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Autore: Lucy_inthesky_withmagic    25/12/2013    4 recensioni
Questa è la prima storia che pubblico su internet,spero che leggendola qualcuno possa appassionarsi,anche perchè ci ho davvero messo il cuore nello scriverla.
Dal testo:
"Si allontanò e io mi sedetti su una panchina lì vicino,in attesa del suo arrivo.
"Ciao Juliet" esclamò una voce alle mie spalle.
Sussultai.
C'era troppo silenzio,e quella voce lo aveva spezzato troppo velocemente,cosa che mi aveva spaventato parecchio.
Mi voltai e lo guardai negli occhi.
Non erano castani misti al verde."
...spero di avervi incuriosito con questa breve descrizione...Buona Lettura e Grazie Mille!:)
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: George Harrison, John Lennon, Nuovo personaggio, Paul McCartney, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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RACCONTA GEORGE****
Liverpool,30 settembre 1959
Non potevo non pensare a Juliet e a come si sentiva lontana da casa.
Dovevo fare qualcosa, daltronde mi aveva rivelato che per lei ero la cosa più importante del mondo quando qui aveva anche Paul.
Tutto ciò mi faceva percepire ancora di più il legame che ci univa.
Una settimana dopo riuscii finalmente ad abbozzare una buona idea.
"Hey Paul!" gli urlai nel cortile della scuola.
Aveva sempre camminato come un bradipo,ma chissà perché in quel momento si divertiva a velocizzare il passo...
Dovetti correre per accorciare la distanza che ci separava,con il rischio di cadere e fare una delle mie memorabili figure,
"Paaaaaauuuuul,santo cielo,fermatiiii!!!" continuai ad urlare finché finalmente non catturai la sua attenzione.
"Ciao Geo!" mi rispose girandosi e si fermò.
Ripresi fiato per ben 5 minuti,ma dopo molti incitamenti da parte di Paul decisi di parlare.
"Ho avuto un'idea meravigliosa.." dissi e gli feci l'occhiolino.
"Che idea George? Qualcosa mi dice che si tratta anche di cibo" sospirò
"Soprattutto!" Sorrisi a 32 denti.
Mi fece segno con la mano di proseguire.
"Allora...tempo fa ho trovato Juliet che piangeva nella sua stanza..." non mi fece nemmeno finire,che subito si allarmò.
"O mio dio! e perché non mi hai detto niente?!?!?" si girò nella sua direzione e lo feci anche io.
Era lì che parlava con le nostre compagne di classe,ignara dei miei piani che stavano per saltare a causa di un McCartney innamorato.
"Calmati Paul! Piangeva perché le manca l'Italia,ed io ho trovato il modo di portarla proprio qui da noi" sorrisi soddisfatto.
"Hem Geo,non è per ucciderti i piani,ma hai idea di quanto costi portare il colosseo proprio a Liverpool...e soprattutto casa tua non mi sembra abbastanza grande per contenerlo e poi c'è la questione della legalità della cosa e poi..." mi sfottè Paul.
"Solo che ho bisogno dell'aiuto di tutti voi" continuai ignorandolo,
Già dovevo badare a tutto ciò che diceva quello screanzato di John,se si ci metteva pure Paul la mia vita era praticamente finita.
"Tutti NOI chi?"disse e si rabbuiò.
"Io,tu,Colin e..."
La sua pelle cambiò colore.
"Se ti aspetti che io stia lì con lei,e John che la fissa ti sbagli di grosso!" disse poi alzando il tono della voce.
"Fallo per lei" lo feci ragionare.
Restò in silenzio per alcuni secondi.
"Va bene" mugugnò.
"A casa tua possiamo?" gli chiesi
"Sisi,mio padre è via per lavoro,mentre Michael dorme da un suo amico!" rispose tornando ad un colorito più ragionevole.
"bene,io porto tutto l'occorrente" gli feci l'occhiolino 
"Alle otto?" 
"Alle otto" acconsentii.
                                     ***
RACCONTA JULIET**
Liverpool,30 settembre 1959
Quella sera George era stato molto vago.
Il pomeriggio era uscito prestissimo,e poi non si era più fatto vedere.
Paul mi aveva proposto di uscire,ed io avevo accettato molto volentieri,non avendo altri programmi per la serata.
Indossai un paio di Jeans,una maglia nera e lasciai i capelli sciolti ricadermi sulle spalle.
Passò intorno alle 21:00,chiedendo notizie della raccomandazione che mi aveva ribadito più volte quella mattina.
"Mi raccomando non mangiare nulla e vestiti bene" mi aveva detto.
"Dove andiamo mr. McCartney?" gli chiesi mentre camminavamo.
"A casa mia" rispose e sorrise.
A casa sua?? e a fare cosa? Non eravamo mai stati SOLI in un posto per più di 5 minuti,anche perché compariva sempre qualcuno a reggerci la candela.
Non ero molto entusiasta di ciò che mi aspettava,ma mi fidavo di Paul e sapevo che non avrebbe mai fatto niente di azzardato senza avere il mio consenso.
Arrivammo davanti a casa di Paul,lui infilò la chiave nella serratura ed aprì la porta.
Da dentro provenivano delle voci abbastanza caotiche e concentrandomi riuscii a capire persino ciò che dicevano.
"Qui ci vuole altra Farina secondo me!" 
"George,è la quarta volta che ne aggiungi dell'altra...se continui così mangeremo SOLO farina." rispose una seconda voce.
Qualcuno rise e poi George disse:
"Come sei simpatico John...fai tu visto che sei così esperto!" 
"Da' qua!" rispose John.
Paul mi trascinò in cucina,dove con mia sorpresa trovai George,John e quel tizio,Colin.
"Sorpresaaaaa!" urlò George alzando le mani,e facendo cadere un grosso cucchiaio di legno sul pavimento.
"La solita frana" sussurrò Paul coprendosi gli occhi con la mano.
"Ops" sussurrò George.
Risi,e con me tutti i presenti.
"Cosa state facendo?" chiesi curiosa,sbirciando intorno a me.
George indossava un grembiule bianco con i bordi rossi,un cappello da cuoco ed era imbrattato di farina dalla testa ai piedi.
John stava in piedi,vicino a Geo con un libro di cucina in mano,impegnato a scorrere il dito fra le righe della pagina.
Colin stava seduto fra mille scatolette di salsa,sale e spezie varie.
Mi accorsi che quella era la domanda più idiota che potessi fare in quel momento.
"Cuciniamo la pizza" affermò George.
"Abbiamo saputo della tua nostalgia,e abbiamo pensato di portarti un po' d'Italia qui nella vecchia Liverpool" aggiunse Paul
Stavo lì,ferma immobile con le lacrime sul punto di scendere.
Avevo conosciuto tutti loro da pochissimo,eppure stavo insieme a Paul da poco più di una settimana,avevo un "fratello" ovvero
George e con gli altri si era stabilito un vero e proprio legame affettivo.
"Venite qui" sussurrai e qualche lacrima mi rigò il viso.
Si avvicinarono e li abbracciai tutti insieme.
Quando l'abbraccio terminò,mi asciugai le lacrime che mi avevano bagnato le gote e sorrisi.
"Bene!Ma...Vi sembra una pizza quella?" chiesi divertita.
Tutti posarono lo sguardo sull'impasto che stava dentro ad una ciotola,e fecero all'unisono una smorfia di disgusto.
"Dai,vi aiuto io!" mi proposi.
Se c'era una cosa che sapevo fare bene,quella era la pizza.
In Italia la mangiavamo minimo una volta alla settimana,sempre rigorosamente preparata da me,dalla nonna e dalla mamma.
"Geo,devi impastare con le mani...via quel cucchiaio!" lo rimproverai.
Era impossibile vedere George cucinare,anche perché solitamente si sforzava soltanto di divorare qualunque cosa si ponesse di fronte a lui,quella era la sua vera vocazione.
"Si fa così" gli feci vedere immergendo le mani nell'impasto.
"Cosa ne dite se io apparecchio?" si propose Paul con un sorriso.
"Va bene,Colin potresti dargli una mano?" gli chiesi gentilmente.
Lui sussultò,meravigliato che mi fossi rivolta direttamente a lui,e si limitò ad annuire.
"Senti Juls non sono capace!" si lamentò George esasperato dopo l'ennesimo tentativo mal riuscito. "Vado a prendere dei piatti nella sala" continuò ripulendosi le mani dall'impasto.
Quella stanza in pochi secondi era diventata un deserto,o quasi.
Iniziai a canticchiare credendo di essere sola.
Mi ero del tutto dimenticata di John,che stava in silenzio di fianco a me,e del quale percepivo soltanto il respiro irregolare.
"V-vuoi provare tu?" gli chiesi per spezzare quel silenzio imbarazzante.
Annuì.
Si alzò le maniche della camicia,lasciando scoperti gli avambracci perfetti e poi si mise ad impastare.
"Alleluja! Qualcuno è capace!" sorrisi e iniziai a saltellare dalla gioia.
Lui rise e mi lanciò della farina in faccia.
Smisi di colpo di saltellare.
"Come ti sei permesso?" gli chiesi scherzando 
"Non lo sai che ora ti tocca la vendetta?" gli lanciai un pugno di farina.
Iniziò una vera e propria lotta,che terminò con me a terra tutta bianca,e lui di fianco a me che era scivolato sulle mattonelle.
"Guarda come ci siamo ridotti" osservai scrollandomi la farina dai vestiti.
Lui restò serio.
"Mi dispiace per quello che è successo qualche giorno fa..." mi disse a capo chino.
Lo guardai negli occhi.
Avvertivo il suo dispiacere nel modo in cui mi guardava,e capivo che era veramente sincero.
"Non preoccuparti,storia Chiusa" sorrisi.
Lo aiutai ad alzarsi,dopo di che entrarono Paul e Colin.
Rimasero di sasso.
"Cosa state facendo?" ci chiese Paul cambiando colore.
Colin fece spallucce accompagnando quel gesto da una sonora risata.
Ovviamente aveva capito male.
"Ha iniziato lui!" risi indicandolo.
"Perdonaci Paul,puliremo tutto!" si scusò John rialzandosi.
Paul contrariato non uscì più dalla cucina e per l'intera durata della cottura delle pizze restammo tutti impalati a guardare il forno.
"Bene..Credo che siano pronte!" annunciai sbirciando all'interno.
"Siiiiiiii!!! Ho tanta Fameee!!" urlò George,ma chiunque avrebbe potuto immaginare di chi fosse quell'affermazione.
"Accomodatevi pure...chi mi da una mano a servire la pizza?" chiesi io.
"Arrivo" disse Paul.
Gli altri si sistemarono a tavola tranquilli,ma io mi sentivo molto inquieta a restare da sola con Paul.
"Tu e John avete fatto...pace?" disse storcendo il naso, non convinto che quella fosse la parola più adeguata.
La domanda che temevo.
"Lui si è scusato per quello che è successo,ed io l'ho perdonato" dissi prendendo la prima pizza dal forno.
"Ovviamente" sussurrò lui e poi sparì dalla stanza.



---->Spazio Autrice!
Scusate l'incredibile ritardo con il quale sono stata capace di aggiornare,Sorry!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che continuiate ad aggiornare per farmi sapere cosa ne pensate,dei consigli o semplicemente per esprimere un parere! Ringrazio,come sempre,moltissimo tutti coloro che recensiscono ed inseriscono la storia nelle seguite\ricordate\preferite!
Ma soprattutto,Buon Natale a tutti!
Peace and Love <3 
-Lucy!
  
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