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Autore: Dhialya    25/12/2013    1 recensioni
Il legame profondo tra una ragazza divenuta Regina e una guerriera dallo sguardo dolce e le frecce dalle piume bianche.
Un passato di cui pochissimi sono a conoscenza, risalente a prima dell'arrivo di Jadis e dei cento anni d'inverno.
Il compito di una lupa dagli occhi di ghiaccio ed un destriero dal manto nero come la notte.
Cosa si cela realmente dietro la Grande Magia e il cui potere è conosciuto solo dal grande Aslan?
C'erano regole che erano state rotte, accordi strappati e segreti che non potevano più essere taciuti, legami che andavano ripristinati e compiti da svolgere. E tutto ciò sarebbe venuto a galla, presto. E non osava - o non voleva - immaginare le conseguenze che tutto ciò avrebbe comportato.
Sulle persone coinvolte e sull'equilibrio di Narnia stessa.

Sullo sfondo della guerra contro Telmar un segreto, tenuto nascosto per più di milletrecento anni, sta per essere rivelato.
[Revisione totale programmata alla sua conclusione.]
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Caspian, Edmund Pevensie, Famiglia Pevensie
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Spirits Within - The Just and the Sly special moments.'
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Narnia's Spirits
Errori al sapore di sangue.







Edmund socchiuse gli occhi, rivelando il castano autunnale che era stato celato al mondo nel momento in cui Eve aveva iniziato a far passare la mano tra i capelli del moro.

Di fronte a lui Evelyn, che lo stava guardando, attese, come intuendo che il ragazzo stesse per dirle qualcosa.

L'attenzione di Ed, però, volò al sangue che macchiava l'abito di sua sorella e che ormai aveva incrostato il tessuto del vestito, rappresandocisi sopra. I suoi occhi, prima calmi, guizzarono riempiendosi di preoccupazione e tumulto, mentre con uno scatto automatico allungava il braccio verso la spalla sana della Pevensie, obbligandola a voltarsi per osservare la ferita.

La ragazza non capì molto di cosa fosse improvvisamente preso al fratello e si lasciò manovrare come una marionetta, sussultando di un fastidioso dolore non appena avvertì il tocco di Edmund sulla spalla, vicino all'entrata della freccia.

-Ma sei ferita!- Il ragazzo si affrettò a ritrarre la mano, come scottato e spaventato di averle fatto male.

-Non me n'ero accorta, sai?- Evelyn sbuffò, facendo per girarsi e ribattendo con una fredda ironia, in modo da far trapelare al fratello che non era di molte parole.

Edmund recepì il messaggio: la conosceva troppo bene, e sapeva che quando faceva così era meglio lasciarla sbollire per qualche ora. D'altronde la capiva e condivideva parte delle sue emozioni: aveva avvisato Peter, ma questi aveva voluto fare di testa sua, e ora ne pagava le conseguenze.

C'era anche la possibilità che il maggiore non avrebbe neanche ammesso il suo errore, riversando la colpa su qualcun' altro, come era solito fare. E chissà perché Edmund aveva la vaga idea di chi sarebbe stato il prescelto, visto le varie occhiatacce che il Re si scambiava con il Principe per poi ritornare chiuso nel suo mutismo e nei suoi pensieri.

-Ti curerò non appena faremo ritorno, e se sarà necessario berrai la pozione di Lucy- Edmund si girò di nuovo verso Evelyn, lasciando perdere i due comandanti e l'ostilità che scatenavano silenziosamente.

La sorella, semplicemente, annuì.


***


-Se non avessi perso tempo...- sibilò Peter, affiancandosi a Caspian e lasciando volutamente la frase in sospeso tra loro.

-Se mi avessi dato ascolto...- rimandò il Principe, stringendo i pugni e irrigidendo la mascella.

I due si fronteggiarono, lanciandosi lampi d'ira e frustrazione, avvicinandosi l'uno all'altro.

-Sarà meglio tornare- Glenstorm intervenne, frapponendosi tra i due ragazzi che si allontanarono con qualche remora, e indicando loro il resto dell'esercito che attendeva istruzioni.

Peter osservò i vari Narniani, si voltò verso i due fratelli minori, che si erano avvicinati, e girò il viso da un'altra parte pochi attimi dopo. Non aveva il coraggio di guardarli in faccia.

Si costrinse a girarsi di nuovo però, perché la vista di sfuggita del sangue sull'abito di Evelyn che riaffiorò nella sua mente lo fecero sbiancare di colpo, mentre con uno scatto si avvicinava alla penultima della famiglia.

Quando fu di fronte ai due fece per dire qualcosa, ma fu totalmente tolto di scena dall'arrivo di Susan che, senza curarsi di lui, si mise in mezzo, occupando la sua visuale.

I due si fecero abbracciare da Sue, lasciandosi cullare da quella stretta materna e dolce, ma quando la maggiore tra le Pevensie strinse maggiormente la presa un leggero lamento di dolore uscì dalle labbra di Eve. Susan si staccò dai due, per poi prendere a parlare, mal celando il tono di voce tremulo per l'emozione che sentirli contro di lei le aveva procurato e gli occhi lucidi.

-Scusa Eve, è che ero così spaventata in realtà! Pensavo che avrei potuto perdervi, poi vi ho visto qui e non ho saputo resistere, io…- lasciò la frase a metà, le parole che scemavano lentamente, mentre strabuzzava gli occhi accorgendosi solo in quell'istante del motivo per cui sua sorella minore si era lamentata.

Una freccia.

Una freccia nella spalla della sua Evelyn.

Gli occhi di Susan scintillarono di rabbia, mentre pregava Aslan che il soldato responsabile dell'atto fosse morto tra atroci sofferenze. Evelyn capì cosa voleva dirle, ed osservò sua sorella portarsi una mano alla bocca e osservarla, senza sapere come poterla aiutare in quel momento. Fece intendere di lasciar perdere, mentre pochi attimi dopo si avvicinò a Peter, rimasto in disparte.

Ebbe una vertigine mentre camminava e si bloccò di colpo, spaventata, ma nessuno sembrò farci caso, troppo perso nei propri pensieri. Quando fu di fronte al maggiore i due si scrutarono, senza lasciar trapelare nessuna emozione, e pochi attimi dopo Peter allargò le braccia.

Per Eve fu come se si aprisse un mondo, quello celato e turbolento in cui suo fratello si era rifugiato e in cui però lui riusciva a donar loro sempre uno sprazzo di calma.

Si fiondò tra le braccia protettive del Re, che l'abbracciò stando attento a evitare di toccare la spalla ferita. Ai due si unirono anche Edmund e Susan, e i quattro si bearono della presenza degli altri tre, sollevati che stessero bene. Fu come se per quei secondo si dimenticarono di tutto il resto, della stanchezza e del dolore che solo persone speciali riescono a mandar via senza bisogno di grandi parole.

Quando si staccarono, Cornelius si inchinò verso i quattro regnanti, mentre Caspian piantò lo sguardo su Susan assicurandosi che stesse bene. La ragazza abbassò lo sguardo, che venne poi catturato dalla figura di Evelyn che camminando velocemente raggiunse Trumpkin, inerme tra le braccia di Glenstorm.

-Torniamo al rifugio, con la pozione di Lucy vedrai che starà bene- Susan la raggiunse e le posò una mano sulla spalla in modo rassicurante, cercando di confortarla. Eve annuì poco convinta, e tutti si voltarono verso Peter, in attesa.

Il ragazzo osservò i vari Narniani e si appurò che fossero pronti, poi si mise in testa ai soldati rimanenti, dando una leggera spallata a Caspian passandogli da parte.

Non guardò in faccia nessuno e diede l'ordine di ritornare alla Casa di Aslan.


***


Antares si offrì per portare Evelyn, e quella fu costretta ad accettare la proposta del destriero perché era stanca, si sentiva debole e iniziava ad avere le vertigini causate dalla perdita di sangue.

Il cavallo s'incamminò dietro il Re Supremo, con al suo fianco Edmund e Susan i quali continuavano a guardare la sorella minore con fare apprensivo. A loro poco dopo si affiancò Lia, la quale portava una Dhemetrya ancora avvolta nel silenzio, mentre dietro si trovavano Caspian e Cornelius.

Il tragitto si fece nel modo più silenzioso che Evelyn avesse mai sentito. Avevano subito una sconfitta, perdite di soldati, vite, ed erano tutti, nessuno escluso, stremati per la lunga notte appena passata e che solo in quel momento stava realmente giungendo a termine.

Il sentiero era avvolto nel silenzio, e raggi di sole birichini iniziavano a farsi strada tra le fronde degli alberi. Un tempo, in quel momento, ci sarebbe già stata attività e vita nella foresta Narniana.

Quando furono in cammino da circa due ore Eve prese parola, dando una voce ai suoi dubbi e concentrandosi su altro che non fosse la battaglia o il dolore alla spalla.

-Lia, Antares, ma vi conoscete?-.

Quella domanda sembrò interessare anche Dhemetrya, che ebbe un lieve sussulto e alzò lo sguardo, ascoltando la risposta – risposta che già, in realtà, conosceva, ma appartenente ad un argomento che non poteva lasciarla indifferente.

-Si, ci conosciamo. Fin dalla tenera età- spiegò la lupa.

“Non è totalmente vero.”

“Questa da dove ti è uscita, mutaforma?”

“Antares, Dhemetrya, per favore. Non posso dirlo in altro modo, lo sapete.”


Evelyn li guardò, stupita. -Il cavallo non è una preda per te?-

-Tecnicamente si. Ma tra Narniani, animali parlanti, è più difficile che si creino conflitti, avendo il dono della parola – Dovresti saperlo ormai. Se poi ti interessa mi cibo anche di frutta, e non solo di carne-.

Eve si ritrovò in imbarazzo per la domanda stupida che aveva posto. -Capisco- si limitò a dire, ma il discorso la incuriosiva parecchio e con lei si fecero attenti anche Susan ed Edmund.

-Come vi siete conosciuti?- domandò il ragazzo.

-Le nostre... famiglie abitavano vicine, prima dell'arrivo dei Telmarini- rispose Antares, lanciando uno sguardo alla lupa.

-E Dhemetrya?- chiese Susan, rivolta ai tre.

-Situazione simile- tagliò corto la ragazza. Era meglio non dire troppe cose, specialmente se poi non erano nemmeno del tutto veritiere.

Ci fu una breve pausa, poi Lia continuò il discorso -Da allora siamo sempre stati insieme. Qualche anno fa, poi, Antares non fece ritorno. Lo cercai, ma le sue tracce arrivavano fino al fiume. C'era anche il problema che gli uomini di Telmar continuavano a cacciare i Narniani e oltre il fiume vicino a Beruna non potevo andare- spiegò brevemente.

La lupa saltò il dettaglio che da subito sapeva dov'era il Narniano e per quale motivo, limitandosi a dire che, effettivamente, da sola non poteva aiutare l'amico, prigioniero a Telmar.

Antares pestò uno zoccolo nervosamente, abbassando il collo per non prendere le fronde di un albero troppo basse.

-E' stata colpa mia. Mi ero spinto al di la del fiume, ma non mi aspettavo che a quell'ora dell'alba ci fossero Telmarini in giro. Il comandante decise di portarmi come trofeo al suo Re, per entrare nelle sue grazie-.

Era stato imprudente, quel giorno, se lo ricordava bene. E gli era costato tanto: anni di libertà, anni in mezzo a quella che rimaneva la sua terra fin nelle viscere dell'anima, anni in una cittadella che non gli apparteneva.

-E dopo che ti hanno catturato che è successo?- chiese per tutti Edmund, curioso perché, per quanto ne sapevano, i Narniani non sopravvivevano a Miraz e i suoi sudditi, che volevano eliminare gli abitanti di Narnia.

-Il Re mi osservò e decise di tenermi per sé. Iniziarono ad addestrarmi e io sopportavo, perché qualcosa, qualcuno dentro di me diceva di tenere duro, che il giorno tanto atteso era vicino. Non ho mai visto il grande Aslan, ma credo che fosse la sua presenza che sentivo quando avevo perso tutte le speranze-.

Non era scappato, perché sapeva quasi certamente che, un giorno, avrebbe avuto la possibilità di riprendersi tutto. Tutto. Doveva andare così.

-A-Aslan!?- lo sconvolgimento si dipinse sui visi di tutti.

-E dimmi, ti ha detto altro?- chiese Susan, apprensiva.

-No, non sono neanche sicuro che fosse lui- rispose dispiaciuto il destriero, mentre ognuno si perdeva nei propri pensieri.

“Si che era lui.”

“Non se sono sicuro Dhem, davvero...”


La ragazza tornò a fissare davanti a se, chiedendosi quanto ancora mancasse perché tutto ciò finisse.

Ci fu un interminabile silenzio, in cui si continuò a camminare. Ognuno non vedeva l'ora di tornare alla casa di Aslan e poter riposare tranquillo, per iniziare a provare a lasciarsi alle spalle quella terribile nottata.

Il suono cupo di un corno annunciò il loro arrivo.


***


Lucy si era addormentata appoggiata alla tavola di pietra e si era svegliata una ventina di minuti prima con al suo fianco l'amico tasso.

Non aveva fatto in tempo a dire niente, dopo essersi stropicciata gli occhi, perché Trufflehunter l'aveva avvisandola che i grifoni, che avevano preceduto tutti, avevano portato la notizia riguardante il fatto che i sopravvissuti erano diretti verso il rifugio e di prepararsi a dare soccorso.

In quel momento la piccola Pevensie si era rimessa a giocherellare con la boccetta di diamante, disegnando il bordo con l'indice. Il tempo ad attendere sembrava non trascorrere mai, e la notte prima si era addormentata, esausta di aspettare e sopraffatta dal sonno.

Il suono di un corno la distrasse, riportandola alla realtà e svegliandole i sensi, e si affrettò a rimettere la boccetta al suo posto, allerta. Con il cuore che batteva per l'emozione e l'ansia si avviò poi all'entrata.

Vide Peter seguito da Caspian, entrambi con l'espressione funerea e irata.

Non ci fu bisogno che osservasse altro, la quantità di esercito rimanente, l'espressione degli altri, le quantità di feriti... Suo fratello e il Telmarino portavano sui loro volti i segni della sconfitta e della frustrazione del risultato ottenuto.

Subito si accorse poi dello stato in cui era la maggior parte dell'esercito, come aveva pensato.

-Che cosa è successo?- chiese, rivolta a Peter che sollevò lo sguardo da terra.

-Chiedilo a lui- rispose semplicemente il fratello, gelido, facendo un cenno con la testa verso il moro. Caspian arrestò il passo di colpo, iniziando a voltarsi lentamente e stanco di quella storia.

-Peter...- la voce di Susan raggiunse i due ragazzi in un nullo tentativo di raffreddare le acque e ammonire il fare sgarbato del fratello maggiore. Non era il momento adatto per mettersi a litigare, dando spettacolo davanti a tutti.

-A me? Dovevi lasciar perdere, il tempo c'era- si limitò a dire il Principe, sicuro di non avere nessuna colpa.

-No, non c'era, grazie a te- lo attaccò il Pevensie, fronteggiandolo. -Se tu avessi rispettato il piano quei soldati potrebbero essere ancora vivi- affondò quelle parole con rabbia, cercando di scalfire l'orgoglio e la sicurezza di Caspian.

-E se tu saresti rimasto qui come ti avevo suggerito lo sarebbero di sicuro!- Il ragazzo non si fece però vedere colpito, rincarando la dose e trovando un altro punto a cui aggrapparsi per far gravare la colpa sul Re Supremo, colpevole di aver preso una decisione azzardata fin dall'inizio.

-Ti ricordo che ci hai chiamati tu!-

-Il mio primo errore- disse Caspian a pochi centimetri dal volto del Re, con un tono glaciale.

Evelyn ebbe veramente paura: la situazione tra i due si stava veramente scaldando, ed Edmund avvertì l'irrigidimento della sorella dai tratti del suo viso.

-No, credere di poter guidare quella gente è stato un errore- finì Peter, ricominciando a camminare verso l'entrata del rifugio e dichiarando chiuso il discorso.

-Ehi!- lo richiamò Caspian -non sono certo io quello che ha abbandonato Narnia- sputò fuori con un tono di disprezzo verso gli antichi Re e Regine, velenoso. Benché il commento fosse solo rivolto a Peter, una fitta d'impotenza e dolore attraversò tutti i Pevensie.

Narnia. Com'era bella la sua Narnia, quando l'aveva lasciata, quando l'aveva conosciuta, quando sprizzava mille colori vitali...

Peter lo guardò, sconvolto e rabbioso, una montagna di ricordi legati a quella terra che lo assalivano.

-No, tu hai invaso Narnia!- lo accusò, mentre il Principe lo superava scansandolo con un braccio. -Non hai il diritto di governarla, come non c'è l' ha Miraz! Tu, lui, tuo padre… Narnia sta molto meglio senza tutti voi- finì. Narnia stava molto meglio prima.

Il Principe a quelle parole s'infervorò e si girò nuovamente, impugnando la spada.

Evelyn cercò aiuto in Edmund, strattonandolo per un braccio affinché facesse qualcosa per far smettere quella lite tra i due.

-Smettetela!- gridò il ragazzo, imperioso, facendosi poi avanti con al suo fianco Glenstorm, che reggeva un Trumpkin esanime.

Vedendo il CPA in quelle condizioni Lucy corse verso il nano che era stato posato delicatamente a terra, mentre attorno a lui si stringevano Nicabrik e Trufflehunter, ansiosi per la sua sorte. Lucy s'inginocchiò vicino a Trumpkin, mentre toglieva il tappo al cordiale con dita tremule per la paura che fosse troppo tardi; i Narniani che non avevano mai visto il famoso liquido rosso all'opera, inoltre, si facevano attenti per osservare se era miracoloso come le antiche leggende narravano.

Una goccia e pochi attimi dopo la vita riprese a scorrere.

I Pevensie e i suoi amici sospirarono di gioia, rilasciando parte della tensione accumulata.

Caspian e Peter rinfoderarono le spade, e il primo raggiunse l'entrata del rifugio senza dar conto a nessuno, sparendovi poi all'interno. Peter lo osservò, per poi girarsi verso Lucy e facendole capire che c'erano altri Narniani avevano bisogno.


***


La Scaltra respirò profondamente chiuse gli occhi, quando raggiunse una roccia e ci si appoggiò sopra, rilassando i muscoli. Era stanca, debole e sudata.

Non ce la faccio davvero più.

Sospirò poi, quando Edmund le si fece vicino. Aveva sentito il tintinnare della spada e ne riconosceva il passo.

-Devi proprio?- chiese, con un'espressione indecifrabile in viso e socchiudendo gli occhi.

-Devo, prima che faccia infezione. E' passato anche troppo tempo- le rispose con tono serio, inginocchiandosi davanti a lei e costringendola a guardarlo.

-Farà un po' male ma poi andrà meglio, e cercherò di fare piano- Le prese il viso tra le mani.

Fresco.


Il volto accaldato di Eve trovò pace, quando i palmi delle mani di suo fratello si posarono sulle sue guance.

-Tu resta sveglia però, intesi?-

-Mh... Non so se sia meglio vivere con una freccia piantata nella spalla o sopportare il dolore mentre me la togli- Affermò Eve, dopo che suo fratello ebbe esaminato la ferita e si stava preparando per estrargliela.

Non avendo trapassato la spalla, le spiegò, c'era bisogno che la spingesse fuori, in modo da togliere la punta, e poi poteva estrarre l'asta, senza così che la parte metallica facesse attrito e espandesse la ferita.

Un moto di terrore per il dolore le attraversò la schiena.

-Conta fino a tre, ok?- domandò, irrigidendo la schiena.

-Hai paura?- Le chiese Edmund, mentre impugnava la parte di freccia che non era entrata nella spalla di Eve.

Si.


-No-

Come no...


-Farà male- Sapeva cosa l'aspettava, non era la prima volta che si ritrovava ferita in battaglia. Non ci era però più abituata – o forse quello non lo fai mai.

-Va bene- concesse il fratello. -Uno, tre!-

La Pevensie si morse la lingua per non urlare di dolore, mentre grossi lacrimoni le annebbiavano la vista.

-E il due dove lo metti? E' in vacanza?- Chiese acida, scoccando uno sguardo d'ira al fratello maggiore, mentre questi tagliava la punta.

-Se avessi contato fino a tre poi mi avresti bloccato per paura- Eve arricciò il naso, indispettita, emettendo una specie di ringhio e senza commentare.

-Stai ferma adesso-.

-Brucia- Si lamentò, asciugando gli occhi con il braccio sano.

Con un lembo di stoffa Edmund fece una fasciatura, dopo aver pulito la ferita, che si macchiò leggermente di sangue perché l'estrazione del dardo aveva causato nuovamente un'emorragia.

-Guarda, seppur sia una fasciatura momentanea è perfetta, mi complimento con me stesso- Sdrammatizzò Edmund, osservando il suo operato.

Evelyn fece per ribattere, ma venne interrotta -E non osare muovere il braccio sennò la ferita ti si riapre peggio di adesso-. La Pevensie cercò di dire qualcosa, ma fu nuovamente fermata. -E guarda che ti tengo d'occhio, quindi non cercare di imbrogliarmi-. Evelyn allora si arrese, rilassando la muscolatura delle spalle.

-Edmund...- lo richiamò dolcemente pochi minuti dopo, ottenendo la sua attenzione. -Grazie, starò attenta alla tua fasciatura perfetta- lo prese in giro, ma sapeva che lo faceva per il suo bene.

A volte però era così, così… scosse la testa, mentre si alzava, non trovando un aggettivo che calzasse: senza la freccia stava decisamente meglio, certo bruciava e il braccio non poteva muoverlo, però almeno non sentiva più il ferro che si muoveva ad ogni suo spostamento.

Lucy, poi, sicuramente avrebbe insistito per farle bere l'estratto del fiore di fuoco, quindi la ferita si sarebbe rimarginata in poche ore.

Lucy si fermò davanti ai due fratelli maggiori, come se fosse stata chiamata e con un tempismo perfetto, e senza ammettere obiezioni somministrò una goccia del prezioso liquido rosso ad Evelyn.

La ragazza poté chiaramente sentire il bruciore sparire gradualmente, mentre impercettibilmente riusciva a fare i primi movimenti con il braccio. Ovviamente senza farsi vedere da Edmund sennò l'avrebbe ripresa sul fatto del suo duro lavoro sprecato, della fasciatura perfetta, della ferita che aveva bisogno di tempo per guarire e bla bla bla.

Si ritrovò a sorridere a quel pensiero.

Come se fosse un rito obbligatorio, i tre si abbracciarono, beandosi delle presenze famigliari in cui si ritrovarono circondati.


-Ci riposiamo?-

Susan si avvicinò, facendo sciogliere la stretta dei tre e invitandoli implicitamente a entrare nel rifugio.

-Si, è stata una lunga notte- concordò Edmund, mentre Eve si limitava ad annuire.

Entrando trovarono la casa di Aslan che brulicava dell'esercito e dei feriti che riposavano a terra o su delle coperte, mentre coloro che erano rimasti al rifugio avevano interrotto i lavori in modo da lasciare che il silenzio li cullasse, lasciandoli riposare al meglio.

Era stata una dura battaglia, e se lo meritavano.

Nella stanza della tavola di pietra videro che Caspian e Peter si erano già sistemati ai rispettivi giacigli e si davano le spalle a vicenda, tentando di prendere sonno per recuperare le forze e la presa suoi loro nervi e le loro emozioni.

Edmund prese posto tra la sorella maggiore e Peter, anche Lucy si sdraiò tra Susan ed Eve – nonostante avesse già dormito, non era stato un sonno rilassante a causa dei pensieri e dell'angoscia che l'avevano animato –. La stanchezza prese definitivamente il sopravvento in pochi attimi.



Qualche ora dopo Dhemetrya, tremante sulle gambe ancora intorpidite e avvolta dallo shock, lasciò il campo.



























































Buon Natale!!!
Questo è il mio regalo natalizio per voi: un capitolo della mia storia, di quella a cui tengo di più, della creatura che per me ha significato e significa tanto da quando ho iniziato a scrivere dandole vita.

Salve lettori. :) Come state? Spero bene per tutti voi, a me mancano un po' Agosto e le vacanze. ^^' Vi porto questo capitolo in tempi decenti, diciamo; è anche abbastanza lunghetto e con tante cosine carine, quindi sono soddisfatta.
Allora: finalmente si è giunti a conclusione sull'arco narrativo dell'attacco al Castello di Miraz! Ebbene, Antares, Lia e Dhemetrya si conoscono per benino. C'è ancora molto altro da scoprire riguardo loro! Se ci fossero domande su qualsiasi cosa di poco chiaro sarò più che volentieri contenta di rispondere.
Ringrazio per le letture, i seguiti, preferiti e ricordate.
Vi auguro buone vacanze e buon proseguimento per l'anno nuovo che arriverà, che possa darvi nuove sorprese e soddisfazioni.
Alla prossima,
Dhi. <3
   
 
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