Prima di cominciare la mia raccolta su questi due, ecco un piccolo omaggio natalizio alla mia ultima ossessione, perché anche loro meritano un po' di (distorta) dolcezza. Pre-slash, ma solo nella mia testa. Merry Christmas!
La risata della neve – Christmas in Gotham City
A Gotham, il Natale sa di luci stanche e zucchero bruciato.
La neve cade senza rumore, giù nel buio, nel groviglio acido dei lampioni e dei vicoli. Giù nel suo regno di disarmonie e vite tossiche.
La osservi, in piedi sul cornicione del palazzo, le dita strette intorno a una carta dal ghigno liso dal tempo e dal tocco. Buffo, come quei boccioli bianchi, il simbolo stesso della purezza che rischiara e poi muore, si posino con dolcezza tanto sui davanzali degli appartamenti del centro che sulle fogne della periferia, sui capelli biondi di una bambina e sulle viscere srotolate di un eroinomane. Ma d'altronde, è questo che è la natura: l'innocenza atroce di un ciclo senza mente, che vomita i suoi figli nel mondo e li soffoca solo per garantirsi un altro giro della ruota del tempo.
Solo per un'altra danza.
Hai gridato per molte notti, contro quel potere: contro le forze che ti hanno strappato ogni sogno e bruciato il cuore nell'acido. Solo dopo hai capito quanto fossero grandiose, quanto fosse eccitante quell'incastro di pure casualità, lontane da ogni significato, da ogni giudizio, da ogni baratro di colpa o di grazia; ed era stata una vertigine elettrizzante rendersi conto che invece di essere solo un miserabile rannicchiato tra gli uomini, poteva esistere con la libertà feroce della natura. Dimenticando il bene e il male e la speranza, e scoprendo finalmente, quando aveva smesso di cercarlo, il cuore avido al centro esatto dell'universo.
Ma quando arriva la neve, tornano anche i fantasmi: li vede nelle risate stupide di due ragazzini che giocano a palle di neve, nel cicaleccio di una coppia stretta contro il gelo, nella luce d'oro di una porta aperta per un istante. Fantasmi di anni distanti, di odore d'abete e scintillio di sfere smaltate, di biscotti allo zenzero sgranocchiati sotto una coperta con una donna dal sorriso gentile. E per un attimo, un solo attimo, ti chiedi che sapore abbia un'allegria che non sia sporca di sangue, e l'illusione ottusa di una notte di magia.
Come se una candela facesse sparire i mostri nel buio. Specialmente se quei mostri siete voi.
Lanci una risata, stridula e sgraziata e gracchiante. Ridere è il modo migliore per cacciare il silenzio della morte, e quel silenzio ti si è impigliato addosso dal giorno in cui ti sei trascinato fuori dai vapori tossici, la pelle che sfrigolava e si trasmutava.
È allora che lo senti: un soffio di vento, un crepitio di cemento schiacciato. Dopo tanto tempo, è una traccia fin troppo facile.
-Joker.-
La voce è grave e austera, l'esatto opposto della tua: poche parole ponderate, come gocce di mercurio.
Ti giri, la carta ancora tra le dita. -Ah, Batsy. Al lavoro anche stasera? Voi creature volanti non lo festeggiate il Natale?-
-Non quando uno dei criminali più pericolosi della città è appena fuggito da Arkham. Non posso lasciarti andare, questa volta, Joker.-
-Questa volta? Tutte le volte, pipistrello. Darmi la caccia dev'essere davvero un passatempo irresistibile.-
L'uomo in nero avanza, e sembra un'ombra frammischiata di bianco e d'inverno. -Sai bene perché lo faccio; non fingere che non sia così.-
Tu sorridi, ma sai che oggi, specialmente oggi, hai aspettato quest'incontro fin dal primo momento in cui sei uscito dalle viscere del manicomio; perché quando giochi a non essere più un mortale la neve si vendica e pesa, e l'unico modo per non ghiacciare è trovare qualcuno che ti guardi ancora come un uomo.
E ormai credo sia rimasto solo tu, Batsy.
Così attacchi come hai sempre fatto: soffocando la verità in una risata di metallo, trasformandola in una burla che non potrebbe mai essere vera.
Lasci scorrere la carta tra le dita. -Certo che so perché lo fai: per danzare, e per capire finalmente come riportarmi nella tua amata umanità.-
Il silenzio rabbrivisce tra di loro. Sollevi gli occhi, luce chimica che uccide il buio. -Sai che questo duello non finirà mai, vero Bats?-.
L'uomo in nero non sbatte neppure le palpebre, davanti a quella luce. -E tu sai che non smetterò mai di tentare, vero?-
Lo osservi come hai osservato la notte, pensando che forse quell'eroe, la promessa di questa città malata, è l'unica speranza che tu non sia riuscito a spezzare. E il sollievo, inaspettato, è un calore che non fa male e scioglie anche la neve. -Sì, lo so.-
Poi ride, e per un istante sembra quasi una risata vera.