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Autore: Always_Potter    25/12/2013    3 recensioni
E la serpe cadde a terra.
Tutto era finito in bene. Ma per me era tutto finito e basta.
...
-George, non puoi aspettare di tornare te stesso così, aspettando che il vecchio te ti ripiombi addosso all'improvviso! Devi anche volerlo! Devi voler tornare a vivere!-
- Ha ragione,George. Non devi vivere il ricordo di Fred come un motivo per andartene, ma come uno per tornare.-
E allora capisco.
Il problema sono io.
Sono io l'idiota.
...
E un pensiero mi travolge: sto ridendo, per la prima volta da quando è morto Fred Weasley, sto realmente ridendo! E così rido ancora di più, immaginandomi la sua faccia e la sua sicurissima proposta idiota del tipo "Perché non facciamo uno scherzo simile? Un bomba che poi fa tornare tutto intero! Dai George lo facciamo!?".
E così andiamo avanti a ridere come matti, finché le lacrime non iniziano a lavar via la polvere.
La storia di come George Weasley tornò a vivere dopo la morte del fratello, di come ritrovò il sorriso, l'amore, la gioia di vivere.
Genere: Comico, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Angelina, Johnson, Famiglia, Weasley, Fred, Weasley, George, e, Fred, Weasley, Il, trio, protagonista | Coppie: Angelina/George, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Passo 1- Ricostruire


«Ehm, George? George, caro, ci sei? Do-dobbiamo andare...» È la voce di mia madre, trema per trattenere il pianto, come se non sapessimo che piange in continuazione quando è da sola. Non trovo la forza di risponderle, anche se so che le sto facendo del male, e affondo ancora di più la testa nel cuscino.

Lei riprova «George, andiamo c-c-caro, dobbiamo andarci...» so che sta per scoppiare in lacrime al pensiero di ciò che ci aspetta, ma non posso farci niente, la mia gola non vuole emettere neanche un grugnito, neanche un verso che possa rassicurare mia madre che, dall'altro lato della porta, tenta di trattenere i singhiozzi del pianto. 

«Lascia mamma, faccio io» Percy ha perso quella nota un po' arrogante ma gli rimarrà sempre un filo di pomposità nella voce, anche se ora risulta una solennità molto più  dolce, in un certo senso. Sento mia mamma che si allontana, molto probabilmente per ripetere la scena con Ginny e Ron.

La porta si apre, senza preavviso, e Percy si avvicina a me ma non si siede sul letto di Fred: nessuno si avvicina più alle sue cose, persino io ho difficoltà anche solo a guardare gli scherzi che abbiamo fabbricato insieme.

«Lo sai che non puoi rimanere lì. Non puoi mancare, non tu» io non mi giro neanche a guardarlo, «George... George! Per favore, ora alzati! Non puoi non andare al suo funerale, lui lo farebbe per te!» Questa frase, tagliente ma assolutamente vera, mi colpisce come una pugnalata: è vero, Fred sarebbe venuto al mio funerale se fosse successo a me.

Così mi metto a sedere e guardo Percy in faccia, quasi a volergli dire, a spiegargli perché non mi sto preparando; lui lo legge nei miei occhi arrossati, nel viso spento, nelle pesanti occhiaie dovute all'insonnia, che non è che io non voglia andare, ma che non ce la faccio, non da solo. Percy Weasley, però, non si arrende mai; così mi aiuta ad alzarmi e mi porta in bagno. «Forza, fatti una doccia, non puoi andare lì puzzolente come un barbone».

In queste parole risento Fred, che è morto felice, felice di sentire di nuovo il Percy di quando erano piccoli, di quando il fratello maggiore faceva scherzi e battute con loro… di tanto in tanto, sì, ma questo rendeva la cosa ancora più divertente. Poi siamo cresciuti, e Percy si è chiuso sempre più in se stesso e nelle sue ambizioni, diventando un'altra persona, a poco a poco… la guerra, ironicamente, aveva restituito a lui e alla sua famiglia il vecchio Perce. Fred era ancora stupefatto per la sua battuta, quando è morto. Nessuno ha dato colpe a Percy, nemmeno io, perché Fred non è morto sotto le macerie per essersi distratto per un attimo… non sarebbe riuscito a evitarle comunque; grazie a Percy, però, è morto ridendo, come si era ripromesso migliaia di volte.

Il getto della doccia è bollente, ma non lo sento scorrermi addosso, perché da quando Fred se n’è andato, ho dentro di me un freddo che non riesco a far andar via. Non capisco il senso di continuare a vivere, sul serio, non capisco perché non sono morto come Fred, o al suo posto. Al momento non ho neanche avuto il tempo di elaborare la cosa, preso dai lampi verdi che rischiavano di ucciderci da un momento all'altro, di privarci della possibilità di sconfiggere Voldemort e quelle merde di Mangiamorte, quei bastardi che avevano appena ucciso mio fratello e chissà quante altre persone che conoscevo, mio fratello Ron in primis. Poi c'era stata quella pausa, la ritirata delle truppe di Voldemort, l’ultimatum.

E io ero lì, a vedere mio fratello gemello steso a terra, sul marmo della Sala Grande, poco distante dai corpi freddi di Remus e Tonks. In quel momento il gelo mi ha preso.

Poi c'è stata la battaglia finale, quegli orribili minuti in cui tutto sembrava perso e tutti gli sforzi e i morti sembravano essere stati inutili: quando Harry ci venne mostrato inerte ai piedi di Lord Voldemort. 

Ma la nostra ribellione non si era ancora esaurita, non ci siamo sottomessi, abbiamo ripreso a lottare tutti, finché non abbiamo scoperto che Harry era sopravvissuto, ancora una volta, all'Anatema che Uccide.

E tutti eravamo protetti dal suo sacrificio; accadde in un lampo, tutti eravamo nella Sala Grande a lottare, a sconfiggere gli ultimi Mangiamorte, ed Harry fronteggiava Voldemort, sfidandolo, facendolo imbestialire con semplici verità.

Poi le bacchette fecero esplodere, ancora una volta, un Expelliarmus e un Avada Kedavra

E la serpe cadde a terra.

Tutto era finito in bene. Ma per me era tutto finito e basta.

Mi sistemo la cravatta nera, fissando il riflesso delle mie mani impacciate con una smorfia: non riesco più neanche a guardarmi allo specchio, non posso sopportare che il mio cuore, nonostante sappia sia soltanto una stupida illusione, sobbalzi speranzoso ogni volta che mi sembra di scorgere una persona che non c’è più. Che non ci sarà più.

Percy mi passa le scarpe, me le infilo e poi usciamo.

 

Il funerale è aperto a tutti quelli che ci conoscono... che lo conoscevanoInutile dire che era amico di mezza comunità magica inglese: come poteva non essere simpatico a tutti? Eravamo i gemelli Weasley, e noi eravamo fantastici, davvero. Individuo i miei fratelli, Hermione e Harry. Mi avvicino subito a loro, l’unico porto sicuro quando mi sento in vena di parlare.

«Ehi George, è un po' che non ci vediamo» mi saluta Harry, con un lieve sorriso.

«Già, tra tutti ci stiamo vedendo solo ai funerali» osserva Hermione con voce mesta: non lo dice per rattristare ulteriormente l'atmosfera, si tratta semplicemente della verità. La Comunità  Magica sta rinascendo, sì, ma tutti hanno bisogno del proprio minuto di silenzio, di seppellire ciascuno dei propri cari da solo, oltre ogni cerimonia collettiva, di passare le giornate a respirare nuovamente l’aria di casa con chi è rimasto: prima di iniziare a ricostruire il Mondo Magico, dobbiamo ricostruire noi stessi, o rischiamo di crollare tutti. I funerali sono l’unica uscita allo scoperto a cui no può mancare nessuno.

«Mh mh... come va con… gli altri?» riesco a dire, serrando i pugni finché non mi sbiancano le nocche. Harry stringe le labbra in una linea.

«Beh, abbastanza bene, insomma... Kingsley, lui in verità non vuole coinvolgerci nella caccia agli ultimi Mangiamorte, dice che non tocca a noi…»

«Ed è così» replica risoluta Ginny, stringendogli la mano e accennando un sorriso.

«Già, meglio così» la mia voce risulta così penosamente piatta che mi sforzo di parlare ancora, di dimostrare che non sono solo quello. «H-Hermione, con i tuoi genitori?»

Lei sorride, sincera. «Sono riuscita a trovarli, e la loro memoria è salva. Non pensavo di riuscirci davvero, ma quelli dell’Ufficio Misteri sanno il fatto loro…» sembra volersi lanciare nella descrizione delle tecniche degli Indicibili, ma improvvisamente tutti si ammutoliscono e guardano alle mie spalle... oh no, sta arrivando...

Tutti si alzano in piedi e si risiedono solo quando Fred è adagiato sulla tavola in legno di corniolo, come la sua bacchetta, ben vestito e pettinato (o meglio spettinato) alla perfezione.
Sento le lacrime che iniziano a farsi strada verso gli occhi e distolgo lo sguardo. Come di norma, il piccolo cerimoniere inizia il suo discorso futile che nessuno davvero ascolta, e poi tocca a chi Fred lo conosceva davvero.

Inizia Ron, che ha affrontato la morte di Fred come me, all'incirca: silenzio e maschera di pietra in volto, ma è stato notevolmente aiutato da Hermione, che lo guarda con un leggero sorriso di incoraggiamento: parla di quanto fosse straordinario, di quanto gli volesse bene, nonostante i numerosi scherzi di cui era stato vittima, facendomi sentire una stretta allo stomaco per tutte quelle burle organizzate insieme; fa sollevare delle leggere risate, raccontando di quando, per vendetta, Fred aveva trasformato il suo peluche in un ragno. Conclude parlando di come, in un modo o nell'altro, era sempre riuscito a far spuntare un sorriso a tutti in qualsiasi occasione.
È questa la differenza che credo in pochi abbiano mai notato, tra me e Fred. Solo chi ci conosceva davvero poteva distinguere non solo noi, ma il nostro carattere: lui non sarebbe rimasto col muso lungo e la mente depressa. Lui avrebbe cercato di risollevare gli animi. Lui aveva quella dote naturale di far ridere di gusto la gente qualunque cosa accadesse. Non come me. Lui corniolo, io noce. Si può dire che io sia stato il più "serio" dei due, perché io non sono in grado, come lo era lui, di far ridere tutti in qualsiasi momento; non sono in grado di far ridere me stesso, in questo momento. Per questo lui era speciale.

Insomma, persino mentre moriva stava ridendo. Quell'idiota. Rideva sempre, il mio fratellino. Sì, fratellino di cinque minuti, e penso che per prima cosa non abbia strillato, alla sua nascita: no, il suo strillo doveva essere simile ad una risata. Quell'idiota. 

È questo che dico quando arriva il mio turno e Appello un calice di champagne dal tavolo del rinfresco. Pensavo di avvertire una forte stretta al cuore, ma a malapena mi rendo conto della lacrima che mi scivola sulla guancia. «A Fred Weasley. Il miglior idiota che sia mai esistito. Il più geniale e cocciuto idiota che mai esisterà. Al mio fratellino» dico sollevando il calice. Non guardo chi piange, brinda o sorride malinconico. Tracanno lo champagne e trasfiguro il bicchiere in petali colorati come coriandoli, per poi gettarli sul corpo di Fred. Ecco, sii simpatico fino alla fine.

Guardo il cerimoniere far comparire il resto della bara, con un colpo di bacchetta. Un colpo di bacchetta che ha segnato la fine definitiva.

Non vedrò mai più Fred Weasley.

 

«George, è stato... bellissimo» mi dice Angelina, guardando il colle vicino al Lago Nero e alla Foresta Proibita, come se temesse di farmi vedere le lacrime che le gonfiano gli occhi.

«Grazie...» So che anche lei è distrutta. Non era un rapporto romantico quello fra lei e Fred, dopo il Ballo del Ceppo era finita lì, però la nostra amicizia, nata sul campo di Quidditch, andava ben otre qualsiasi appuntamento andato storto. Ci sono anche gli altri: Oliver, Alicia e Katie. E ovviamente Charlie, che giocava da Cercatore prima di Harry.

«Beh, è messa proprio male eh?» commenta Oliver guardando la scuola.

«Sì, ma la McGranitt ha detto che vuole comunque aprire la scuola quest'anno» dice Hermione.

«Stai scherzando?» interviene stupefatta Katie, occhieggiando lo scheletro di pietra e vetro, tutto quello che è rimasto del nostro splendido castello.

«No, lei… conta molto sull’aiuto della Comunità Magica. Hogwarts fa parte della storia di questo Paese, e di ciascuno di noi. È il minimo che possiamo fare… e poi, ci aiuterà anche Grop»

«Evviva Groppino!» esclama Ron, accennando un sorriso vagamente allarmato.

«A proposito, dov'è Hagrid?» chiede Charlie.

«Laggiù» dice Alicia, indicando il mezzogigante con la testa tuffata in una tovaglia a fiorellini gialli come la sua orribile cravatta pelosa, mentre Madame Maxime gli da dei colpetti sulla spalla (colpetti che potrebbero ribaltare un cavallo), e Grop che vigila sulla scena con sguardo dispiaciuto. Il quadretto mi farebbe ridere, se non fosse che mio fratello è appena stato seppellito.

«E quando iniziano i lavori?» chiede Ginny, il volto tremendamente pallido. Dopo il giorno della battaglia, non l’ho mai vista piangere. Probabilmente si sfoga solo con Hermione, o con Harry…

«Beh, la McGranitt vorrebbe iniziare al più tardi a metà luglio... crede anche che un lavoro del genere, portato avanti da così tante persone, farà bene a tutti ma… per ora è davvero troppo presto.»

«E intanto chi sorveglia la scuola?»

«Io ovviamente!» interviene una vocetta acuta al centro del gruppo, facendoci sobbalzare. «Che c'è? Non riconoscete il vostro caro Poltergeist?!»

«PIX!»

«No, Mrs Purr!» esclama lo spiritello apparendo a mezz'aria, stravaccato col suo cappellino da giullare; si mette sull'attenti sbattendo il calcagno delle scarpe a punta e, con l'aria più solenne che gli abbia mai visto in faccia, mi dice: «Le mie più sentite condoglianze, se hai bisogno sai dove trovarmi, mon Capitaine!» finisce con un ghigno, ma la cattiveria e la malizia che di solito gli colorano il volto sono brevemente scomparsi.  Tiro un angolo della bocca, in una pallida imitazione di sorriso.

«Grazie Pix, riposo!» sto al gioco, Pix mi ricorda Fred, mi ricorda l'anno della Umbridge, l'anno del collaudo dei Tiri Vispi... no, non ora, non ancora.

Il Poltergeist rivolge un'ultima pernacchia a tutti e va a salutare la McGranitt «Allora Presideeee! La smetta di piangere, non si vorrà squagliare come un budinooooo!» fa tutte queste battute con leggerezza e allegria, senza neanche un filo d'astio... per una volta Pix assomiglia solo al fantasma di bambino... bah, magari Fred vi si è incarnato, quell'idiota.

 

È passata qualche ora e sto facendo i bagagli, dopo che i miei fratelli, Hermione, Harry, persino mamma e papà, mi hanno convinto: noi ragazzi torneremo a Grimmould Place per ristrutturarla assieme, a renderla abitabile per Harry, Ginny, Ron ed Hermione, almeno finché non decideranno cosa fare l’anno prossimo e dove abitare. Chiudo con un incantesimo la valigia, per essere sicuro che non esploda come ha fatto mille volte quando c'era Fred...

Scaccio via il pensiero, scuotendo la testa e sperando solo di non trovare troppi ricordi nell'ex-Quartier Generale dell'Ordine della Fenice.

«George! E' ora!» è Ginny che strilla tanto da farsi sentire fino alla cima della Tana, silenziosa, timida e discreta come al solito.

«Forza George, datti una mossa!» urla anche Charlie.

«La volete piantare di urlare!» Percy, ovviamente Percy, e allora gonfio il petto con tutto il fiato possibile.

«Arrivo!» ruggisco, udendo Percy brontolare indispettito.

Do un ultimo sguardo alla nostra stanza, controllando di aver preso tutto. «Baule Locomotor» mormoro, e il baule si alza e inizia a levitare dietro di me. Solo di me. Niente più Fred a fare gli autoscontri, niente più libri e vestiti rovesciati giù per le scale mentre mamma strilla, e Fred ride. Quell'idiota del mio fratellino...




 

  
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