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Autore: ponfo    24/12/2013    5 recensioni
"Resti qui con noi? Racconto una storia ad Emily..." propone dolcemente accarezzandole la spalla. La ragazza ridacchia e si allontana, "Scusa, nonno, ma devo studiare.". L'uomo la guarda con un'espressione divertita e "Amore, penso che stavolta ti piacerà la storia..." esclama sistemandosi Emily sulle ginocchia dopo essersi seduto. Rebecca si gira e lo guarda scettico, "Scusa, ma non credo proprio, nonno. Non ho più cinque anni come quella." sibila fissando la sorellina aggrappata all'uomo. "Facciamo così," esclama lui,"se la storia non ti piacerà, ti darò 50 £ e potrai comprarti quel che ti parrà." Un sorriso beffardo increspa le labbra rosse della ragazza e "Ci sto!" annuncia sedendosi sulla poltrona. Il nonno sorride dolcemente e passa una mano fra i capelli scuri della bimba sulle sue ginocchia. "Allora, c'era una volta...
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Auguri a quell'angelo dagli occhi di ghiaccio!
Larry Stylinson.
Questa storia ha un vocabolario non colorito ed abbastanza "spiccio" in quanto raccontata a due bambine.
Grazie a M. che, come al solito, mi ha aiutato. Sei speciale.



Once upon a time

Ad Emily piace molto il Natale. Le luci, i dolci, i regali, l'albero colorato. Insomma, per una bambina di cinque anni, il Natale è una vera e propria pacchia. Inoltre arrivano i nonni e Emily adora i nonni. Sono buffi, la fanno ridere e la coccolano tanto. E il nonno sa tante storie! Ne sa tantissime, tutte diverse e gliele racconta una ogni volta che si vedono. La bimba adora le storie del nonno! Sono così belle! Certe volte sono anche tristi e le fanno scendere una lacrima, ma poi il nonno la stringe forte forte e le dice che non c'è bisogno di piangere e che le vuole tanto bene ed allora lei non piange più, perché il nonno la fa sentire amata. 
A Rebecca non piacciono le storie del nonno. Ha sedici anni, per la miseria. Non può stare dietro ad un vecchietto che racconta storie sdolcinate e fuori dal mondo tutte le sante volte. Deve pensare a Michael che sta con quella zoccola e a Paul che non si scolla. Poi c'è la scuola, le feste di sabato, le sigarette da comprare di nascosto, i vestiti da prendere per il ballo di inverno. Insomma, davvero troppe cose per perdere tempo con storie senza senso.
"Papà, papà!" dice la bimba tirando il maglione del padre, "Fra quanto arrivano i nonni?". L'uomo si gira verso la figlia e le accarezza la testa, "Stanno arrivando, amore. Fra poco sono qui." le sorride prendendola in braccio e dandole un sonoro bacio sulla guancia rosa. Emily ride e si stringe al collo del padre, appoggiando la testolina sulla sua spalla larga. "Oggi il nonno mi racconta una storia!" esclama guardando gli occhi verdi del padre che sorride divertito. Annuisce e fa per risponderle, ma il campanello attira la sua attenzione. "I nonni!" urla la bimba agitandosi. "Amore, calma. Ora andiamo ad aprire loro." ridacchia avvicinandosi al portone. Gira la maniglia ed ecco i nonni che sorridono."La mia bimba!" esclama dolcemente il nonno prendendo in braccio Emily che tende le piccole manine verso di lui. "Nonno..." miagola teneramente la piccola aggrappandosi a lui, "Mi racconti una storia?". L'uomo ridacchia ed entra in casa, "Fammi almeno mettere piede in casa, pulce!". Emily ride e si stringe ancora di più al suo collo. "Rebecca dov'è, amore?" le domanda sorridendole, "Becca! Becca! Ci sono i nonni!" urla la bimba chiamando la sorella. 
Un sonoro sbuffo e un urlo di risposta fa capire che Becca ha sentito, "Arrivo, nana! Smettila di urlare!". Emily ridacchia e dà un bacio sulla gota lanosa del nonno, "Mi sei mancato tanto, nonno Jack!". L'uomo sorride e la stringe, "Anche tu, amore mio."
"Eccomi, sei una rottura, Emily." ringhia la bionda che guarda lo schermo del cellulare. Il nonno la guarda e sorride dolcemente, "Becca, amore, ciao." esclama facendole segno di avvicinarsi. Quella sbuffa e si avvicina dandogli un bacio veloce, "Ciao, nonno." biascica scostandosi i capelli dal viso. "Resti qui con noi? Racconto una storia ad Emily..." propone dolcemente accarezzandole la spalla. La ragazza ridacchia e si allontana, "Scusa, nonno, ma devo studiare.". L'uomo la guarda con un'espressione divertita e "Amore, penso che stavolta ti piacerà la storia..." esclama sistemandosi Emily sulle ginocchia dopo essersi seduto. Rebecca si gira e lo guarda scettico, "Scusa, ma non credo proprio, nonno. Non ho più cinque anni come quella." sibila fissando la sorellina aggrappata all'uomo. "Facciamo così," esclama lui,"se la storia non ti piacerà, ti darò 50 £ e potrai comprarti quel che ti parrà." Un sorriso beffardo increspa le labbra rosse della ragazza e "Ci sto!" annuncia sedendosi sulla poltrona. Il nonno sorride dolcemente e passa una mano fra i capelli scuri della bimba sulle sue ginocchia. "Allora, c'era una volta...

 23 Dicembre 2013.

Dicembre è un mese freddissimo a Londra. Il vento, la pioggia insistente e il gelo che ti entra nelle ossa non ti fanno venire minimamente voglia di uscire. 
A Louis piace da morire Dicembre. Essere costretti a stare in casa, sotto le coperte, al calduccio, è una delle cose che più preferisce in assoluto. La cioccolata calda, il fuoco che scoppietta nel camino e la neve fredda sulla pelle sono aspetti secondari. Niente è più importante del suo compleanno. Niente è più importante del 24 Dicembre.
Sì, Louis, in questo e in molte altre cose, nonostante i suoi quasi 22 venerandi anni, rimane un bambino. Adora svegliarsi la mattina della vigilia con l'odore della torta appena sfornata e le coperte avvolte intorno al proprio corpo. Impazzisce per i regali, stupidi e non, soprattutto se fatti da persone a cui tiene particolarmente. Come un bambino piccolo davanti al regalo di Natale, Louis sgrana gli occhi ogni volta che un amico o un parente gli porge un pacchetto colorato con un sonoro "Tanti auguri, Louis!". Esulta ogni volta che deve soffiare sulle candeline e batte le mani entusiasta quando scarta i regali. 
Un vero e proprio bambino. Adorabile, come pensa ogni volta Harry.
Oggi è la vigilia del suo compleanno ed anche la vigilia della vigilia. Interessante.
Harry sa che fra pochissimo Louis si sveglierà e comincerà a reclamare i suoi regali. "Mi dovete fare dei regali! E' un obbligo!" dice sempre il liscio ogni volta che Harry gli fa notare che, insomma, pretendere ancora, a 22 anni, tutti i dvd della Disney in versione blue ray è, come dire, un po' infantile.
"Infantile sarai tu, sciocco babbano!" risponde Louis con faccia imbronciata. Sì, Louis Tomlinson è un bambino in un corpo di ventiduenne, ma Harry lo ama per questo. Per questa sua pazzia che pazzia non è. Louis è solo una persona matura che prende la vita con allegria, cerca di non farsi schiacciare dal peso delle telecamere, dalle urla dei fan, dalle parole cattive delle persone, dalla luce abbagliante dei faretti. Canta, da ormai tre anni, in una band insieme ad Harry. Si sono conosciuti grazie al canto, buffo, no? L'amore di entrambi che è sfociato in un amore l'uno per l'altro. Non un amore normale, no. Il loro è uno di quelli che ti toglie il fiato, la sete, la fame, il respiro. Uno di quelli in cui i baci sono piccoli "ti amo" incastrati tra le labbra, troppo timidi per uscire. Uno di quelli in cui una semplice parola può farti sprofondare nella disperazione o volare dalla felicità. Sì, il loro amore è senza paragoni. Anzi, è semplicemente amore. Quello degno di essere definito tale.
E' difficile amarsi ultimamente. Le persone non vedono di buon occhio due ragazzi che si amano. 
"L'amore è fra maschio e femmina!"
"Se Dio ti ha fatto un cazzo è per infilarlo in una fica, frocio!"
"La natura fa nascere solo tra uomo e donna, chissà perché..."
"L'uomo è virile ed interessato alla femmina, non a quelli come lui!"
"Quanto sei finocchio! Non c'è niente di più bello della fica!"
Queste frasi rimbombano come colpi di cannone nella testa di Louis eppure lui non lo dà a vedere. Sorride sempre, scherza, ride, non si fa mai vedere triste. Piange solo quando è solo, quando Harry non c'è. In quel momento la tristezza lo invade e non ci riesce. Le lacrime vincono , premono con forza ed alla fine escono, rotolano come gocce di pioggia su un vetro. Non c'è la sua roccia, in quel momento, non c'è il motivo per cui non molla tutto, la carriera, gli amici, la sua vita. Non c'è quella bocca rossa e quel verde smagliante che gli dice di tenere duro perchè prima o poi si sistemerà tutto. Prima o poi potranno stare insieme senza tutti questi segreti, queste bugie, queste lacrime. Si ameranno alla luce del sole, l'uno abbracciato all'altro. Entrambi perdutamente innamorati e felici.
Sono le sette di mattina. Fra esattamente dieci minuti, Louis si sveglierà e comincerà ad urlare che domani è il suo compleanno. Mentre Harry sbatte le uova per le frittelle, sorride al pensiero dell'espressione da bambino che il suo ragazzo a breve metterà su appena vedrà che ancora manca un lungo, noiosissimo giorno al suo genetliaco. Un tonfo sonoro e un'esclamazione colorita annunciano il risveglio del futuro festeggiato, "Porca miseria!" bofonchia Louis dalla camera da letto.
Harry si gira verso le camere e "Amore, tutto bene?" chiede cercando di nascondere le risate. "No, porca miseria! Ho preso in pieno quel comodino del cavolo, Harreh! Ti avevo detto che era assolutamente inutile!" bofonchia scocciato il ragazzo facendo capolino nella cucina. Il riccio ride mentre due braccia forti lo stringono da dietro e due labbra morbide gli solleticano il collo, "Buongiorno anche a te, quasi ventiduenne!" esclama sottraendosi al suo abbraccio per tornare alle uova. Uno sbuffo, due sbuffi, tre sbuffi e "Harry, mi sento vecchio!" borbotta con fare triste Louis. Il ragazzo si gira verso il futuro festeggiato con un sorriso dolce e si avvicina al suo viso prendendolo con le mani ed avvicinandolo al proprio. "Rimani sempre il mio adorabile Peter Pan, amore." dice con dolcezza mentre posa le sue labbra rosse su quelle rosa del fidanzato.
Le labbra di Harry e Louis sembrano fatte per completarsi. Quelle del primo sono rosse e carnose mentre le altre sono rosa chiaro e sottili come piccole foglie. Sono due metà complementari che si ricercano, che necessitano l'una dell'altra per affermarsi, per essere definite tali. In fondo, se non ci fosse Harry, non ci sarebbe Louis e se non ci fosse Louis, non ci sarebbe Harry. Si chiama principio di identità e di non contraddizione. Una cosa è e non può non essere. Louis è Louis perché c'è Harry e non potrebbe essere tale se lui non ci fosse, stesso principio vale per Harry. Sono una cosa sola che però, per qualche scherzo della natura, vive in due corpi differenti e che passa tutta la vita a cercarsi per tornare singola ed indivisibile.
Un bacio leggero, uno sfioramento impercettibile che però fa sorridere il visetto imbronciato di Louis. "Grazie, ricciolino. Ora sto meglio!" ridacchia scompigliandogli i capelli. Harry arriccia il naso sorridendo e si scosta, tornando alle sue uova da cuocere, "Cosa facciamo oggi?" domanda versando il composto nella padella fumante. Il ragazzo si gira e lo guarda con occhi tristi, "Hazza..." soffia con un filo di voce. Il gelo cala tra di loro. Silenzio. Solo il rumore delle uova che friggono nell'olio. Harry, con molta calma, posa la forchetta che ha in mano e si gira sorridendogli sornione, "Va' da lei, ci vediamo per Natale." esclama superandolo ed andando in camera, chiudendocisi dentro. Louis lo segue e comincia a bussare, "Harry, ti prego, amore! Lo sai che non posso fare in altro modo! Ti scongiuro, per favore, non essere arrabbiato! Amore, p-per favore..." piagnucola dando sonori pugni al legno della porta. "Lou, ho detto che devi andare da lei. Non sono arrabbiato, voglio solo stare solo." risponde aprendo la porta con un sorriso dolce, "Tieni, vatti a vestire, stai attento alle uova e ci vediamo a Natale" dice passandogli i vestiti e dandogli un bacio sul naso, "Vado a dormire. Ciao, amore!" mormora richiudendo la porta e facendo scattare la serratura. "Harry, amore, per favore...Ti scongiuro." si lamenta continuando a bussare alla porta. Nessuna risposta, nemmeno un sospiro o uno sbuffo. Harry non vuole rispondere, ormai Louis sa come è fatto e quando non riceve risposta al primo tentativo, deve lasciar perdere o l'ira funesta del riccio si abbatterà su di lui come un tornado.
Si veste in fretta, con il cuore in subbuglio e l'umore sotto le scarpe. Deve raggiungere lei, Eleanor, la sua "ragazza". Deve passare con lei questi due giorni, deve farsi fotografare con lei per fare contenti i suoi agenti. Per non avere problemi. Gli hanno permesso di passare il Natale con il suo vero amore e questo è già un passo avanti. L'anno scorso non gli avevano abbonato nemmeno questo "regalo di compleanno", come lo hanno chiamato stavolta. "Cattivoni, monelli!" bonfonchia mentre mette le uova nel piatto.



"Cattivoni?! Monelli?!" esclama Rebecca trattenendo le risate, "Ma in che epoca è ambientata, scusa? Il paleolitico?". L'uomo la guarda sorridendo e "Licenza poetica, amore mio." risponde accarezzando i capelli di Emily. "Un bel stronzi e figli di troia avrebbero reso meglio l'idea, nonno!" insiste la bionda guardando la faccia stupita della sorellina che "Nonno! Becca ha detto due parolacce!" dice inorridita indicandola con un ditino. Jack scuote la testa e sospira alzando gli occhi al cielo, "Lascia perdere, pulce. L'importante è che tu non le ripeta." le mormora dandole un bacio sulla guancia paffuta e "Certo che no!" afferma convinta la piccola. L'uomo sorride e lancia un'occhiataccia alla nipote più grande che con una clamorosa linguaccia da il permesso al nonno di continuare con la storia.





La serata era stata un schifo. I paparazzi li avevano seguiti tutto il pomeriggio e stare con quella piovra di Eleanor al posto che con Harry era stato piu che un martirio. L'idea di quei capelli ricci e quegli occhi verdi come il più fresco dei campi di Inghilterra che stavano a casa da soli, magari al telefono con Nick, a piangersi addosso, era una coltellata in pieno petto. Il tutto era pure peggiorato quando le loro labbra si erano dovute appiccicare in quello che i manager chiamano "bacio di vero amore". Il sapore del lucidalabbra alla fragola e l'odore nauseabondo della lacca per capelli avevano solo fatto venire ancora più voglia a Louis di correre tra le braccia del suo amato.
Louis infila la chiave ed apre la porta. Gli unici rumori sono la televisione lasciata accesa e lo scoppiettare della legna che brucia. Harry ha acceso il camino. Si ricorda perfettamente quando il camino era la scusa ideale per stare abbracciati sul divano a guardare le fiamme danzanti, fingendo di essere solo semplici amici. " Sei il mio migliore amico, Boo" diceva sempre il riccio quando, con una mano fra i suoi capelli e il viso nascosto nel suo collo, si accoccolava a lui come un piccolo koala ad un albero. "Sei il mio dolce koala." gli rispondeva lui, sorridendo dolcemente. E proprio in quel momento, con il corpo di Harry vicino e il suo profumo di bambino ad invadergli le narici, sentiva un stretta allo stomaco, una morsa prepotente che gli faceva venire i brividi lungo la schiena. "Non è possibile, Louis. A te non piace Harry! Lui è solo il tuo migliore amico!" si ripeteva come un mantra ogni volta che quelle fossette adorabili entravano a forza nei suoi pensieri, "No, non ti piace, smettila!" insisteva quando i suoi baci innocenti sulle guance gli facevano tremare le gambe. 
Poi successe, davanti al camino, una sera di inverno. Le loro labbra, quelle due metà perfette, si scontrarono per caso, intimidite. Faceva freddo, il camino era acceso e loro erano abbracciati sul divano a guardare un film. Louis non sa dove aveva trovato il coraggio di farlo eppure, dopo aver chiuso gli occhi e contato fino a cento per cercare di lasciar perdere l'idea, l'aveva baciato. Le mani di Harry si erano strette intorno al braccio che stava accarezzando e gli occhi verdi si erano spalancati, esterrefatti. Si era staccato subito e l'aveva guardato, imbarazzato. L'aveva guardato per poco però, perché si era buttato di nuovo sulle sue labbra, trepidante, ansioso, emozionato. Louis era sobbalzato per la sorpresa e dopo poco aveva risposto al bacio. A quel emozionante, agognato primo bacio.
"Amore..." chiama Louis posando le chiavi sul tavolo, "Harry?" insiste iniziando a girare per la casa. Nessun rumore. Va in camera per vedere se dorme, ma il letto è rifatto alla perfezione. Inizia a preoccuparsi. Va in bagno, torna in cucina, nelle altre stanze. Niente, Harry è scomparso. "Sta' calmo, Lou. Ora lo trovi, ora lo trovi." si ripete chiudendo gli occhi e respirando profondamente, "Ora lo trovi, è qui." continua cercando di calmarsi. Un folata di vento gli arriva al collo facendolo rabbrividire. Apre gli occhi e si gira verso la finestra.
Harry è sul balcone, a maniche corte, in pieno inverno. Corre fuori e si toglie la giacca mettendogliela sulle spalle, "Ma che fai?! Sei impazzito?!" sbraita infuriato. Il ragazzo si gira e il cuore di Louis si gela all'istante. Il verde è un colore molto forte, indipendente, meraviglioso, per Lou. Eppure, quando oltre al verde smeraldo c'è anche un rosso acceso, bè, gli si spezza il cuore. "Perchè piangi, amore?" chiede preoccupato abbracciandolo. Harry trema, singhiozza, piange. Si lascia stringere dalle braccia del proprio fidanzato. Non sta in piedi, sente le gambe cedere e il respiro mancare. "Non ce la faccio più, Lou. Non posso vivere così, non voglio..." balbetta con il viso immerso nel suo collo, "Lo so, amore. Anche io ci sto male, ma fra poco andrà tutto bene, staremo insieme. Solo io e te. Niente più contratti, finte fidanzate e divieti. Solo Hazza e Lou." sussurra al suo orecchio, accarezzandolo. Il riccio si scansa con forza e "No! Basta! Tutti gli anni a Natale mi ripeti sempre la stessa storia! Staremo bene, aspetta ancora un po', saremo solo io e te! Mi sono stufato, Louis! Io non ce la faccio più a sopportare tutto questo! Ti amo, porca miseria! Voglio amarti come fanno tutti! Voglio tenerti la mano mentre passeggiamo e baciarti dopo un concerto! Voglio urlarti che ti amo dopo aver finito di cantare una canzone! Voglio te, Louis! Voglio noi!" urla appoggiandosi alla ringhiera e nascondendo il viso fra le mani, singhiozzando. Harry che piange è la cosa più dolorosa che Louis abbia mai visto. Harry che piange per lui è veleno allo stato puro. "Harry, amore, ascoltami. Io ti amo, ok? Io amo te e nessun altro. Voglio te per tutta la mia vita! Dobbiamo solo aspettare, aspettiamo ancora poco e poi ci ameremo davanti a tutti, eh? Aspetta con me, amore, ti prego. Ho bisogno di te. Ti scong.." 
"NO! Smettila! Non aspetto più! Se mi amassi veramente, te ne fregheresti di tutto e di tutti e scapperesti insieme a me! Io lascerei la mia vita per te, Louis. E tu? Eh? Tu cosa faresti per me?" ringhia con le lacrime che rigano il viso arrossato dal freddo. Louis apre la bocca, ammutolito. 
Non lo ferma quando entra in casa piangendo. Non lo ferma quando riempie uno zaino di magliette e mutande. Non lo ferma quando sbatte la porta con frastuono e se ne va.
Resta immobile. Senza parole. Solo.



"Non ho capito" dice la bimba tirando la barba al nonno, "Perché Harry se n'è andato?" domanda con innocenza. Jack le sorride e le scompiglia i capelli, "Perché pensava che Louis non lo amasse, pulce." le risponde con dolcezza. "Ma nonno!" sbotta guardandolo male, "Si vedeva che Louis lo amava! Fa come fai te con me quando mi prepari la colazione! Gli scompigliava i capelli e lo stringeva forte forte! Questo è amore!"
L'uomo ride e la stringe, "Aspetta, amore, finisci di ascoltare la storia." ridacchia accarezzandole il viso, "Allora, eravamo arrivati al punto in cui Harry se ne va di casa e Louis rimane solo..."


24 Dicembre 2013.

E' il compleanno di Louis. E' un compleanno schifoso perché Harry non c'è, non risponde alle sue chiamate e gli ha scritto un semplice "Sto bene. Non rompere.". Non gli ha fatto gli auguri saltando sul letto e coprendolo di baci come ogni anno. Non gli ha tirato le orecchie urlando "Sei vecchio, amore mio!". Non gli ha preparato la torta al cioccolato e non l'ha imboccato ridendo.
Non c'è. Harry non c'è per il ventiduesimo compleanno di Louis e il festeggiato non è mai stato così male in vita sua.
Si alza dal letto dopo una notte insonne. Non l'ha potuto stringere e quindi non si è addormentato. Harry è il suo orsacchiotto contro l'insonnia, come gli piace chiamarlo. Si infila le ciabatte e guarda il lato del letto vuoto. Sospirando si mette in piedi, ma ecco che il maledetto comodino gli intralcia il cammino, facendolo cadere per terra. "Porca miseria!" geme tenendosi la caviglia che ha sbattuto contro il legno, "Maledetto comodino!" urla tirando un cazzotto all'anta del mobile come se quello potesse sentire dolore. Il cassetto si apre e un pacchetto cade.
Carta rossa e fiocco oro. Proprio come piace impacchettare i regali ad Harry. Louis lo prende in mano con ansia e lo apre senza pensarci due volte. Straccia la carta, rompe il nastro con i denti e gira fra le mani la piccola palla di vetro che tutto quel rivestimento copriva. Una palla di Natale, di quelle piccole, con la neve dentro. Una foto di loro due da piccoli. Di quando si sono conosciuti. Harry ha i capelli arruffati, il viso pingue da bambino e il verde degli occhi ancora liquidi, ancora felici e spensierati. Louis invece, Dio, Louis. Non si ricordava di poter sorridere in quella maniera in una foto. Tutte le foto che fa sono fatte per le pubblicità o insieme ad Eleanor e, decisamente, non sono sorrisi di felicità. Invece quella, nascosta dai fiocchi di neve finta, racchiude uno degli ultimi sorrisi sinceri che Louis ha mostrato in una stampa. 
"Ti amo, Boo."
E' questo quello che la scrittura di Harry dice sotto la foto, in un piccolo rettangolo di carta proprio sotto le loro due figure abbracciate.
Scoppia a piangere. E' un cretino. Un imbecille, un demente. Lui non può perdere l'amore della sua vita. Non può perdere Harry. E' la parte migliore di lui, è il suo sorriso la sua ragione di vita. E' l'unico motivo per cui ancora va avanti con quella farsa.
Si alza da terra, posa la palla con cura sul letto e si infila la giacca. Mette le scarpe senza calzini e prende le hiavi. Lo deve trovare.



Harry è a casa di Liam e Zayn. Lo hanno accolto senza fare domande. Hanno aperto la porta, lo hanno visto con le lacrime agli occhi e senza nemmeno un "ciao" lo hanno tirato in casa, togliendolo al freddo.
E' sul divano-letto al momento. E' mattina presto ed è la Vigilia. Fa freddo, ma il freddo che ha dentro il cuore è molto più agghiacciante. Non lo ha fermato, non gli è corso dietro. Lo ha lasciato andare via come una moglie gelosa che fa la solita scenata. Perché fa così male? Perché l'amore non può essere semplice? Io ti amo, tu mi ami, viviamo felici. Invece no. Devono esserci in mezzi altre mille persone che ti dicono cosa devi fare, cosa devi dire, cosa devi farti piacere. Le lacrime spingono per uscire, ma è troppo orgoglioso. Non piangerà, non per lui. Non per il ragazzo che lo ha lasciato scappare senza urlargli dietro che lo ama, che non lo vuole perdere, che farà qualcosa. No, non sprecherà altre lacrime. Non la Vigilia di Natale.
Il campanello suona insistentemente. Si alza in fretta e va ad aprire, "Shh! Stanno dormendo! Chi sei?" mormora scocciato aprendo la porta. Niall. Che cavolo ci fa Niall a casa di Liam e Zayn la mattina della Vigilia? "Niall, che ci fai qui a quest'ora?" chiede esterrefatto sfregando le mani per il freddo. "Aprimi per favore!" lo prega con gli occhi da cucciolo. Il riccio apre di più la porta, ma la mano di Niall lo blocca, spingendolo via. "Vieni!" urla girandosi indietro. Spunta Louis che corre ed entra in casa, chiudendosi la porta e Niall dietro. Harry non ha il tempo di rendersi conto della situazione che il suo ragazzo gli è di fronte, occhi fissi nei suoi e pigiama ancora addosso. "Che cosa ci fai qui?" chiede stizzito il riccio incrociando le braccia al petto,"come mi hai trovato?". Il festeggiato lo guarda e si avvicina a lui, "Baciami." mormora prendendogli il viso con le mani. "No!" esclama furioso allontanandosi, "Mi hai lasciato andare via come se non valessi niente per te e ora cerchi di rimediare chiedendo un semplice, stupido bacio!" continua puntandogli un dito contro, "Vattene! Non ti voglio più vedere! Sparisci dalla mia vita!" urla con la voce spezzata. Louis si allontana e lo guarda, "L'ho trovata." soffia a bassa voce. "Cosa?" domanda tirando su con il naso l'altro. "Il regalo che mi hai fatto e che hai nascosto nel comodino."
Harry ride sarcastico e lo fulmina, "Era prima che tu mi lasciassi andare come un ladro di notte! Mi hai ferito, Louis! Mi hai spezzato il cuore!" ringhia stringendo i denti. Il ragazzo chiude gli occhi e "Io ti amo, Harry." mormora con un filo di voce, " Amo i tuoi capelli la mattina, scompigliati e ribelli. Niente gel messo dai parrucchieri, niente lacca o schiuma per domarli. Adoro il tuo profumo da bambino, lo stesso che avevi quando eravamo ancora amici. Hai presente il sorriso felice che avevo in quella foto, Hazza? Quella bocca increspata, quelle rughette intorno agli occhi. Quel sorriso sincero come pochi altri. E' merito tuo che sei un'opera d'arte. Un piccolo capolavoro. Un angelo dai capelli ricci. Sei tu questo, sai? Questa meraviglia di capelli scuri, occhi verdi e pelle di rosa, sei proprio tu. Sei quel ragazzo che ride alle mie battute, che non si scandalizza per le mie esclamazioni pazze e che mi dà quei baci dolci che mi fanno sciogliere il cuore come burro sul pane caldo. Sei quel ragazzo dalla risata facile, dal cuore grande e dalla personalità d'oro. Io sono innamorato di te, della tua risata, dei tuoi baci, delle tue braccia intorno a me, delle tue labbra rosa sulle mie rosse, dei tuoi occhi di prato nei miei di ghiaccio. Sono innamorato del cielo che incontra l'erba, del mare che tocca la alghe, dei fiori celesti che abbracciano le vallate. Sì, sono innamorato del tuo verde perdizione che si mescola con il mio azzurro disperazione e lo porta a galla, lo salva. Tu mi hai salvato. Letteralmente. Il tuo senso dell'umorismo, la tua simpatia, la tua dolcezza, la tua intelligenza, il tuo cuore, il tuo sorriso, la tua tenerezza, il tuo essere così Harry mi hanno salvato dalla voragine di pazzia che mi stava portando a fondo. Mi dicevano che ero strano, che ero pazzo e non avevano tutti i torti. 
Ero pazzo perché non avevo ancora trovato chi sapesse trasformare questa pazzia in puro e semplice desiderio, in passione, in felicità, in amore. 
Sei tu, questo "chi". Sei tu, il sorriso che voglio vedere ogni mattina, appena sveglio. Sei tu, gli occhi in cui mi voglio perdere ogni sera. Sei tu, le labbra che voglio su di me come medicina ad ogni male. Sei tu, il respiro che voglio sentire sulla mia pelle come brezza d'estate. Sei tu, le mani che voglio sul mio viso mentre ci baciamo. Sei tu, il nome che voglio sospirare mentre facciamo l'amore. Sei tu, il ragazzo con cui voglio stare finché durerà. Sei tu, quello che ho scelto."
Harry tiene una mano davanti alla bocca e lo fissa con gli occhi pieni di lacrime. "Scappa con me, Harry. Andiamocene, lasciamo tutto. Cambiamo nome, andiamo via, in un altro paese, in un'altra nazione. Fuggiamo da questi obblighi, da questa gente. Da tutto, da tutti. Siamo solo io e te. Louis e Harry. Ci stai, amore mio?" chiede prendendogli le mani e stringendole. "S-sì, Louis...S-sì...".
Fu così che Harry e Louis scapparono e vissero per sempre felici e contenti.





Emily fissa il nonno, "Ma...Non può finire così, nonno Jack! Non va bene! Non hanno bambini? Non si sposano?" si lamenta guardandolo triste. L'uomo ride e la bacia, "Tesoro, questa è un'altra storia. Te la racconterò più in là..." le dice dolcemente accarezzandola. La bimba sbuffa e scende dalle sue ginocchia, "Vado dalla mamma." esclama scocciata incrociando le piccole braccia al petto, scomparendo dalla stanza. 
Rebecca si sta mordendo le unghie. "N-nonno..." balbetta guardandolo. "Amore..." mormora mordendosi un labbro intenerito. "Nonno, era bellissima, scusa!" piange la ragazza alzandosi in fretta dalla poltrona ed allacciando le braccia dietro al suo collo, "Era così vera, così sincera. D-Dio, scusa se ho fatto l'acida, mi dispiace tanto!" continua asciugandosi le lacrime con la mano. Jack la stringe, accarezzandole la schiena "Tranquilla, amore, ora vai dalla mamma che ti starà cercando..." sorride infilandosi una mano nei pantaloni, "Le 50 £ te le do lo stesso, piccola pulce..." ride porgendole i soldi. La ragazza ride insieme all'uomo e prende le monete tirando su con il naso. "Grazie, nonno. Era davvero stupenda." mormora dandogli un bacio sulla guancia lanosa. Jack le accarezza il viso e la osserva mentre esce dal salotto con la sua camminata femminile.
La schiena fa male, ormai non è più un ragazzino e gli acciacchi si cominciano a sentire. "Papà!" lo chiama suo figlio Eric. L'uomo si alza tenendo una mano sulla spina dorsale e gli sorride dolcemente. Lo raggiunge lentamente e si lascia abbracciare dalle sue braccia forti. "Ho saputo che hai raccontato alle bambine la storia..." mormora guardandolo negli occhi. Jack annuisce con un sorriso appena accennato sulle labbra scure. "Dirai mai loro tutta la storia?" domanda accarezzandogli la spalla. L'uomo ridacchia appena e guarda il figlio con dolcezza, "Eric, non ci pensare." esclama con semplicità, "Vai da tuo padre adesso, come minimo sarà impazzito dietro le tue figlie perchè avrà voluto rifare tutto l'albero in onore del suo compleanno." ridacchia passandosi una mano sulla barba bianca. Il figlio gli sorride scuotendo la testa divertito si incammina verso il trio di persone riunito intorno all'albero.
Jack guarda suo marito John.
"Per amare veramente, non servono due nomi riconosciuti da tutti, ma semplicemente due cuori che battono l'uno per l'altro." ripete fra sé mentre con un sorriso sulle labbra si avvicina all'uomo canuto che gli sorride.
Harry sorride a suo marito Louis che, circondato dalle due nipoti e il figlio, risponde al sorriso con quello sguardo innamorato che, dopo tutti questi anni, ancora non l'ha abbandonato.


Spazio autrice.
Questa è ufficialmente la storia più brutta che abbia mai scritta. L'idea mi piaceva anche molto, ma come l'ho scritta mi fa piangere sangue. Ahimè, che disperazione. Pazienza, se vi va di offendermi, lasciate una recensione.
Alla prossimo
Ponfo From PonfoLand


  
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