una testa mozzata dal corpo, gli occhi aperti e la bocca spalancata piena della sostanza in cui sono immersa anche io. La lancio via e continuo a cercare di raggiungere la riva, ma nel farlo cado a faccia avanti rischiando di rimanere soffocata da quella che prima era acqua.

Mi tiro su e un po' di questa roba mi finisce inevitabilmente in bocca e mi rendo conto che è sangue. Umano, caldo e denso sangue che non mi lascia respirare. Capisco che è quello delle persone che ho ucciso e di quelle che ucciderò e ho paura. Cerco di chiedere aiuto ma dalla mia bocca non esce alcun suono, mentre il fiume di sangue mi trascina giù,giù,giù. La riva è vicina, vicinissima e prima che possa riaffondare nel fiume vedo che c'è qualcuno e sento che sta chiamando il mio nome. Ma non sono urla di incitamento, sono urla di dolore, che implorano il mio aiuto. Provo a rimettermi in piedi e vedo che sulla riva c'è mia madre, che mi chiama e mi chiama ancora. Cerco di risponderle ma non mi sente, tutti gli altri rumori sono sovrastati dalla sua voce.

Mi faccio forza perchè voglio capire per quale motivo urla così, terrorizzata all'idea che qualcuno le stia facendo del male. Ma perchè lei è qui? Perchè è con me nell'arena? Arrivo sulla riva sporca di sangue che cola dappertutto , le prendo il viso tra le mani e cerco di calmarla, ma lei non mi sente, lei non mi vede.

“Mamma, mamma non urlare, sono qui, sono Clove, non urlare...” .

È tutto inutile, lei continua a chiamare il mio nome disperata. Mi fanno male queste grida, sento la rabbia montarmi dentro, vorrei solo che facesse silenzio.

“ZITTA, STAI ZITTA HO DETTO!”. Vedo le mie mani sulle sue guance iniziare a graffiarla e a far uscire il sangue anche da lei, mentre piango, mentre piange.

Poi lei cade a terra sotto di me, e il suo sangue scorre giù verso il fiume per unirsi a quello delle altre persone a cui ho fatto del male.

Il fiume straripa e prende il suo corpo, lasciandomi sola sulla riva.

Mi lascio cadere anche io, le lacrime che ancora si legano al rosso che ho sul viso per poi mescolarsi insieme alla terra.

Fisso gli occhi sul cielo che brilla per il sole che sta sorgendo.

L'ultima cosa che sento prima di sprofondare nel buio è il suono di un cannone e mi trovo a sperare che sia per me.

 

 

 

ANGOLO DELL'AUTRICE:

ciao a tutti cari lettori!

Si, lo so, sono in un vergognoso ritardo, mi dovete scusare! Il fatto è che tra la scuola e imprevisti vari non sono riuscita a trovare un attimo per scrivere! D: ma per fortuna esistono le vacanze!

Quindi eccomi qui con il tredicesimo capitolo :) che ne pensate? Io modestamente ne vado abbastanza fiera, soprattutto della la parte finale ^^

vi sta annoiando la storia? Sta diventando troppo lunga? Fatemi sapere cosa ne pensate! ;)

il prossimo capitolo spero di pubblicalo sempre durante le vacanze, ma non è sicuro >.<

ah, dato che ci siamo vi auguro un buon Natale e felice anno nuovo, e che il 2014 ci possa portare felicità, novità piacevoli e una fantastica parte prima de “Il Canto Della Rivolta” :'D

grazie a tutti per essere arrivati fin qui,

HermioneEverlark

 

  
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