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Autore: xthis_is_berta    25/12/2013    0 recensioni
Attenzione! Questa storia non è stata scritta da me, ma è la traduzione di "Casi Angeles: La isla de Eudamòn" di Leandro Calderone.
Non c'è tempo!-si ascoltò con nitidezza. Fu un grido offuscato, impaziente e, tuttavia, divertente, sorto nel mezzo di un gruppo di muratori che davano i ritocchi finali alla grande villa che stavano costruendo. Era l'11 febbraio del 1854. Erano esausti e accaldati, volevano finire subito, ma un piccolo omino, che camminava a passi lunghi sostenendo un ridicolo parasole bianco, li tratteneva, mentre mostrava l'ora in un orologio da tasca.
Genere: Generale, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ATTENZIONE! QUESTA STORIA NON E' STATA SCRITTA DA ME MA E' SOLO LA TRADUZIONE DI "CASI ANGELES: LA ISLA DE EUDAMON" DI LEANFRO CALDERONE!


Capitolo 2


La notizia devastò l'anziana Amalia.
Fedele al suo stile, non poteva amare bene i suoi mentre erano vivi, li amava solo quando morivano. E la tragica ed inaspettata morte di suo figlio la ruppe fino alla malattia.
Bartolomeo era quasi in gloria: morto suo cugino, già quasi non c'erano ostacoli tra lui e la fortuna di sua zia, rimaneva solo di aspettare che la vecchia tirasse le cuoia.
Tuttavia accade qualcosa che non era stata calcolata: sua zia, desolata e malata, comprese tardi l'importanza della famiglia,e chiese a Bartolomeo di incontrare sua nuora e sua nipote. Dato che non si era sposata con il figlio, rimanevano fuori dall'eredità, e Amalia voleva riparare questa ingiustizia prima di morire.
Chiaramente Bartolomeo le promise di incontrarle, e con grande disagio la informava ogni giorno che tutte le ricerche erano infruttuose.
-Come se se le fosse risucchiate la terra!- esclamava Bartolomeo, con la sua miglior faccia di circostanza.
-Nessuna trrrrrrrrraccia! Più difficile di incontrare un becchino in un asilo- aggiungeva Justina, amante delle metafore mortuarie.
Amalia Inchausti li supplicava di raddoppiare gli sforzi.
Gli dava tutto il denaro di cui avessero bisogno per incontrarle, denaro che naturalmente era speso in profumi originali e vino con cui Bartolomeo brindava per la fortuna ormai vicina. Mentre tanto, la colpa e la tristezza aggravarono la malattia dell'anziana. Era solo questione di giorni.
-Tutto prosegue senza intoppi, Justin. Ho appena finito di parlare con il medico personale della vecchia, dice le rimangono appena ore... Oggi, o al massimo domani, la vecchia crepa, e i milioni saranno ours!
I giorni passavano senza novità, quando in una fredda e tempestosa notte d'Agosto qualcosa interruppe la routine della villa.
Justina amava le tormente, ma Bartolomeo le temeva.
Tuttavia quella notte pensò che una tormenta era quello che ci voleva per far tirare le cuoia alla vecchia.
Erano in cucina, pianificando quello che avrebbero fatto con i milioni quando qualcuno fece suonare il batacchio.
In quel preciso istante la pioggia si fece più intensa. Quando Justina aprì la porta vide una bambina di 10 anni che piangeva. Era Angeles Inchausti. E più dietro c'era sua madre, Alba, la cameriera, la vedova di Carlos Marìa.
La donna era incinta, in procinto di partorire.
Con le sue ultime forze chiese aiuto, e svenne.

Pesò molto nella coscienza di Justina tutto ciò che accadde quella notte nella quale la morte sorvolò la villa Inchausti, nascosta sotto varie maschere. In quella notte infausta ci fu una morte desiderata, una morte evitabile, una falsa morte e una morte sicura. Justina aveva alcuni scrupoli e impose una certa resistenza, ma tutto fu una decisione di Bartolomeo, che era il suo signore, il suo amore, la sua debolezza.
-Dieci anni!- esclamò lui tra sussurri, in un corridoio della pianta alta, unita alla stanza degli ospiti nella quale avevano depositato Alba.
-Dieci anni sono stato a prendermi cura di questa vecchia maledetta, perchè ora venga una cameriera arrivista, con una figlia bastarda, e un'altra sul punto di nascere a prendersi la mia fortuna! Con la nostra fortuna, Justin!
-Ma signore...- provò a contraddirlo Justina -E' una vita. Due vite. Tre vite, amore mio, dico, mio signore!- 
-E' da quanto importa a te la vita, citrulla?- confutò Bartolomeo.
-Chiamiamo un medico, signore- supplicò Justina- Partorirà da un momento all'altro!-
Bartolomeo comprese che doveva appellarsi alla seduzione per convertirla in una sua complice. Allora si collocò dietro di lei e le sussurrò all'orecchio.
-Non lasceremo che nessuno rimanga con i nostri milioni, Justin. Pensa alla scorpacciata di piaceri esotici che ci faremo insieme... Sono nei miei trenta, eh! Merito una vita di lusso!-
-Ma signore, commetteremo un assassinio?- 
-Chi ha parlato di assassinio, Justin? Niente di tutto ciò... Guarda, la madre, poverina, è arrivata malata. E' morta partorendo. E il bambino o bambina, povera anima, anche lui è morto durante il parto...
-E l'altra?- obbiettò Justina- Come passa a miglior vita? Lei... ha lo stomaco per farlo?-
-Non dobbiamo farlo noi. Lo farà la notte, l'inverno, la tormenta e il bosco. 
E il piano riuscì. Quasi nella sua totalità.
Alba morì durante il parto. Ma il bebè, che era una bambina, sopravvisse. Bartolomeo allora decise che anche lei sarebbe stata vittima della notte, l'inverno, la tormenta e il bosco. E lì andarono, nel bosco, con la piccola Angeles e la bambina appena nata. Angeles l'abbandonarono nella parte più spessa della boscaglia.
L'idea iniziale era lasciare l'altra bambina nell'altro estremo. Allontanate ambedue dalla sorte e dalla grazia di Dio. Ma Justina manifestò che lei stessa si sarebbe occupata della neonata, e Bartolomeo ne fu grato; gli dispiacevano queste questioni.
Nell'istante in cui Bartolomeo comunicava, spiacente, la tragica notizia della morte di Alba e le sue figliolette alla vecchia Inchausti, Justina salvava dalla morte la bambina.
Compassionevole, la nascose in un nascosto scantinato. E ironicamente le pose il nome di Luz che nascose nelle ombre, per riscattarla dall'oscurità della morte.
Sommersa nella colpa e la tristezza più profonde, Amalia Inchausti morì la stessa notte nella quale ricevette la notizia.
E Bartolomeo presenziò, finalmente, alla morte di sua zia. Una morte così desiderata. Alba Castillo fu condannata alla morte, ignobilmente, da Justina e Bartolomeo. Una morte evitabile. Luz Inchausti morì senza morire. Sopravvisse in segreto, protetta da Justina, ma allontanata dalla realtà. Una falsa morte. E Angeles Inchausti fu abbandonata perchè morisse nel mezzo della notte, l'inverno, la tormenta e il bosco. Completamente indifesa e sentenziata ad una morte sicura. 
Ore prima dall'essere abbandonate nelle braccia della notte, l'inverno, la tormenta e il bosco, quando ancora sua madre era viva, Angeles ricevette un regalo. Mentre Alba agonizzava in un letto strano, l'uomo dai vestiti ridicoli e la donna vestita di nero bisbigliavano in una stanza. Angeles aspettava seduta nel pavimento del corridoio. Provava a non piangere, perchè sapeva che quando i suoi enormi occhi celesti gettavano lacrime, il mondo intero piangeva con lei. Ogni volta che Angeles piangeva, pioveva. Per questo faceva di tutto per non piangere, perchè quella notte era già sufficientemente triste. Tuttavia, aveva molta voglia di sfogarsi. Di piangere per la morte di suo padre, la malattia di sua madre, la povertà e l'abbandono nel quale vivevano. Angeles lottava per controllare la sua angoscia e il suo senso di orfanità, fino a quando la stanchezza non la vinse. Ma come il luogo le sembrava inospitale, non riuscì ad addormentarsi del tutto, e dopo pochi minuta la svegliò un odore dolce e penetrante. Credette di essere nella cucina di casa sua, dove sua madre cucinava la torta al limone che tanto le piaceva. Ma no, ancora era in quel corridoio oscuro e spaventoso, per il quale un attimo, tuttavia, vide avvicinarsi un anziano. Il suo sorriso le diede tranquillità, sembrava un brav'uomo. In più il suo corpo rilasciava come lucine bianche, brillanti, belle. L'anziano sorrideva. E la chiamò per nome:- Angeles...è molto importante che ricorda sempre chi sei. Questo ti aiuterà a ricordarlo- le disse mentre consegnava un braccialetto con perline di plastica, con una medaglietta con un simbolo strano. 
-Prenditene cura-
Lei glielo promise e l'anziano se ne andò nello stesso modo in cui era arrivato, in segreto.

Angeles non lo sapeva -come poteva saperlo?-, ma quell'anziano che le aveva regalato il braccialetto era Urbino Inchausti, suo nonno, che era scomparso misteriosamente, molto prima della sua nascita.



CIAO A TUTTI!
Ecco il secondo capitolo! 
Beh, tecnicamente è il continuo del primo, che ancora è non è finito(?). E' moolto lungo quindi ho deciso di dividerlo a pezzi, sennò lo avreste letto tra cent'anni questo capitolo ahah 
Comunque spero che la traduzione sia buona, e se volete lasciate qualche recensione, anche per scambiarci opinioni su questo capitolo.
Allora facciamo il punto della situazione: Carlos Marìa era il figlio di questa Amalia. Lui decise di stare con una cameriera, Alba, sua madre non lo accettò e allora lui se ne andò di casa. Saputo questo Bartolomeo si ingraziò la vecchia per diventare un erede. In seguito però Carlos Marìa morì e Amalia divorata dai sensi di colpa si ammalò e supplicò Bartolomeo e Justina di trovare Alba e sua figlia, avuta con Carlos Marìa. Loro però non le cercarono e dissero ad Amalia che erano introvabili.
Durante una notte tempestosa però Alba che era incinta e  Angeles(la figlia) arrivano alla villa.
Bartolomeo e Justina decidono di farle morire tutte e 3, 4.
Amalia muore per il dolore e la tristezza. Alba durante il parto. Luz(la piccola appena nata), che volevano che morisse durante il parto, viene nascosta e salvata da Justina facendo finta che fosse morta. Angeles l'abbandonano in un bosco, ma prima un vecchio, che era suo nonno, le da un braccialetto che sarà molto importante.
Ok ho finito 
E come ho scritto anche l'altra volta, se siete su twitter questo è il mio contatto @xthis_is_berta . Se volete seguitemi, chiedete il follow back e ricambio immediatamente!
Al prossimo capitolo <3
xthis_is_berta

 
  
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