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Autore: Seryka    24/12/2013    0 recensioni
[Attenzione] Questa storia non l'ho scritta io, ma la mia carissima amica Angel_15, che l'ha pubblicata nella categoria Exo. Lei mi ha PERSONALMENTE DATO IL PERMESSO di One Directionizzarla (?) e pubblicarla in questa sezione.
"- I lampioni illuminavano la strada e le decorazioni a forma di albero e pupazzo di neve avrebbero riempito di gioia e felicità chiunque li avesse osservati.
Chiunque tranne Grace.
Perché a lei il natale… Non interessava per niente.
Il 25 dicembre? Un giorno come tutti gli altri. -
Questo finché, in una magica notte, uno strano ragazzo bussò proprio alla sua porta… "
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'One Shot Story/ Couple: Het'
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Miracle in December
 
 
 
In una fredda vigilia di natale, Grace camminava nella centro della città innevata.
In una mano teneva la ferrea stretta sulla busta della spesa, l’altra ben nascosta nella tasca del giaccone.
La sciarpa bianca arrivava a coprirgli meta volto. Ma ciò non bastava a proteggerla del tutto dal gelido vento che le pungeva le guance.
I lampioni illuminavano la strada e le decorazioni a forma di albero e pupazzo di neve avrebbero riempito di gioia e felicità chiunque li avesse osservati.
Chiunque tranne lei.
Perché a Grace il natale… Non interessava per niente.
Il 25 dicembre? Un giorno come tutti gli altri.
Percorreva la strada che portava al suo appartamento, lanciando sguardi alle coppiette che camminavano stringendosi per mano, agli amici che ridevano e scherzavano e ai bambini che saltavano protetti dalla presa dei loro genitori.
Tale era presa nell’osservare le persone godersi la loro felicità, che non si accorse del ragazzo vestito da folletto di fronte a lei. Finché questo non gli sventolò una mano di fronte al viso.
Grace si ridestò, osservando bene la figura di quest’ultimo.
Gli sorrideva raggiante, e teneva in mano un blocco e una penna.
< Ci sei? > Le chiese sempre sorridendo.
Grace aggrottò le sopracciglia:
E ora questo che vuole?
< A quanto ci risulta > Disse il ragazzo < Quest’anno tu non hai scritto la tua letterina a Babbo Natale >
Ci mancava pure il solito ragazzino che cerca di tirare su quattro soldi vestendosi da folletto.
Non dovrebbe stare al centro commerciale con i bambini?
< Emh, senti… > Disse Grace scocciata < Non so quanto ti paghino, ma se ti mollo una banconota da venti mi lasci andare? >
Voleva solo tornarsene a casa al caldo.
Il ragazzo storse il naso assumendo un’espressione interrogativa.
< Non devi pagarmi, devi solo dirmi cosa vuoi per natale >
Grace sbuffò alzando gli occhi al cielo. Afferrò il portafoglio estraendo delle banconote.
< Ecco sono trenta, ora lasciami in pace >
Lo sorpassò continuando per la sua strada.
Il ragazzo rimase perplesso, osservando quei pezzi di carta come se non capisse cosa doveva farsene.
< Lui non vuole soldi >
Quella frase fece fermare Grace che si voltò a guardarlo confusa.
< Lui? >
< Sai di chi parlo… >
Il follettino sorrise dolcemente, mentre Grace ancora non capiva.
< E dai… Giacca rossa, lunga barba… I bambini gli chiedono i giocattoli >
Grace scoppiò a ridere.
< Ah sì capisco, “Lui”. E sentiamo, dato che io non sono una bambina e non chiedo giocattoli, lui, cosa vorrebbe da me? >
Iniziava a stufarla quella sottospecie di recita.
Il ragazzo si diresse a piccoli e graziosi passi verso di lei.
< Lui non porta solo regali, lui porta gioia e cerca di donare felicità a chi purtroppo non ne ha… Come te >
La ragazza sgranò gli occhi sorpresa. Il sorriso sparì del tutto dalle sua labbra.
< Tu che ne sai di me? >
Il follettino portò le mani ai fianchi storcendo il capo.
< Non hai un minimo di conoscenza nella cultura natalizia tu? Lo sanno tutti che babbo natale conosce tutti, sennò come farebbe a sapere se i bambini hanno fatto i bravi o no? >
La ragazza era ancora confusa dalla precedente affermazione del ragazzo.
< Okay, io non sono una bambina e non voglio niente. Non mi importa neanche di festeggiare il natale >
< Sicura? >
Grace dovette rifletterci un secondo.
< S-si >
< La tua voce dice sì, ma io so che i realtà vorresti tanto festeggiarlo con qualcuno >
< Tu non mi conosci! > Alzò leggermente la voce la ragazza che iniziava a capirci sempre di meno.
< Nessuno vorrebbe stare solo a natale >
< Beh, ma non dipende da me… Non è colpa mia se sono sola > Ammise Grace, che dopo quella confessione si rese conto che stava rivelando le sue emozioni ad uno sconosciuto.
< Lo so > Lo sguardo del follettino mutò in un’espressione confortevole.
Grace lo vide impugnare la penna e scrivere qualcosa sul blocco.
< Hey, che stai scrivendo? >
< Il tuo regalo di natale: Qualcuno con festeggiarlo. Sono sicuro che “Il capo” potrà accontentarti >
< Fammi capire per “Il capo” intendi il pancione con la barba bianca o il tuo datore di lavoro? >
< Datore di lavoro? Non so cosa sia >
Grace alzò gli occhi al cielo, dalla sua bocca uscì del vapore ben visibile.
< Senti io me ne vado. Un consiglio, non disturbare i passanti, la gente ha di meglio da fare che parlare con una ragazzina vestita da folletto >
Il ragazzo di nuovo non capì, ma lasciò perdere. Doveva andare anche lui. Grace si voltò di nuovo, riprendendo a camminare.
< Anch’io devo andarmene, passa un buon natale Grace >
La ragazza si fermò per la seconda volta, sgranando gli occhi più di prima:
< Come fai a conoscere il mio… > Interruppe la frase a metà quando, voltando il capo, si rese conto che il follettino dietro di lui era sparito.
Si guardò intorno spaesata. La gente camminava normalmente e del ragazzo non c’era traccia.
< Ah! questi ragazzini fastidiosi >
Tentò di non pensare a quella strana situazione riprendendo la strada verso casa.
Arrivò di fronte la porta. Estrasse la chiave e dopo aver aperto, entrò accendendo la debole luce della lampadina. Appoggiando la spesa sul tavolo della cucina e liberandosi del cappotto e della sciarpa, un pensiero gli attraversò la mente.
Avrebbe inevitabilmente passato l’ennesimo natale da sola.
Altro che stupidi folletti…
 
***
 
Quella sera mangiò poco, giusto una ciotola di zuppa istantanea.
Era andata a letto presto e, nonostante l’assenza di sonno, si era stranamente addormentata subito.
Forse perché nel sonno non pensava alla solitudine?
Aprì di scatto gli occhi, quando l’inconfondibile suono di qualcosa che sbatteva contro la porta la svegliò.
Si mise a sedere stropicciandosi gli occhi e analizzando bene il rumore.
Veniva dalla porta d’ingresso. Senz’altro qualcuno stava bussando.
Liberandosi dalle coperte, si alzò alla ricerca della vestaglia blu.
Non badò a che ore fossero, ma l’oscurità del cielo attraverso la finestra faceva ben intuire che non era certo l’ora giusta per le visite.
< Chi è? > Chiese sbirciando attraverso lo spioncino della porta.
Dall’altra parte, un ragazzo dai capelli biondi, tutto incappucciato in un giaccone nero, batteva i denti per il freddo.
< Mi si è fermata la macchina, e non ho un posto dove stare, potrebbe farmi entrare? >
Grace rimase un attimo perplesso.
Far entrare uno sconosciuto in casa non era certo una cosa prudente. Ma era consapevole della nevicata e del gelido vento che tirava fuori.
Lo osservò bene, al meglio che il piccolo spazio dello spioncino gli concedeva.
Infondo era solo un ragazzo.
Fece scattare la serratura, e si ritrovò davanti la figura tremante della persona appena arrivata.
< Emh entra >
Il ragazzo fece un piccolo inchino in segno di ringraziamento prima di avanzare nell’ingresso del piccolo appartamento.
Grace lo aiutò a liberarsi dal giaccone che appese all’attaccapanni.
< Tu sei gelato… S-se vieni in cucina ti preparo del latte caldo >
< Oh no, non c’è bisogno… Volevo solo chiederti se puoi ospitarmi fino all’alba. Poi cercherò di aggiustare la macchina. Mi va bene anche il divano >
Spiegò il ragazzo, non riuscendo però a smettere di tremare.
< Emh > Grace era un attimo spaesata.
Non capiva neppure lei perché stava interagendo con uno che avrebbe potuto benissimo essere un delinquente qualunque.
Forse perché Grace aveva l’abilissimo dono di capire, con un solo sguardo, le reali intenzioni di una persona.
< Okay, il divano è di là. Vado a prenderti delle coperte. Ma prima devo assolutamente offrirti qualcosa, stai tremando >
Senza che il ragazzo potesse obiettare lo condusse in cucina facendolo accomodare al tavolo.
Grace gli fece segno di aspettare, mentre lei andava a prendere delle coperte che sistemò in salotto.
Tornò in cucina e vide che il ragazzo si guardava intorno confuso.
Senza badarci granché estrasse dal frigorifero una busta di latte. Ne versò metà del contenuto in una pentolina che mise a riscaldare sul fornello.
Sul tavolo sistemò due bicchieri e, prendendo una zuccheriera si rivolse al ragazzo:
< Ehm… Vuoi dello zucchero… Emh? >
< Niall… Si grazie, due cucchiaiate >
Grace annuì versandone due anche dentro al suo bicchiere.
< Comunque io sono Grace >
< Piacere >
Tornò al fornello per controllare il latte.
Si creò un silenzio totale, che la ragazza non aveva idea di come spezzare.
Fortunatamente ci pensò il nuovo arrivato:
< Posso farti una domanda? >
Grace annuì, non spostando gli occhi un secondo dal fornello.
< Perché non ci sono… Decorazioni qui? >
La ragazza chiuse gli occhi, riflettendo un secondo su una domanda che nessuno gli aveva mai posto.
< Perché… Io non festeggio il natale >
< Oh >
Niall sembrò deluso da quella risposta. Senz’altro non se la sarebbe aspettata.
< È… Triste > Proferì all’improvviso.
< Cosa? >
< Non festeggiare il natale >
Grace non rispose.
Ne era consapevole, ma non dipendeva da lei.
< Non avere nessuno con cui condividere una così magica gioia… Come si fa a farne a meno? >
“Dopo un po’ ti ci abitui”
Avrebbe voluto dire Grace, ma soffocò quelle parole in gola.
< E tu… Come mai eri in macchina da solo? > Chiese tentando di cambiare argomento.
< Devo raggiungere la mia famiglia… Spero di riparare la macchina domani e arrivare in tempo da loro >
< Non hai nessuno che ti venga a prendere? > Chiese Grace che iniziava leggermente ad incuriosirsi.
< Non sanno che vado da loro, volevo fare una sorpresa >
< Ah >
Grace spense il fornello. Afferrò una presina, e dopo aver preso la pentolina, versò del latte prima nel suo bicchiere poi in quello di Niall.
< E tu… La tua, famiglia? > Chiese l’ospite, portando il bicchiere alle labbra.
Grace deglutì a fatica.
Altra domanda che nessuno gli aveva mai posto e che la colse totalmente impreparata.
< Ho perso i contatti con i miei genitori da… Un po’ >
Il viso di Niall si intristì.
Si pentì di avergli posto quella domanda, quando vide il capo di Grace abbassarsi e sorseggiare un po’ del suo latte.
< È per questo che non festeggi il natale? >
La padrona di casa mandò giù il suo sorso.
Per un momento si chiese perché quel tipo fosse così interessato a lui.
Ma, d’altronde, non era stata lei stessa, pochi minuti prima, ad interessarsi a lui ed accoglierlo in casa, pur non conoscendolo?
Rifletté su quella domanda. Chiedendosi se fosse stato giusto rispondere, rivelando ciò che si era sempre tenuta dentro.
Tentò di trovare un compromesso.
< Perché festeggiare, quando non hai nessuno? >
Niall rimase totalmente spiazzato. Come obiettare di fronte alla verità?
Lui aveva una famiglia su cui poter contare… Evidentemente, Grace no.
Abbassò gli occhi, provando ad immaginare il dolore e la sofferenza che si provano quando la solitudine è la sola cosa che ti accompagna nella vita.
Per lui il natale era sempre stato il giorno più magico dell’anno e faticava a pensare che esistesse qualcuno per cui, invece, era un giorno come tanti altri e senza significato.
Si chiese se avesse potuto infondere a quella ragazza sola, parte del suo spirito natalizio.
Ma che poteva fare lui, semplice sconosciuto?
Finì di bere il suo latte, non sapendo che la sua sola presenza avrebbe di gran lunga aiutato Grace.
Entrambi svuotarono il contenuto del bicchiere in silenzio.
Niall trovò il coraggio di proferire parola, rompendo quel silenzio che, nonostante tutto, non era del tutto dovuto all’imbarazzo, ma più alla reale mancanza di cose da dire.
< Io… Vorrei svegliarmi presto domani. Posso sistemarmi sul divano? >
< Oh certo >
Grace si alzò indicandogli la strada per il salotto.
< Me ne vado a letto anch’io se non ti dispiace >
< Oh certo, buona notte >
Grace si incamminò per il corridoio che portava alla sua camera, quando venne fermata dalla voce di Niall.
< So che non lo festeggi ma, tecnicamente ora non sei sola, ci sono io. Quindi… Buon natale Grace >
< Ma che dici? è ancora il ventiquattro >
Grace ora guardava storto il ragazzo, che lanciò un occhiata all’orologio elettronico posto su un mobile.
00.16
< Oh >
Grace si morse il labbro, non appena una consapevolezza gli invase la mente.
< Buon natale anche a te >
Niall sorrise e Grace ricambiò istintivamente.
Tornò in camera sua, non riuscendo a far uscire un pensiero dalla sua testa. Anche mentre si rimetteva sotto le coperte.
Ricordandosi dell’incontro avvenuto poche ore prima con quello strano ragazzo vestito da folletto.
Del regalo natalizio che gli aveva promesso.
Stupendosi lei stesso, pensando che aveva trascorso i primi sedici minuti del giorno di natale con qualcuno.
Si addormentò, chiedendosi se quel Niall, fosse il regalo di natale che aveva tanto atteso.
Senz’altro era stato il primo dopo tanto tempo a permettergli di non trascorrere il 25 dicembre in solitudine.
 
***
 
Il risvegliò di Grace, fu causato da una strana sensazione. Come il bisogno di controllare qualcosa… O qualcuno.
Alzandosi e indossando le sue pantofole, corse verso il salotto.
Spalancò di poco la bocca, quando sul divano non trovò altro che le coperte perfettamente piagate.
Un’espressione malinconica gli si dipinse sul volto, mentre si sedeva dove aveva dormito la notte precedente Niall.
Certo, neanche lo conosceva e ci aveva parlato sì e no quindici minuti. Ma si rese tristemente conto, che quello sconosciuto era l’esempio lampante di ciò che rappresentava la sua vita.
Le persone ne uscivano con la stessa velocità con cui entravano.
Sentì scricchiolare qualcosa sotto di se. Alzandosi subito per controllare si accorse di un foglio bianco scritto a mano.
 
“Grazie mille di tutto.
Per avermi ospitato, per il latte e per esserti aperta ad uno sconosciuto.
Fortunatamente, la macchina aveva solo bisogno di un po’ d’olio.
Adesso posso andare a passare il natale con la mia famiglia.
Lo vuoi un consiglio? 
Non conosco la tua situazione, ma nessuno merita di passare il natale da solo, così come tutti gli altri giorni dell’anno.
Non so perché non parli più con i tuoi genitori, ma niente è irrisolvibile.
Ricordati, la parola impossibile non esiste.
Grazie ancora,
Buon natale.
Niall.”
 
Finì di leggere con uno sguardo misto tra il pensieroso e il malinconico.
Non esiste la parola impossibile.
Cavolate.
Quel ragazzo non poteva conoscere la sua situazione e non poteva permettersi di esprimere pareri.
Non poteva sapere che qualche anno prima se n’era andata di casa, abbandonando i suoi genitori, solo per poter stare con il ragazzo che amava.
Non poteva sapere che proprio il ragazzo che la aveva portata a prendere una scelta del genere, la aveva poi abbandonata, da un giorno all’altro.
Non poteva sapere che, purtroppo, nel vocabolario di Grace, “Impossibile” era la parola più in evidenza.
Gettando il biglietto a terra, si alzò per dirigersi in cucina a fare colazione.
Notò che i bicchieri della sera precedente erano ancora sul tavolo.
Proprio mentre si sporse a raccoglierli, notò un pezzo di carta, sulla stessa sedia dove la sera prima si era seduto Niall.
Lo afferrò osservandolo bene da ogni angolazione.
Era di un colore marroncino scuro, decorato da contorni composti da linee curve
Una calligrafia impeccabile, spiccava al centro del foglio.
 
“Allora Grace, che dici?
Piaciuto il regalo di natale? 
Spero che ieri sera tu ti sia resa conto, e soprattutto tu ti sia ricordata cosa vuol dire avere qualcuno su cui sai di poter contare, per non passare una gioiosa festa in solitudine.
Buon natale!
B.N.”
 
A Grace girava la testa.
B.N.?
< Certo… Babbo natale si è infiltrato in casa mia e mi ha lasciato un biglietto >
Rise tra se e se, pensando a chi poteva avergli fatto quello scherzo.
Infondo solo Niall era stato in casa sua… Ma perché avrebbe dovuto farlo?
E poi, pensandoci, in casa non aveva quel tipo di carta.
Si accasciò sulla sedia, pensando che quella storia era al limite dell’incredibile
Prima il folletto magico, poi lo sconosciuto in casa, poi la lettera firmata B.N..
Tutto ciò era così assurdo, surreale… Impossibile.
Sbatté un paio di volte le palpebre.
D’un tratto gli sembrò di aver trovato il tassello mancante di un puzzle.
Non gli servì ragionare un minuto di più.
Si alzò di scatto e corse subito in salotto.
Afferrò la cornetta del telefono, componendo un numero che non aveva dimenticato.
Compiendo un gesto che non si sarebbe mai aspettata da lei.
Dando la colpa – o forse il merito – al piccolo miracolo che gli era capitato proprio la sera prima.
Perché per lei, non aver passato il natale da sola, era stato un miracolo.
Un miracolo capitato proprio il 25 dicembre.
Un miracolo a cui sentiva, non avrebbe più voluto farne a meno.
Il telefono prese a squillare.
 
Tu..
Tu…
Tu…
< Pronto? >
< Mamma… Buon natale>

 
 
 
~ Song-Fic, ispirata alla canzone "Miracles in December" degli Exo. Ascoltatela è molto bella!
Buon natale a tutti!
 ~
   
 
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